LE TRACCE
ANCORA CROCIFISSO!
• Crucifixus di Gioachino Rossini (invocazione n. 1)
• Miserere di Gioachino Rossini (invocazione n. 2)
• Domine, lava me di Gioachino Rossini
• Kyrie di Gioachino Rossini (autografo di Milano) (invocazioni n. 3-4)
• Ecce enim di Gioachino Rossini
• Kyrie eleison di Gioachino Rossini
• Asperges me di Gioachino Rossini
• Giovanna d’Arco di Gioachino Rossini
• Domine labia mea di Gioachino Rossini
• Kyrie III di Gioachino Rossini (manoscritto di Bologna) (invocazioni n. 13-14)
• Sacrificium di Gioachino Rossini (invocazione n. 15)
I CIRENEI DELL’AMORE
• O caput cruentatum di J.S. Bach (invocazioni n. 16-21)
• I miracoli (dell’amore) di Guido Cataldo (invocazioni n. 22-25)
• Stabat Mater di Guido Cataldo (invocazioni n. 26-29)
La sofferenza è un’esperienza universale e l’umano è “homo patiens”, conosce la sofferenza e da essa non può fuggire. La sofferenza, fisica, psichica o morale, è il caso serio della nostra esistenza; sentiamo la nostra vita fragile, minacciata e limitata dal male, e non cessiamo di interrogarci: “Perché?”. In verità non c’è spiegazione al problema del male, della malattia, della morte; anche per chi ha fede in Dio, la sofferenza resta un enigma che può oscillare tra scandalo e mistero.
Ma alla sofferenza si può dare un senso quando, negata ogni rassegnazione, senza cadere nella rivolta che contesta la vita o Dio, senza disperare, ci si sottomette con un “amen”. Allora si può dire: “Io sono più grande della sofferenza che vivo, perché trovo il segreto della mia esistenza nell’amare e nell’essere amato”. Gesù ha tracciato per noi una via riguardo alla sofferenza, un cammino di mitezza e di umiltà. “Ecce homo!” (Gv 19,5). Egli è l’uomo, debole, precario, che ha vissuto fino all’estremo l’amore, e nella sofferenza ha dato la vita per noi, vincendo con l’amore la morte.
Nessuna povertà ci è estranea. Nasciamo nella nudità, viviamo nella precarietà, moriamo nella solitudine. L’uomo è radicalmente povero, sempre bisognoso dell’altro.
I testi dell’Antico Testamento dipingono il povero con i volti degli orfani e delle vedove, degli stranieri, degli schiavi e dei malati. Figure diverse, ma tutte accomunate dalla consapevolezza di un bisogno che solo Dio può colmare. Sono questi poveri a insegnare a Israele ad attendere il Messia, il re giusto e liberatore. Ma la Bibbia rivela anche un Dio che è dalla parte dei poveri, che ascolta il loro grido anche quando non ha voce, e che li ama più di ogni altro. È questo stesso Dio che in Gesù si fa povero, fino ad assumere la condizione di schiavo. Gesù ha incontrato i poveri e si è messo alla scuola del loro magistero di umanità. A noi è chiesto di seguirne le tracce, perché la comunione è il cuore del cristianesimo.
Querido Diego: (...) Siempre he creído que el «celo apostólico» es la gran gracia del Espí- ritu a la Iglesia y a sus pastores: la de salir con coraje a la calle, a las periferias, donde tantos hermanos necesitan experimentar la alegría del Evangelio, que Dios es Padre Misericordioso y que de verdad no quiere que se le pierda ni uno solo de sus pequeñitos. Que «Las diez cosas» puedan hacer el bien y el Señor lo multiplique, suscitando nuevas vocaciones sacerdotales en medio de su pueblo, que hambrea pastores que lo cuiden y lo sanen, que lo alimenten, lo consuelen y conduzcan por los caminos del Espíritu. (De la carta de agradecimiento del papa Francisco al autor).
«Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11): ecco il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo e dunque anche per tutti i giovani e le giovani del III millennio, nessuno escluso. Annunciare la gioia del Vangelo è la missione che il Signore ha affidato alla sua Chiesa. Il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e l'Esortazione Apostolica Evangelii gaudium hanno affrontato come compiere questa missione nel mondo di oggi; all'accompagnamento delle famiglie incontro a questa gioia sono stati invece dedicati i due Sinodi sulla famiglia e l'Esortazione Apostolica Postsinodale Amoris laetitia. In continuità con questo cammino, attraverso un nuovo percorso sinodale sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», la Chiesa ha deciso di interrogarsi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all'amore e alla vita in pienezza, e anche di chiedere ai giovani stessi di aiutarla a identificare le modalità oggi più efficaci per annunciare la Buona Notizia. Attraverso i giovani, la Chiesa potrà percepire la voce del Signore che risuona anche oggi. Come un tempo Samuele (cfr. 1Sam 3,1-21) e Geremia (cfr. Ger 1,4-10), ci sono giovani che sanno scorgere quei segni del nostro tempo che lo Spirito addita. Ascoltando le loro aspirazioni possiamo intravvedere il mondo di domani che ci viene incontro e le vie che la Chiesa è chiamata a percorrere. La vocazione all'amore assume per ciascuno una forma concreta nella vita quotidiana attraverso una serie di scelte, che articolano stato di vita (matrimonio, ministero ordinato, vita consacrata, ecc.), professione, modalità di impegno sociale e politico, stile di vita, gestione del tempo e dei soldi, ecc. Assunte o subite, consapevoli o inconsapevoli, si tratta di scelte da cui nessuno può esimersi. Lo scopo del discernimento vocazionale è scoprire come trasformarle, alla luce della fede, in passi verso la pienezza della gioia a cui tutti siamo chiamati. La Chiesa è consapevole di possedere «ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste» (Messaggio del Concilio Vaticano II ai giovani, 8 dicembre 1965); le ricchezze della sua tradizione spirituale offrono molti strumenti con cui accompagnare la maturazione della coscienza e di un'autentica libertà. In questa prospettiva, con il presente Documento Preparatorio, si dà avvio alla fase della consultazione di tutto il Popolo di Dio. Il Documento ' indirizzato ai Sinodi dei Vescovi e ai Consigli dei Gerarchi delle Chiese Orientali Cattoliche, alle Conferenze Episcopali, ai Dicasteri della Curia Romana e all'Unione dei Superiori Generali ' termina con un questionario. È prevista inoltre una consultazione di tutti i giovani attraverso un sito Internet, con un questionario sulle loro aspettative e la loro vita. Le risposte ai due questionari costituiranno la base per la redazione del Documento di lavoro o Instrumentum laboris, che sarà il punto di riferimento per la discussione dei Padri sinodali. Questo Documento Preparatorio propone una riflessione articolata in tre passi. Si comincia delineando sommariamente alcune dinamiche sociali e culturali del mondo in cui i giovani crescono e prendono le loro decisioni, per proporne una lettura di fede. Si ripercorrono poi i passaggi fondamentali del processo di discernimento, che è lo strumento principale che la Chiesa sente di offrire ai giovani per scoprire, alla luce della fede, la propria vocazione. Infine si mettono a tema gli snodi fondamentali di una pastorale giovanile vocazionale. Si tratta quindi non di un documento compiuto, ma di una sorta di mappa che intende favorire una ricerca i cui frutti saranno disponibili solo al termine del cammino sinodale.
Wittenberg, 31 ottobre 1517. Martin Lutero, un oscuro monaco e teologo tedesco, affigge alla porta di una chiesa 95 “tesi” di durissima critica alle indulgenze. Per i manuali scolastici come per l'opinione comune è l'inizio di una ribellione alla Chiesa di Roma che sfocerà nella Riforma protestante. Ma le cose non andarono esattamente così. Tanto per cominciare, le famose 95 “tesi” verosimilmente non furono mai esposte in pubblico. E soprattutto, Lutero non era un irriducibile ribelle, ma un uomo di fede intensa che, dopo anni di incomprensioni e attacchi pretestuosi da parte dei suoi avversari “romani”, ritenne impossibile rimanere in quella Chiesa che, fino a quel momento, era stata anche la sua: o Roma o Cristo.Una magistrale ricostruzione degli eventi che portarono Lutero, suo malgrado, allo scontro con Roma, ma anche una intensa riflessione sul senso attualissimo di eventi storici che parlano all'oggi della Chiesa e del mondo.
