Le pagine del Qohelet e del Cantico dei cantici, due brevi libri sapienziali della Bibbia, offrono al lettore una penetrante riflessione sull'esperienza umana del domandare, del cercare e dell'amare. Tutto passa, eppure qualcosa resta, permane, dura: l'esperienza della precarietà di una bolla di sapone, fragile e luminescente nell'effimero del suo istante; l'esperienza di un amore che sfida il limite della morte, perché in esso avvampa una fiamma segreta; l'esperienza di un corpo che diviene paesaggio da attraversare, architettura da abitare, nei giorni dello splendore e nelle notti della nostalgia.
In un dialogo serrato e circolare tra Bibbia e psicologia, gli autori propongono una interpretazione drammatica del Cantico in sei atti, cui corrisponde una lettura della vita come percorso evolutivo verso il compimento dell'eros. Fidanzati, sposati e consacrati possono trovare nel libro utili suggestioni per leggere le Scritture alla luce della vita e la vita alla luce delle Scritture.
«Il titolo di questa sezione dell'Opera Omnia indica chiaramente l'oggetto delle opere presentate e subito si può intuire come siamo condotti al cuore dell'esistenza della Chiesa, che vive della Parola e del Pane, nutrendosi alla Tavola dei due alimenti necessari all'esistenza. I volumi di questa sezione hanno una data lontana nel tempo (1949, 1950, 1959-1993, date delle prime edizioni francesi), e tuttavia corrispondono a questioni che oggi sono più che mai importanti e difficili per la teologia e per l'esistenza cristiana; soprattutto, come si vedrà, la questione della lettura e interpretazione della Scrittura. [...] Le opere di de Lubac contenute in Scrittura ed Eucarestia trattano due grandi temi, che coincidono con i fondamenti della fede e della teologia cristiana. La Chiesa, infatti, vive della Parola testimoniata e portata dal Libro, e della Eucarestia, nella memoria di Gesù, celebrazione ma anche sintesi di tutta la storia e del mistero della salvezza. Sono opere che hanno fecondato la riflessione teologica del periodo immediatamente precedente il Vaticano II, e, anche se non citate, hanno nutrito alcuni documenti conciliari tra i più importanti (sulla rivelazione, sulla Chiesa, sulla liturgia). [...] È questo il significato delle opere di de Lubac, che rimangono dei classici della teologia del XX secolo, e proprio perché classici si presentano sempre attuali. Non si può capire la Chiesa senza pensare all'Eucarestia, e viceversa. L'esegesi, ricerca attenta, rigorosa, di tutta la dimensione storica e filologica della Scrittura, ha assoluto bisogno della lettura sempre attenta al "senso spirituale": solo così la Parola vivifica. Altrimenti rimane lettera morta, addirittura portatrice di morte». (Dall'Introduzione di Azzolino Chiappini alla Sezione quinta dell'Opera Omnia)
La Bibbia come prosa narrativa: l’analisi di Robert Alter, divenuta un classico, ha definitivamente ampliato la nostra concezione della Scrittura come racconto artistico, come opera letteraria.
Descrizione
La Bibbia è un grande libro di fede, certo. Ma, insieme, è un grande libro della biblioteca dell’umanità. Si può e si deve accostare la Bibbia non solo nella sua dimensione religiosa e teologica, ma anche nella sue dimensione narrativa e letteraria. È quest’ultima la specificità dell’approccio inaugurato da Robert Alter, che legge la Bibbia in un’ottica inedita: quella, appunto, della critica letteraria.
Il suo libro introduce a gustare le storie bibliche nel loro tessuto narrativo e letterario, come autentiche opere artistiche. E, così facendo, aiuta a penetrare più a fondo nel loro messaggio religioso.
I procedimenti usati dagli autori biblici mentre raccontano (o mentre tacciono, con reticenza, su certi aspetti) richiedono da parte dei lettori di oggi nuove modalità di attenzione.
