A lungo si è sostenuto che la natura secondo Leopardi si configuri come qualcosa di contraddittorio: madre benefica e matrigna crudele. Negli ultimi decenni la critica ha messo in luce il carattere semplificatorio di tale opposizione. Dietro le immagini di folgorante bellezza della natura, sta una meditazione frammentaria, ma non priva di una sua logica profonda. E' necessario infatti intravedere la natura di Leopardi cercando quale nesso intercorra tra il "pensiero" e gli "affetti" e facendone emergere i sensi impliciti nell'immagine evocata.
"I sani, buoni, misteriosi delitti, che gli mancano tanto; quelli che rendono vivibili tutti i paesi civili di questo mondo. Quelli con un bel movente, quelli da scavarci dentro, come Maigret, come Marlowe, o - più realisticamente - come don Ciccio Ingravallo, per arrivare alla fine ai meccanismi elementari della psiche. Da noi, però, c'è la mafia che oscura tutto, e non concede a un detective brillante alcuna possibilità di uscire dalla routine". Ma il delitto, il duplice delitto, che insanguina Palermo, nei giorni del pieno scirocco, i giardini botanici, è di quelli sani buoni e misteriosi: senza mafia, radicato invece in una complicanza annosa di gelosie e inconfessabili colpe, in un ambiente di ozi e stranezze universitarie. Conduce l'indagine una specie di prototipo palermitano, colto e nullafacente, raffinato e sensuale, ironico e sentimentale, così simile - per chi conosce Palermo - a una versione sprovincializzata e moderna dei siciliani di cui diceva il principe Fabrizio del "Gattopardo" (o a un miscuglio meridionale di Marlowe e Philo Vance). Ed è questo suo senso metastorico di superiorità che gli permette di condurre l'indagine con la facilità, e la felicità, di chi insegue un ritmo.
"Alternatim" è un termine impiegato nella musica medioevale per designare l'alternarsi di voce e organo nel canto dei Salmi: come titolo di questo libro, allude all'avvicendarsi di analisi verbali e tematiche che incontreremo nelle sue pagine. Da un lato, infatti, Pozzi scandaglia i moduli testuali più significativi nell'opera di singoli autori, dall'altro affronta la complicata elaborazione di motivi letterari e collettivi (il passero solitario, l'occhio basso, la rosa) e di forme metriche e retoriche (l'ottava, l'ossimoro mistico).
"Il 26 febbraio C.S. Lewis scrisse ad Arthur Greaves: Ho appena finito di leggere un libro che mi appare veramente superbo, Il posto del leone. Si ispira alla teoria platonica di un universo parallelo in cui gli archetipi delle qualità terrene vivono di esistenza propria: nel romanzo questi archetipi tentano di riprendersi il nostro universo. Sulla terra compare il leone, l'archetipo della forza, ed ecco che intorno ad esso si addensa la forza che esce dalle case e dagli oggetti. Compare una farfalla archetipica (gigantesca) e tutte le farfalle del nostro mondo scompaiono in essa. Ma ogni essere umano contiene in sé queste potenze e dovrebbe essere in grado di tenerle a bada: e nel libro c'è un uomo che ci riesce." (Humphrey Carpenter)
Alonso è un piccolo puma dell'Arizona. I "visionari" sono gli esseri che, via via, hanno la ventura di incontrarlo: un illustre professore italiano, ispiratore di terroristi e di altri "uomini del lutto"; i suoi figli, uno dei quali votato a una leggendaria clandestinità; un professore americano, che ha la terribile debolezza di voler capire e compatire. Tutti accomunati, nella loro funesta lucidità, da una sorta di pazzia che è come un "buco nell'azzurro, dal quale entrano il freddo e la cecità degli spazi stellari".
La lunga vita di due gemelli identici, chiusa in un cerchio magico con un raggio di poche miglia, intorno a una fattoria del Galles ("sulla collina nera").
Suggestioni horror e personaggi cyberspaziali, l'incubo di certe colonie penali su Altair IV e poi, alla maniera dei cartoon, i secrétaire del Settecento, con ribaltina, che tentano di spacciarsi, riuscendovi, per esponenti politici di primo piano; le terrificanti profezie "elettorali" di Lovecraft-Poe; dei gran diari tenebrosi del Paraguay non indegni, sempre sul piano dell'incubo estremo, d'uno Stoker o d'un Barker. E' dunque il trash delle culture giovanili d'oggi uno degli ingrediendi di cui Silvia Ballestra sembra servirsi a profusione per dar corpo a pagine esilaranti. Un mondo "trasho" e vertiginoso di rimandi e citazioni che l'autrice scaraventa nella pentola alchemica delle sue narrazioni.
Il volume raccoglie il meglio dei saggi letterari di Giorgio Caproni, protagonista discreto della vita culturale italiana del dopoguerra. Quello che ne esce è il percorso di un critico-poeta autorevole e lucido, grazie a una serie di doti indiscutibili: il fiuto nel riconoscere a colpo sicuro, non solo la qualità di un autore, ma anche il suo significato storico e le sue possibili linee evolutive, l'infallibile felicità nell'esprimere giudizi, la spregiudicata inventività nell'indicare connessioni e paralleli, a prima vista sbalorditivi ma illuminanti, l'assoluta non arroganza della scrittura.