«Una vera e propria enciclica sulla e per la pace in Ucraina e in ogni altra parte della terra». Sono le parole con le quali Papa Francesco ha voluto introdurre il suo messaggio al mondo contenuto in questo libro, rivolgendosi a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà, alla vigilia del primo Natale di «guerra totale» in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. Con la collaborazione del vaticanista Francesco Antonio Grana, il Pontefice ha raccolto tutti i suoi appelli accorati, insistenti e ripetuti. Uno dopo l'altro, questi interventi richiamano l'attenzione al dovere di essere uomini e donne di pace, perché nessuno, in qualsiasi ruolo, può sentirsi assuefatto o indifferente davanti agli orrori della guerra. E se l'obiettivo è la "pace giusta", allora nessuno potrà esimersi dall'ammettere che il mercato delle armi deve essere fermato, che le ingiustizie sociali vanno superate, che le differenze culturali non possono diventare motivo di odio e che la minaccia di un conflitto nucleare non può essere posta, in nessun caso, sul tavolo delle trattative. La guerra è una strada di morte che illude soltanto alcuni di essere vincitori, perché con essa siamo tutti sconfitti.
Con i contributi di: Massimo Borghesi, Giulia Paola Di Nicola, Pier Davide Guenzi, Francisco Mele, Philippe Portier, Verónica Roldán, Monica Simeoni. Il libro si propone di comprendere, da differenti punti di vista e con studiosi di diverse nazionalità, le origini teologiche, filosofiche e sociologiche di Francesco, nel suo percorso di formazione. I saggi proposti cercano di approfondire, andando alle fonti, il pensiero e il Magistero di Bergoglio. Il suo Pontificato appare sempre più illuminato dalle premesse del Concilio Vaticano II, identificato come faro per le problematiche spirituali e sociali contemporanee, dall'immigrazione alle molte diseguaglianze presenti e discriminanti in ogni società. L'obbiettivo, nel comprendere i gesti e la filigrana degli insegnamenti di Francesco, è quello di inserire, nella trama delle sue riflessioni, collegamenti e relazioni con concetti chiave, sociologici e teologici, caratteristici dei suoi primi dieci anni di Pontificato. Prefazione di Enzo Pace.
Ti voglio bene, tu sei importante per me, conto su di te: amicizia, affetto, considerazione, attenzione, cura, sono desideri imperiosi che ci accomunano e di cui il cuore ha sete innata. Tutti abbiamo bisogno di amare e di essere amati. Nell'esperienza di ciascuno, la condivisione del bene dimezza il dispiacere e amplifica la gioia. Il comandamento dell'amore che Gesù ci ha lasciato ci chiama proprio a questo: all'amore per gli altri, e autenticamente per noi stessi, come strada per rendere la nostra vita piena, ricca, soddisfacente. L'amore è il dono più grande che abbiamo ricevuto, e il più grande che possiamo fare. Avvicina, rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. Non è una fantasia zuccherosa, una telenovela sempre col sottofondo di violini, ma un'esperienza estremamente concreta, a volte rischiosa. Un cammino esigente, che tuttavia conduce a una meta certa: quella di una vita realizzata. L'amore è la porta della gioia e la cura delle solitudini e delle ansie che l'esperienza di ogni giorno può riservare. "Ti voglio bene" è il manifesto di Papa Francesco su quello che è, in tutte le sue declinazioni, il tema cruciale della nostra esistenza e del suo magistero: l'amore. In queste pagine le sue parole – e anche quelle dei libri e dei film da lui più amati – esplorano ogni aspetto e tracciano un percorso per i nostri cuori, gettando infiniti e contagiosi semi di realizzazione di sé, di giustizia, di felicità. Con i brani più amati di García Márquez, Dante Alighieri, Dostoevskij, Ungaretti, Balzac, Tolkien, Merini, Romero, Pasternak, San Francesco, Manzoni, Kierkegaard, Novalis, Borges e molti altri. Pubblicato in collaborazione con Libreria Editrice Vaticana, "Ti voglio bene" è il manifesto per una gioia condivisa.
