Le nostre vite sono segnate da oggetti che restano impressi nella memoria, come a scandirla con visioni e suoni che sembrano rimasti lì, a fissarci per sempre. Vittorio Zucconi affronta questo viaggio nel ricordo e ricuce i momenti di una vita popolata da personaggi straordinari. Così anche gli oggetti si animano e animano la scrittura: ci sono il ticchettio della Lettera 22 paterna a cadenzare le insonnie infantili e il videoregistratore Betamax, frutto dimenticato di anonimi ingegneri della Sony, per sfuggire alla noia asfissiante dei plumbei inverni sovietici. Ci sono i dibattiti metafisici sulla piadina perfetta di Milano Marittima e l'aereo scalcagnato della campagna presidenziale di Bush, che sembrava a ogni momento sul punto di schiantarsi ma offriva in cambio un posto in prima fila nello spettacolo della democrazia. E poi c'è l'ossessione ricorrente, la ricerca "illusoria e passeggera" per eccellenza, quella del lato fresco del cuscino. E può essere un ricordo di bambino - le vacanze in Romagna, l'afa dell'Adriatico e i letti intrisi di sudore - o l'alba della liberazione di Kuwait City, mentre in un albergo rovente di Dammam si cercava solo di dormire per non pensare alla "madre di tutte le guerre". Un viaggio nella memoria, una ricerca archeologica che diventa il romanzo di una vita, con quel poco di nostalgia che tutti ci possiamo concedere, ma qui ammaestrata dall'ironia del giornalista di razza.
Alcune delle nostre decisioni sono così folli se guardate in retrospettiva che difficilmente possiamo credere di averle mai prese davvero. Eppure sì, l'abbiamo fatto... I dubbi tormentano: scegliere "di pancia" o "di testa"? Delegare o controllare? Cambiare lavoro o restare? E se le opzioni sono troppe? Jochen Mai ci guida attraverso i risultati più recenti della psicologia cognitiva, dell'economia comportamentale e degli studi sul cervello, per svelarci i meccanismi nascosti che si attivano ogni qual volta prendiamo una decisione. Offre inoltre consigli pratici, presenta diverse tecniche decisionali, fornisce esempi concreti per affrontare le nostre prossime decisioni più consapevolmente. Identificando gli errori di ragionamento più classici in cui cadiamo e i dilemmi in cui ci ritroviamo incastrati di volta in volta, Jochen Mai ci dice come migliorare le nostre capacità decisionali, rendendoci più autonomi, meno influenzabili e più soddisfatti. Cosa influenza le nostre decisioni? Come arriviamo a maturarle? Perché oggi decidiamo una cosa e domani qualcosa di completamente diverso? Cosa distingue gli uomini dalle donne in fatto di decisioni? Cosa guida le nostre scelte in famiglia e con il partner? E al lavoro? E al supermercato? Una sola decisione buona o cattiva può cambiare il corso della nostra vita per sempre. Questa guida completa alla scienza della decisione ci insegnerà a valutare, ponderare, prendere una direzione anziché un'altra, e ci farà aprire gli occhi sulle trappole lungo il percorso che porta a una scelta, senza dovercene così pentire subito dopo.
Dalla Repubblica dell'antica Roma agli oligarchi russi di oggi, è sempre stato così: un ristretto numero di individui spaventosamente ricchi domina l'economia e la politica del suo tempo. Come abbiano accumulato capitali così spropositati diventa irrilevante una volta che siano entrati nella ristretta cerchia di chi conta davvero. Dal banchiere dei papi Cosimo de' Medici ai padroni delle ferriere della Rivoluzione industriale, l'origine di quelle favolose fortune viene presto dimenticata, mentre i super-ricchi forniscono fondi per la costruzione di chiese e istituzioni culturali, si inventano patroni delle arti e delle lettere e, ansiosi di essere accettati dall'establishment, si sforzano di ripulire la loro immagine con grandiosi gesti di filantropia, esibizioni di stile e opulenza, imprese che i comuni mortali possono solo sognare. Gli oggetti del desiderio e gli status symbol possono cambiare, ma le regole sono sempre le stesse: gli schiavi, le concubine, i forzieri pieni d'oro e i castelli inespugnabili hanno lasciato il posto ai jet privati, i super-yacht, le isole private e le squadre di calcio, ma il gioco rimane uguale - e la storia sembra dimostrare che questo 0,01% vince ogni volta sul restante 99,99%. Ma è destinato a essere sempre così? dimostrare che questo 0,01 per cento vince sempre sul restante 99,99 per cento. Ma è destinato a essere sempre così?
