In occasione dell'anniversario dei vent'anni dalla morte di Mons. Guérard des Lauriers il Centro Librario Sodalitium pubblica, raccolti in un opuscolo, due testi di spiritualità del grande teologo domenicano. La Via Regale, è una meditazione della Via Crucis che fu pubblicata negli anni sessanta sulla rivista "Tabor" e negli anni novanta da Sodalitium.
Perché gli uomini ereditano la fede dai genitori? Quale significato ha avuto e ha il battesimo? Chi lascia una religione abbandona la fede? Perché ci si sbattezza? Perché ci si converte? Questo libro prova a rispondere a questi interrogativi con la volontà di diventare un progetto con cui credenti e non credenti sono chiamati a confrontarsi.
Risposta a quanti vanno profetizzando imminenti 'scontri di civiltà', l'esperienza del dialogo interculturale ed interreligioso, in controtendenza, si prospetta come la strada privilegiata per governare il pluralismo che ormai caratterizza la società europea. In tal senso il Mediterraneo, da sempre laboratorio di fecondi e complessi intrecci culturali, è - per eredità storica e per collocazione geografica - la naturale cornice dell'incontro fra esperienze religiose diverse. Il dialogo interreligioso, che nel testo emerge in tutta la sua complessità, obbliga a ripensare politiche culturali ed educative che tengano conto dei cambiamenti in atto nella società europea, raccogliendo altresì l'eredità dello scenario mediterraneo. L'Università si presenta come luogo di sperimentazione di una prassi dialogica, autentica sfida per le nuove generazioni. Da tale prospettiva nasce la necessità di far dialogare saperi diversi, ma soprattutto si fa viva l'urgenza di mettere in relazione il piano della riflessione teorica con quello del racconto esperienziale, dando così piena voce alla fatica e alla bellezza dell'incontro con l'altro. I saggi qui riportati, risultato del ciclo di Seminari internazionali "Dialoghi religiosi e culturali nel Mediterraneo", promossi dal Laboratorio sul "Pluralismo culturale" (PLUC) privilegiano, come soggetti del dialogo, studiosi di rilevanza internazionale cristiani, ebrei e musulmani; una particolare attenzione è dedicata al mondo islamico.
Il 2 novembre 2004 un olandese di origine marocchina uccide nel pieno centro di Amsterdam con un coltello e in nome del Corano il regista Theo Van Gogh. Era "colpevole" - lui e la sceneggiatrice somala Ayaan Hirsi Ali - di aver girato un film ritenuto blasfemo per l'Islam. Per Buruma è un brutale punto di svolta che segna la crisi di un modello di integrazione - il multiculturalismo - in un Paese che vantava di essere un bastione della tolleranza, che aveva accolto turchi, marocchini, siriani, iraniani, egiziani, cinesi. Dopo quel gesto la crisi politica e identitaria è stata gravissima e ha dato voce a chi urlava che l'Islam è "una religione arretrata", i musulmani "un popolo di bruti", e che non è tollerabile accettare una cultura che tramanda pratiche inaccettabili e violenze. Ma è possibile azzerare le culture di provenienza costringendo gli immigrati ad adeguarsi agli standard culturali occidentali in una sorta di integrazione forzata? Secondo Ian Buruma, tutto ciò è impossibile. E questa presa di posizione è all'origine di uno scontro tra intellettuali di diversa estrazione che ha preso toni di dimenticata durezza. Ma che la lettura di questo libro può collocare nella giusta prospettiva.