Il mondo stesso, dice il Papa nel suo Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è un tessuto e le storie che gli uomini raccontano sono i fili di questo tessuto messo sempre a dura prova. Per intrecciare di nuovo forti legami è quindi necessario che questi 'animali narranti' che sono gli uomini riprendano a frequentare l'antica arte del racconto. Questa ripresa è urgente per rinforzare le identità oggi smarrite, sia quelle personali che quelle comunitarie. Un popolo ha bisogno di una narrazione, che le generazioni si parlino e raccontino reciprocamente le proprie storie. Sulle pagine de L'Osservatore Romano, sono stati pubblicati ben quarantaquattro testi 'provocati' dalla lettura di quel Messaggio. A intervenire soprattutto artisti, per lo più scrittori, ma anche giornalisti, saggisti, teologi. Tutti hanno letto il testo del Papa e hanno voluto contribuire con la loro riflessione a creare, appunto, un intreccio, un 'tessuto' più ampio e variegato che arricchisse il testo originale. [...]Alla fine entrambe le parti, il Papa e i suoi commentatori, grazie a questo libro conversano tra di loro e con noi, con ciascuno dei lettori che «entrerà all'interno di questo dialogo e lo proseguirà nella sua vita quotidiana». (Dall'introduzione di Andrea Monda)
Svidercoschi, decano dei vaticanisti italiani, ci mostra Papa Bergoglio per com’è, per cosa fa e dice. Racconta senza veli un pontificato decisamente controcorrente, ma, anche per questo, controverso; un pontificato volutamente provocatorio, ma, anche per questo, divisivo. Vengono ripercorsi i momenti positivi, il rivoluzionare la figura pontificia, l’affrontare pubblicamente temi scomodi, il riportare alla purezza il messaggio evangelico; e poi, il difendere i poveri della terra, il sostenere le ragioni della pace. Ma – perché ci sono – vengono narrati con estrema franchezza anche i momenti non proprio esaltanti, come certe uscite fuori luogo, l’aprire processi che poi lasciano le riforme a metà, l’ostinazione nel cambiare leggi, tradizioni e pratiche senza consultarsi, senza gradualità, senza pensare alle conseguenze; e poi, la sua visione del mondo così apertamente squilibrata verso il Sud, il voler mantenere a ogni costo un’equidistanza (insostenibile nel caso dell’Ucraina) tra Kiev e Mosca. Sono vicende e situazioni che anche in altre pubblicazioni sono state raccontate, ma come? Com’è stato raccontato Francesco? E, prima ancora, com’è stata raccontata la storia di un Papa che rinuncia, si fa chiamare “emerito” e prende casa in Vaticano? In questo libro l’autore ripercorre il “pontificato rivoluzionario” con obiettività e semplicità, fornendo al lettore le chiavi per avere una propria opinione sulla base di fatti oggettivi.
Un punto di vista privilegiato e inedito dall'interno del vaticano, per raccontare le profonde trasformazioni e i retroscena dei due pontificati di Benedetto XVI e Francesco. Enfant terrible: così papa Francesco definisce Julián Herranz nella sua prefazione a questo libro. Enfant terrible perché, nonostante i suoi novantatré anni, il cardinale non ha perso il piglio ironico e la voglia di raccontare i fatti grandi e piccoli di cui, nei sei decenni vissuti in Vaticano, è stato testimone e protagonista. Sei decenni e altrettanti papi, da Giovanni XXIII fino a Francesco; non c'è dubbio quindi che questo psichiatra spagnolo costituisca una preziosa e irrinunciabile memoria storica degli eventi, scandali e misteri che negli anni hanno segnato la storia della Chiesa e la figura del successore di Pietro. Durante il suo lungo servizio, Herranz è stato chiamato a ricoprire ruoli prestigiosi e delicati, come quando fu scelto da Benedetto XVI per indagare, insieme ai cardinali Tomko e De Giorgi, sulla fuga di documenti riservati nota come Vatileaks; ha partecipato a un conclave, assistito a sommovimenti e trasformazioni all'interno della Curia. Ed è egli stesso ad affermare che, di tutti i momenti memorabili e i pontefici succedutisi davanti ai suoi occhi, gli ultimi due papati sono senza dubbio quelli più interessanti e ricchi di novità. Per questo ha deciso di raccontarli in questo libro, in modo onesto, trasparente e con lo stile vivace che lo contraddistingue. Tra corrispondenza privata e retroscena noti solo agli «addetti ai lavori», Julián Herranz non si limita tuttavia a scavare nel passato, ma rivolge il suo sapiente sguardo al futuro della Chiesa e alle grandi sfide che l'attendono: come tornare a prosperare in un mondo in cui la luce della fede sembra affievolirsi ogni giorno di più? Prefazione di papa Francesco.
