La Mistica teologia è un sintetico trattato di metafisica con finalità mistica: conoscere Dio non come si manifesta e rivela nel creato e nella Scrittura, ma come è in se stesso, l'increato, l'infinito che trascende tutte le determinazioni, dissimile da tutte le altre realtà. Per questo l'intelletto umano deve negare dapprima tutte le affermazioni su Dio che ne sottolineano la somiglianza con il creato, ma poi anche tutte le negazioni perché tutte le realtà sono partecipazioni divine e pertanto esistono in Dio in modo eminente. Abbandonata ogni affermazione e negazione determinata, in tale nescienza l'intelletto umano conosce sovraintellettivamente l'Inconoscibile, ossia si è disposto a essere elevato dalla grazia dell'esperienza mistica della comunione con Dio. La traduzione con testo greco a fronte è accompagnata da quella delle principali lettere di Dionigi che chiariscono alcuni punti del trattato, da un'introduzione alla struttura dell'opera e alla figura del suo misterioso autore e da un commento filosofico che presenta la chiave interpretativa del trattato, ne spiega insieme alle note al testo i passaggi complessi e lo contestualizza all'interno della storia del pensiero antecedente e successivo a Dionigi sia occidentale (neoplatonismo pagano e filosofia patristica, bizantina e medievale, rinascimentale e oltre) sia orientale (ermetismo e filosofie indiana, giudaica e islamica).
Anche al lettore non specialista è così resa possibile la comprensione di uno scritto che costituisce un esempio paradigmatico e di perenne attualità di mistica speculativa, suggestivo per tutti e particolarmente per il cristiano che, in quanto chiamato alla santità, trova un itinerario di approfondimento razionale della propria fede spinto sino ai limiti invalicabili dell'intelligenza umana in quanto finalizzato ad aprire la sua anima al dono della grazia santificante.
È il primo volume dell'edizione critica degli Scritti del Beato, con la versione integrale delle Lettere scritte da don Monza - alle Piccole Apostole della Carità, a sacerdoti e a persone varie - i cui originali autografi sono raccolti nell'Archivio dell'Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità a Ponte Lambro (Co). La collana di pubblicazioni si suddividerà nella sezione degli scritti e degli studi. Ciascuna parte presenterà in modo organico i testi originali di don Luigi o studi di approfondimento sulla sua figura e spiritualità.
La riflessione sullo Spirito Santo, sulla sua presenza e azione potente nei credenti, è un punto centrale nella riflessione e nell'opera di sant'Agostino. Facendosi sempre guidare dall'insegnamento della Scrittura, egli fa risalire la novità della vita cristiana al dono dello Spirito Santo che il Padre ha fatto e continua a fare ai credenti mediante Cristo risorto. é lo Spirito Santo che nel battesimo rimette i peccati ai credenti e li rende figli di Dio. é ancora lo Spirito Santo che, riversando nei cuori la carità, li purifica e li rinnova, facendoli passare progressivamente dalla nativa condizione carnale alla condizione spirituale, propria dei figli Dio. é lo Spirito Santo che suscita l'amore del bene e della giustizia, rendendo gioiosa l'osservanza della legge e liberando gli animi dalla costrizione del timore. é infine lo Spirito Santo, che distribuisce tanti carismi alla Chiesa, animandola, tenendola unita nella fede, speranza e carità e rendendola capace di continuare la missione evangelizzatrice nel mondo. I battezzati, consapevoli della sua presenza, devono farsi guidare da lui in ogni momento, senza presumere di poter vivere santamente da soli, ma chiedendo la sua luce e invocando il suo aiuto. Devono, inoltre, rimanere uniti nella carità fraterna e nella comunione della Chiesa, certi che dove c'è la carità, ivi è anche lo Spirito Santo di Dio.
Per la prima volta in lingua moderna il commento al Vangelo di Luca, in materia praedicabilis", di San Bonaventura. " Introduzione, revisione e note a cura di B. Faes de Mottoni, trad. Di P. Muller e S. Martignoni.
Sono poche le personalità capaci, con la loro storia, di suscitare ancora, dopo secoli dalla loro vita, interesse, ammirazione e stupore; capaci di risultare attraenti tanto da essere oggetto di lettura, di studio, di pubblicazioni e di convegni.
Quella di Raimondo Lullo (1232 ca.-1316) è una di queste: giovane dalla vita contraddittoria, convertito, poi mistico, missionario, filosofo, teologo e infaticabile scrittore e annunciatore del Vangelo, in particolare al mondo islamico, attraverso l’ideazione di un metodo dalle connotazioni combinatorie (la sua Arte) e lo studio delle lingue.
Nella propria opera letteraria ha saputo coniugare rigore ed efficacia nelle dimostrazioni teologiche, ma anche la lirica dell’amore mistico; considerato il creatore della lingua letteraria catalana, ha prodotto uno dei più bei poemi mistici della letteratura universale (il Libro dell’Amico e dell’Amato) e uno dei primi romanzi autobiografici dal sapore moderno (il Blaquerna).
Raimondo ha però corso il rischio, in questi secoli, di essere considerato marginale, o peggio di diventare un "personaggio", piegato e declinato di volta in volta all’interesse di chi lo ha studiato o ne ha fatto la propria "caricatura".
A lungo inascoltato dalle corti d’Europa e persino dalle stessi corti pontificie, rischia anche oggi di non essere accolto per quello che è.
La prima traduzione in lingua italiana della Vita Coetanea, dettata a un discepolo nel 1311 dallo stesso Raimondo Lullo, intende iniziare a colmare una lacuna e delineare il profilo di una figura che, come la sua, non può essere ridotta a uno stereotipo.