In questo fondamentale lavoro, allora, Alter illustra come gli scrittori biblici usassero convenzionalmente determinati stili, dispositivi letterari, tecniche espositive, per raccontare una delle storie più rivoluzionarie di tutti i tempi: la rivelazione del Dio unico. Quegli scrittori hanno rimodellato così non solo la storia, ma anche la stessa arte della narrazione.
Saggio che raccoglie le offese rivolte a Gesù riportate nei quattro Vangeli. Ogni accusa infamante rivela, sub contraria specie, qualcosa di vero su Gesù. L'autore si addentra in campi inesplorati per ritrarre un Gesù dal "basso". (Prefazione di Antonio Pitta).
Le scoperte dei manoscritti del Mar Morto e dei testi degli gnostici egiziani a Nag-Hammadi hanno permesso una svolta decisiva nella conoscenza degli sviluppi della dottrina nelle prime comunità cristiane. Alla ricostruzione del periodo arcaico della storia della Chiesa è dedicato questo volume, apparso per la prima volta in Francia nel 1958 e aggiornato dall'autore per l'edizione italiana. Danielou descrive e organizza la complessa realtà etnica, sociologica e culturale - di origine giudaico-pagana - del cristianesimo primitivo, che pima di esprimersi nelle forme dell'ellenismo ha conosciuto un'originaria espressione di struttura semantica.
Come individuare e definire le azioni simboliche dei profeti? Perché questi gesti, rari e occasionali nei profeti anteriori, si moltiplicano col passar del tempo e diventano centrali nei libri di Geremia e di Ezechiele? Che cosa dicono a noi, lettori del XXI secolo, questi gesti paradossali e talvolta sconcertanti (Isaia deve camminare nudo e scalzo per tre anni, Geremia non può sposarsi, Ezechiele mangia cibo cotto su sterco di animale, ecc.)? La parola del profeta diventa parte del suo corpo, la Parola di Dio si radica nella carne di un uomo e la trasforma, lo trasforma, per sempre.
Informazioni sull'autore
Donatella Scaiola, laica e sposata, è professore ordinario nella Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana e professore invitato nella Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e in altre istituzioni accademiche. Collabora con numerose riviste di carattere biblico, teologico e pastorale ed è direttore della rivista Parole di Vita.
Ogni interpretazione che voglia fissare un significato definitivo alle parole di Qohelet manca il bersaglio non tanto in questo o quel contenuto che gli attribuisce, ma proprio nell'attribuire un senso definitivo alla sua stessa dinamica testuale. Qohelet non pretende di imprigionare l'uomo con la sua sapienza; non impone la sua visione, ma espone alla condizione di crisi e al rischio etico e personale dell'interrogazione aperta. Di contro a un approccio solamente storico-critico del testo, Ponso offre una proposta interpretativa in grado di reintegrare testo e contesto, liturgia e interpretazione, mistagogia e senso testuale, oralità e scrittura, lettura e ascesi, vita e forme di vita. Lo fa richiamandosi all'approccio misterico-sacramentale proprio dei Padri, in cui i vari piani dell'esistenza sono integrati nella loro interazione continua e complessa, in un textum che non si limita alla mera lettera scritta, ma coinvolge il sentire, l'agire, il ritmo e l'armonia, la disarmonia e la continua conversione, i significanti e i significati. Questa è l'unica via non solo per una più corretta lettura e interpretazione dei testi sacri, ma anche per salvare le stesse forme di vita della fede cristiana.
