L'unificazione dell'Europa si è avviata dopo la seconda guerra mondiale a partire da forme di integrazione economica. Sono diverse le fasi che hanno scandito tale processo: dalla messa in comune del carbone e dell'acciaio alla moneta unica, fino ai tentativi di costruire l'unione politica e di far parlare l'Europa con una sola voce sulla scena internazionale. Una necessità che si è resa urgente, in particolare, a seguito degli avvenimenti in Afghanistan e Ucraina. Morelli e Sondel-Cedarmas descrivono l'evolversi dell'integrazione europea alla luce del confronto tra l'approccio sovranazionale, diretto a limitare la sovranità degli Stati e a riconoscere poteri effettivi alle istituzioni comuni, e quello intergovernativo che, al contrario, ha voluto difenderne le prerogative sovrane. La decisione di unificarsi è stata una necessità derivante dalla constatazione dell'incapacità degli Stati di affrontare divisi le sfide da fronteggiare: la ricostruzione post-bellica, la crescita economica, l'aiuto ai paesi in via di sviluppo, le relazioni con le superpotenze. Nonostante contraddizioni e limiti, l'Unione europea è una delle realizzazioni più rilevanti nella storia del continente in quanto ha garantito la pace, consolidato la democrazia, assicurato un ragguardevole livello di benessere ai cittadini.
L'impegno educativo nell'ambito del disagio, della marginalità, della devianza, richiede un'identità teorica forte che in qualche modo faccia da bussola per aiutare l'educatore a navigare le «agitate acque» dell'emergenza sociale. Un'intenzionalità pedagogica che deve esprimersi in un movimento continuo di andata e ritorno tra teoria e prassi, affinché quest'ultima non cada nell'improvvisazione, nell'estemporaneo, nel casuale, o in una forma più o meno esplicita di buon senso, e la riflessione teorica non divenga fine a se stessa, perdendosi nell'astrazione. Il Metodo Integra nasce da un'attività di continua autoriflessione e condivisione di pratiche educative, dal dialogo costante tra teoria e prassi, a valle di anni di lavoro in contesti di particolare difficoltà. Una difficoltà legata alla carenza del tessuto sociale che rende una storia difficile enormemente più difficile, proprio perché il contesto non sostiene la difficoltà: il bambino con difficoltà spesso vive in una famiglia difficile, in un quartiere difficile, in una città difficile, in una Regione difficile. Educare in queste situazioni significa riuscire ad incarnare le teorie e orientare le pratiche nel confronto con questo quotidiano, con questi bambini e ragazzi, non smettendo mai di immaginare con loro e per loro un altrimenti e un altrove.
Le notizie del diavolo, oggi conosciute come fake news, non nascono con internet ma sono antiche quanto il mondo. Dagli albori della guerra di Troia, fino alle manipolazioni digitali di oggi e all'uso spregiudicato degli algoritmi, l'ombra oscura della disinformazione, simile a un veleno inodore e insapore, accompagna e avvelena ogni tipo di nostra comunicazione, privata e pubblica, giornalistica e scientifica, letteraria e commerciale. Prolungando in forme diverse l'arte della guerra e della politica, la disinformazione si è ingigantita insieme con lo sviluppo dei mass media, e oggi ha raggiunto il culmine attraverso il mezzo digitale. Nessuno può sperare di esserne immune e anzi, come si usa dire a proposito del diavolo, uno dei suoi trucchi è quello di far credere che non esista. Per contrastarla abbiamo bisogno di conoscerne la storia, le motivazioni e le tecniche. "Ultime notizie dal diavolo" di Dario Fertilio si propone come un manuale di autodifesa e uno strumento di libertà contro le menzogne di massa.
