Le quattro lettere dogmatiche che il katholikos armeno Nerses Snorhali (XII sec.) inviò all'imperatore bizantino Manuele Comneno sono la migliore sintesi della cristologia armena. Si segnalano anche come un programma ecumenico ante litteram per l'unità dei cristiani: anticipano di molti secoli le acquisizioni del movimento ecumenico del XX secolo e le prospettive del Concilio Vaticano II sull'unità dei cristiani. Per alcuni aspetti, le intuizioni del patriarca armeno rimangono una profezia che attende ancora di essere compiuta. Il volume propone per la prima volta una traduzione italiana delle lettere, corredata da un apparato di note che aiuta il lettore a orientarsi nelle complesse questioni della cristologia armena e del dibattito teologico tra calcedonesi e non calcedonesi. Testo critico di Azat Bozoyan. Introduzione, Traduzione e Note di Riccardo Pane. Prima edizione mondiale con testo critico e traduzione in lingua moderna.
I commenti qui raccolti -disseminati in trattati dottrinali, omelie, lettere e scritti pastorali - costituiscono tutto cio che dalle attuali conoscenze i Padri ebbero da dire riguardo agli ultimi quattro libri del Pentateuco.
Un classico della spiritualità cristiana, pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1758 e ininterrottamente ristampato fino ad oggi. S. Alfonso vide nascere il libro dalla sua predicazione trentennale svolta soprattutto nei paesi più depressi del Regno di Napoli. Al centro della predicazione il tema dei Novissimi, con lo scopo di risvegliare nei fedeli il senso del peccato e la speranza della vita eterna. Con tono coraggioso, lontano dalla retorica classica e ben lontano dal conformismo del tempo, il santo racconta con colori forti la morte, il giudizio e l'inferno sempre però lasciando intravedere la speranza della beatitudine eterna.
La vita di Charles de Foucauld, nato a Strasburgo nel 1858, fu guidata dall'irrequietezza: quella del giovane alla ricerca del piacere, poi del viaggiatore assetato di conoscenza e infine del convertito che non cessa d'interrogare la propria fede e di metterla alla prova nel mondo. Michel Carrouges - poeta e studioso del surrealismo, un'altra figura di cristiano inquieto - ne scrive la biografia scegliendo lo stile piano della pura evidenza dei fatti: una radicale testimonianza d'amore in forma di romanzo d'avventure. L'ateo Charles combatte in Algeria e compie importanti spedizioni geografiche in Marocco, ma un'inquietudine più profonda lo porta a intraprendere un lungo cammino di conversione, dal pellegrinaggio in Terra Santa fino al definitivo ritorno in Africa. Qui il «fratello universale» studia la lingua e la cultura tuareg, fonda un eremo e si oppone alle violenze dei predoni, che lo uccideranno di fronte alla sua casa nel 1916. Nell'incontro di misticismo e azione, la voce di fratello Charles, santificato nel 2022, è diventata più forte. Milioni di fedeli testimoniano oggi quanto sia vasta l'eredità di questa vita estrema e di questa morte solitaria.
«Ci auguriamo di aiutare i cristiani a situare nel quadro di una relazione con Dio quelle esperienze importanti che sono la malattia e la guarigione. Che cosa infatti rivelano della nostra condizione? Qual è la funzione positiva che esse possono svolgere nella prospettiva della nostra salvezza?».
Descrizione
Queste pagine pongono le basi di una teologia cristiana della malattia, della sofferenza, ma anche della guarigione e della salute. Jean-Claude Larchet realizza una sintesi formidabile e senza precedenti, basandosi sugli insegnamenti originali e fondanti degli antichi Padri della Chiesa, letti sul fondo della sacra Scrittura.
L’autore, filosofo e teologo francese, aspira a dischiudere o a richiamare quelle prospettive che possono aiutare l’uomo e la donna di oggi a comprendere in un’ottica spirituale la malattia e le diverse forme di sofferenza che vi sono collegate. Vuole altresì aiutare a comprendere il senso profondo delle terapie, dei modi di guarigione e della salute stessa, collocando tutto questo in una cornice più ampia di quella generalmente offerta dalla nostra civiltà, che è dominata dalla tecnica e da uno sguardo piattamente orizzontale sull’esistenza.
