Un’analisi approfondita dei principali conflitti in corso, delle violazioni che si consumano nelle diverse regioni, delle sfide e dei successi di attiviste e attivisti per i diritti umani. Il libro mette inoltre in evidenza uno dei temi cruciali del 2018 oltre che del prossimo futuro: la battaglia per l’affermazione dei diritti delle donne. “La situazione dei diritti umani nel mondo” è l’evoluzione del tradizionale Rapporto annuale di Amnesty International. Più agevole e insieme più ricco di dati e di immagini, questo volume è un riferimento indispensabile per attivisti, ricercatori, avvocati, giornalisti, rappresentanti delle istituzioni, associazioni e per tutte le persone che non si arrendono all’idea che il cambiamento sia impossibile.
"L'universo è una struttura unitaria vivente". Il significato di questa affermazione viene precisato ed i suoi limiti discussi. Le basi di questa idea sono state poste da Alexander von Humboldt (che per primo ha concepito la rete della vita, formulata in "Cosmos", 1834) e da James Lovelock che nel 1972 ha proposto l'unità vivente della Terra ("Gaia, un nuovo sguardo alla Vita sulla Terra"). Il concetto di Universo come unità vivente è strettamente legato al Principio dell'Osservatore, che è colui che sa cosa è la Vita e cosa è la Terra nella sua struttura unitaria, e chi è lui stesso. L'Osservatore in realtà sono gli Esseri Umani, me compreso. Per capire che senso ha che un organismo di questo Pianeta formuli un concetto di questo tipo va, in breve e con un po' di distacco, considerato anche lui. Il discorso inizia esaminando l'unità dell'Universo ed il concetto di Vita, cercando i punti di contatto tra i due argomenti e le proprietà che in Universo e Vita coincidono; o almeno si avvicinano. Il sottotitolo di questa prima parte è "Il sesso degli angeli", a sottolineare la fragilità della logica dell'argomento e, per quanto mi riguarda, il suo interesse di confine tra fisica e metafisica. Il discorso prosegue poi occupandosi della Genetica della brava persona, ad indicare che la specie umana ha come carattere genetico intrinseco, come proprietà dirimente, alcune caratteristiche che lo portano da un lato alla socialità, dall'altro alla elaborazione del pensiero astratto. Poiché la vita e le condizioni che la permettono e la mantengono sono tutto fuorché astratte ed evanescenti, vengono esaminate le ultime tappe della evoluzione umana ripercorrendo i cambiamenti che hanno permesso, e causato, di essere quello che siamo e di pensare in modo ampio. Di questa straordinaria realtà e della unicità di questo processo evolutivo non ci si rende in genere ben conto. Vengono ricordate alcune tappe evolutive del pensiero umano che riguardano in modo particolare i limiti che separano fisica e metafisica. Tra le quali: la poetica di Esiodo ed il pensiero degli Stoici e dei Pitagorici, coloro che erano giunti alla convinzione che l'unica categoria della mente umana in grado di capire la natura ed il Logos che regge e guida l'Universo è la matematica. Da qui nasce la scienza e la capacità di spingere il pensiero fino ai confini dell'Universo, e di sentirci parte di esso.
Esiste un invisibile filo rosso che attraversa il tempo e la storia svelando il senso profondo di eventi tra loro solo apparentemente distanti e diversi? C’è un nesso nascosto tra il Big Bang e le alterazioni climatiche, le Crociate e il terrorismo islamista, le persecuzioni dei cristiani e la Shoah degli Ebrei, l’Inquisizione medioevale e i prodigi della tecnoscienza del XXI secolo?
Sì. Quel filo rosso esiste, ed è possibile riconoscerlo nitidamente nelle pagine profetiche dei Vangeli e nel magma incandescente di simboli dell’Apocalisse di Giovanni, che ci disvelano l’éschaton, il tempo della fine, quello che ancora non è accaduto e che deve accadere affinché ciò che all’inizio era stato da Dio voluto si adempia. E quello che deve avvenire, il bivio dinanzi al quale si trova oggi l’umana società, sospesa tra la speranza nella civiltà dell’amore e della conoscenza e la minaccia del conflitto tra civiltà e della catastrofe ecologica, costituisce l’orizzonte di un libro che intende trasportare il lettore in un viaggio nella memoria che lo condurrà, infine, a interrogarsi sul futuro del pianeta e dell’umanità.