Far capire la scienza significa far capire la natura, e la chiave fondamentale per capire la natura è offerta dalla teoria dell'evoluzione. Ma la teoria dell'evoluzione nelle mani di quel grandissimo divulgatore oltre che importante scienziato che è Stephen Jay Gould si trasforma in uno strumento per comprendere non solo le bizzarrie e le stranezze della natura, bensì anche il carattere fondamentalmente storico del mondo stesso. Gould, che ama definirsi "galileiano", prende l'avvio da particolari spesso modesti per risalire poi a concetti più generali. I particolari, per quanto possano apparire strani e slegati, rientrano infatti sempre in un contesto storico generale di cui aiutano a spiegare l'unità. Per Gould, tutto, anche la natura, è storia, perciò occorre il rispetto assoluto del fatto storico, anche dell'imperfezione, che spesso è la chiave principale per comprendere il meccanismo dell'evoluzione. E per quanto disparati siano gli argomenti trattati nei suoi saggi, contengono sempre una lezione di metodo e di stile; riescono sempre a comunicare al lettore una visione chiara della scienza, senza tuttavia mai rinunciare alla ricchezza e alla complessità intellettuale. Il seguito delle "Riflessioni di storia naturale iniziate" con "Bravo brontosauro".
Tra le grandi allegorie letterarie, "Flatlandia" è sicuramente quella che rimane oggetto di maggior culto tra scienziati, cyberpunk e appassionati di letteratura fantastica. Il mondo piatto immaginato e descritto minuziosamente nei suoi usi e costumi da Edwin Abbott può essere abitato soltanto da figure geometriche che frequentano una scala sociale che discende dai poligoni fino ai triangoli (e più in là fino alle povere semplici linee rette - le donne - a cui non è data neppure la bidimensionalità), tutte quante inconsapevoli della possibile esistenza di dimensioni altre. Abbott delinea in queste pagine una satira assai poco velata della società vittoriana rigidamente divisa in classi. Ma il fascino di "Flatlandia" va ben oltre il contingente del pamphlet politico. Nella seconda parte del libro Abbott narra difatti l'incontro del suo protagonista, il Quadrato, io narrante dell'opera, prima con il mondo monodimensionale di Linealandia, e in seguito con un'inconcepibile Sfera, alla ricerca di un apostolo che possa divulgare il concetto della tridimensionalità nel paese di Flatlandia, trascinando così il Quadrato in un viaggio iniziatico in altre dimensioni.
"Sulla vita" fu finito di stampare nel gennaio del 1888. Dalla tipografia il libro passò, come d'uso, al Comitato della censura: e non ne uscì più. La censura laica lo silurò subito, mentre la censura religiosa - due mesi dopo - condannò alla confisca tutte le copie del libro. Nel frattempo, come avveniva da qualche anno per tutte le opere di Tolstoj vietate, anche "Sulla vita" conosceva in Russia un'ampia diffusione tramite edizioni illegali, per lo più artigianali. "Sulla vita", insomma, fu un trionfo: uno dei primi grandi successi internazionali di quella carriera di polemista social-religioso che Tolstoj aveva inaugurato una decina d'anni addietro, con "La confessione". Il fulcro delle sue riflessioni era inteso a ribadire le ragioni di un cristianesimo rigorosamente evangelico, contro le Chiese istituzionali e il loro "pseudo-cristianesimo" impartito alle greggi, ma anche contro quell'ordine costituito che in tutti gli stati "cristiani" aveva appunto nelle Chiese i suoi migliori alleati. Sia secondo i seguaci, sia secondo i critici di Tolstoj, "Sulla vita" è importante in quanto originalissima, illuminante reinterpretazione del concetto evangelico di "vera vita", con stimolanti implicazioni filosofiche, contrapposta a un cristianesimo trasformatosi in "religione della morte". Un testo decisivo per comprendere l'evoluzione del pensiero di Tolstoj.