Hanno pagato «il prezzo più alto» non solo a causa della pandemia, ma anche di una cultura della produttività che li considera troppo spesso un peso. Ma gli anziani, secondo il papa, sono invece «una benedizione per la società». Con diciotto catechesi qui raccolte per la prima volta Francesco ha sviluppato un nuovo importante percorso di riflessione interamente dedicato al senso e al valore della vecchiaia attraverso la parola di Dio, da Genesi ai Vangeli, per spiegarne la ricchezza e trasmettere «saggezza all'umanità». Quello del pontefice è un autentico appello alla riscoperta dell'arte di invecchiare. Perché non può essere solo una questione di «piani di assistenza», ma di «progetti di esistenza» per un'età della pienezza e dell'apporto gioioso. Al centro di queste «lezioni» è il rapporto intergenerazionale, una questione di primo piano in quest'epoca segnata dal calo demografico. Gli anziani sono «un vero e proprio nuovo popolo», osserva il papa, «mai siamo stati così numerosi nella storia umana», eppure «il rischio di essere scartati è ancora più frequente». Ma non ci si può limitare al cambiamento quantitativo, è in gioco «l'unità delle età della vita», ossia «il reale punto di riferimento per la comprensione e l'apprezzamento della vita umana nella sua interezza». Il nuovo libro del pontefice è accompagnato dai suoi più rilevanti interventi sul tema e presentato da Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che delinea un vero e proprio itinerario storico e culturale nel valore della vecchiaia.
Nel febbraio 2021 Edith Bruck riceve a casa la visita eccezionale di Papa Francesco, colpito dalla "lettera a Dio" che la scrittrice ha appena pubblicato. L'incontro storico tra il Pontefice e Edith è nel segno dell'emozione e del dialogo tra due tradizioni, quella cattolica e quella ebraica, unite dalla parola ma divise dagli orrori del ventesimo secolo. Quell'abbraccio inatteso diventa per Edith il punto di inizio di una profonda riflessione sulla sua identità, sull'amore eterno per il marito Nelo Risi, sul senso di colpa che prova oggi per l'affetto verso il Papa, un uomo buono che pure rappresenta la stessa Chiesa che non ha difeso in passato i fratelli ebrei. Un libro commovente, che attraversa la vicenda personale e letteraria di una grande testimone del Novecento e offre ai lettori di ogni età una parola di speranza e di pace.
«Sembriamo tutti giudici mancati, ma Dio perdona chi non giudica i fratelli.» Così, in una messa a Santa Marta, papa Francesco sottolinea come il giudizio verso l'altro sembra aver sostituito la misericordia cristiana. Lo stesso papa, del resto, è costantemente criticato; alcuni lo hanno addirittura bollato come eretico, chiedendone le dimissioni. Una storia per molti versi speculare a quella di san Francesco d'Assisi che, nel corso della sua vita, dovette passare attraverso ben tre processi. Il primo, mosso dal padre Pietro di Bernardone, terminò con uno dei gesti più eclatanti e significativi mai raccontati nelle vite dei santi, la «spoliazione». Il secondo, noto come il processo del «Signor Papa», ha come protagonista Innocenzo III ed è una parte centrale del complicato percorso che portò all'approvazione della Regola. Il terzo, infine, scatenato dai dissidi sull'interpretazione della Regola che avevano causato numerose dispute tra i frati, terminò con la decisione di Francesco di rassegnare le dimissioni dalla guida del suo stesso Ordine. Partendo dal racconto di questi tre episodi, Enzo Fortunato riflette sulle somiglianze tra la vita del Santo e quella di papa Francesco. Entrambi, come Gesù, non giudicano mai l'altro, ma sono continuamente sotto giudizio. Il ritorno dello spirito francescano veicolato dal papa, infatti, ha scosso dalle fondamenta una Chiesa arroccata e autoreferenziale che rischiava di perdere di vista il messaggio più autentico del Vangelo: l'amore verso gli ultimi. Come scrive il cardinale Matteo Maria Zuppi, «una delle chiavi di lettura offerta da padre Enzo Fortunato sta nel modo in cui entrambi - il Santo e il papa - rispondono ai loro accusatori. O, come sarebbe meglio dire, il modo in cui non rispondono. Non si tratta di eludere il confronto, ma di ribaltare il piano e la logica dell'accusa. Questa, infatti, alimenterebbe soltanto l'odio e il rancore. La logica del cuore apre invece lo spazio a un altro modo di intendere la relazione umana».
