Lo studio, sviluppato in tre parti, partendo proprio dal "corridoio di Nazareth", rappresenta un contributo volto a tentare di formulare ipotesi che riguardino il luogo che potrebbe aver ospitato, sia pur brevemente, prima la Sindone e, successivamente o contemporaneamente, la santa casa della Theotokos. La presente ricerca intende ricostruire l'antica "Via degli Angeli", posta tra il Ducato di Atene, la Tessaglia e l'Epiro, uno dei quattro itinerari-il terzo,in ordine cronologico-seguito dalla traslazione della santa casa prima del suo arrivo a Loreto. Si pone, inoltre, l'obiettivo di fornire informazioni sul discusso passaggio della Sindone ad Atene, mettendo in evidenza gli elementi fondamentali che accomunano le due reliquie (la Sindone e la santa casa di Loreto). Lo studio fornisce nuovi termini di valutazione al fine di favorire la riflessione e la ricostruzione di possibili vuoti della storia, conoscere le antiche fortezze della Tessaglia, attraverso l'analisi e l'interpretazione degli antichissimi simboli presenti nei monasteri e nelle chiese bizantine dei secoli XII e XIII, tappe fondamentali nell'epopea della famiglia imperiale dei Comneno e, successivamente, degli Angelo Ducas Comneno.
"A la racine de l'effondrement de l'Occident, il y a une crise culturelle et identitaire. L'Occident ne sait plus qui il est, parce qu'il ne sait plus et ne veut pas savoir qui l'a façonné, qui l'a constitué, tel qu'il a été et tel qu'il est. De nombreux pays ignorent aujourd'hui leur histoire. Cette autoasphyxie conduit naturellement à une décadence qui ouvre la voie à de nouvelles civilisations barbares". Cette affirmation du cardinal Robert Sarah résume le propos de son troisième livre d'entretiens avec Nicolas Diat. Son constat est simple : notre monde est au bord du gouffre. Crise de la foi et de l'Eglise, déclin de l'Occident, trahison de ses élites, relativisme moral, mondialisme sans limite, capitalisme débridé, nouvelles idéologies, épuisement politique, dérives d'un totalitarisme islamiste... Le temps est venu d'un diagnostic sans concession. Il ne s'agit pas seulement d'analyser le grand retournement de notre monde : tout en faisant prendre conscience de la gravité de la crise traversée, le cardinal démontre qu'il est possible d'éviter l'enfer d'un monde sans Dieu, d'un monde sans homme, d'un monde sans espérance. Dans cette réflexion ambitieuse, le cardinal Robert Sarah se penche sans exclusive sur les crises du monde contemporain en livrant une importante leçon spirituelle : l'homme doit faire du chemin de sa vie l'expérience d'une élévation de l'âme, et ainsi quitter cette vie en créature plus élevée qu'il n'y était entré. Le cardinal Robert Sarah est une figure majeure du monde catholique d'aujourd'hui.
Nella sinagoga di Cafarnao, la folla chiede a Gesù: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù risponde: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». La riflessione di Carlo Maria Martini prende l'avvio da qui, dalla domanda che rappresenta la questione fondamentale per ogni cristiano, e dalla risposta racchiusa nel vangelo di Giovanni, ripercorso in queste pagine. Due sono le radici della salvezza, nel quarto vangelo: credere e amare. Perché la vita cristiana ha le sue fondamenta non in una dottrina, ma in una persona: Gesù Cristo. Prendere una posizione chiara di fronte al Verbo fatto carne: questo, nella lettura del testo di Giovanni proposta da Martini, è affrontare «il caso serio della fede» nella sua nudità e semplicità. Siamo capaci di credere andando oltre i segni tangibili, affidandoci a lui e alla sua parola? Siamo pronti ad accogliere un Dio umile, pieno di tenerezza, che si esprime nella fragilità della carne, un Dio crocifisso? Con il caratteristico rigore, ma senza nascondere l'inquietudine, i turbamenti e la stanchezza che rendono faticoso il cammino anche agli uomini di fede, il religioso che ha aperto il dialogo con i non credenti interroga il testo sacro alla ricerca del sentiero che conduce al credere autentico e maturo. Una meditazione di grande attualità che invita a mettersi all'ascolto della Parola, ad aprire il cuore, a esercitare quell'affidarsi a Dio che è il bene più grande e liberante dell'uomo.