La rete è piena di esperienze di luoghi: immagini, video, recensioni, appunti di viaggio, percorsi e mappe. Informazioni condivise che danno accesso a luoghi «oltre» l'esperienza diretta, dati geolocalizzati con i quali ci orientiamo nella vita quotidiana. In che modo questi flussi di comunicazione modificano il nostro senso del luogo? E quali sono i nuovi ambienti creati dai media digitali? «Where 2.0» descrive come i media digitali hanno trasformato la geografia della nostra vita sociale: in particolare la percezione di presenza e assenza, di vicinanza e lontananza, fino a modificare le forme dello spazio pubblico e creare inedite zone di intimità tra utenti iperconnessi. L'autrice conduce la sua ricerca intrecciando contributi provenienti dai media studies e dalla geografia, e scopre una convergenza tra discipline che ? spesso senza parlarsi tra loro ? hanno indagato questi temi da prospettive diverse. Nel raccontare gli spazi ibridi che popolano le nostre cartografie mentali, il libro ricostruisce l'emergere di un'esperienza del luogo connettiva (where 2.0) che abbraccia simultaneamente più ambienti di comunicazione.
È vero che il web è pericoloso per i bambini? Genitori e insegnanti, che si servono spesso della rete a casa propria e nella vita privata, pare che ne abbiano paura quando si tratta dei loro figli o dei loro allievi. Gli adulti amano la tecnologia, i bambini e gli adolescenti anche, ma, paradossalmente, non riescono mai a usarla insieme. Come uscire da questo "blocco comunicativo" intergenerazionale e riuscire a far sedere genitori e figli e insegnanti attorno allo stesso "desco tecnologico"? In primo luogo sfatando, con una rigorosa analisi scientifica, pregiudizi e timori che non hanno ragione di essere. Questo libro, a cura della prestigiosa Académie des Sciences, è l'equivalente di un insieme coordinato di linee guida ai problemi che può comportare la progettazione e la gestione di servizi rivolti ai bambini e ai preadolescenti che utilizzino tecnologie digitali. Integrando i dati scientifici più recenti della neurobiologia, della psicologia, delle scienze cognitive, della psichiatria e della medicina, allo stesso tempo propone agli insegnanti, agli educatori - ma anche ad esempio al personale sanitario o a quello delle istituzioni museali - raccomandazioni semplici e operative che possano essere di aiuto nei differenti contesti.
In tempi recenti, i concetti di framing e di frame analysis sono diventati centrali negli studi sulle rappresentazioni mediali e giornalistiche, oltre che nell’analisi dei processi di costruzione delle news. Il riferimento al frame abbonda nelle indagini empiriche sui contenuti mediali, talvolta con non poche forzature teoriche e indeterminatezze concettuali; la stessa nozione di frame si presta a un utilizzo talora disinvolto, dovuto alla sua intrinseca interdisciplinarità e al sovrapporsi e stratificarsi di diverse accezioni.
Il volume esplora il dibattito intorno al frame come strumento teorico-empirico, analizzandone il ruolo nel definire le rappresentazioni del reale, in particolare per quel che riguarda il mondo dei media e del giornalismo.
“Incorniciare” i fatti e gli eventi, proporre una chiave di lettura e infine suggerirne un’interpretazione sono azioni che i media operano quotidianamente: compito dello studioso, dell’operatore dell’informazione come del pubblico è conoscere e decodificare queste dinamiche nonché le connessioni con le dimensioni politiche o culturali, particolarmente significative per l’analisi dei processi di costruzione sociale della realtà.
In occasione di terremoti, alluvioni e altri disastri ambientali, un numero crescente di cittadini si rivolge ai social media per ottenere e diffondere informazioni, oltre che per condividere emozioni, cercare supporto, offrire il proprio aiuto alle popolazioni colpite. Anche le istituzioni hanno iniziato a muoversi in tali ambiti, tra ritardi e casi d’eccellenza.
Che cosa fanno davvero i cittadini sui social media, durante le emergenze? Quali bisogni esprimono? Che contributo possono dare? Chi sono gli influencer, in questi contesti? Che ruolo giocano le istituzioni e i media tradizionali? È possibile costruire una grammatica per una più efficace comunicazione d’emergenza sui social media?
Il volume affronta simili questioni con un taglio multidisciplinare, offrendo una riflessione teorica attenta al dibattito internazionale – e fondata sulla letteratura dedicata alla comunicazione d’emergenza e agli internet studies – e una serie di casi di studio che si concentrano su terremoti e alluvioni che hanno di recente colpito il territorio italiano (dal terremoto in Emilia del maggio 2012 all’alluvione in Sardegna del novembre 2013).