Una riflessione serrata, travolgente, spiazzante sugli atteggiamenti e i gesti che la Chiesa raccomanda nel tempo quaresimale. «Per fortuna che c’è la Quaresima! Per fortuna, o per Grazia, c’è un tempo in cui siamo invitati a ritornare in noi stessi. Hai voglia a cercare di illuderti o ingannarti, hai voglia a dare la colpa al mondo che è cattivo, alla famiglia che ti ha educato o a quel che ti pare; alla fine, se sei onesto con te stesso, non puoi che ammetterlo: io, io ho sbagliato. Può sembrare una parola dura, ma è il presupposto della salvezza, perché se io sono responsabile significa che io posso cambiare». Scritta come una lettera inviata a «Marco», cui don Bartoli si rivolge affettuosamente come a «uno dei miei ragazzi più brillanti, anche se dopo la laurea ti sei allontanato un po’…», questa riflessione sul significato della Quaresima ci fa riscoprire i “fondamentali” della fede cristiana.
Sette storie di oggi, sette stazioni, come sette sono le settimane che precedono la Pasqua. Un aiuto per i più piccoli ad accostare il mistero della Croce e della Risurrezione.
Sussidio interamente illustrato a colori.
«La Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori... Anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io e i miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più "collaboratori della vostra gioia"»: così scrive Papa Francesco nella Lettera ai giovani per la presentazione del Documento preparatorio del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà nell'ottobre 2018. Oltre alla Lettera ai giovani, questo volumetto contiene: il Documento preparatorio, il Questionario per la redazione del Documento di lavoro sinodale, un invito alla lettura dei "Lineamenta" e infine due riflessioni, una a cura di mons. Erio Castellucci, vescovo di Modena-Nonantola, e l'altra di mons. Nico Dal Molin, direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale Vocazionale della CEI.
Noi siamo pagine incancellabili. Lacerati dal dolore, portati via dal vento, sperduti in incomprensibili labirinti di solitudine, nella sofferenza possiamo smarrire il cammino e il senso delle cose. Eppure, ecco l'uomo. Il suo nucleo indelebile. La sua resistenza. Nel tra-noi. Nel silenzio. A partire dai vissuti, uno psicologo e un religioso riflettono sulla Passione di Cristo e su ciò che essa offre alla comprensione e al superamento della sofferenza. Questa, con una sua struttura e dinamica, può divenire atrio che introduce alla caduta psicopatologica, se non si incontra l'altro e i nostri vissuti. Se si soffre perché si ama, soltanto la capacità di amare e l'incontro poetico con l'altro possono consentire di raggiungere la radicalità dell'uomo e di oltrepassare indenni i rovi del dolore.
«Ricordare» è uno degli imperativi fondamentali della coscienza credente. Da questo punto di vista, il Salterio costituisce il tesoro di preghiera dell'Israele credente e anche uno dei repositori della sua memoria. Come si articola, nei salmi, il rapporto tra memoria e preghiera? Come l'esigenza del ricordare ha plasmato la selezione e la forma poetica di questi testi? Lo studio cerca di offrire una risposta a queste domande analizzando il terzo libro del Salterio (Sal 73-89) e, in particolare, al suo interno, uno dei più importanti «salmi della memoria»: il Sal 78. Dall'analisi emerge come il ricordo costituisca uno degli elementi portanti della preghiera e della scrittura dei salmi, dato che la relazione stessa di alleanza tra Dio e il popolo - e le relazioni tra i membri che lo compongono - viene rappresentata come una «comunità di memoria», forgiata dalla lotta contro la tendenza umana all'oblio e dall'esperienza oscura del venire dimenticati da Dio.