II volume è frutto di circa un decennio di ricerche e di lavoro, e vuole aiutare a riscoprire l'importanza della figura di san Giuseppe come primo collaboratore, dopo Maria, nel mistero dell'Incarnazione di Gesù Cristo, nonché la rilevanza del suo esempio per il padre di famiglia. Attraverso una panoramica completa dei vari aspetti della teologia su san Giuseppe, che dimostrano come egli sia stato oggetto fin dai tempi remoti di studio e venerazione, il tema viene elaborato attraverso il percorso storico, compiuto dalla teologia iosefina. In questo percorso, viene utilizzato soprattutto l'abbondante contributo del magistero pontificio. Per questo, il presente studio ha la prerogativa di recensire tutti i documenti del magistero iosefino dei Pontefici da Pio IX all'attuale Papa Francesco (fino a1 2016), ponendoli in relazione con i loro insegnamenti sul matrimonio e sulla famiglia. Vengono inoltre messi in evidenza quei passaggi nei quali l'insegnamento dei Papi ha fatto risaltare l'importanza e l'imprescindibile necessità del ruolo del padre nella dialettica delle relazioni familiari • all'interno della società stessa, oggi spesso assente o ritenuto una figura marginale. La persona di san Giuseppe, riproposta nella sua fondamentale e unica missione di sposo di Maria • padre terreno di Gesù, può aiutare senz'altro a colmare questa lacuna e offrire un notevole contributo a riscoprire, nonché a ritrovare l'identità autentica e il ruolo precipuo del padre di famiglia nella società di oggi. Un'esauriente biografia per ciascun Pontefice permette di conoscerne meglio la personalità e di collocarla in un preciso ambito storico - da cui talvolta sono direttamente dipesi l'interesse e gli interventi del magistero legati alla figura di san Giuseppe -, nonché di scoprire taluni aspetti della devozione personale dei Papi nei suoi confronti.
Nella storia bimillenaria della Chiesa, l'alleanza tra la teologia e il diritto canonico ha permesso di attuare riforme importanti e incisive. La straordinaria flessibilità della scienza canonistica medioevale e moderna ne è stata la condizione primaria. Ma, da un certo momento in poi, le due discipline non hanno più marciato in sintonia. L'assenza di collaborazione tra loro è una delle cause che hanno frenato la recezione dei decreti conciliari. Questo problema si ripropone, in modo urgente, dopo che papa Francesco ha valorizzato la prospettiva sinodale nella Chiesa e, nel contempo, stimolato un rinnovamento epistemologico delle scienze sacre. Tenendo conto di questo duplice livello di riforma, il volume si propone di risalire alle cause della separazione della teologia dal diritto canonico, individuando nel Codice del 1917 una svolta determinante non solo per la scienza canonistica, ma anche per le discipline teologiche e la concezione della Chiesa. Una riflessione storico-critica sui presupposti lontani della codificazione canonica e sulla frammentazione attuale della teologia può servire a superare gli ostacoli che impediscono una rinnovata intesa tra teologi e canonisti e a progettare un comune cambio di paradigma. Al tempo stesso, l'esperienza canonistica può integrare efficacemente la riflessione teologica, richiamando la necessità che le riforme nella Chiesa si attuino attraverso strutture sinodali e si consolidino mediante un lavoro di mediazione dottrinale e istituzionale.
"La doppia finalità introduttoria e critica di questo volumetto lo caratterizza sia nella sua globalità che in ciascuna delle sue componenti, in un percorso che si propone di orientare i primi approcci allo studio tecnico-sistematico del Diritto canonico verso una visione integrale ed integrata di tale aspetto della vita ecclesiale, in rapporto soprattutto alle sue premesse storiche, vitali e teoretiche. Si tratta di uno strumento di natura sostanzialmente didattica (come tutte le "introduzioni a ...") da tenere a portata di mano per orientarsi durante lo studio non solo della teologia del diritto canonico in senso stretto ma di tutte le discipline canonistiche, ogni volta che s'intenda andare un po' oltre il mero contenuto dispositivo delle norme e prassi ecclesiali per verificare presupposti e metodi utilizzati da autori - e Legislatori - nei differenti campi. Uno strumento di orientamento e navigazione tra dottrine (e loro autori), ma anche tra diversi approcci ideali alla normatività ecclesiale e, soprattutto, alle sue motivazioni più remote: antropologiche, istituzionali o - addirittura - "divine". Scopo del volume è introdurre in modo organico e consapevole (per questo: critico) la nuova disciplina accademica che la riforma dell'ordinamento degli studi ecclesiastici in diritto canonico del 5 aprile 2003 ha inserito quale Disciplina obbligatoria nel Ciclo di Licenza e che la nuova Costituzione apostolica "Veritatis Gaudium" del 2018 sugli studi ecclesiastici non ha toccato. Senza, infatti, un'adeguata consapevolezza del come e perché nasca una nuova disciplina accademica ne risulta impossibile uno studio rigoroso e, a maggior ragione, un'adeguata proposta didattica, oltre che una proficua fruizione pratica." (tratto dalla Presentazione)
La categoria di sacrificio appartiene alla tradizione religiosa dell'umanità ma è altresì una dimensione universale dell'esistenza. Perché in questi tempi si avanza la proposta di abbandonarla? Sacrificio è rinuncia a qualcosa per ottenere un bene più grande, cui si oppongono due argomenti: contraddirebbe la tensione verso la pienezza di vita, desiderio fondamentale di ognuno, e negherebbe la gratuità della relazione, per via di uno scambio finalizzato a ottenere qualcosa da qualcuno, anche dalla divinità. Una rilettura attenta della tradizione biblica ne mostra le diverse accezioni: il sacrificio di Isacco descritto nell'Antico Testamento, ad esempio, è diverso da quello del Cristo in croce, così come all'interpretazione violenta del termine si possono contrapporre i temi dell'amore, della misericordia, della giustizia che vanificano il sacrificio cultuale e una ricomprensione della morte di Gesù (nella Lettera agli Ebrei) come fine dei sacrifici nella comunione con Dio. Il cristianesimo continua a sostenere il valore del sacrificio come "dono" ed esso è ancora indispensabile nella vita personale e sociale, necessario per la dinamica relazionale in cui gli esseri umani vivono e desiderano. I diversi contributi di questo volume sono accomunati dal tentativo di restituire al tema i suoi significati più profondi: dal porsi della questione in prospettiva filosofico-teologica, e in autori come Blondel, Girard, Ricoeur, Vattimo, agli studi di esegesi biblica, di teologia patristica, eucaristica, fondamentale, antichi e moderni.