Il "Perì archôn" di Origene (185-254) è la prima opera giunta a noi in cui viene proposta una presentazione d'insieme del mistero cristiano. Il trattato intende fornire un'interpretazione delle principali verità del cristianesimo fondata sulla Scrittura, ma articolata in modo tale da inserirsi nella tradizione filosofica greca. Origene, con ammirabile onestà intellettuale, tratta i principali argomenti della teologia cristiana, Dio, le creature razionali, il mondo e la sacra Scrittura. Da una parte espone i contenuti della rivelazione, dall'altra conduce un'indagine molto libera e aperta sui punti non definiti dalla rivelazione perché gli amanti della verità possano dedicarsi alla ricerca della sapienza. Un'opera controversa sin dalla sua pubblicazione, che è stata comunque fondamentale nello sviluppo del pensiero cristiano.
Gli ultimi secoli della Patrologia sono in genere i meno studiati, ma offrono inaspettati punti di interesse. Accanto alle riflessioni originali di argomento cristologico (soprattutto per combattere le eresie del nestorianesimo e del monofisismo) trovano spazio ampie riflessioni esegetiche sui testi della Sacra Scrittura, ma anche interpretazioni e commenti dei testi dei Padri della Chiesa dei secoli precedenti (in modo particolare Agostino e Origene), segno che ormai la Patrologia inizia a riflettere su se stessa. Gli autori più importanti che trovano spazio in questo volume non sono soltanto Padri della Chiesa, ma anche rappresentanti del nascente monachesimo, oppure esponenti della cultura e della filosofia dell'epoca (Boezio e Cassiodoro primi fra tutti). Non manca un ampio capitolo che analizza la letteratura armena, siriana e copta, insieme alle prime controversie con il mondo islamico. Il volume è diviso in due parti: a una esposizione chiara e precisa della vita e delle opere degli autori della letteratura cristiana antica, fa seguito un'ampia antologia di testi, in modo che il lettore possa confrontarsi direttamente con i testi degli autori di volta in volta studiati.
De Liguori definiva il suo volume «Un libretto, in cui parlo della preghiera, per essere ella un mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano». Oltre a essere un tramite irrinunciabile per giungere alla salvezza eterna, la preghiera anche strumento per affrontare la vita di tutti i giorni. Sono ancora valide le parole dell'autore: «Vedo da una parte quest'assoluta necessità della preghiera, tanto per altro inculcata da tutte le Sacre Scritture, e da tutti i Santi Padri; ed al contrario vedo che i cristiani poco attendono a praticare questo gran mezzo della loro salute. E quel che più mi affligge, vedo che i predicatori e confessori poco attendono a parlarne ai loro uditori e penitenti; e vedo che anche i libri spirituali, che oggidì corrono per le mani, neppure ne parlano abbastanza».
"La preghiera dei cristiani", a cura di Salvatore Pricoco e Manlio Simonetti, è la maggiore raccolta di preghiere cristiane che oggi esista in Italia. Comprende le due forme di preghiera: la preghiera intima, segreta, quella che Gesù raccomandava col "Padre nostro". Eccone un bellissimo esempio negli scritti di Simeone il Nuovo Teologo: "Vieni, luce vera. Vieni, vita eterna. Vieni, mistero nascosto. Vieni, tesoro senza nome. Vieni, realtà ineffabile. Vieni, persona inconcepibile. Vieni, esultanza senza fine. Vieni, luce senza tramonto. Vieni, attesa verace di tutti quelli che saranno salvati. Vieni, risveglio di quelli che dormono... Vieni, solo a chi è solo, perché io sono solo, come vedi. Vieni, mio respiro e vita". La seconda forma di preghiera è quella liturgica, che trionfa specialmente a Bisanzio, con la partecipazione al rito di Cristo, lo Spirito Santo, Maria e una moltitudine di angeli.
La raccolta è divisa in quattro parti. La prima comprende i testi greci dal I al V secolo: dal "Padre nostro" al "Magnificat" alle preghiere comprese negli "Atti apocrifi", in Clemente Romano, Policarpo di Smirne, Clemente Alessandrino, Metodio di Olimpo, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Sinesio di Cirene, nella "Tradizione apostolica" e nelle "Costituzioni degli apostoli". La seconda parte comprende i testi latini dal III al V secolo: Cipriano, Arnobio, Lattanzio, Damaso, Ausonio, Ambrogio, Prudenzio, Agostino, Paolino di Noia, Sedulio. La terza parte comprende i testi greci dal V all'XI secolo: le grandi Liturgie bizantine, Romano il Melodo, Andrea di Creta, Cosma di Maiuma, Giovanni Damasceno, "l'Inno acatisto in onore della Madre di Dio". La quarta parte comprende i testi latini dal VI al XII secolo: Boezio, Cassiodoro, Draconzio, Fulgenzio, Ennodio, Venanzio Fortunato, Colomba, Paolino di Aquileia, Alcuino, Rabano Mauro, Pier Damiani, san Francesco.
