"La Metafisica" di Teofrasto è un'opera unica per la complessità e l'ampiezza dei temi esaminati, che vanno da questioni al cuore dell'aristotelica filosofia prima alla fisica, alla matematica, all'astronomia, alla concezione della scienza e alla teleologia. E anche una testimonianza di prima mano delle modalità con cui la scuola nella sua fase più antica seppe accogliere e valorizzare l'insegnamento di Aristotele. L'andamento del testo non ha carattere sistematico, ma dialettico e problematico: di qui le molteplici interpretazioni di quest'opera, gravata da un'ipoteca di antiaristotelismo che tuttavia appare difficilmente sostenibile.
Dopo Augusto non c'è stato imperatore romano che abbia regnato più a lungo di Costantino il Grande (306-337 d.C.) o che abbia fatto scelte di maggiore portata rivoluzionaria. Arnaldo Marcone traccia il ritratto a tutto tondo di un imperatore della cui azione forse non si sono ancora colti a pieno tutti gli aspetti di novità: fu Costantino infatti a dare all'impero una nuova religione, una nuova capitale, una nuova organizzazione dell'esercito. Non in tutti i campi gli arrise il successo; in particolare, disastroso fu il fallimento del suo disegno di fondare una dinastia personale con i suoi figli, né duratura si rivelò l'organizzazione da lui disegnata per il potere imperiale.
"Cominciamo nel quarto secolo d.C. in Egitto. Vi piacerebbe comparire nei sogni altrui? Ecco cosa dovete fare. Rivolti alla lampada sul comodino (a rigore, dovrebbe essere una lampada a olio), pronunciate le seguenti parole: 'Cheiamopsei herpeboth. Fa' in modo che MM, la figlia di NN, mi veda nei suoi sogni - ora, ora, presto, presto'. Aggiungete poi il vostro messaggio personale. Ripetetelo spesso. Queste, almeno, erano le istruzioni fornite da un papiro magico greco - espresse naturalmente con la massima serietà, dato che non si trattava di un gioco. La lettura di questi testi ci trasporta in un mondo che, per lo meno a uno sguardo superficiale, è completamente estraneo ai tempi moderni. Eppure anche oggi molti sono convinti che c'è qualcosa di significativo nel contenuto dei loro sogni, proprio come i Greci." Ma come è cambiata la cultura del sogno dai tempi di Omero alla tarda Antichità? Cosa significavano i sogni? Come li leggiamo e li interpretiamo con i nostri occhi di moderni quei sogni? Dall'Iliade ad Aristofane, dal Vangelo di Matteo ad Agostino, William V. Harris analizza il fenomeno del sogno nell'antichità, rintracciandone il tratto distintivo nell'epifania di una figura autorevole, che dà istruzioni o trasmette informazioni. Il sognatore e/o il narratore non solo rivendicano di aver ricevuto istruzioni o informazioni da parte di enti superiori, ma con questo sogno possono dare un senso alle azioni umane e conferire prestigio.
Babele: il nome evoca subito un atto d'orgoglio punito con una condanna terribile, la totale distruzione. Se Babele è un mito biblico, appartiene invece alla storia che grandi città, enormi complessi monumentali dell'antico Oriente sono stati ridotti in polvere. Eppure rappresentano un tassello importante della storia dell'umanità. La città nasce in Oriente. Ma come la conosciamo se, apparentemente, non è rimasto più nulla? In questo libro Mario Liverani racconta come, nell'arco di due secoli, le città dell'antico Oriente - Babilonia e Ninive in testa - sono tornate a vivere per noi, dapprima solo immaginate, sulla scorta delle notizie bibliche e della letteratura classica; poi intraviste da viaggiatori alla ricerca della Torre di Babele in un paesaggio cosparso di macerie informi; infine scavate, descritte, misurate, classificate, interpretate a seconda delle tendenze culturali degli studiosi. Tutti comunque concordi nel vedere nella città orientale una sorta di anti-modello della città occidentale: questa basata su cittadinanza, democrazia, libera impresa, quella basata su despotismo teocratico, dirigismo, servitù generalizzata. Dopo due secoli di scavi, di studi e di mutevoli approcci è possibile finalmente costruire un quadro d'insieme non solo dell'attività di ricerca ma anche dei suoi risultati, che restituiscono le città dell'antico Oriente - grazie all'apporto di varie discipline - nel loro splendore architettonico e artistico e nella loro vita socio-economica.
Alle origini della civiltà occidentale, i Greci svilupparono una vera e propria cultura del sogno. Per loro la vita notturna non era marginale e poco significativa, ma un messaggio capace di proiettarsi con forza sulla vita cosciente; a loro si chiedevano indicazioni su scelte da compiere, oracoli, persino miracolose guarigioni. Questo libro parla delle varie funzioni dei sogni nella civiltà greca, sino alla tarda antichità: dai sogni di Omero a quelli che progressivamente vennero studiati e descritti da filosofi , scienziati, poeti, interpreti professionisti di sogni.
L'autore
Giulio Guidorizzi insegna Teatro e drammaturgia dell’antichità all’Università di Torino. Nella collana Scienza e Idee ha pubblicato Ai confini dell’anima (2010).