Era di vitale importanza arrivare a una conclusione definitiva della querelle sull’autenticità dei Protocolli dei Savi di Sion e stroncare definitivamente il patetico tentativo di farli passare per falsi per affrontare gli ultimi sviluppi della questione ebraica potendo così mettere definitivamente a fuoco la struttura del potere che da tempo immemore ed ancora oggi condiziona le vicende politiche e di conseguenza così tanto la nostra vita. Ricorrere a testi esteri per riempire i vuoti informativi che così spesso in Italia vengono spacciati per informazione civile contro l’antisemitismo. Da quelle nebbie di ipocrisia e istituzionale omertà emergono i fondatori del Movimento Federalista Europeo e il Manifesto di Ventotene, le contraddizioni della costituzione, i signori della guerra dell’oppio, dettagli fondamentali sul delitto Moro... la diffusione della musica satanica su vasta scala. Qualcuno tra i 757 firmatari dell’appello contro il Commissario Calabresi fu presente anche a Milano a Casa Rollier in una della più pericolose riunioni cospirative della storia recente, qualcuno di quella famiglia si divertì a giocare con gli atomi senza aver spiegato tutto. Sono sempre le stesse mani e sanno tutto l’uno dell’altro, viaggiano su una lunghezza d’onda che noi possiamo solo intuire, evocano intelligenze planetarie per consegnare a loro l’umanità intera…
Puntare l'attenzione sulla formazione della nazione al centro è prospettiva ben diversa che guardare ai suoi margini, dove la ricerca di una propria fisionomia si configura nel confronto con quella di altri popoli. I rapporti qui si intrecciano dando forma a un disegno complesso, data l'evoluzione continua dei confini d'Italia, così come le narrazioni dei progetti di autonomia nazionale di volta in volta proposti. Sorprende l'immagine di un paese che dall'angolazione delle sue frontiere appare molto diverso da come si è proposto attraverso una ricostruzione mirata della sua storia e della sua letteratura. Le differenze profonde che segnano, ad esempio, la cultura trentino/alto atesina e quella triestino/giuliana sono evidentemente dovute non solo a motivi geografici, economici, morali, ma anche ai conflitti ideologico-politici che hanno talmente inciso gli animi da confermare l'idea che una demarcazione forte tra popoli esista. Così come il diniego degli svizzeri italiani a voler far parte della madre patria pone dei dubbi anche sulla capacità unificante della lingua. In un momento così delicato per l'unità europea può valere la pena interrogarsi sui motivi che l'hanno resa così fragile.
L'Anticristo imperversa ovunque sulla terra assumendo diverse sembianze. Attraverso queste figure allegoriche Joseph Roth stana la presenza del male nella società contemporanea. Un male che si annida tra le pieghe della superstizione, del capitalismo, del comunismo, dell'ignoranza, dell'antisemitismo e perfino della scienza. Protagonista di quest'opera - tra romanzo e saggio filosofico - è il reporter J.R., che lavora per il "Signore delle mille lingue", ambiguo magnate proprietario di tutti i giornali del mondo. Per suo conto egli guida il proprio occhio indagatore attraverso un'Europa dilaniata e decadente - dove il "Dio di Ferro", il dio delle macchine e della guerra, ha sostituito la giustizia divina -, nei luoghi in cui l'Anticristo ha piantato i suoi vessilli: la "Terra rossa", la "Patria delle ombre", il Vaticano, i tetri scenari in cui si riuniscono i leader del pianeta, le oscure miniere di carbone, i ghetti. Un libro denso di lungimiranza storica e dalla sconcertante potenza espressiva scritto da Roth nel 1934, durante il suo esilio parigino, sotto l'incombere della minaccia nazista.
Per molti Reinhold Messner è il «duro» che sfida se stesso e la natura, l'uomo che «va ai limiti», il «lupo solitario» che vaga per le più grandi lande montuose e desertiche della Terra. Da altri, invece, è considerato «egocentrico», «svitato», se non addirittura insopportabile per la sua smania di protagonismo. Ben più interessante però è solo quando ogni etichetta viene tolta, veli e maschere cadono, mostrando una persona per quella che è al di là di ogni cliché. In queste conversazioni con Michael Albus, un esploratore dei confini del mondo e dei confini dell'anima fa un bilancio della sua vita, dei suoi successi, ma anche dei suoi dubbi e delle sue sconfitte; parla di alpinismo, di politica, del mondo contemporaneo, della sua famiglia, della sua terra, di religione. Un pensiero critico, ponderato, onesto.
Quella del 20 aprile 2018 è una sentenza storica, un fondamentale passo in avanti nel processo di Norimberga allo Stato italiano. Che riscrive il finale della Prima Repubblica e l'inizio della Seconda. Leggendo questo libro, vedrete sfilare sotto i vostri occhi fotogramma dopo fotogramma l'intero film dell'orrore di quella stagione e quelle verità indicibili, che tutti nei palazzi del potere conoscevano da anni ma nessuno osava ammettere. Perché ricordare come andarono le cose un quarto di secolo fa è fondamentale per orientarsi nelle vicende politiche più attuali, che vedono l'Italia - oggi come allora - in bilico fra speranze di cambiamento e minacce di restaurazione.
