C’è un evento chiave nella storia di Auschwitz. Il 12 maggio del 1942, un convoglio da Sosnowiec scarica 1500 ebrei che, per la prima volta, non vengono né internati, né selezionati per le squadre di lavoro, né picchiati o freddati con un colpo di pistola. Vengono inviati direttamente alle camere a gas.
Così si compie il destino di Auschwitz: non più un campo di concentramento né di lavoro coatto, ma una colossale macchina progettata per l’annientamento sistematico di esseri umani. Attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e dei carnefici, Il regno di Auschwitz descrive questa tragica parabola, fino all’evacuazione del gennaio 1945.
Nessuno sa quanti abbiano perso la vita dietro quel filo spinato. E nessuno lo saprà mai, visto che i nazisti bruciarono tutti i documenti abbandonando Auschwitz, rendendo incalcolabile il numero effettivo delle vittime. Il comandante del campo Rudolf Höss, processato dopo la guerra, si dichiarò responsabile dell’eliminazione di due milioni e mezzo di persone, più «un altro mezzo milione di morti per fame e malattie». Poi però aggiunse: «Non ho mai saputo il numero complessivo e non ho modo nemmeno di stimarlo».
Ma, per quanto suoni terribile dirlo, il punto non è quanti ebrei siano stati uccisi. Il punto è che l’obiettivo era ucciderli tutti. È questo che definisce il genocidio. Vernichtung, annientamento. E Auschwitz ne è il simbolo, il più eloquente di tutti, perché più di tutti gli altri campi dette il suo spaventoso contributo alla Soluzione Finale. È per questo che la storia umana può solo dividersi in un prima e un dopo Auschwitz.
In un mondo dove l'uomo crede di avere in mano il suo destino, corriamo un grande rischio: non ammettere che il filo rosso dell'esistenza si possa indebolire e spezzare e non comprendere gli aspetti positivi di ogni trasformazione a partire dalla bellezza di invecchiare. Vittorino Andreoli ci racconta la vecchiaia come capitolo originale dell'esistenza e non come un'età «malata». Chi ha «danzato a lungo col tempo» ha maggiore capacità di sperimentare la gioia e considerare il piacere. Talvolta è sufficiente un sorriso, un nipote che si mostra interessato ad ascoltare, l'affiorare di un sentimento puro. Il piacere si lega alla tenerezza, a una nuova intimità, alla lentezza di un gioco che impegna tutto il corpo e che si fa sempre più creativo, slegato com'è dai modelli prestazionali della cosiddetta «vita attiva». Siamo passati dalle generazioni biologiche a quelle psicologiche e, infine, a quelle digitali, che hanno ribaltato i rapporti tra giovani e vecchi, mettendo in crisi l'idea di saggezza e di autorevolezza. Ma è solo recuperando il ruolo cruciale dell'ultima età che possiamo iniziare a riparare la società in cui viviamo, sostituendo ai concetti meccanici di salute e malattia una nuova dimensione del «bendessere».
Questo volume approfondisce una tesi centrale nel lavoro di Augusto Del Noce: la necessità di ridiscutere la concezione tradizionale della storia della filosofia moderna, vista come un processo necessario verso una radicale immanenza, e per questo è cruciale l’incontro con Cartesio, considerato il suo iniziatore. Oltre le classiche, ma unilaterali, interpretazioni razionalistiche, idealistiche, positivistiche o religiose emerge l’ambiguità della filosofia cartesiana, per cui se da un lato si danno momenti immanentistici, in conseguenza della separazione fra ragione e storia, dall’altro non è possibile mettere fra parentesi la teoria della libertà divina. Cartesio, nel quale si può cogliere l’espressione della Riforma cattolica come compiuta reazione all’ultimo momento naturalistico-scettico-libertino del pensiero Rinascimentale, reagisce alla «non desiderabilità» atea dell’esistenza di Dio visto come un Dio malvagio che non permette di distinguere il vero dal falso. La ricerca della vittoria sul Dio ingannatore e malvagio è quindi l’anima della metafisica cartesiana, che si specifica nella storia del pensiero religioso come un antinaturalismo – antitesi esatta del tomismo – strettamente connesso con la genesi, della cui portata Cartesio non è consapevole, del principio d’immanenza. Perciò il cartesianismo, sorto nell’orizzonte della Riforma cattolica, ne rappresenta, insieme, la crisi.
La nuova edizione di un’opera fondamentale per la storia della filosofia, con una postfazione di Enzo Randone e Giuseppe Riconda.