«No, non è correndo, non è nel tumulto delle folle e nella calca di cento cose scompigliate che la bellezza si schiude e si riconosce. La solitudine, il silenzio, il riposo sono necessari ad ogni nascita, e se talvolta un pensiero o un capolavoro scaturisce in un lampo, è perché l’ha preceduto una lunga incubazione di vagabondaggio ozioso».In questo breve testo degli anni Trenta Jacques Leclercq celebra le dolcezze e le virtù dell’indolenza e della lentezza, fondamentali per poter pensare, ammirare e rendere la nostra vita propriamente umana.
Sommario
Elogio della pigrizia. Supplemento all’elogio della pigrizia. Nota di lettura. Virtù della lentezza (E. Pace).
Note sull'autore
Jacques Leclercq (1891-1971), moralista e sociologo, è stato canonico e professore all'Università cattolica di Lovanio. Nel 1926 ha fondato e diretto la rivista La Cité chrétienne. Ha inoltre partecipato alla fondazione dell’École des Sciences politiques et sociales e della Société d'Études politiques et sociales.
Tra le sue opere: Leçons de droit naturel (5 volumi, 1927-37); Essais de morale catholique (4 volumi, 1931-38); Introduction à la sociologie (1948); La philosophie morale de St. Thomas devant la pensée contemporaine (1955); Du droit naturel à la sociologie (2 volumi, 1960), Le révolution de l'homme au 20e siècle (1963); Croire en Jésus-Christ (1967); Où va l'Église d'aujourd'hui? (1969).
Come contrastare il potere delle grandi corporations e dei super ricchi? Nell'attuale contesto globale la veduta corta sembra imperare: ne sono esempio il capitalismo neoliberista che, ignorando le issues sociali e ambientali, distruggerà le proprie risorse; e i movimenti populisti che, ripiegati ostinatamente e illusoriamente entro confini nazionali, non riusciranno mai a imporre una qualche regolazione a livello sovranazionale. Solo organismi con competenze internazionali come ad esempio l'Ue o l'Ocse, purché investiti di un forte mandato democratico, potranno portare tutti i protagonisti ad abbandonare le proprie spinte autolesioniste.
Il rinnovato interesse odierno per la cultura organizzativa ha indotto Edgard Schein a mettere mano a un’ampia revisione del suo testo, diventato ormai un classico, presentando, in questa quinta edizione, le ricerche e i dati più recenti che sono massimamente rilevanti per il mondo dell’impresa.
Il cambiamento culturale e organizzativo è una delle sfide più complesse da affrontare per il management. Schein offre qui una guida necessaria per muoversi in un mondo sempre più multiculturale, integrata da nuovi esempi pratici e da due capitoli che esaminano le possibili soluzioni alle difficoltà di lavorare in questi nuovi contesti.
Camminare è diventato un gesto sovversivo. Non serve essere atleti professionisti, aver scalato l'Everest o raggiunto il Polo Nord, come Erling Kagge. La rivoluzione è alla portata di chiunque. Basta decidere di rinunciare a qualche comodità e spostarsi a piedi ogni volta che è possibile. Anche in città, anche nel quotidiano. Sottrarsi alla tirannia della velocità significa dilatare la meraviglia di ogni istante e restituire intensità alla vita. Chi cammina gode di migliore salute, ha una memoria più efficiente, è più creativo. Soprattutto, chi cammina sa far tesoro del silenzio e trasformare la più semplice esperienza in un'avventura indimenticabile.
