Traduzione in italiano della "Règle du Carmel et son esprit" (1949) di padre François de Sainte-Marie. Partendo dalla trascrizione del testo originale della Regola, composto intorno al 1209 da sant'Alberto Avogadro, patriarca di Gerusalemme, l'autore analizza attentamente dal punto di vista storico e spirituale l'essenza di questo ordine religioso. Emerge così il forte carattere mistico del Carmelo, un ordine contemplativo che fa della preghiera la sua principale attività.
Il volume raccoglie una presentazione del tractatus “De diligendo Deo” di Bernardo di Chiaravalle. Si pongono in luce alcuni aspetti specifici: l’appartenenza del testo al processo di rinnovamento culturale e spirituale della Chiesa del XII secolo, il tema dell’amore preveniente di Dio, come principio ineludibile dell’umana risposta di carità, e l’articolata struttura retorica del dire teologico dell’abate di Clairvaux. Ci si sofferma dettagliatamente su quest’ultimo aspetto, per dimostrare come l’eleganza formale del testo non sia un espediente meramente estetico di ispirazione cortese o di imitazione classica, quanto un elemento intrinseco della teologia mistica.
Se la teologia, secondo la migliore tradizione patristica, si pone come dinamismo esperienziale della presenza e dell’amore di Dio, solo un ‘dire’ teologico nobile, e artisticamente elaborato, può essere davvero adeguato alla profondità del contenuto. Il rivestimento formale letterario e retorico è, dunque, per il santo monaco cistercense non un ornamento estrinseco del contenuto riflesso, quanto l’espressione più autentica del suo incontro col mistero di Dio in Cristo e lo ‘spazio letterario’ da offrire al lettore per la possibilità di questo incontro. Solo così il teologo compie un servizio autenticamente testimoniale: egli scrive per obbedire ad un mandato ecclesiale e nel desiderio di servire la Chiesa, accompagnando la comunità dei credenti a scoprire, custodire ed annunciare la divina carità.
In questo anno 2015, dedicato alla vita consacrata e nel V centenario della nascita di s. Teresa di Gesù, fondatrice dell'Ordine delle Carmelitane Scalze, la Comunità delle Carmelitane di Crotone fa memoria del 30° di fondazione: occasione propizia perché le suore condividano tra loro e con tantissimi amici la ricchezza di questa esperienza, dono gratuito di Dio. Per dare concretezza al sentimento di riconoscenza delle carmelitane e condividere la loro gioia, le suore hanno preparato un libro-testimonianza. In 12 capitoli viene narrata in sintesi la storia del Carmelo, le vicende che hanno segnato questa fondazione, la vita all'interno di una comunità carmelitana teresiana con i suoi ritmi di preghiera e di lavoro: l'impegno quotidiano a seguire Cristo nella totalità di una vita spesa per lui, attraverso il ministero della preghiera e la comunione fraterna. Il libro è arricchito da numerose fotografie scattate all'interno del monastero e da citazioni tratte dagli scritti dei santi Carmelitani che aiutano il lettore a conoscere più da vicino un'esperienza tanto radicale quanto semplice e autenticamente evangelica.
Il volume presenta le vite degli eremiti Paolo, Malco e Ilarione che Girolamo ha scritto quasi ripercorrendo, in un progetto unitario, le tappe della diffusione del monachesimo: Egitto, Siria, Palestina.
Le Vite sono opera di ricerca, di formazione, di viaggio.
I protagonisti sono personaggi che,attraverso le asperità e le tortuosità del mondo fisico, compiono un cammino interiore.
I santi asceti descritti non dimostrano di essere irraggiungibili e lontani, ma vicini al pubblico ed alle sue debolezze.
Girolamo permette al lettore di conoscere esempi non impossibili da imitare e in cui riconoscersi, soprattutto per condurre un eguale viaggio spirituale.