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Può una quindicenne mettere davvero i social al guinzaglio? Veronica ha 15 anni e frequenta il liceo. La prof le assegna un compito nel quale deve descrivere come impiega il suo tempo. Mentre scrive il tema calcola il tempo che dedica ai social. Il risultato è sorprendente: sei ore al giorno! Decide di fare un esperimento: sconnettersi per un mese e dimostrare a se stessa e a tutti di esserne capace. L'impresa la mette alle corde. Come si vive una relazione se non puoi chattare con il tuo ragazzo? Il romanzo è scandito dal racconto dei giorni in cui rimane sconnessa e delle crisi che deve superare trovando una soluzione alternativa all'uso del cellulare. Il libro è, quindi, anche un percorso ripetibile per tappe e se a qualcuno viene lo schiribizzo, può usare i 30 capitoli del racconto come un manuale per disintossicarsi dai social. Buona fortuna!
È ancora possibile oggi "un discorso su Dio"? E se sì, secondo quale metodo? Molti teologi sostengono che oggi non sono in discussione soltanto dogmi o singole riforme, quanto i fondamenti stessi della fede e soprattutto la possibilità di parlare ancora di Dio. La teologia è chiamata ad affrontare questa situazione mediante una riflessione di fondo: se e in che modo essa può e deve ancora realizzarsi nell'oggi come discorso su Dio? Per rispondere a questo interrogativo cruciale, la teologia deve riflettere sul suo metodo. È questo lo scopo di questo saggio che cercherà di rispondere alla questione dopo oltre cinquant'anni dal Vaticano II.
Quattro autorevoli Voci del panorama intellettuale italiano sottolineano la forza generativa del dialogo nella cultura contemporanea. Di fronte a un clima sociale spesso intollerante e aggressivo nei confronti della diversità culturale, religiosa, ideologica e politica, il testo offre un percorso tra psicologia, teologia ed economia di ripensamento e valorizzazione della natura eminentemente dialogica della vita umana. In questa prospettiva gli autori evidenziano la forza creativa e innovativa del dialogo, mostrano le sue straordinarie potenzialità, la sua attualità e capacità di rispondere alle domande del presente, la strada che esso apre affinché emergano obiettivi comuni, nelle rispettive tradizioni e differenze, tesi non alla divisione ma all'unità.
Il volume completa la pubblicazione della Bibbia Commentata dai Padri. Fin dagli inizi, l'interpretazione del Vangelo di Giovanni e della sua concezione della divinità di Cristo è stata al centro delle accese controversie teologico-dottrinali che scossero la Chiesa antica. Nel fiorire di studi e commenti dedicati all'opera giovannea ben si inserisce il volume, che raccoglie il meglio della riflessione patristica. Scopo del lavoro è offrire un campione rappresentativo delle tendenze esegetiche dei Padri su ogni singolo passo evangelico. Alla solida base offerta dai commenti di Origene, Giovanni Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia, Cirillo di Alessandria, Agostino, si unisce un'ampia gamma di generi, opere e autori, che rende questo volume uno dei più ricchi della serie La Bibbia Commentata dai Padri. Anche l'approfondimento filologico (un'accurata descrizione dei problemi testuali e delle varianti presentate dai Padri) rappresenta una sostanziale novità per questa serie, nonché un'aggiunta rispetto all'edizione americana.
Un racconto per bambini, scritto e illustrato da bambini. E anche la storia è quella di una bambina, Liliana Segre, che nel 1938 fu espulsa dalla scuola, per poi essere respinta, deportata, violentemente separata da suo padre all’arrivo ad Auschwitz. Una storia drammatica, raccontata dai bambini ai bambini, come solo loro sanno fare. Con parole semplici e dolci, per esprimere «l’indicibile» e per diventare «messaggeri di memoria».
«La scelta del titolo Liliana e la sua stellina, che io stessa ho suggerito all’insegnante, racchiude la forza che serve a superare il dolore ed evidenzia come, anche in quell’orrore, io abbia scelto la vita. In questo fumetto si legge una lezione di storia semplice ma empatica e incisiva, l’aspetto emozionale si accompagna a un percorso di conoscenza che permette alle emozioni appunto di ancorarsi ai fatti storici: la mia piccola storia di perseguitata e deportata si lega agli eventi drammatici che hanno segnato la grande Storia».