Il fisico visionario Geoffrey West è un pioniere nel campo degli studi sulla complessità. Il termine "complessità" può essere fuorviante però, perché ciò che rende le scoperte di West così interessanti è che ha trovato una semplicità che unisce fenomeni apparentemente complessi e diversi, come sistemi viventi e le città. Affascinato dall'invecchiamento e dalla mortalità, West ha applicato il rigore di un fisico alla questione biologica del quanto e del perché viviamo. Il risultato è stato sorprendente: West ha per esempio scoperto che, nonostante la diversità dei mammiferi, in realtà siamo tutti, in larga misura, versioni in scala. Se si conosce cioè la dimensione di un mammifero, è possibile utilizzare le leggi di scala per imparare tutto, da quanto cibo mangia al giorno, quale sia il suo battito cardiaco, quanto tempo ci vorrà per crescere, la sua aspettativa di vita. Inoltre, l'efficienza dei sistemi circolatori dei mammiferi si basa esattamente sul peso: se si confronta un topo, un umano e un elefante su un grafico logaritmico, si ottiene che, a ogni raddoppiamento del peso medio, una specie vive il 25% in più. Anche le città sono costellazioni di reti e le leggi di scalabilità si possono applicare con molta precisione anche a loro. West ha poi applicato il suo lavoro al mondo degli affari. Questa indagine ha portato a potenti intuizioni sul perché alcune aziende prosperino mentre altre falliscano. «La misura di tutte le cose» è la storia di un'avventura scientifica sulle leggi naturali elementari che ci legano in modi semplici ma profondi.
"Dawla" in arabo significa Stato ed è uno dei modi in cui gli affiliati dello Stato islamico chiamano la propria organizzazione. Gabriele Del Grande è andato a incontrarli in un avventuroso viaggio partito nel Kurdistan iracheno e terminato con il suo arresto in Turchia. Questo libro è il racconto delle loro storie intrecciate alla storia più grande dell'ascesa e della caduta dello Stato islamico. Un racconto che parte nel 2005 nei sotterranei del carcere di massima sicurezza di Saydnaya, in Siria, e che passa per la rivoluzione fallita del 2011, la guerra per procura contro al-Asad, il ritorno del Califfato e gli attentati che hanno sconvolto l'Europa. Del Grande mette in scena una galleria di personaggi le cui vicende si snodano in un intreccio di storytelling e geopolitica. Un manifestante siriano spinto da un'autentica sete di giustizia a prendere le armi e che, davanti alla corruzione dell'Esercito Libero, sceglie di arruolarsi nel Dawla, dove farà carriera come agente dei servizi segreti interni ed emiro della polizia morale, hisba. Un hacker giordano in fissa con l'esoterismo giunto in Siria seguendo le profezie sulla fine del mondo e finito nel braccio dei condannati a morte in una prigione segreta del Dawla. E un avventuriero iracheno ingaggiato da un ex colonnello dell'Anbar che grazie alla propria intraprendenza si addentrerà nel livello più oscuro dei servizi segreti del Dawla, quello responsabile della pianificazione degli attentati in Europa. Questo libro ci racconta storie forti, piene di colpi di scena, avventure, sentimenti, rabbia, amore, vita, morte, punti di vista opposti sulla guerra e sul mondo. Il volume nasce da un progetto di crowdfunding che ha avuto un appoggio appassionato e generoso da parte dei sostenitori di Del Grande, qui impegnato ad affrontare lo scomodo punto di vista dei carnefici. "Non per giustificare, non per umanizzare. Ma unicamente per raccontare e, attraverso una storia, cercare una risposta, ammesso che ve ne sia una, a quell'antica domanda sulla banalità del male che da sempre riecheggia nelle nostre teste dopo ogni guerra".