Semestrale - n. 1
gennaio-giugno 2016
Sette autori scrutano chi siano i poveri in spirito, quelli che sono nel pianto, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i miti, gli operatori di pace, i puri di cuore, i misericordiosi. Le beatitudini, definite anche "manifesto della felicità", sono una sfida all'uomo moderno, un invito a mettersi in ascolto di una parola "nuova", non necessariamente "alla moda". Ma tutto ciò ha ancora significato per chi vive nel terzo millennio?
Giovanni Scoto, detto l'Eriugena (sec. IX), è senza dubbio uno dei pensatori più profondi e audaci dell'Alto Medioevo, capace di unire fides e ratio, tradizione latina e tradizione greca, Bibbia e arti liberali, in un'unica e armonica costruzione filosofico-teologica. In essa l'interpretazione della Scrittura gioca un ruolo centrale e costituisce il più difficile e importante campo d'azione della ragione umana. I significati del testo biblico sono infiniti, come innumerevoli sono le sfumature di colore che si ammirano in una sola penna di pavone, perché infinita è la ricchezza di Colui che nella Scrittura si rivela nascondendosi. Il volume introduce il lettore all'ermeneutica biblica di Giovanni Scoto, presentandone il contesto culturale, la dottrina e la pratica.
Nell'ambito della vasta produzione esegetica di Origene, il Commento alla Lettera ai Romani (composto tra il 243 e il 249 d.C. e noto nella traduzione latina di Rufino del 405-406) è l'unico testo esegetico giunto a noi integralmente. Origene sottolinea nella Prefatio la complessità del testo a causa del linguaggio a volte oscuro e contorto e per la quantità di temi trattati. Il testo origeniano è opera di indiscutibile valore per essere la prima di una serie ininterrotta di commenti ad una epistola da sempre considerata fondamentale per densità teologica e ampiezza tematica. La Legge, in particolare, è il tema più ricorrente nel Commento origeniano per l'importanza che riveste nella lettera stessa e per il contesto polemico in cui il commento si colloca. Prevale come per tutti i testi esegetici di Origene il metodo spirituale capace di cogliere in "senso interiore" del testo paolino.
"Chi legge l'Antico Testamento con la mente disincantata e vi si avvicina con l'atteggiamento sereno che avrebbe verso qualsiasi libro scritto dall'umanità non ha alcuna difficoltà a cogliere l'evidenza dei fatti." Questo libro è il risultato di anni di studio, pubblicazioni e conferenze. Un cammino che Mauro Biglino ha iniziato come traduttore per le Edizioni San Paolo e che lo ha portato a sviluppare una lettura alternativa dell'Antico Testamento capace di suggerire ipotesi davvero rivoluzionarie. Il primo passo del suo metodo è quello del "fare finta che": se si "fa finta che" gli autori biblici abbiano voluto tramandare semplicemente fatti storici realmente accaduti, se si tolgono dalla Bibbia le interpretazioni metaforiche e teologiche che dogmi e abitudini culturali le hanno attribuito, e si applica una lettura laica e letterale, il quadro cambia in modo radicale. Ci si rende conto che la Bibbia non parla di Dio, né di alcunché di divino, ma di una storia tutta "fisica" che svela un'ipotesi dirompente sull'origine dell'essere umano sulla Terra. A supporto di questa tesi, l'autore porta una traduzione attenta dei testi: "Il Dio spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente non trova riscontro in nessuna parola presente nella lingua ebraica". Porta contributi forniti spontaneamente da altri studiosi.
Questo testo rappresenta una sintesi degli studi sui vangeli sinottici in base alla Formageschichte, cioè secondo il metodo che, pur con aggiornamenti e precisazioni, è ancora oggi alla base degli studi biblici sia tra i protestanti che tra i cattolici. L'edizioni italiana di questo studio sull'opera degli evangelisti Matteo, Marco e Luca si propone di offrire una presentazione di questo metodo fatta da uno di maggiori maestri della teologia del Novecento.
