1096: Hugh de Luc, locandiere in un villaggio francese, torna in patria stanco e disilluso dopo aver partecipato alla prima crociata. In Terrasanta ha assistito a massacri e crimini orrendi compiuti nel nome della fede, ma nulla di tutto ciò che ha visto può prepararlo all'incubo che lo attende: il figlio trucidato, la sua casa bruciata e l'adorata moglie Sophie rapita. Tutti gli indizi portano a Baldwin, duca di Treille, uomo crudele e privo di scrupoli in caccia di un'inestimabile reliquia che risale all'epoca della crocifissione di Gesù. Convinto che Sophie sia ancora viva, Hugh riesce a entrare alla corte di Baldwin fingendosi un giullare, conosce una giovane nobildonna che si innamora di lui e scopre la verità sulla moglie.
Il racconto abbraccia due secoli, due sponde dell'Atlantico e cinque generazioni di una dinastia ebraica in cui tutto è smisurato: vitalità, ricchezza, lusso, inclinazione al piacere in ogni sua forma. Ma nessuna grande famiglia è senza macchia, e la macchia dei Gursky si chiama Solomon, rampollo in disgrazia che pare essere stato presente, come Zelig più o meno negli stessi anni, in tutti i momenti cruciali del ventesimo secolo - la Lunga Marcia, l'ultima telefonata di Marilyn, le deposizioni del Watergate, il raid di Entebbe. Solomon rimarrebbe tuttavia un mistero, se della sua fenomenale parabola non decidesse di occuparsi il più improbabile dei biografi, Moses Berger, ex ragazzo prodigio rovinato dal rancore e dall'alcol.
Jack Ryan è un professore di storia da poco congedato dai Marines e trasferitosi in Inghilterra per scrivere un libro. Dopo una serie di pericolosi incontri con una cellula dell'IRA, Ryan viene notato dai vertici della CIA e dei servizi britannici e ingaggiato per una collaborazione. Ben presto, però, si rende conto che da lui ci si attende qualcosa di più: sventare, per esempio, un complotto organizzato dai vertici del Cremlino per eliminare papa Giovanni Paolo II.
Sally era una ragazza giovane, piena di vita; faceva la ballerina, ma ora il suo corpo giace immobile. Uccisa da un colpo di pistola, la stessa arma che nel giro di poco tempo uccide anche un piccolo spacciatore e un commerciante di diamanti. Nell'inverno più freddo che si ricordi, l'incubo di un serial killer torna a terrorizzare i cittadini dell'87° Distretto. Ma Carella e i suoi uomini seguono un'altra pista. Alla ricerca di un movente setacciano gli sfavillanti ambienti dello sbow-business e del traffico di preziosi. E giungono fino al fidanzato di Sally, fortemente indiziato. Ma quando il ragazzo si procura un alibi di ferro, mentre è al sicuro nelle mani della polizia, la medesima pistola torna a mietere vittime...
La terra è sconvolta da una catastrofe planetaria, in cui si muove un unico sopravvissuto. A fargli compagnia ci sono alcuni esseri apparentemente umani ma creati artificialmente. Come si è giunti a tutto questo? Ce lo narra il protagonista, l'ultimo degli uomini, attraverso il racconto della sua vita che coincide con il processo di distruzione del pianeta e della razza umana. Un romanzo che, mentre porta in scena un intenso e archetipico rapporto d'amore e di amicizia tra due uomini e una donna, sferra attacchi violenti contro quella scienza che rinuncia a una visione umana del mondo, che dimentica e annulla l'esigenza più profonda, e quindi inestirpabile, dell'umanità: la spiritualità in tutte le sue molteplici espressioni.
New York City. Un giovane autista di limousine, che sogna di diventare milionario, incontra per caso un uomo ricchissimo. Recatosi nella lussuosa villa di questi per restituire un guanto che l'uomo ha dimenticato nel suo taxi, il giovane trova sulla scrivania del magnate una specie di testamento spirituale che spiega in modo rigoroso le immutabili leggi del successo personale. Grazie a quella provvidenziale lettura l'ambizioso autista riuscirà a coronare i suoi sogni. Fiaba e apologo morale, questo nuovo romanzo di Mark Fisher prosegue la saga narrativa inaugurata da "Il Milionario".
"Il personaggio principale, almeno in quei momenti di lucidità in cui riuscirò ad impormi una linea di condotta, sarà il mio defunto fratello maggiore Seymour Glass che (preferisco dir tutto in un'unica frase da necrologio) nel 1948, all'età di trentun anni, mentre era in vacanza in Florida con sua moglie, si tolse la vita. Egli ebbe un grande significato per moltissime persone con cui venne a contatto e per noi, suoi fratelli e sue sorelle, egli fu tutto. Tutto quel che è realtà, egli fu, per noi: il nostro unicorno striato di blu, il nostro specchio ustorio, il genio di famiglia che dà consigli a tutti, la nostra coscienza portatile, il nostro commissario di bordo, il nostro unico poeta..."
Uno scrittore decide di scrivere un libro sul giorno in cui è stata sganciata su Hiroshima la prima bomba atomica. Si intitola "Il giorno in cui il mondo finì" ed è centrato sull'idea di descrivere cosa stessero facendo alcuni scienziati nucleari nell'esatto momento in cui avveniva la catastrofe. Salutato al suo apparire, nel 1963, da Graham Greene come "uno dei tre migliori romanzi dell'anno scritto dal più bravo scrittore vivente", "Ghiaccio-Nove" è un libro che contesta quasi ogni aspetto della nostra società attraverso la parodia e l'artificio che, visto il mondo apparentemente privo di senso in cui ci muoviamo, sembra essere uno dei pochi modi con cui descriverlo.
Sono ormai passati quattro anni da quando una malattia le ha tolto il marito, e il gelo nell'anima di Julie si sta finalmente sciogliendo. Dopo una giovinezza difficile, grazie a Jim aveva trovato un posto diverso in cui vivere e tanti amici affezionati, che le sono sempre stati vicini. Così, ora lo strazio si è trasformato in un affetto venato di malinconia e nella riconoscenza per un uomo che, in un ultimo gesto d'amore, le ha lasciato due doni inaspettati: un dolcissimo cucciolo di danese e la promessa di vegliare sempre su di lei. Adesso Julie è pronta a credere possibile una nuova felicità, ma chi vorrà al suo fianco?
Amata dal pubblico e dalla critica per la sua capacità di combinare i meccanismi narrativi del thriller con l'approfondimento psicologico, Patricia Highsmith ritorna con una raccolta di racconti inediti. Queste storie, scritte fra gli anni '50 e '70, presentano amanti passionali, delitti, fascinazioni, terribili animali, vertigini sensuali e pericolose. Quattordici racconti, quattordici brecce nella normalità, quattordici occasioni per far affiorare un turbamento sommerso, lo stesso che fece rispondere alla creatrice di Tom Ripley, quando le venne chiesto se lei, signora del mistero, avesse mai paura: "Sì, della gente."
Dall'autore di "Le correzioni", una raccolta di saggi che hanno come filo conduttore l'erosione dei valori civili, il persistere della solitudine nell'America postmoderna e la fiducia nella letteratura come mezzo per sfuggire alla tragicità del destino individuale. I testi spaziano tra diversi generi: si va dal saggio letterario al racconto autobiografico, dal pezzo di costume al giornalismo d'indagine. I testi sono stati pubblicati in diverse riviste americane fra il 1994 e il 2001.