Le complesse modalità d'essere della famiglia, rilevate sul piano sociologico, ponevano interrogativi etici anche al lavoro intellettuale e pastorale di Karol Wojty?a (1920-2005). Egli profuse molto impegno per argomentare e far conoscere l'ordine oggettivo dell'amore coniugale e della sessualità. L'analisi fenomenologica da lui condotta, e resa nota nelle sue pubblicazioni (1952-1978), offre così non poche possibilità di confronto e approfondimento. È l'intento di questo studio. Il libro prende le mosse dalla vita e dalla carriera filosofica di Wojty?a e offre una lettura della sua antropologia personalista; procede indagando le dimensioni comunitarie del dirsi persona e degli approcci dialogici e relazionali "io-tu" e "noi" e approfondisce il tema della natura della famiglia e della sessualità. Nel confronto critico conclusivo, alcuni tratti della visione d'insieme della filosofia wojtyliana dialogano con le maggiori istanze contemporanee.
Il 13 maggio 1981, in piazza San Pietro a Roma, alle ore 17.17 si consuma uno degli attentati più gravi e conosciuti della nostra storia recente: un sicario, forse incaricato da mandanti ancora oggi non identificati, spara a distanza ravvicinata a papa Giovanni Paolo II per ucciderlo. A quarant'anni da quel tragico avvenimento, Antonio Preziosi ricostruisce quel giorno con dettagli poco conosciuti o addirittura inediti, analizza le ragioni e le conseguenze del gesto, evidenziando tutte le implicazioni di cronaca, storiche e spirituali dell'attentato. L'autore racconta alcune testimonianze dirette (come quelle di suor Letizia Giudici che "arrestò" il terrorista Ali Ag? ca o del professor Renato Buzzonetti, il medico del Papa) e tantissimi dettagli ricordati dal cardinale Stanislao Dziwisz - già segretario personale del Papa - e da tanti altri testimoni. Il racconto coinvolge il lettore come in un "film" che ha una duplice regia: una umana (i mandanti ancora oscuri dell'attentato) e una soprannaturale (la mano che deviò il proiettile salvando la vita a quel Papa che quel giorno "doveva morire").
La riflessione offerta da san Giovanni Paolo II nell'enciclica "Laborem Exercens", di cui ricorre il 40° anniversario della pubblicazione (1981-2021), rappresenta un contributo prezioso in un momento di crisi del lavoro, con le sue gravi conseguenze sulla vita personale, sociale ed economica. La diffusa domanda di sviluppo sostenibile in funzione della casa comune richiede una rinnovata consapevolezza del fatto che «il lavoro costituisce una dimensione fondamentale dell'esistenza». Plasmato dalla mano di Dio, all'uomo è stato affidato il compito di plasmare la terra per l'«incremento del bene comune», e del «patrimonio di tutta la famiglia umana». Attraverso il lavoro, la persona scopre ed esprime se stessa contribuendo al sostentamento della famiglia e del popolo al quale appartiene; per questo la disoccupazione costituisce una ferita profonda e interpella tutta la società. Nell'attuale «tempo di scelta», per tanti versi drammatico, la ripresa della "Laborem Exercens" potrà alimentare negli uomini del lavoro, come quarant'anni fa, nuove forme di responsabilità e di solidarietà.