La liberazione dalla schiavitù dell'Egitto e i lunghi anni di vagabondaggio nel deserto verso la Terra Promessa sono una tappa fondamentale della storia della salvezza. Essi rappresentano un momento originario e fondante durante il quale il popolo di Dio ha imparato a vivere di fede, a fidarsi del Signore e a riconoscerne la presenza provvidente e amorevole di padre e pastore buono. L'autrice, biblista e interprete dei testi biblici, aiuta a comprendere le pagine che narrano questo cammino, ne evidenzia lo spessore teologico e la dimensione spirituale. Con chiarezza mostra come l'esperienza di Israele narrata nel libro dell'Esodo rappresenti un punto di riferimento significativo anche per noi cristiani, chiamati a ripercorrere il cammino spirituale del deserto e della radicale dipendenza da Dio. Una riflessione sul cammino spirituale e la salvezza rivolta a tutti i cristiani.
Il titolo del libro si lascia ispirare dal verso contenuto in una celebre lirica ("Anch'io sono una formica") del romagnolo A. V. Reali, padre cappuccino e artista a tutto tondo, nonché apprezzato biblista. "LA CREPA DELL'ESSERE", che in queste pagine vuol essere "tentata", coincide paradigmaticamente con l'apertura sul fianco del Crocifisso, culmine della rivelazione cristologica come verità di Dio, secondo il racconto del Quarto Vangelo (cfr. Gv 19,34). L'interrogazione del testo biblico, avvalendosi della preziosa convergenza fra questioni teologiche e prospettive filosofiche, permette di focalizzare con efficacia i due fuochi irriducibili della serie di analisi proposte nel libro, sotto il segno delle metafore soglia e dis-chiusura. A partire da questo riscontro inedito, sono compulsate in modo particolare le riflessioni di Giorgio Agamben e Jean-Luc Nancy, due tra i più rappresentativi pensatori del contemporaneo. Dalle loro speculazioni soglia e dis-chiusura ricavano tratti di inconfondibile originalità, mentre emerge l'intreccio danzante di una reciproca co-appartenenza: mai l'una senza l'altra, tanto fuori dal racconto quanto all'interno dell'intrigo evangelico. Attorno ad esse ruota l'insieme delle considerazioni qui suggerite ed intimamente connesse con snodi teologici attualmente assai rilevanti, tra i quali sono quantomeno da menzionare il carattere messianico dell'ospitalità; il realismo della immaginazione e la sua mediazione indispensabile nel costituirsi del riconoscimento teologale... Grazie all'ausilio fornito dagli approcci biblico e filosofico il libro si propone finalmente di istruire una prospettiva teologico-ermeneutica sul fenomeno del cristianesimo in quanto tale. Potrà in questo modo contribuire ad aprire uno spazio teologico per la progettazione dell'evento cristiano, sotto il segno dell'oscillazione figurale tra soglia e dis-chiusura, nell'oggi della post-modernità.
Si tratta dello studio in prospettiva vocazionale di sette preghiere evangeliche. L'itinerario del volume segue un percorso genetico. Si apre con il Magnificat della Vergine Maria a cui fa eco il Benedictus di Zaccaria e l'inno del Nunc Dimittis pronunciato da Simeone nel tempio. Questi tre inni sono come un portale che immette nella missione pubblica di Gesù e nella sua preghiera. Vengono individuate quattro importanti preghiere del Signore: il Padre Nostro sulla montagna; l'Inno di giubilo sulla strada verso Gerusalemme; la Preghiera dell'unità nel cenacolo; la preghiera dell'abbandono nel giardino del Getsemani, e, infine la singolare consegna di Gesù ai suoi discepoli, di pregare il Padrone della messe perchè mandi operai nella sua messe" (Mt 9,35; Lc 10,2). "
Questo libro è dedicato alla testimonianza biblica sulla speranza nella risurrezione dei morti. Partendo da vari testi paolini nei quali l’apostolo riprende e commenta la tradizione precedente, un capitolo iniziale determina il grande orizzonte che orienta e dà una prospettiva alla speranza nella risurrezione. Muovendo da questo orizzonte, i capitoli successivi affrontano tre ambiti della testimonianza biblica sul tema: la variegata tradizione israelitica, la tradizione sulla missione di Gesù e la tradizione sull’antico modello messianico del cristianesimo primitivo.