Tutta l'umanita del Crisostomo nell'esortazione al cammino di conversione.
L'unico commentario evangelico integrale e sistematico redatto da Girolamo. Il Commento a Matteo è un testo unico, poiché costituisce, nella produzione di Girolamo, il solo commento integrale e sistematico di uno scritto evangelico. Prerogativa di quest'opera, dalla quale sempre traspare il tema della chiamata delle genti, è la scelta programmatica per un'esegesi letterale, che solo sporadicamente si apre alla riflessione allegorica. Il volume presenta il testo latino di D.Hurst e M.Adriaen rivisto dal curatore, la traduzione italiana e un commento, che illustra le allusioni al patrimonio esegetico precedente e rimarca i tratti di originalità delle interpretazioni geronimiane, mettendone in luce le connessioni con le polemiche contingenti.
Omelie sulle beatitudini di Gregorio di Nissa
a cura di Chiara Somenzi
Le Omelie sulle Beatitudini, che vengono qui presentate con testo greco a fronte, costituiscono il primo commento sistematico alle Beatitudini a noi noto.
Gregorio, che visualizza le Beatitudini nella forma di una scala graduale, raccoglie il testimone di una tradizione antecedente, in gran parte perduta. In essa le otto Beatitudini di Matteo erano state lette come un’unità strutturata secondo un principio dinamico ascensionale, e proposte ai catecumeni come cammino preparatorio al battesimo, una sorta di esercizio progressivo nella vita cristiana che avrebbe trovato il suo culmine, e allo stesso tempo, un nuovo punto di partenza nel sacramento battesimale.
Il Nisseno, partendo da questo sfondo, di cui mantiene le coordinate fondamentali, coglie l’occasione per collegare alle Beatitudini i temi che gli sono più cari, così che le Omelie si possono leggere come uno specchio fedele della sua riflessione sull’essere cristiani.
Che cosa dunque è un uomo? Vuoi che pronunci il più nobile e onorevole dei discorsi? Ma colui che rende bello ciò che noi siamo e dispone la nobiltà dell’uomo in modo che da essa ne tragga il maggior vanto possibile fa cominciare la genealogia della nostra natura dal fango, e la nobiltà e l’onore di cui si va orgogliosi sono imparentate con l’argilla.
Si è fatto povero il Signore, non temere neppure tu la povertà. Ma colui che si è fatto povero per causa nostra regna sull’intera creazione. Dunque se sarai povero con chi si è fatto povero, certamente anche regnerai con chi regna.
Punti forti
L’autore è considerato dalla tradizione “il padre della mistica cristiana” e questo è il primo commento sistematico delle Beatitudini nella storia dell’esegesi.
L’interpretazione del brano evangelico, collocato all’interno del panorama storico-culturale della Cappadocia del IV secolo, è una guida puntuale alla lettura.
Testo greco a fronte.
Destinatari
Studiosi dell’antichità cristiana e chi è interessato all’interpretazione della Scrittura e della spiritualità cristiana.
Autori
Gregorio di Nissa (335/340-394ca.), considerato “padre” della mistica cristiana, visse nella Cappadocia del IV sec., quando il cristianesimo, qui ancora relativamente recente, diede frutti eccezionali di spiritualità e di pensiero. Suo fratello maggiore fu Basilio Magno, vescovo di Cesarea e fondatore del monachesimo orientale. Gregorio, nominato vescovo di Nissa per volontà di Basilio che desiderava averlo come alleato nella controversia con gli ariani, scrisse molto e in vari ambiti, teologico, esegetico, pastorale, dando un contributo altissimo nella mistica.
Chiara Somenzi (curatrice), ha conseguito il dottorato in Scienze religiose all’Università Cattolica. Dal 2008 lavora come assegnista di ricerca presso il Dipartimento di scienze religiose, occupandosi di letteratura cristiana antica latina e greca, particolarmente del IV secolo (Ambrogio e i padri Cappadoci). Oltre a saggi e articoli apparsi su riviste specialistiche, ha pubblicato (con L.F. Pizzolato), I sette fratelli Maccabei nella chiesa antica d’Occidente, Milano 2005, e Egesippo Ambrogio. Formazione scolastica e cristiana a Roma alla metà del IV secolo, Milano 2009.