“Questo papa, sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa”: così si dichiarò Giovanni Paolo II il 3 giugno 1979 durante il suo primo viaggio in Polonia, il primo viaggio di un papa in un Paese del blocco comunista. Il pontefice si rivolse a tutti i cristiani dell’Europa orientale mentre si trovava in un luogo assai simbolico: la basilica cattedrale primaziale di Gniezno, la più antica della Polonia. Non era un proclama politico, ma l’espressione del carisma del “papa polacco, papa slavo” proprio ora chiamato a manifestare “l’unità spirituale dell’Europa cristiana”. L’identità culturale per lui non dava origine a barriere, ma a soglie di incontro e di scambio di doni. “Questa unità cristiana dell’Europa è composta da due grandi tradizioni: dell’Occidente e dell’Oriente”, ripeté Giovanni Paolo II in quell’infuocata omelia, menzionando oltre che i polacchi anche i vicini slavi: cechi, slovacchi, sloveni, croati, serbi, bulgari. A loro è dedicato la nuova opera (in due volumi) della collana Storia della Chiesa in Europa centro-orientale curata dal prof. Jan Mikrut, ordinario della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana di Roma. È una pubblicazione scientifica costituita da più di cinquanta contributi sul pontificato di Giovanni Paolo II e sui suoi rapporti con i Paesi e le Chiese dell’Europa centro-orientale; gli autori sono figure di spicco a livello ecclesiastico, accademico e istituzionale, che offrono il frutto di ricerche compiute sulle fonti d’archivio e sulla più recente letteratura.
«La storia della mia corrispondenza con Karol Wojtyla è quasi incredibile, io avevo quindici anni, ero una ragazzina e mai prima di allora avrei pensato di intrattenere un dialogo epistolare con un papa. Ma a volte nella vita capitano cose davvero strane, a me ne sono accadute molte e la mia "amicizia" con un grande pontefice è una di queste. Quello che mi spinse a scrivere la prima lettera all'allora Santo Padre Giovanni Paolo II, fu il desiderio di comunicargli la mia guarigione spirituale avvenuta a Lourdes pochi mesi prima. Davanti alla grotta di Massabielle avevo capito che la mia condizione di disabile che mi costringeva a stare sulla sedia a rotelle non era una maledizione come avevo sempre pensato, o un segno dell'abbandono di Dio, ma al contrario era un'opportunità per fare al meglio la Sua volontà. Capii in modo chiaro che i progetti del Signore quasi sempre non sono quelli degli uomini e hanno il potere si stravolgere le vite e portarle a diventare migliori, anche quando sembra inconcepibile. Avevo molta voglia di annunciare a tutti che il Signore aveva operato in me meraviglie, avevo capito che la mia sofferenza poteva servire, se offerta, a tante persone, ai peccatori ma anche ai credenti, a chi soffriva come me e più di me, e soprattutto alla Santa Madre Chiesa. Papa Giovanni Paolo II era già molto malato e provato dalla malattia che lo stava letteralmente consumando, però andava avanti comunque. Mi chiedevo perché doveva interessarsi a una ragazza come tante altre quando lui era un uomo tanto importante che aveva il peso della chiesa universale sulle spalle...» (Dall'introduzione dell'autrice)
«Mi chiese una volta un bambino: «Ma Gesù avrebbe perdonato Giuda?». Risposi senza esitazione: «Gesù era prontissimo e felicissimo di perdonare: Giuda non l'ha voluto». Non accada così anche a noi! Anche Pietro tradì Gesù rinnegandolo tre volte, ma Pietro ebbe l'umiltà di piangere, l'umiltà di chiedere il perdono e di gettarsi nell'abbraccio della Misericordia di Dio. Don Antonio Fiozzo, nelle pagine che seguono, ci invita a credere nel perdono. E ci presenta il sacramento del perdono avvalendosi degli insegnamenti che l'amato Papa San Giovanni Paolo II ci ha lasciato come sua viva eredità spirituale la cui preziosità è simile ad una perla il cui splendore non conosce limiti, così come senza limiti è la Misericordia di Dio Padre. Da queste pagine, vibranti e luminose, esce l'invito a seguire l'umiltà di Pietro, l'invito a chiedere perdono per sentire la bellezza dell'abbraccio di Dio che ci restituisce la pace del cuore, di cui tutti abbiamo bisogno». (Dalla Prefazione di Sua Em. Angelo Card. Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, Presidente della Fabbrica di San Pietro)
Una novena, a distanza di cento anni dalla nascita, per venerare la figura di questo amatissimo santo, per promuovere la sua devozione e per ricordare il suo prezioso insegnamento. Ci fa percorrere le tappe principali della vita del santo per aprirci alla comprensione dei suoi testi, nella speranza che diventino preghiera e meditazione, guida del nostro quotidiano e ci avvicinino a Cristo. Da utilizzare in memoria degli eventi della vita del santo, e in qualsiasi momento per invocare la sua particolare intercessione, secondo le proprie necessità spirituali. Con una breve biografia finale.
