Per quanto siamo immersi in una situazione di relativo benessere, il mostro della spirale delle prestazioni, del non potercela fare, di non riuscire a far fronte alle avversità della vita, è costantemente in agguato nella nostra quotidianità domestica e lavorativa. E, quando sembra che la sorte si accanisca contro di noi o, semplicemente, che le nostre aspettative vengano deluse, sarebbe bello avere una specie di callo sull'anima! Un modo di affrontare la vita che direzioni sempre lo sguardo verso il futuro e che riposi sulla capacità di "lasciar andare" e sulla fiducia in se stessi. Ci sono persone che possono contare su questa forza, solo apparentemente fuori dal comune: molti infatti ne sono dotati, ma molti altri possono apprenderla. Christina Berndt descrive ciò che neurobiologi, genetisti e psicologi hanno di recente scoperto su questa capacità di resistenza, e, dopo aver svelato cosa c'è davvero alla sua base, offre numerosi consigli pratici perché tutti possano fortificarla e avvalersene. Certo, di norma le fondamenta della resilienza si gettano nella prima infanzia, ma si può recuperarle anche più avanti negli anni, con le strategie giuste.
Evidenziando i cambiamenti apportati nel DSM-5® ai due principali sistemi di classificazione, il testo offre a tutti i professionisti della salute mentale l'opportunità di aggiornarsi in modo sintetico ed esaustivo. Vengono descritte le 20 classificazioni dei disturbi contenute nel DSM-5® e le proposte di nuovi modelli e scale di valutazione; si forniscono inoltre consigli sulla fase della diagnosi e della pianificazione della terapia e suggerimenti per scegliere il trattamento evidence-based più adeguato alle caratteristiche del paziente. L'autore esamina infine le conseguenze dei principali cambiamenti apportati nel DSM-5®, come l'eliminazione del sistema multiassiale, lo sviluppo dell'approccio basato sul ciclo di vita e le considerazioni legate ai fattori culturali e al genere.
La sfida del cambiamento non prevede pareggio: o si vince o si perde! Nel mondo attuale, chi rifiuta il cambiamento è destinato a vivere in una sorta di inferno, fatto di paure, delusioni, frustrazioni, povertà. Chi invece decide di cavalcarlo ha la possibilità di accedere a un vero e proprio paradiso fatto di opportunità di crescita e ricchezza come mai ce ne sono state. Sul lavoro, nelle relazioni, nel rapporto tra genitori e figli, tutto è cambiato nel corso di pochi anni. I vecchi schemi mentali risultano inefficaci quando proviamo ad applicarli alle novità che emergono ogni giorno. Eppure, anche se prendiamo consapevolezza dell'ineluttabilità delle trasformazioni, ugualmente ne siamo spaventati. A quanto pare, la paura del cambiamento è altrettanto inevitabile del cambiamento stesso. Ho scritto questo libro con l'intenzione di aiutarti a capire meglio perché il cambiamento ha un tale impatto su di noi e soprattutto cosa possiamo fare per cavalcarlo invece che subirlo. Ma questo non è solo un testo teorico. Metti a fuoco gli obiettivi che vuoi ottenere (ad esempio alcuni cambiamenti che vorresti realizzare nella tua vita) e potrai trasformare fin da subito queste pagine in risultati tangibili. A questo punto, se ti va, incominciamo questo lavoro insieme.
Anche se non ci facciamo mai caso, il nostro cervello risolve problemi e prende decisioni di continuo. Per farlo, percepisce e agisce in molti modi a seconda del contesto, compensa mancanze, affronta situazioni nuove e cambia punto di vista. Questa straordinaria capacità creativa è la vicarianza, l'utilizzo cioè di molteplici e inattese strategie per raggiungere un obiettivo, rimpiazzare un senso con un altro (come quando ci si muove nel buio, o dopo un incidente) o delegare una funzione a una nostra estensione virtuale (nel mondo di internet e dei videogiochi). Il libro di Alain Berthoz dimostra che lo studio di questa strategia cognitiva, oltre a rappresentare un grande progresso scientifico, può avere importanti ripercussioni in pedagogia, nel problem solving aziendale, in psicologia, nelle scienze sociali e nella riabilitazione dalle malattie del sistema nervoso.
