Tra le otto parole per rinascere, per trasformarsi, per rinnovare la propria vita scelte dalla Fraternità di Romena c’è anche la parola Fedeltà. Ma la fedeltà di cui si parla in questo libro non è una parola statica, rigida, tutt’altro: essere fedeli vuol dire essere attenti alla vita, attenti ai suoi cambiamenti. Così ce la presenta la nota teologa Antonietta Potente, protagonista della conversazione. In questo libro la Potente accetta l’invito di raccontarci quattro strade di fedeltà, la fedeltà al mistero, alla vita, al nostro tempo, al proprio cammino. Ne nasce una conversazione-lievito, ricca di proposte, di intuizioni, di strade che si aprono nel segno della fedeltà.
«Il divino, nella vulgata del pensiero religioso della cultura occidentale, è stato associato per secoli e secoli ai concetti grevi di onnipotenza, onniscienza e consimili. Questi concetti totalizzanti e totalitari hanno schiacciato la relazione fra l'umano e il divino nel vicolo cieco della fede senza dubbi, della sottomissione acritica, in fondo al quale è sempre in agguato la perversione del fanatismo».
I contributi raccolti in questo volume, nonostante la diversità degli approcci, sono collegati tra loro attraverso il desiderio di fornire un apporto specifico alla formazione del "nuovo umanesimo". Gli autori si soffermano a considerare l'uomo nel suo ambiente esistenziale (geografico, territoriale, sociale, ecclesiale) e in relazione con gli altri, soprattutto dal fronte delle religioni, per offrire una possibilità di incontro e di cooperazione proprio attraverso la rivisitazione del concetto di misericordia. Non si pretende di aver esaurito gli argomenti toccati. Le posizioni espresse hanno permesso di percorrere un buon tratto di cammino insieme verso la comprensione dell'uomo di oggi, delle sue potenzialità, conflittualità e dei suoi limiti, a volte spinto verso le zone dell'infraumano puramente biologico e altre volte verso le frontiere del postumano dei robot, o ancora delle chiusure egoistiche. Nel confronto dei saperi e nel dialogo onesto tra le persone è possibile ancora l'indagine sul mistero dell'uomo e sul mistero di Dio, il Dio-Amore che avvolge e attira ogni persona.
Pubblicato nel 1985, frutto di una ricerca protrattasi per circa mezzo secolo, Iota unum è l'opera più complessa e profonda del grande studioso cattolico Romano Amerio, una riflessione serrata e sistematica sul Magistero della Chiesa novecentesca (in particolare conciliare) e, insieme, un'aggiornata summa metafisica cattolica (e il senso ultimo di questa summa, il suo apax, si trova tutto in Stat Veritas). Contro molte scuole di pensiero formatesi nel dopoguerra, soprattutto dopo quel Concilio Vaticano II esaltato come «rottura e nuovo inizio», come una «nuova Pentecoste» della Chiesa (non solo l'«officina bolognese» di Dossetti, ma tutto il Nord Europa), Romano Amerio ripropone con forza il primato della Verità sull'Amore - come insegnato a partire dagli Evangeli, da san Giovanni Apostolo e san Paolo, e poi da sant'Agostino - per cui in Dio all'essere seguono prima l'intelligere e poi l'amare, e non viceversa. Per Amerio mutare quest'ordine significa indurre l'uomo ad agire non più mosso dal pensiero, ma dal sentimento, in una condizione di libertà illusoria.
In un'epoca sempre più rumorosa, in cui tecnica e consumismo irrompono nella nostra vita, è senza dubbio una follia voler scrivere un libro dedicato al silenzio. Eppure, il mondo fa tanto di quel rumore che la ricerca di qualche goccia di silenzio diviene ancora più necessaria. Per il Cardinale Robert Sarah, a forza di respingere il divino, l'uomo moderno si ritrova in una dimensione angosciante e opprimente. Sarah vuole ricordare che la vita è una relazione silenziosa tra la parte più intima dell'uomo e Dio. Il silenzio è indispensabile per l'ascolto del linguaggio divino: la preghiera nasce dal silenzio e senza sosta vi fa ritorno sempre più profondamente. In questo colloquio con Nicolas Diat, il Cardinale s'interroga: gli uomini che non conoscono il silenzio potranno mai raggiungere la verità, la bellezza e l'amore? La risposta è senza appello: tutto ciò che è grande e creato è plasmato nel silenzio. Dio è silenzio. Dopo il successo internazionale di Dio o niente, tradotto in quattordici lingue, il Cardinale Robert Sarah cerca di ridare al silenzio la sua dignità. Il testo è seguito da un colloquio con Dom Dysmas De Lassus, Priore della Grande Chartreuse e Ministro Generale dell'Ordine dei Certosini. Prefazione di Benedetto XVI.
Con Meravigliosa complessità, a un anno dalla presentazione di Amoris Laetitia, vengono esposte la recezione del testo, le resistenze al testo e le questioni aperte dal testo. Ne risulta un affresco di prospettive e di problemi appassionanti, che riguardano non solo la pastorale familiare ma anche il destino della Chiesa cattolica nel mondo postmoderno.
L'autore, partendo dalla Scrittura e dalla teologia, sviluppa il concetto di misericordia per la condotta e la spiritualità del cristiano: è l?energia che viene dal cuore stesso di Dio, e la chiave di accesso al cuore dell?uomo.