"In un certo periodo della mia vita sono stato cristiano" scrive Emmanuel Carrère nella quarta di copertina dell'edizione francese del Regno. "Lo sono stato per tre anni. Non lo sono più". Due decenni dopo, tuttavia, prova il bisogno di "tornarci su", di ripercorrere i sentieri del Nuovo Testamento: non da credente, questa volta, bensì "da investigatore". Senza mai dimenticarsi di essere prima di tutto un romanziere. Così, conducendo la sua inchiesta su "quella piccola setta ebraica che sarebbe diventata il cristianesimo", Carrère fa rivivere davanti ai nostri occhi gli uomini e gli eventi del I secolo dopo Cristo quasi fossero a noi contemporanei: in primo luogo l'ebreo Saulo, persecutore dei cristiani, e il medico macedone Luca (quelli che oggi conosciamo come l'apostolo Paolo e l'evangelista Luca); ma anche il giovane Timoteo, Filippo di Cesarea, Giacomo, Pietro, Nerone e il suo precettore Seneca, lo storico Flavio Giuseppe e l'imperatore Costantino - e l'incendio di Roma, la guerra giudaica, la persecuzione dei cristiani; riuscendo a trasformare tutto ciò, è stato scritto, "in un'avventura erudita ed esaltante, un'avventura screziata di autoderisione e di un sense of humour che per certi versi ricorda Brian di Nazareth dei Monty Python". Al tempo stesso, come già in "Limonov", Carrère ci racconta di sé, e di sua moglie, della sua madrina, di uno psicoanalista sagace, del suo amico buddhista, di una baby-sitter squinternata, di un video porno trovato in rete, di Philip K. Dick...
In queste pagine il cardinal Martini accompagna il lettore in un cammino di scoperta degli inesauribili tesori del Padre Nostro, una preghiera che ben a ragione è stata definita da Tertulliano la "sintesi di tutto il vangelo". Il Padre nostro - afferma Martini - poteva dirlo soltanto Gesù e solo lui poteva insegnarlo. Perché c'è una corrispondenza, una omologia perfetta tra Padre nostro, insegnamento evangelico, vita di Gesù Figlio di Dio morto e risorto per noi. Con stile semplice e sobrio, queste meditazioni permettono di comprendere il cuore della preghiera insegnata da Cristo, a partire da quella che per molti è la sua invocazione centrale, ossia le parole "venga il tuo regno", con le quali i cristiani non implorano una restaurazione di un ordine costituito, ma si impegnano a realizzarlo.
Per comprendere realmente la Parola di Dio abbiamo bisogno di conoscere sia ciò che dice (contenuto) e sia come lo dice (la sua forma). Questo manuale recensisce più di 250 voci che presentano le comuni forme letterarie della Bibbia.
Ogni voce presenta una definizione e una lista rappresentativa dei brani in cui è presente quella specifica forma.
Leland Ryken è stato professore di Lingua e Letteratura inglese al Wheaton College per 50 anni. Autore di molti libri tra cui, tradotto in italiano, Le immagini bibliche. Simboli, figure retoriche e temi letterari della Bibbia (2006).
Il lettore che avesse la pazienza di immergersi in queste pagine avrebbe l'impressione che questo libro sia solamente una serie sconnessa di aforismi. Se avesse la costanza di approfondire questi capitoli scoprirebbe che lo Spirito di Dio, che pervade l'universo, permette una lettura dialettica delle realtà politiche e spirituali, che intessono il mondo. È importante discernere quanto lo Spirito dice oggi alle Chiese.L'autore di queste pagine vive a Gerusalemme da quarant'anni, nel quartiere musulmano della città vecchia. È convinto che la logica aristotelica non governi né il mondo, né l'Oriente. Il principe di questo mondo, diceva l'apostolo Giovanni, è il Maligno. Oggi come ieri. Ma la vittoria del Risorto è certa. Ecco perché l'ottimismo è necessario in un mondo segnato dalla paura e dall'incertezza.
Fra le civiltà antiche, quella egizia sembra essere quella che più ha esplorato e maggiormente sviluppato il concetto di "passaggio da una vita terrestre a una vita dopo la morte". Nel dossier della rivista si scopre anche come i mesopotamici e i greco-romani si siano appropriati dell'idea, prima di presentare quello che, con Gesù nel Nuovo Testamento, appare come il rinnovamento di un annuncio di risurrezione. Infine, visitando il cimitero di Père-Lachaise (uno dei più celebri e visitati del mondo) con la guida di un esperto, si scoprirà quello che dicono della vita dopo la morte coloro che ci hanno preceduto... Completano il numero le consuete rubriche di "Studi Biblici" e "Bibbia e cultura".
La lettura dei vangeli può lasciare insoddisfatti, sorpresi o incuriositi. Insoddisfatti perché non sono delle vere e proprie "vite di Gesù" e trascurano molti dettagli della sua infanzia, della sua educazione e della sua attività di artigiano. Sorpresi, poiché gli ultimi giorni, le ultime ore a Gerusalemme, occupano uno spazio molto ampio: dispute nel Tempio, ultima cena, ultime parole, processo, morte in croce. Incuriositi, perché il modo di narrare degli evangelisti appare ora dettagliato, ora sintetico. La scrittura evangelica comprende tutto questo e per apprezzarne il contenuto il volume propone quattro chiavi di accesso: Risurrezione, Chiesa, Scritture, Gesù di Nazaret. Solo quattro parole, ma essenziali per orientarsi tra i racconti che Matteo, Marco, Luca e Giovanni hanno voluto trasmettere.