Il volume va alla ricerca dell'origine della spiritualità chiaravallense, che ha lasciato un'impronta profonda e incancellabile nella vita della Chiesa, nella sua sensibilità e nei suoi gusti, nelle sue lettere e nella sua arte. Al principio troviamo la Sacra Scrittura, che offre a Bernardo di Clairvaux i principi e le risorse del suo pensiero, della sua predicazione e, prim'ancora, della sua esperienza. E, infatti, la dottrina dell'"ultimo dei Padri", proviene dall'intimo e inesausto contatto personale con la Parola di Dio, ritrovata nel corso e ricorso della Liturgia. Egli è "Dottore mellifluo", poiché dalla "spremitura" di tale Parola si distilla e fluisce il sapere del quale viene alimentata senza sosta la Chiesa. Non mancano certo in lui la considerazione e la stima dell'aspetto intellettivo del mistero di Cristo, a cui è ininterrottamente volto il suo sguardo appassionato; ma egli mira a comprendere per amare, a illuminare per ardere, preoccupato a che la "filosofia" e la dialettica incontinente non stemperino il mistero e quindi disciolgano la cristologia. Ed esattamente nei confini della cristologia egli trova l'antropologia, in intima connessione e implicazione. La sua teologia la sua immagine di Dio - sale e si dispiega nella realtà della vita, della morte e della risurrezione di Cristo, il quale può essere definito l'epifania di Dio e la parabola dell'uomo.
Algeria, marzo 1996. Sette monaci cistercensi trappisti vengono rapiti e assassinati in circostanze mai completamente chiarite. Nel clima di guerra civile che insanguinava il paese, i monaci avevano scelto di restare accanto al popolo rendendo l'estrema testimonianza cristiana di carità.
Una ricostruzione accurata della vita di Christian de Chergé e delle vicissitudini del monastero di Tibhirine nella prima metà degli anni novanta del secolo scorso. Un volume che trae informazioni non solo dai testi del priore e dei suoi monaci, ma anche da testimonianze di persone che hanno conosciuto a fondo i protagonisti (a cominciare dai parenti di Chergé), frequentato la comunità o studiato a posteriori la cruenta pagina della guerra civile algerina che, insieme a quella dei sette trappisti, ha falciato la vita di altri dodici uomini e donne di Chiesa (fra i quali il vescovo di Orano).La biografia permette al lettore di avvicinarsi a questa straordinaria figura, che è stata anche al centro del film di Xavier Beauvois Uomini di Dio.
Dopo il libro curato dalla Comunità di San Leolino, che ci ha fatto conoscere parte degli scritti di suor Maria Evangelista ("Sarò amore. Diario spirituale 1949-1968", Panzano in Chianti 2006), ecco, su di lei, una nuova pubblicazione preparata con grande pazienza e tenacia, oltre che con sicura competenza e personale partecipazione, da sorella Paola Moschetti. Si tratta di un'opera che illustra la vita e la spiritualità di un'altra donna del nostro tempo tutta votata all'amore di Dio, sulla scia della santa mistica fiorentina Maria Maddalena de' Pazzi. Nella parabola biografica di questa luminosa figura si incontrano molte delle più significative personalità della Firenze religiosa del secondo Novecento. Legata alla storia della sua vicenda, la storia dell'Eremo di Santa Maria degli Angeli (Scandicci), luogo di preghiera e di vita contemplativa vissuta in stretta comunione con la Chiesa e la città di Firenze.
Desiderius Lenz è stato il teorico e fondatore della Scuola d'arte di Beuron, abbazia benedettina nel cuore della Foresta Nera. La sua estetica si basa sulla definizione rigorosa delle proporzioni ideali: partendo dalla sezione aurea, Lenz ritrova le misure perfette, il "canone" della figura umana, che diventa il principio costruttivo per ogni altra forma. Singolare connubio di spiritualità e numerologia, questa mistica geometrica ha rappresentato, nell'arte a cavallo tra Diciannovesimo e Ventesimo secolo, un punto d'incontro fra tendenze anacronistiche e slanci d'avanguardia. Già ospite alla Secessione di Vienna, la Scuola di Beuron ha realizzato negli anni splendidi lavori di decorazione architettonica in vari edifici sacri sparsi per il mondo, compresa l'Italia (nel convento di Montecassino, dove ha lasciato alcune delle sue opere più importanti). "Canone divino" raccoglie le riflessioni di Lenz, unite alle testimonianze di commentatori illustri (Maurice Denis, Giovanni Battista Montini, Hubert Krins), per comprendere a fondo il significato di un fenomeno artistico eccezionale.