Il testo si presenta come un possibile percorso, attraverso un dialogo con Paul Beauchamp, che conduce verso una maggiore comprensione di ciò che è stata definita esegesi esistenziale: restituire al lettore la responsabilità e la dignità di interprete, tanto del testo biblico quanto della sua vita. "...Questo lavoro si distingue sia per una accentuata conformità al tenore dell'opera dell'autore amato e studiato, sia per una sorta di pratica diffusa di rendicontazione di una attività in corso, per la quale la denominazione provvisoria di esegesi esistenziale risulta quantomai appropriata non solo per Beauchamp ma per l'autrice stessa. Il lettore italiano che verrà così a contatto con il famoso biblista d'Oltralpe o il giovane studioso che desideri approfondire la conoscenza di un nome o di un commento che ha potuto appena sfiorare e per cui ha provato curiosità, potrà entrare in quell'opera e in quel mondo con immediatezza e con i riferimenti essenziali" (dalla Prefazione di Gian Domenico Cova).
Descrizione
Questo nuovo volume della Collana “Le lanterne” raccoglie i contributi della Tavola rotonda sul tema della Misericordia, tenutasi il 6 maggio 2016 nella Pontificia Università Lateranense, organizzata dall’Associazione di Studi Tardoantichi - Sezione di Roma, nel cuore dell’Anno Giubilare. L’evento si è inserito all’interno di un più ampio itinerario di riflessione tra Filosofia e Teologia, avviato da qualche tempo dalle rispettive Facoltà della Pontificia Università Lateranense, che propone una possibile nuova sintesi tra queste due discipline [cfr. E. DAL COVOLO (ed.), Per una sintesi tra filosofia e teologia - Itinerari di dialogo, in Le lanterne, 10, LUP, Città del Vaticano 2016]. Sulla scia di questo percorso già iniziato, affinché esso assuma sempre più il carattere dell’interdisciplinarità, si è pensato di aggiungere la dimensione del Diritto nella riflessione sulla Misericordia, in particolare attraverso l’analisi delle fonti romanistiche. Il risultato ha superato ogni aspettativa: è emerso, infatti, che il confronto tra saperi, nello specifico quello filosofico, teologico e giuridico, offre sempre un’opportunità straordinariamente efficace per parlare all’uomo del nostro tempo. Dalla Prefazione
Non ci sarà forse qualcuno che crede ancora alle definizioni del vecchio catechismo? O che le vicende narrate nei Vangeli siano fatti reali? O che l'obbedienza all'autorità di un incolto valga più delle sottili diagnosi di un intellettuale? Nella brillante Parigi del 1910 gli uomini di cultura potevano ammettere che il cristianesimo fosse seguito da popolane attaccate alla tradizione, o da fanciulle in crisi adolescenziale, ma che lo abbracciasse il giovane dal mai rinnegato passato socialista, il tenace editore di una rivista piccola ma di altissima levatura, lo scrittore candidato al più prestigioso premio letterario della capitale, Charles Péguy insomma, era troppo. Bisognava rimettere le cose al loro posto, magari con una recensione critica del Mistero della carità di Giovanna d'Arco. Quegli intellettuali non immaginavano con quanta forza Péguy avrebbe reagito per difendere la sua fede. E la forza delle pagine di questo cahier, finora inedito in italiano.
Alcuni dibattiti sono distanti anni luce dalla vita di tutti i giorni. Non così quelli che sorgono dal problema dell’esistenza del male: se Dio è buono e sovrano perché esiste la sofferenza, e il male? Non è forse questo un tema che affiora ogni qual volta siamo confrontati con i problemi della violenza, del terrorismo, della guerra, delle calamità, etc.?
Neanche i cristiani possono sottrarsi alla presa di questo interrogativo.
In questo libro l’autore offre il suo contributo al dibattito senza ambire a fornire le risposte ultime e definitive; al contrario, valutando gli approcci che sono stati elaborati nel corso dei secoli (ottimismo, pessimismo e dualismo), egli torna a interrogare la Bibbia, illuminando in tal modo un originale percorso che dal mistero opaco del male ci conduce al mistero luminoso della croce, la risposta dell’amore di Dio alle domande angoscianti degli uomini.
Ha ancora senso fare teologia oggi? E quale sarebbe tale senso? Possiede ancora uno spazio di risonanza pubblica, la teologia oggi? Il presente volume vuole rispondere proprio a questi interrogativi, nella consapevolezza che nella vita della Chiesa il lavoro teologico è un ingrediente essenziale. Non basta, infatti, all'annuncio del Vangelo nel nostro tempo né l'opera del magistero, per quanto illuminato e profetico, né il semplice agire pastorale, per quanto impegnato e generoso. Serve la teologia, serve il lavoro del teologo, inteso come lo sforzo continuo di pensare e dire ciò che è capitato con Gesù - l'evento Gesù - in modo che tale novità sia sempre più a disposizione della generazione cui appartiene il teologo stesso. La teologia, nota il nostro autore, che su questo aspetto riprende e approfondisce le felici intuizioni del teologo benedettino Elmar Salmann, deve tornare a navigare in mare aperto, costruendo ponti tra il Vangelo e la storia, e viceversa. Solo così potrà affrontare di petto il suo specifico compito: quello di dire Dio nel tempo della postmodernità, di coglierne le tracce, di lasciarne emergere la mite e feconda presenza in mezzo al travaglio di un mondo sempre più frastornato dalle sue stesse conquiste e dalla sua stessa potenza.