Se avessi, in modo improvviso e inaspettato, l'occasione di passare un po' di tempo a faccia a faccia con il Papa, cosa gli chiederesti? Proprio questa è stata l'esperienza straordinaria vissuta da Davide Banzato e raccontata nelle pagine di questo libro: in Vaticano per il suo programma 'I viaggi del cuore', don Davide mai avrebbe pensato di avere la possibilità unica di chiacchierare con il pontefice e porgli le domande che lui, e forse molti di noi, portava dentro di sé. Ne è scaturito un dialogo sincero e spontaneo, ma anche una riflessione illuminante tra un sacerdote dal vissuto spesso rischioso, fatto di luci e ombre, e un Papa dalla grande saggezza e, soprattutto, dalla sconfinata umanità. In occasione del decimo anniversario del pontificato di papa Francesco, sono appunto dieci le domande a cui risponde qui il Santo Padre, dando vita a un percorso che affronta temi esistenziali e attuali: dalla solitudine all'indifferenza, dalla crisi di fede alla pace del cuore, dalla paura alla povertà. Il tutto arricchito da aneddoti personali e riflessioni sul tempo che viviamo, sui documenti e discorsi del Papa, su questioni scottanti come gli abusi, la guerra e la crisi economica, in un approfondimento che parla a tutti. Le parole del Pontefice ci accompagnano così in un vero "viaggio del cuore": un cammino intenso, non privo di ostacoli e luoghi oscuri ma capace di mostrarci che, per ognuno di noi, è sempre possibile gettare l'ancora della speranza nel mezzo della tempesta, aprire una finestra e scorgere l'orizzonte di un domani più sereno.
A dieci anni dall'elezione di papa Francesco, uno dei suoi più stretti collaboratori fin dall'inizio del pontificato, il card. Semeraro, ci aiuta a scoprire quello che potrebbe definirsi il «francescanesimo» di Bergoglio, a cominciare dalla scelta del nome fatta al momento dell'elezione. Per quali ragioni un discepolo di sant'Ignazio di Loyola ha dato al suo pontificato un'impronta così francescana? Alcune le raccontò il papa stesso, nell'incontro coi rappresentanti dei media il 16 marzo 2016: i poveri, la pace, la custodia del creato... Altre occorre cercarle, perfino intuirle. A Rio di Janeiro il 24 luglio 2013 andò più in profondità richiamando l'abbraccio del giovane Francesco a un lebbroso «carne sofferente di Cristo». Ci furono, poi, le due lettere encicliche: Laudato si' e Fratelli tutti. Ad Assisi, il 4 ottobre 2013, aveva indicato Francesco come «uomo di armonia». Dall'insieme emerge l'immagine che il papa propone di un uomo riconciliato con Dio, con se stesso, con gli altri e con tutta la creazione.
Una rilettura dei primi dieci anni che hanno cambiato il mondo di intendere il pontificato. Dieci temi sui quali Francesco ha qualificato il suo magistero di vescovo tra i vescovi, con un'inedita interpretazione del Primato petrino. È l'esame di alcuni temi fondamentali della testimonianza del messaggio evangelico e del mistero del Dio incarnato in Gesù cristo, tra cui: la morte e la resurrezione, la collegialità e sinodalità come progetto di Chiesa, la secolarizzazione e la modernità in rapporto alla Chiesa non solo istituzione, i movimenti sociali, la politica al servizio dell'uomo il primato della pace, disuguaglianze e dignità di tutte le vite, ecologia umana e integrale, antropologia umana e metafisica del già e non ancora del mondo.