Autore:
Pignatta Valerio
Laureato in scienze politiche e storia, naturopata e giornalista pubblicista, è redattore e collaboratore di diverse riviste e case editrici per cui cura, come direttore editoriale, anche collane di libri sulle medicine non convenzionali. Appassionato cultore di storia dei movimenti spirituali libertari, si sta interessando sempre più alla "decrescita" e collabora con iniziative culturali legate a tale movimento. Socio fondatore del Movimento per la decrescita felice, pratica attivamente la sobrietà, difende l'autoproduzione e auspica un mercato che riscopra e valorizzi anche lo scambio di beni e servizi.
Target:
Per tutti. Ambiente cattolico e laico.
Contenuti:
In un passato anche recente molti preannunciarono che il sistema economico e il modello di sviluppo del mondo occidentale sarebbero presto entrati in collasso. Avevano ragione. Oggi sono molto chiari i limiti si questo sistema impostato sullo sfruttamento irresponsabile delle risorse naturali e sull'unico valore del guadagno a tutti i costi. Il pianeta si sta esaurendo e si sta avviando pericolosamente a diventare - se non lo è già - un'enorme discarica a cielo aperto abitata da fantasmi programmati per lavorare a basso costo e approfittare fino all'ultimo di ogni risorsa ancora disponibile. Nonostante gli annunci di catastrofi imminenti siano ormai all'ordine del giorno, una reazione positiva - che pur esiste - stenta a decollare. Forse manca una vera coscienza di quello che sta accadendo e di quello che potrebbe e dovrebbe essere fatto. In questo libro, l'Autore riporta prima di tutto una sintesi dei movimenti sociali e politici che hanno fatto crescere la responsabilità sociale e ambientale per poi far conoscere esperienze di vita di persone che si sono date come ideale quello della "decrescita", cioè di una crescita su altre basi. Compone un quadro suggestivo che stimola il lettore a riflettere su se stesso e a capire che anche lui può cambiare, recuperando, tra l'altro, cose spesso sacrificate sull'altare del progresso come l'incontro con la natura, con il tempo, con gli altri, con la vita e tutte le sue espressioni.
«Durante tutto il decennio (1919-1929) .... salari, stipendi e prezzi erano rimasti tutti relativamente stabili, in ogni caso non avevano subito un apprezzabile aumento. Di conseguenza ... i profitti erano aumentati. Tali profitti sostenevano le spese dei ricchi e inoltre alimentavano, almeno in parte, le speranze che erano dietro al boom del mercato azionario. Soprattutto essi incoraggiavano un livello molto elevato di investimenti in beni capitali. ... Quindi tutto ciò che interrompeva il flusso degli investimenti poteva causare dei guai ... perché non ci si sarebbe potuto aspettare automaticamente una compensazione mediante un incremento delle spese di consumo».
La crescita di un'impresa dipende in buona parte dalle metodologie, dall'uso corretto degli strumenti impiegati e dall'applicazione di regole efficaci. Ma anche da elementi "magici" legati alla creatività ai sogni, alle emozioni che guidano un imprenditore. Questo libro parla di entrambi questi aspetti e spiega come migliorare la leadership, promuovere la delega, aumentare l'autostima, migliorare le abilità relazionali, migliorare i rapporti con le banche, superare un passaggio generazionale.
Il contributo più innovatore di Fernand Braudel ha dato agli studi storici è senza dubbio lo sforzo di capire e interpretare i fenomeni di lunga durata. In "Civiltà materiale, economia e capitalismo", lo studioso francese ha approfondito la sua visione della storia, quasi prendendo a pretesto le vicende di quattro secoli per analizzare nelle sue diversa complessità e contraddizioni il passato, collegarlo strettamente al presente e rileggerlo in chiave antropologica. In questo volume l'avventura dell'uomo è ricostruita attraverso il cibo che i diversi paesi offrono o che dal lavoro umano sono messi in grado di offrire, le bevande, i tipi di abitazione, l'abbigliamento, gli ausili diversi per dare alle società un fondamento materiale solido.
Questo volume presenta un'esperienza di cambiamento vissuta assieme a sei imprenditori del Distretto della sedia, con i quali si è ragionato di design, di marketing, di internazionalizzazione, di logistica. Il percorso intrapreso ha portato alla formazione di un gruppo di lavoro e di una filiera maggiormente stabile, dotata di regole di funzionamento e non soltanto soggetta a 'semplici' rapporti di mercato. Tra i principali esiti: la nascita di un nuovo prodotto, la formulazione di una strategia di ingresso in un nuovo mercato, il tentativo di giungere ad una maggiore armonizzazione della logistica di filiera. Questi piccoli ma preziosi risultati testimoniano la volontà di cambiamento da parte delle imprese coinvolte e segnalano le buone potenzialità emergenti, in questa direzione, grazie all'incontro tra le imprese e le istituzioni territoriali operanti al loro sostegno.