La prospettiva psico-pedagogica di questo libro propone orientamenti ai genitori separati che non vogliono rinunciare a esercitare il loro ruolo educativo, pur nella scelta di chiudere il rapporto di coppia. Le relazioni genitoriali hanno un peso determinante sul benessere dei figli. È una guida sintetica che aiuta a orientarsi in caso di una separazione: propone spunti di riflessione e alcune risposte alle domande che più preoccupano i genitori, almeno quelli che si pongono il problema di gestire i figli e hanno capito che il rischio maggiore, in caso di separazione, è di agire per il bene dei figli solo in modo apparente.
L'educazione globale della persona umana per una piena maturità socio-affettiva e sessuale. Relazioni, modelli di riferimento, libertà, tra mezzi di comunicazione e riflessioni sul gender. Imparare a dire "ti amo" ha a che fare necessariamente con l'educazione, per cui il testo vuole offrire innanzitutto un ampio e articolato contributo sull'educazione all'amore e al saper amare. In realtà, ciò non sarà possibile e mai separabile da una più ampia formazione della persona umana come essere in relazione: solo alla maturità della persona, infatti, potrà corrispondere una maturità nell'amare. In tal senso, l'educazione sessuale non è né scissa né scindibile dall'educazione globale dell'individuo e dall'educazione emotiva e affettiva in particolare. In tal prospettiva, il libro prende in considerazione le varie competenze da promuovere per una piena maturità socio-affettiva e sessuale dei giovani. "La vita affettiva sessuale e di relazione richiede preparazione e un impegno che parta da lontano e che si dispieghi lungo tutto l'arco dell'esistenza dell'individuo e della coppia. Un tema quanto mai delicato, soprattutto in questo periodo e in questo contesto culturale, caratterizzato da grandi cambiamenti, lotte e rivendicazioni, circa diritti veri e/o presunti di questa o quella posizione." (Domenico Bellantoni)
La vita di Fausta è contenuta in una fila di quaderni neri. Lei l'ha annotata per anni e l'ha riscritta per il suo analista. Ha provato a correggerla, proprio come medici, insegnanti e ciarlatani hanno sempre fatto con il suo corpo anoressico, alla ricerca di ciò che era sbagliato, della "patologia". Ma a essere patologico è l'ambiente in cui questa donna è cresciuta. Tra un padre succube e una madre apatica, all'ombra di una nonna dispotica della quale porta il nome come fosse un marchio, Fausta ha scelto di annullare il suo corpo, e solo nella scrittura trova una salvezza. Un caso di anoressia che diventa un romanzo familiare, in cui Fausta racconta la lotta per essere sé stessa, per riscattarsi dall'istinto di autodistruzione impresso nel sangue come una condanna. Il suo diario è la storia di tutti noi, sedotti dalla sofferenza e spaventati dalla libertà di essere quel che siamo, dall'imperfezione dei sentimenti, dalla nostra fame d'amore.
Molti libri sul cervello ripropongono troppo spesso acriticamente miti del passato, dandoli per scontati e ignorando che nei laboratori più avanzati da molto tempo il vento è cambiato. Uno di questi miti sostiene che il cervello è diviso in "emisfero destro" e "emisfero sinistro", e che le due metà fanno cose differenti: la parte sinistra è analitica e logica, la parte destra è artistica e intuitiva. Pensiamo di saperlo tutti, lo diamo per scontato, ma non è vero. Si tratta in effetti di una semplificazione grossolana, e se per caso avete appena fatto un test per capire quale delle due metà di voi sia la più sviluppata sappiate che avete solo sprecato del tempo. Ecco allora che Stephen Kosslyn, aiutato da Wayne Miller, ci propone invece un cervello "alto" e un cervello "basso". Sembra una provocazione, e in parte lo è. Il cervello in realtà non si lascia dividere tanto facilmente, ma è vero che contiene aree che fanno cose diverse, il cui sviluppo relativo determina molto di ciò che pensiamo e sentiamo. È questa la "teoria delle modalità cognitive", che viene qui divulgata in maniera estremamente comprensibile. A seconda di quali parti del cervello siano più o meno attive in ciascuno di noi, il libro propone quattro modalità principali di pensiero: la "modalità dinamica",la "modalità percettiva", la "modalità stimolativa" e la "modalità adattiva". A quale delle quattro modalità apparteniamo? Il penultimo capitolo del libro offre un test per scoprirlo.