Composta intorno al 400, la Storia dei monaci dell'Egitto è di autore anonimo. In questa Storia il potere carismatico del miracolo, anche se talvolta è evidenziato con accenti marcati, ha il solo scopo di sottolineare il clima spirituale che circondava quegli "uomini di Dio". Non si tratta, quindi, di una componente fantasiosa e leggendaria anche perché il nostro autore si preoccupa di precisare che di alcuni fatti prodigiosi narrati è stato testimone oculare, di altri ha trascritto il racconto così come gli è stato riferito. Ed i miracoli operati dai "santi" monaci sono, per loro esplicita ammissione, sempre dovuti al Figlio di Dio. In merito il Lietzmann osserva giustamente: "Tutti i segni e i miracoli operati dagli uomini di Dio dell'Antico Testamento, tutti quelli operati da Cristo e dagli apostoli, tutto è imitato e anche superato dagli eroi della Chiesa delle origini". La Storia dei monaci dell'Egitto, al pari delle altre opere del genere dello stesso periodo, va letta ed intesa senza mai perdere di vista l'epoca in cui fu scritta, la sua finalità, la sua destinazione. Il racconto delle esperienze dirette ed indirette annotate dall'autore costituisce un documento dal quale emerge un dato inconfutabile: quei pionieri del deserto, messaggeri stabili o itineranti del Vangelo, hanno lasciato una cospicua eredità spirituale, una lezione di fede viva ed operante. Soprattutto hanno gettato le basi di un'istituzione che nel corso dei secoli ha conquistato milioni di anime...
L'esperienza della vita monastica è stata caratterizzata, sin dai suoi esordi nell'Oriente tardoantico, dall'abbandono di un ambiente di provenienza e dalla ricerca di uno spazio nuovo e alternativo, nel quale maturare un percorso di avvicinamento a Dio da compiersi in una situazione - spirituale e materiale di libertà dalle interferenze esterne. Questa ricerca ha prodotto da subito delle idee su come tale spazio dovesse distinguersi e proteggersi e tali idee si sono presto trasformate in esperimenti concreti su come i luoghi in cui i monaci andavano a stabilirsi (da soli o in comunità) dovessero essere organizzati. Tuttavia, per quanto votato a una vita di solitudine, il mondo monastico non ha mai potuto (né voluto) recidere totalmente i propri legami con il resto della società umana. Sin dall'inizio la struttura dei monasteri ha dovuto perciò assumere forme in grado di mantenere con essa canali di comunicazione. Questo studio percorre ed esamina le testimonianze, testuali e materiali, relative alla conformazione dello spazio dei monasteri, proponendo un excursus su come le diverse funzioni cui essi dovevano assolvere (di tipo religioso, politico, produttivo, assistenziale) sono state pensate e concretamente realizzate.
Da sempre i monasteri di vita contemplativa hanno costituito una vera ricchezza per la Chiesa, un dono prezioso che Essa ha custodito e promosso con amore, nella piena consapevolezza che tali luoghi privilegiati della "Ricerca di Dio" - come scrive S. Benedetto nella sua Regola - sono per tutto il popolo santo di Dio il segreto della sua fecondità apostolica... Il presente lavoro, è il frutto di sintesi sul tema delle Federazioni e la conclusione del corso dello Studium-CIVCSVA, svolto sotto la competenza del R.P.D. Sebastiano Paciolla ocist., particolare esperto e docente, e ha avuto lo scopo di voler affrontare un tema molto vivo e attuale nella vita monastica di oggi. Il titolo "Per una nuova visione e contenuti della Federazione Monastica" presenta le esigenze del mondo monastico femminile, le sue difficoltà nel mondo contemporaneo e la dottrina e disciplina con cui la Chiesa custodisce questo tesoro... parlare di una nuova visione e di nuovi contenuti della Federazione Monastica è una necessità impellente per poter salvaguardare la vita e la sopravvivenza di moltissimi monasteri femminili contemporanei e delle Federazioni.