Presentare tutto il magistero di Giovanni Paolo II non è impresa facile. Nell'arco di quasi ventisette anni di pontificato questo grande Papa santo, infatti, ha lasciato ben quattordici Encicliche e tantissimi altri documenti, costituiti da Esortazioni apostoliche, Lettere, Motu proprio, catechesi e omelie... Questo volume, per la prima volta, propone una sintesi, chiara e completa, dell'insegnamento di Giovanni Paolo II. Lo fa essenzialmente a partire dalle Encicliche che l'autore, all'epoca uno dei collaboratori più vicini a Karol Wojty?a, rilegge da un'originale e interessante prospettiva. Come ben espresso in un verso, «dentro di me il tuo nome», di una delle sue ultime opere poetiche, Trittico romano, Giovanni Paolo II era convinto che nell'intimo di ognuno, credente o meno, ci sia una presenza familiare che suscita curiosità, desiderio, nostalgia... il nome di Dio. Per questo egli ha indicato sempre «Gesù quale via principale della Chiesa e di ciascun uomo», perché Cristo è l'uomo nuovo a cui guardare. Un volume che si pone come un prezioso contributo per ripercorrere le tappe salienti del lungo pontificato di Karol Wojty?a, in cui questo Papa santo ha saputo cogliere le grandi sfide, culturali e sociali, del mondo contemporaneo.
In queste pagine BenedettoXVI presenta una lettura privilegiata della figura e del pontificato di Giovanni Paolo II, suo predecessore sul soglio pontificio. Quasi coetanei, nati ambedue in Europa Centrale, hanno partecipato insieme al Concilio ecumenico VaticanoII e collaborato a Roma per quasi un quarto di secolo. Ma al di là del lavoro svolto fianco a fianco, tra i due si era sviluppata nel tempo stima, cordialità e amicizia come raramente capita di incontrare nella storia. Il papa emerito firma con questo libro un'interpretazione autorevole di alcuni eventi decisivi del pontificato e lascia intravedere, attraverso la commozione, il ricordo del cuore del grande papa.
Il libro ripercorre il Pontificato di Giovanni Paolo II attraverso le foto e le frasi più belle e rappresentative del suo Magistero petrino.
"Nelle diverse familiari conversazioni a voce con il Santo Padre, nell'arco dei mesi giugno 2019 - gennaio 2020, il tema principale è stato la figura di san Giovanni Paolo II, che appare sempre più poliedrica col passare del tempo. Papa Wojty?a appare sempre di più "Wojty?a il Grande- e si comprende il motivo per cui il popolo riunito in piazza San Pietro nel giorno del suo funerale abbia gridato: "Santo subito!-. Spesso, in queste confidenziali conversazioni, il discorso ha toccato anche alcuni aspetti che interessano tutta la Chiesa. Vi è stata pure la provvidenziale opportunità di raccogliere preziosi frammenti autobiografi ci di papa Francesco. Affinché "nulla vada perduto-, raccogliamo queste briciole, "i pezzi avanzati" (Gv 6,12) del grande pane moltiplicato per tutti dal Magistero di papa Francesco. È un insegnamento aver permesso di frugare nel suo cuore e nella sua mente". Dalla Prefazione di don Luigi Maria Epicoco. A 100 anni dalla nascita, un dialogo sulla vita e la spiritualità di Papa Wojty?a.
Dopo un ricordo personale ed inedito del Cardinale Comastri su San Giovanni Paolo II, il libro con molte fotografie e testi didascalici, racconta la storia di San Giovanni Paolo II dalla nascita alla canonizzazione.