Il libro è una riflessione sulle "società postfordiste" e raccoglie sessanta voci compilate da autori italiani e stranieri. E' organizzato come un "dizionario di idee", in ordine alfabetico. Può essere utilizzato come strumento di consultazione, o ipertesto, oppure può essere letto come un insieme di saggi che suggeriscono approcci trasversali ai concetti. Ma, ancor prima, è uno strumento di approfondimento che fissa una terminologia e un apparato concettuale che sono già entrati nell'uso. Centrale è la connessione fra sapere e produzione: è questo il tessuto connettivo delle società postfordiste.
In questo libro Rifkin analizza le strutture organizzative dell'economia delle reti e i meccanismi dell'informazione caratteristici dell'era che si apre, evidenziando i rischi e le opportunità che si prospettano per lo sviluppo della società e l'emancipazione dell'uomo nel ventunesimo secolo. Da un lato il potere dei "nuovi tiranni" del progresso, i più grandi e importanti provider internazionali, destinati a gestire l'eccesso a ogni attività e a controllare la vita di ciascuno di noi in una società dove si accresce il divario tra chi è "connesso" e chi non lo è; dall'altro la possibilità di una maggiore diffusione della conoscenza, della democrazia e del benessere, e l'affrancamento dalla "schiavitù" del lavoro.
Distinguendo i 'ruoli' del 'top management' da quelli del 'middle management', l'autore assume come punto di partenza la specialità del prodotto culturale, interrogandosi sulle condizioni organizzative e gestionali più adatte per consentire una produzione di qualità a costi accettabili. Ciò viene proposto immergendosi nel processo di costruzione di uno spettacolo dal vivo, respirando la dialettica, le tensioni e le emozioni generate dallo scambio di idee e dalla convivenza 'forzata', ma creativa, di personalità idiosincratiche: interpretando l'esperienza operativa, l'autore restituisce una lettura critica del complesso processo organizzativo che precede e che conduce alla produzione di uno spettacolo dal vivo.