Testo fondamentale dell’ascetica cristiana perché insegna a ogni fedele come passare dall’uomo vecchio all’uomo nuovo in Cristo, indirizzandolo verso la patria che è nei cieli, non sulla terra.
Libro amato da grandi santi – tra i più vicini a noi Teresa di Lisieux e Giovanni XXIII – e ritenuto il più importante nella letteratura cristiana occidentale, secondo solo al Vangelo.
La presente edizione bilingue riproduce il testo latino meglio attestato con, a fronte, la traduzione italiana ormai classica di Ugo Nicolini.
Destinatari
Religiosi, studenti.
Punti forti
Un testo cardine per il cristianesimo, con testo latino a fronte e una traduzione ormai attestata come classica.
Pochi finora sono stati gli studi scientifici che hanno tentato di leggere, in senso teologico, un carisma straordinario e appassionante che ha messo al centro la vita nascosta di "Gesù di Nazaret".
Charles de Foucauld e René Voillaume hanno definitivamente valorizzato Nazaret non come la "parte umana" del mistero dell'Incarnazione, quasi l'involucro meno importante e provvisorio rispetto alla divinità del Figlio.
Nazaret è la dimensione essenziale dell'Incarnazione, Nazaret è la vita di Gesù e non solo la sua prefazione, è missione di redenzione in atto, è forma storica della kenosi del Figlio che si compirà pienamente sul Calvario.
Il trattato la Notte Oscura del grande mistico spagnolo (1542-1591), - fondatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, santo e dottore della Chiesa, considerato uno dei maggiori poeti in lingua spagnola - costituisce un dittico dottrinale con la Salita del Monte Carmelo, a cui si ispira. In esso Giovanni commenta e spiega il significato del suo testo poetico, in cui descrive il viaggio dell'anima dalla propria sede corporea verso l'unione con Dio. Il testo ha un forte significato teologico e letterario.
La specificità della traduzione di Luisito Bianchi sta nell'estrema fedeltà al pensiero dell'autore, ma soprattutto nello sforzo di aderenza al suo stile (rispetto dell'andamento sintattico, con tutte le subordinate, gli incisi, le ripetizioni, le riprese del pensiero).
Sommario
Nota preliminare del traduttore. NOTTE OSCURA. Prologo per il lettore. Canzone dell'anima. Libro primo. In cui si tratta della Notte (passiva) del senso. Libro Secondo. Della Notte oscura. Si parla della più intima purificazione costituita dalla seconda Notte (passiva) dello spirito. Giovanni della Croce (1542-1591). Notizia storica e letteraria (p. L. Gaetani ocd).
Note sul traduttore
LUISITO BIANCHI è nato a Vescovato in provincia di Cremona, ed è sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d'ospedale. Attualmente svolge funzione di cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone (Milano).
L’estetica è una disciplina le cui categorie mutano al variare dei tempi e delle rispettive questioni filosofiche. Ecco perché non può essere sistematica: nella molteplicità delle forme dell’arte si riflette la pluralità delle sue prospettive. Queste pagine cercano di rendere tale complessità riformulando la riflessione estetica in tre interrogativi – cos’è arte, bellezza, immaginazione? – e affrescando itinerari per una sua definizione.
Di qui le tre sezioni del libro, con ricche introduzioni e testi commentati. L’arte: nell’antichità si declina come mimesis, in differenti accezioni – in Platone, Agostino, Aristotele, Plotino fino a Giordano Bruno. È la dialettica tra arte e verità, con le sue aporie, a divenire dominante nella modernità: l’arte ha sempre più a che fare con la verità che noi stessi siamo, diversamente declinata in Hegel, Schopenhauer, Schelling, Vico. L’età contemporanea coglie la differenza fra opera e rappresentazione: l’arte diventa enigma – un tema esplorato da Heidegger, Adorno, Merleau-Ponty.
La bellezza: se nell’antichità è sinonimo di equilibrio e perfezione (Agostino, Vitruvio, Platone, Plotino, Firenzuola), nel moderno richiama un modello di universalità (Kant, ma anche Burke, Baumgarten, Winckelmann, Hegel). Il contemporaneo invece rompe con il paradigma della “forma bella” (Baudelaire, Vigarello, Dostoevskij, von Balthasar, Danto) proponendo altri modelli: la bellezza dell’effimero, la bellezza artificiale.
L’immaginazione: è imitare immagini o produrne di proprie? È un concetto che oscilla tra phantasía e imaginatio, e muta da Aristotele, Plotino, Averroè e Marsilio Ficino fino ai moderni – Montaigne, Spinoza, Hume, Kant, Novalis – rovesciando il suo significato, nell’età contemporanea, da rappresentazione in irrealtà, creazione d’essere e potenza trasformatrice, con Ribot, Sartre, Jung, Bachelard, Foucault, Marcuse.
Rileggere i classici sotto la lente di queste categorie estetiche mostra come esse rimettano in gioco antiche questioni filosofiche: verità, rappresentazione, soggettività e intersoggettività.
La santa preferita dal beato Giovanni Paolo II ci aiuta a riflettere sulla realtà del Purgatorio, che, come dichiarò il papa polacco in un discorso dell’agosto 1999, “non indica un luogo, ma una condizione di vita. Coloro che dopo la morte vivono in uno stato di purificazione, sono già nell’amore di Dio, il quale li solleva dai residui dell’imperfezione”.
Visioni, dialoghi e profezie. Rivelazioni ricevute in stato di estasi dalla più straordinaria donna del suo tempo.