(dalla prefazione di Liliana Segre)
Nelle città moderne - sempre più centro di contaminazione tra razze e culture - si decideranno le sorti dell'umanità: è qui che il bisogno di sicurezza si confronta con le limitazioni della libertà, è qui che la mixofilia lotta contro la mixofobia, il terrore con le speranze, la paura dell'altro con l'accettazione e la comprensione. Trasformare la convivenza tra culture diverse da minaccia in risorsa, suggerisce Bauman, è compito della politica, delle istituzioni, di chi pianifica le città e di chi le costruisce. Ma, soprattutto, è compito di chi le abita.
Tutti sanno chi era Paolo di Tarso, pochi invece conoscono il suo contemporaneo Yohanan ben Zakkai. Eppure entrambi, a modo loro, hanno dato l’avvio a una nuova religione, e entrambe queste religioni (cristianesimo e ebraismo moderno) sopravvivono ancora oggi. Nel I secolo d.C. Yohanan era nella Gerusalemme assediata dalle armate di Tito. Poco prima dell’attacco romano riuscì a scappare dalla città e a farsi ricevere dall’imperatore, al quale chiese il permesso di istituire una scuola nel “vigneto di Yavneh”. Tito glielo concesse, e fu così che iniziò a svilupparsi l’ebraismo dei rabbini, il quale, modificato nei secoli, è di fatto quello di oggi. Il nucleo di questa dottrina è una quasi infinita serie di discussioni tra saggi, durata cinque secoli, nella quale quasi sempre contano più le domande e le argomentazioni che le risposte. Quando questa immensa tradizione orale venne messa per iscritto, divenne il Talmud: 37 volumi di dispute serrate tra saggi rabbini praticamente su ogni cosa. Scritto in due lingue (ebraico e aramaico), con uno stile tutto meno che lineare, il Talmud (nelle sue due versioni, babilonese e palestinese) è oggi considerato una delle opere più complesse che esistano e il fondamento stesso dell’ebraismo. La sua storia è un tutt’uno con la storia degli ebrei. Harry Freedman ci regala una breve, efficace e godibile “biografia” di questo libro incredibile, che di vicissitudini ne ha passate davvero molte. Dalle sue origini mesopotamiche al rapporto con gli arabi, dall’incontro coi cristiani alle dispute medievali, dal commento di Rashi alla prima versione a stampa pubblicata a Venezia, passando attraverso i molti roghi che tentarono di arginarne l’insegnamento, le condanne papali, e poi l’Illuminismo, l’Ottocento e la Notte dei Cristalli. Il Talmud – questo libro sconosciuto – ne esce come uno dei più nascosti ma potenti punti di origine della modernità, nonostante sia stato a lungo temuto, bruciato, ostracizzato e ben poco studiato dai non ebrei. Eppure al Talmud, nelle diverse epoche, si sono ispirati in moltissimi, spesso senza saperlo.
“Bettino Craxi era antipatico perché incarnava la politica in un’epoca di crollo delle ideologie e di avversione ai partiti. Perché non temeva né di macchiarsi di una colpa né di affrontare l’odio. Perché era alto e grosso, ribelle e autoritario e anche se tendeva alla pace e sorrideva sembrava sempre in guerra. Perché diceva quel che pensava e faceva quel che diceva, anche le cose spiacevoli. Perché affascinava o irritava coi suoi proverbi popolari o mostrandoti l’altra faccia della luna; perché era sospettoso e coraggioso, razionale e realista fino al cinismo. Perché era sicuro, troppo sicuro di sé, e per dieci anni ha guidato la politica italiana e per quattro il governo coi migliori risultati. Perché sfidò gli USA di Reagan e l’URSS. Perché tenne in scacco la Dc e il PCI alternando coerenza e spregiudicatezza. Perché affrontò il partito del potere e del denaro. “Oggi, a distanza di vent’anni dalla sua morte, è possibile e anzi necessario ripensare Craxi e recuperare il suo lascito, per colmare il vuoto lasciato dal riformismo socialista e dal socialismo liberale. La sua figura suscita ancora tante domande e comprenderla può fornire tracce importanti per capire la crisi della sinistra, della democrazia liberale e l’irruzione del populismo e del nazionalismo in Italia e nel mondo. Questo libro non è una biografia, piuttosto il profilo umano e intellettuale di un leader e il manifesto politico che nel labirinto di intenzioni, di successi e di tracolli di un'’epoca appena passata districano i fili che la connettono alle contraddizioni e agli interrogativi dell'attualità." - Claudio Martelli