Lo sbarco sulla Luna, la realizzazione di un grande sogno che infuocò l'immaginario mondiale e segnò i confini di un'epoca. Fu Oriana Fallaci, sempre testimone in prima linea della Storia, a raccontare agli italiani la corsa americana allo spazio, inviata da "L'Europeo" a Cape Kennedy, dove i razzi alti come grattacieli si preparavano a lanciare l'uomo nel futuro. La giornalista intervistò scienziati, medici, scrittori, fisici e tecnici, esplorando da terra lo spazio, vivendo fianco a fianco con i primi astronauti, "queste creature di fantascienza che dalla provincia volano direttamente nel cosmo", per rivelare dettagli, curiosità e aneddoti al pubblico che la leggeva da casa. Una raccolta di articoli in cui Oriana non racconta solo la Luna, ma quegli eroi dello spazio che furono suoi amici, le missioni indimenticabili, la speranza di trovare vita su Marte, così come avevano immaginato scrittori visionari prima che lo spazio, l'ultima frontiera, diventasse realmente raggiungibile. Una testimonianza sull'avventura più grande del secolo, narrata dalla viva voce di una donna che ne fu parte, e non solo come spettatrice.
Nella storia d'Europa il 2015 sarà ricordato come l'anno della Grande Migrazione Intercontinentale, il processo attraverso cui milioni di persone provenienti da diversi paesi dell'Africa e dell'Asia, sospinte dalla miseria, da guerre e devastazioni, si sono messe in marcia verso il nostro continente sperando di trovarvi salvezza e benessere. Tra una generazione o due sarà possibile valutare la dimensione e l'effetto di questo processo, tuttavia è chiaro fin d'ora che essa costituisce uno dei tratti forti di quel Nuovo Mondo che la globalizzazione sta modellando. Dal punto di vista civile, politico, culturale, insomma dal punto di vista dell'identità europea (democratica, laica, paritaria, critica, produttiva), questa ondata quasi interamente islamica importerà una varietà di differenze difficilissime ad assorbirsi, e ancor più a integrarsi.
Il finale della Carmen riscritto. Una petizione per rimuovere dal Metropolitan di New York un quadro di Balthus contestato per presunta pedofilia. Ovidio bandito dalle università americane perché offensivo e violento. Sembra non esserci modo di sfuggire alle censure imposte dal politicamente corretto, che si sforza di riscrivere la storia e la lingua, rimuovendo ogni potenziale fonte di discriminazione e producendo rocamboleschi eufemismi. Eugenio Capozzi ricostruisce le origini ed evidenzia le attuali contraddizioni di questa retorica collegandola a una vera e propria ideologia, che affonda le radici nella crisi della civiltà europea di inizio Novecento, cresce con la ribellione dei baby boomers negli anni Sessanta e, con la fine della guerra fredda, la morte dei totalitarismi e la globalizzazione, si impone come egemone in un Occidente sempre più relativista e scettico. Una visione del mondo che ha dato vita nel tempo a dogmi e feticci: il multiculturalismo, la rivoluzione sessuale, l'ambientalismo radicale, la concezione dell'identità come pura scelta soggettiva. Se oggi gli eccessi e gli aspetti grotteschi del politicamente corretto sono ormai evidenti, proporne un'analisi storica è ancor più necessario. Proprio quando un fenomeno culturale e politico appare avviato verso la parte discendente della sua parabola, infatti, può diventare oggetto di studio: svincolandosi dalla logica della contrapposizione polemica, è possibile capire come agisce concretamente sulle nostre scelte.
"Santo padre, nonostante la nostra insistenza, lo Ior non ci ha mai fornito i documenti richiesti."
Da un incontro di papa Francesco con i membri della Commissione referente sullo Ior da lui costituita, autunno 2013
"La nostra è un'organizzazione modesta... Non abbiamo segreti."
Da una lettera di Paul Marcinkus al dipartimento di Stato americano, 3 aprile 1979
Una storia che si ripete. Questo libro ripercorre le imprese rocambolesche di un monsignore senza scrupoli, vicinissimo al papa e ai suoi più stretti collaboratori, intimo di ministri e capi di Stato, manager e banchieri, arricchendole di dettagli venuti alla luce solo di recente, di nuove testimonianze e di documenti inediti.
A distanza di trent'anni dall'uscita di scena di Marcinkus, cosa resta di lui nelle stanze del torrione di Niccolò V, sede dell'Istituto per le opere di religione? È vero che lo Ior si è ormai quasi totalmente rinnovato, come assicura il suo attuale presidente, grazie alla vigilanza dell'Autorità d'informazione finanziaria della Santa sede e alle nuove normative sulla trasparenza entrate in vigore in Vaticano? Oppure persistono ombre e torbide manovre per ostacolare il cambiamento voluto da papa Francesco?
Un racconto che attraversa più di cinquant'anni di storia delle finanze maledette del Vaticano, con lo sguardo sempre rivolto all'attualità, fotografando i lati oscuri che ancora rimangono. Di nuovo legati alla gestione del denaro, del potere e degli affari.
Fabio Marchese Ragona, giornalista, lavora come vaticanista per il Gruppo Mediaset. Da anni segue le vicende d'oltretevere anche per il quotidiano "Il Giornale". Conduce ogni settimana sul canale all-news Tgcom24 la rubrica domenicale "Stanze Vaticane". È autore del documentario su Giovanni Paolo II "Il sorriso di Karol". Ha scritto: "Potere Vaticano" (Edizioni Il Giornale 2016) e "Tutti gli uomini di Francesco" (Edizioni San Paolo 2018).