«San Tommaso si domanda se le passioni possano essere parte della virtù. A prima vista sembra di no, perché la virtù è l'abitudine ad agire secondo ragione e la passione è esattamente ciò che si oppone alla obbedienza della volontà alla ragione. Proprio per questo gli stoici erano convinti che bisognasse fuggire e reprimere tutte le passioni. L'uomo giusto, per loro, è un uomo senza passioni o indifferente a tutte le passioni. San Tommaso la pensa in un modo un poco diverso. Per lui la ragione tramite la volontà deve comandare alle passioni ma non in modo dispotico bensì in modo politico, cioè tenendo conto delle giuste domande delle passioni e dando loro una soddisfazione ragionevole. Il fine della ragione è il vero bene dell'uomo e questo include in sé il benessere del corpo.» (Rocco Buttiglione)
Filosofia e teologia non si possono dire l’una senza l’altra, ricevendosi ciascuna dalle viscere dell’altra. Si tratta di un motivo trasversale alla riflessione hemmerliana, volta a interrogarsi e dialogare sul reciproco riceversi e donarsi dei due ambiti, in vista di un contributo rispondente alle domande più profonde dell’essere umano del nostro tempo. Ritrovare il senso e il valore di un autentico rapporto tra le due discipline può non solo rivitalizzare i singoli ambiti di ricerca, ma anche proporsi come orizzonte comprensivo e interrogante per il mondo in cui viviamo.
«Oggi non viviamo soltanto un’epoca di cambiamenti ma un vero e proprio cambiamento d’epoca» (Veritatis gaudium, 3): siamo più che convinti dell’affermazione, ma forse non vogliamo assumerne ancora tutte le conseguenze, né tanto meno accettare che il comportamento delle persone sia anzitutto guidato dalla visione culturale o dalla comprensione della realtà propria del gruppo al quale appartengono. Ad ogni modo, un mondo scompare e ne sta emergendo un altro senza che, per la sua costruzione, vi sia un modello prestabilito; i cristiani poi abbiamo un problema in più: eravamo gli artefici principali del disegno che sta dileguandosi e – quasi spontaneamente – non solo ci resistiamo a lasciarlo, ma non possiamo credere che sfugga anche a noi l’immagine del mondo che si deve costruire.
È la cultura a determinare in grande misura le nostre idee e i nostri comportamenti: lo si può affermare tanto nel caso di chi l’accetta come di chi invece l’attacca. Ecco perché il cambio epocale comporta logicamente un certo disorientamento generale del pensiero e della condotta, mentre si cerca di attivare tutti i processi d’interpretazione necessari per arrivare a una comprensione in grado di orientarci nella ricostruzione culturale in atto. Questo libro intende situarsi in tale ottica interpretativa, con il vivo desiderio di raggiungere l’obiettivo espresso nel sottotitolo: mostrare alcune «prospettive culturali e teologiche contemporanee». È però nel titolo, «Modernità e cambio epocale», la chiave dell’analisi, in quanto è proprio alla modernità che si deve attribuire l’assalto e demolizione del sistema più o meno fisso dei valori e delle finalità che credevamo possedere. In ogni caso, per comprendere il nostro presente, dobbiamo partire dall’Illuminismo moderno che, senza dubbio, costituisce la rivoluzione più significativa del mondo occidentale; in simile impresa, ancora risultano illuminanti le parole di I. Kant che invitano a uscire dallo stato di minorità: «Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!».
José Luis Moral è Professore Ordinario di «Pedagogia religiosa» nella Facoltà di Scienze dell’Educazione (Università Pontificia Salesiana di Roma), già professore di Pastorale Giovanile, Direttore dell’Istituto Superiore di Teologia «Don Bosco» di Madrid e della rivista «Misión Joven». Alcune pubblicazioni nell’ambito della pastorale giovanile: Giovani senza fede?; Giovani, fede e comunicazione; Giovani e Chiesa; Pastorale Giovanile. Sfida cruciale per la prassi cristiana (2018). Con la «Las» ha pubblicato: Ricostruire l’umanità della religione (2014), L’incontro con Gesù di Nazaret (2016), Cittadini nella Chiesa, cristiani nel mondo (2017).
Huimanitas è una rivista bimestrale di cultura cattolica fondata nel 1946 e diretta da Ilario Bertoletti.
Un piccolo libretto per i bambini su Santa Caterina Labouré.