Da oltre duemila anni, Atene rappresenta molto più che una città nell'immaginario occidentale. Il secolo compreso tra le riforme di distene (508) e la morte di Socrate (399) è diventato modello universale, insieme politico e culturale. Politico perché si ritiene che ad Atene sia stata inventata la democrazia, cioè il regime istituzionale e di governo oggi più diffuso nel mondo. Culturale perché ad Atene fiorirono filosofia, storia, teatro, letteratura, arte e architettura che ancora oggi consideriamo riferimenti obbligati. "Il mondo di Atene" riporta la città alla sua storia, incrinando la sua immagine idealizzata e restituendocela così come emerge dalla ricchezza delle fonti contemporanee. Luciano Canfora smonta la macchina retorica su Atene, dimostrando che i critici più radicali del sistema furono proprio gli intellettuali ateniesi. Eventi centrali dell'intera narrazione sono la parabola dell'impero marittimo ateniese sconfitto da Sparta, la lacerazione che esso determinò nel mondo greco fino a coinvolgere il regno di Persia, la rinascita dell'impero nella medesima area geopolitica, la sua crisi e l'esito inedito, rappresentato dal trionfo dell'ideale monarchico realizzato dall'egemonia macedone.
Il De mysteriis Aegyptiorum è il più importante scritto filosofico-religioso della tarda antichità, pervenutoci sotto il nome del sacerdote egiziano Abammone in risposta alla Lettera ad Anebo del neoplatonico Porfirio; la tradizione antica (a partire da Proclo) attribuisce lo scritto a Giamblico, allievo di Porfirio, che contestò il maestro sui temi qui affrontati, ovvero il ruolo della teurgia e della mantica nel percorso dell'anima verso l'assimilazione al divino. Porfirio, nei vari scritti religiosi (oltre alla Lettera ad Anebo, la Filosofia rivelata dagli oracoli e i due trattatelli Sul ritorno dell'anima e Sulle immagini degli dei) aveva attribuito alle pratiche rituali, sacerdotali e oracolari un ruolo molto limitato, efficace solo per la purificazione della parte irrazionale dell'anima, e soprattutto aveva negato che i sacerdoti, in quanto uomini, avessero un qualsiasi potere sul primo Dio; Giamblico, invece, riprendendo l'antica arte ieratica egizia e la dottrina del Corpus Hermeticum, attribuisce agli oracoli e alla teurgia un ruolo supremo, giacché il sacerdote opera come semplice medium tra Dio, gli angeli, i demoni e le anime. Versione latina di Marsilio Ficino in appendice.
Raccoglie le Carl Newell Jackson Lectures tenute dal Werner Jaeger alla Harvard University nel 1960.
Un saggio scritto con stile giornalistico per raccontare la storia di Euno, lo schiavo autore della prima rivolta servile nella storia di Roma.
I racconti delle origini del mondo abbracciano una realtà universale di cui non vogliono indicare gli inizi cronologici, ma intendono spiegare il significato esistenziale. E così in apertura della Bibbia il popolo d'Israele ha condensato nel libro della Genesi una sua visione della realtà e di se stesso. Il giardino dell'Eden è essenziale non per viverci dentro, ma per esserne espulsi verso paesaggi geografici storicamente percorribili e abitabili. Il tema del rapporto tra i due generi di tempo, quello dei primordi e quello della storia, resta implicito in ognuno dei saggi raccolti nel volume, raggruppati sotto due prospettive diverse. La prima si colloca nell'ambito del tempo storico e valuta la possibilità stessa della sua misurazione. La seconda è dedicata invece al tema delle origini della civiltà in alcune sue espressioni più significative, come la nascita della città ad opera di Caino e la diffusione dei popoli sulla terra.
Cosa si nasconde dietro una civiltà conosciuta per la sua grandezza e il suo splendore? L'immagine dei romani è da sempre ambivalente. Furono conquistatori, ottimi amministratori, valenti giuristi; il loro esercito era invincibile, il loro diritto immortale e universale. Questi meravigliosi traguardi però andavano di pari passo con miseria e violenza, corruzione, immoralità, follia e lussuria. Dietro il candore dei marmi e delle toghe, gli acquedotti, le terme pubbliche, le infrastrutture materiali e amministrative della vita civile, affioravano il brulichio sotterraneo dei disperati, il marciume di una nobiltà decadente e divorata dal vizio, un sistema clientelare che assai di rado premiava il merito. E si tratta di un'ambivalenza che i romani stessi, nella loro letteratura, ci hanno tramandato. Questo libro scava negli aspetti più nascosti della vita dell'Urbe, quelli di cui Roma non poteva certo farsi vanto e che non emergono facilmente dai racconti celebrativi dei condottieri e delle battaglie. Un viaggio alla scoperta delle fondamenta profonde di una civiltà che ebbe un successo incomparabile, costruendo un impero durato quasi mille anni. Le impressionanti somiglianze con la nostra cultura, pur nelle innegabili differenze, inducono inevitabilmente a riflettere sul significato reale della civiltà come siamo soliti intenderla, sul valore della politica, sulla natura stessa di una convivenza complessa.
Flavio Giuseppe è stato spesso considerato un traditore del popolo ebraico, ma Pierre Vidal-Naquet, storico anche lui e di origine abbranca, ne trae un affascinante profilo di intellettuale: un esempio indicativo di una coscienza che che intende realisticamente sopravvivere in un mondo ostile pur mantenendo integra la propria identità.