Nel 1999 Paul Krugman aveva raccontato le crisi che hanno devastato diverse economie in Asia e in America Latina, lanciando un terribile monito: può accadere anche da noi, e possiamo andare incontro a una nuova Grande Depressione. Così come i batteri diventano resistenti agli antibiotici, anche la moderna finanza è diventata immune ai rimedi escogitati dopo la crisi del '29. I primi anni del nuovo millennio, con il boom di Wall Street e il trionfo della finanza allegra, sembravano smentire questa previsione. Poi è arrivato il "grande crac" del settembre 2008, e nelle stesse settimane Paul Krugman ha vinto il Premio Nobel per l'Economia. In questa nuova edizione del Ritorno dell'economia della depressione, ampiamente rivista e aggiornata, Paul Krugman ci fa capire come la "deregulation" e le dinamiche di un sistema finanziario svincolato da ogni controllo abbiano prodotto la peggiore crisi dagli anni Trenta a oggi. E ci illustra le misure che bisogna prendere perché fenomeni del genere non si ripetano.
La nostra epoca è dominata da un sistema economico senza più rivali: dopo il crollo del blocco sovietico, sulla scena mondiale il capitalismo è rimasto protagonista unico. Molti chiarimenti sono forniti da questa piccola guida al capitalismo come processo economico e come ideologia. È un sistema "naturale", che promuove la libertà, o una grande fucina di squilibri e disuguaglianze? Migliora la nostra vita o produce inaccettabili ingiustizie? Come è mutato nel tempo e nello spazio? E le sue ibridazioni con regimi politici autoritari? E il capitalismo globalizzato? A queste e a numerose altre domande il libro risponde chiamando in causa testimoni quali Adam Smith e Milton Friedman, John Maynard Keynes e Francis Fukuyama, Karl Marx e George Soros. Le conclusioni sono all'insegna di una preoccupazione che gli ultimi eventi sembrano confermare: che il "capitalismo scatenato" minacci di portarci verso un futuro di impoverimento.
Il dibattito sull'economia sociale di mercato, come soluzione alla crisi del sistema italiano, è stato recentemente protagonista sulle principali testate giornalistiche. Autorevoli commentatori hanno argomentato pro o contro questo modello. Ma quali sono le caratteristiche e gli sviluppi storici e teorici che lo renderebbero proponibile nel contesto attuale? L'Autore ne ripercorre la genesi, a partire da quel filone del liberalismo europeo chiamato ordoliberalismo, fino all'originale interpretazione di don Luigi Sturzo in Italia. Basata su alcuni capisaldi quali l'economia di mercato, la libera iniziativa, la lotta ai monopoli (pubblici e privati) e la stabilità monetaria, l'economia sociale di mercato è distante sia dalle dottrine interventiste come dal capitalismo selvaggio. Al centro c'è l'idea che il sistema economico, per esprimere al meglio le proprie funzioni produttivo-allocative, dovrebbe operare in conformità con una "costituzione economica" che lo Stato stesso pone in essere.
Nei confronti dell'economia industriale, delle forme moderne di organizzazione della produzione, più in generale del mercato, i cattolici hanno avuto da sempre un atteggiamento di cautela se non di diffidenza. Solo di recente, con la "Centesimus annus", questo rapporto è stato posto in termini più costruttivi. Il libro ripercorre per la prima volta la lunga e tormentata storia di questo rapporto a partire dall'inizio dell'800 studiandolo in termini rigorosi. Nelle considerazioni conclusive Barucci e Pezzotta dimostrano quali siano i fecondi sviluppi che questo atteggiamento può avere e la sua positiva attualità.
Il libro descrive L'evoluzione del pensiero economico successivo alla "Teoria generale" (1936) di Keynes. ponendolo in relazione con le vicende delle economie e le scelte di politica economica. Nel corso dei decenni post-bellici le idee economiche hanno subito un mutamento radicale: la problematica keynesiana. che aveva favorito un ampio intervento dello Stato nell'economia, ha lasciato il campo a un'economia politica critica della mano pubblica e sostenitrice dell'efficienza dei mercati. Ricostruendo questa trasformazione, il volume narra una vicenda unitaria, il cui esito segna il nostro presente. La trattazione storica facilita la comprensione dei grandi problemi economici contemporanei, evitando nella misura del possibile i tecnicismi.