La presente pubblicazione è dedicata ad un artista che fece un'apparizione brevissima e folgorante sulla scena del primo Rinascimento: Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai detto il Masaccio (1401-1428). Muore a soli ventisette anni, ma il suo apporto di innovazione nel primo Quattrocento fiorentino è paragonabile a quello di Donatello per la scultura e di Brunelleschi per l'architettura. Produce alcuni capisaldi della rivoluzione naturalistica nella rappresentazione pittorica, altrettanti modelli per le generazioni successive: la Trinità di Santa Maria Novella, gli affreschi della cappella Brancacci nella chiesa del Carmine sempre a Firenze.
La presente pubblicazione è dedicata a Domenico Zampieri, detto il Domenichino (1581-1641). L'accettazione del "modello" ideale (si forma come allievo e collaboratore dei Carracci e osserva i grandi modelli rinascimentali) non gli impedisce di praticare un realismo certamente mediato da studi e teorizzazioni ma nutrito di sincera attenzione e sorretto da una straordinaria abilità tecnica, come dimostrano i suoi capolavori romani: le Storie di santa Cecilia, la Caccia di Diana, gli affreschi in Sant'Andrea della Valle.
La presente pubblicazione è dedicata ad uno dei più grandi artisti italiani del Trecento: Giotto (1267?-1337). Giovanissimo lavora nella bottega di Cimabue, ma in breve diventa uno degli artisti più contesi della penisola. Lascia i suoi capolavori in San Francesco ad Assisi, nella cappella degli Scrovegni a Padova, in Santa Croce a Firenze. È l'artefice di un rinnovamento radicale del linguaggio in pittura: è il discrimine tra l'arte medievale e la rinascita di una cultura figurativa improntata all'osservazione del reale, al punto che si può affermare che le vicende dell'arte italiana abbiano un "prima" e un "dopo" Giotto.
Una pubblicazione interamente dedicata a Benozzo Gozzoli (Firenze 1427 Pistoia 1497), un grande artista che ha segnato il passaggio fra la concezione artistica del Quattrocento, che ancora guardava al secolo precedente e al gotico cortese, e le grandi innovazioni del Cinquecento. Un pittore che seppe rinnovare il linguaggio visivo pur impiegando tecniche tradizionali. Come tutte le monografie della collana "Dossier d'art", una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.
La presente pubblicazione è dedicata a Pierre-Auguste Renoir (1841-1919). Cominciò come decoratore di ceramica, ma poi, trasferitosi a Parigi, entrò in contatto con gli impressionisti esponendo nelle principali mostre del gruppo. Amico di Monet e Sisley, come loro si appassionò alla pittura "en plein air", ma predilesse soggetti di vita quotidiana, vivaci scene di gruppo e il nudo.
Il volume si presenta con una serie di esercizi destinati alla pratica della natura morta. Le foto del soggetto da realizzare, un testo introduttivo, una tabella dei materiali necessari e una sequenza di fotografie commentate di tutto il procedimento costituiscono lo schema di ciascun esempio proposto.
Da Lichtenstein a Oldenburg, da Rosenquist a Warhol la Pop Art - qui considerata assieme al New Dada di Rauschenberg e Johns - ha modificato radicalmente il percorso dell'arte nel mondo, e ha espresso il costume dell'uomo contemporaneo, condizionato dai mass media e dagli oggetti fabbricati in serie. Le origini, le opere, la fortuna della Pop Art, nella interpretazione di un maestro della critica d'arte.
La presente pubblicazione è dedicata a Edgar Degas (Parigi 1834-1917). Aderì presto alla cerchia degli impressionisti, ma la sua idea di arte era lontanissima dall"'en plein air" di Monet e compagni: lo spettacolo della natura lo lasciava indifferente e preferiva di gran lunga il teatro, l'ippodromo, le scuole di ballo. Proprio alle ballerine (nella pittura come nella scultura) dedicò gran parte della sua ricerca, fino ai suoi ultimi anni, perseguendo un realismo ispirato alla vita, alla quotidianità, attento alla resa istantanea del movimento attraverso la luce e non disdegnando soggetti quasi banali.
La presente edizione è in lingua inglese ed è dedicata a Paolo Uccello (1397 1475). Fu apprendista alla bottega del Ghiberti e lavorò prevalentemente a Firenze. Nel duomo di Firenze eseguì il Monumento a Giovanni Acuto e in Santa Maria Novella le Storie di Noè. Paolo Uccello, con la sua pittura insieme drammatica e visionaria, fu tra gli artisti più celebrati del suo tempo, in quella straordinaria fucina di talenti che era la Firenze del Quattrocento. Tra i suoi estimatori, gli stessi Medici, e i suoi tre episodi della Battaglia di San Romano, ornarono a lungo la camera privata di Lorenzo.