Come dimostra la storia della diagnosi di disturbo bipolare, la medicina è spesso stata succube di mode che alla verifica scientifica si sono dimostrate scorrette. Questo libro apre la discussione sulla frequenza eccessiva della diagnosi di disturbo bipolare e sull'impatto negativo del suo sviluppo sul trattamento clinico. Paris analizza la ragione per cui i pazienti sono classificati come bipolari su basi incerte e vengono loro prescritti farmaci di cui non hanno bisogno. Il fatto che lo spettro bipolare sia stato usato per spiegare un'ampia gamma di fenomeni psicopatologici ha avuto come conseguenza che l'effettivo disturbo bipolare si sia quasi dissolto nella varietà degli altri disturbi. Combinando risultati della ricerca ed esperienze personali, Paris documenta il danno dell'eccessivo utilizzo di questa diagnosi ed esplora trattamenti alternativi che potrebbero portare benefici ai pazienti.
Gli oggetti che possediamo rappresentano parte di noi e della nostra storia. Tutti abbiamo cose da cui troviamo difficile separarci, anche se non hanno nessun valore intrinseco, per esempio il primo quaderno di scuola, la T-shirt autografata dal nostro cantante preferito, la prima edizione di un libro che amiamo. Per la maggior parte di noi questo speciale attaccamento riguarda solo pochi oggetti e non crea nessun problema. Per alcune persone, invece, l'attaccamento agli oggetti diventa un vero disturbo mentale: buttare è così difficile che continuano ad accumulare cose di nessun valore anche quando questo compromette la qualità della vita, la vivibilità della casa, i rapporti con gli altri. Dal 2013 l'accumulo patologico è stato riconosciuto come disturbo autonomo e inserito con il nome di "disturbo da accumulo" nel DSM-5. Si tratta di un disturbo molto diffuso: ne soffre tra il 2 e il 5 per cento della popolazione. La definizione di una nuova categoria diagnostica pone i clinici davanti alla necessità di approfondirne la conoscenza e mettere a punto le più efficaci strategie di trattamento. Il volume è rivolto a tutti coloro che si occupano di salute mentale, ma si presta anche a essere letto da chi semplicemente vuole comprendere meglio il disturbo (i soggetti che ne soffrono o i loro parenti).
Da alcuni anni il paradigma della recovery registra una straordinaria diffusione nei linguaggi delle politiche sanitarie, delle pratiche dei servizi e della ricerca nel campo della salute mentale. Il volume raccoglie e integra contributi di alcuni fra i più noti protagonisti del movimento internazionale per la recovery e offre per la prima volta al lettore italiano una panoramica sintetica ma esaustiva dei suoi vari aspetti. In questo approccio alla malattia mentale il focus è centrato sulla restituzione al paziente dell'esercizio della scelta e dell'autodeterminazione. Il risvegliarsi della speranza, un rinnovato senso di sé e del proprio destino rappresentano i temi centrali della recovery e si traducono in una nuova assunzione di responsabilità rispetto a se stessi, alla malattia, alla società.
Dall'autrice di "Ho sete, per piacere, Perché ti amo e Chi sei tu che mi guardi?" un nuovo appassionato contributo che desidera essere un valido supporto alle mille domande dei genitori per il rapporto con i figli: come orientarsi nel labirinto complesso di esigenze, problemi, sollecitudini, angosce, disorientamenti? Un libro dove la domanda non è solo esigenza di risposta ma metodo adeguato alla vita, soprattutto alla vita della famiglia.