Luca a più riprese propone il Dio di Gesù con il volto di colui che va incontro all'uomo, che lo accoglie, che lo perdona. Nel suo racconto si affaccia un vocabolo sconosciuto a Marco, la misericordia. Il legame tra questa narrazione e le vicende che caratterizzano la nostra società, le sue sofferenze, le sue domande, i suoi sogni, costituisce l'intreccio e la sfida più genuina del testo. Come i cristiani di ogni tempo, anche noi siamo invitati a tenere alto lo sguardo sul significato della tolleranza, della misericordia e del perdono per andare "oltre", oltre la rassegnazione e la paura, nel coraggio di porre gesti di solidarietà e fraternità per il superamento del male e il rinnovamento della vita in tutte le sue dimensioni. Questo è l'invito che scorre nella trama di queste pagine, rivolte in particolare a chi intende riscoprire alcuni inviti significativi del vangelo di Luca e riappropriarsi del significato del suo annuncio.
Paolo VI nel 1971 li aveva esclusi dalla recita del breviario, insieme ad alcuni versetti altrettanto “imbarazzanti”: sono i salmi 58, 83, e 109, i cosiddetti “salmi imprecatori” che innalzano a Dio invocazioni di vendetta e rivalsa contro i nemici. L’autore, autorevole biblista, ripropone il delicato problema della presunta “incongruenza cristiana” di questi salmi e più in generale del rapporto tra la spinta violenta dell’uomo e l’invocazione a Dio. Se, perché, come (e quando) recitare questi salmi è il tema sviluppato dall’autore, tenendo sullo sfondo il contesto storico-biblico e di questi testi e l’enorme attuale risonanza rispetto al problema della violenza.
I cinque poemi che compongono il Libro delle Lamentazioni formano un'opera letteraria unitaria e, di conseguenza, i singoli poemi devono essere letti seguendo il filo che li unisce. Anche se è possibile che all'origine dei poemi non vi sia un solo autore e soprattutto che l'autore del capitolo 3 possa essere diverso dall'autore degli altri capitoli, l'opera, come ora si trova nel Canone biblico ebraico, presenta un marcato carattere unitario determinato dall'uso della medesima forma metrica (la qinah, "lamentazione"), dal linguaggio e dalla riflessione sul tema tragico della caduta di Gerusalemme. Lo stesso autore del terzo poema, che è in stretto contatto con la scuola di Isaia, potrebbe essere il curatore della redazione finale del libro. È comunque significativo che le questioni lasciate aperte nel Libro delle Lamentazioni abbiano trovato risposta nel Libro di Isaia, in particolare nei capitoli 40-54. Il Libro di Isaia, nella seconda parte, fornisce una risposta all'aspirazione alla sopravvivenza così evidente nel Libro delle Lamentazioni anche avvalendosi delle stesse formulazioni verbali. Molti rabbini e alcuni esegeti moderni hanno notato una somiglianza di linguaggio e di temi tra il Libro delle Lamentazioni e la parte del Libro di Isaia comunemente attribuita a un anonimo profeta dell'esilio, chiamato Deutero-Isaia, in particolare nell'invito «Consolate, consolate il popolo mio, dice il tuo Dio» (Is 40,1), ma quasi mai e solo in modo indiretto hanno sostenuto che ci sia un vero rapporto tra i due testi.
Dio perdona sempre? No, Dio non perdona sempre. Poche volte ce lo dicono, ma è così. Non può che essere così. Laddove infatti non c'è riconoscimento del male e apertura al pentimento Dio non può accettare di abbandonare l'uomo alla menzogna che lo abita, diventandone connivente. Per quanto il perdono sia accordato (e non poche volte manifestato) come un dato previo, assoluto e immeritato, nella rivelazione biblica è ampiamente attestata un'espressione paradossale della misericordia di Dio che assume anche l'atto dell'accusa, la minaccia della punizione, l'attuazione del castigo come mezzi estremi affinché possa realizzarsi l'evento mirabile della riconciliazione e di una vita nuova trasfigurata dallo Spirito per una Nuova Alleanza. Anche quando nella propria vita non si scoprono altro che macerie e fallimento. È un corpo a corpo con Dio. Ma qui si vince o si perde insieme. Presentazione di Daniele Libanori.
Il viaggio di Israele dall'Egitto alla Terra Promessa è un momento chiave nella Bibbia. In questo lungo viaggio Dio manifesterà la Sua grazia, la Sua provvidenza, ma anche la Sua giustizia. In questo periodo pieno di sfide e difficoltà il popolo di Dio imparerà molte importanti lezioni valide anche per noi oggi. In questo volume potrai scoprire: La grazia, la provvidenza e la santità di Dio; L'importanza dell'adorazione; L'esercizio della fede per conseguire vittorie e benedizioni; Il servizio e la consacrazione a Dio; La libertà dal peccato; La leadership; La sovranità di Dio e la nostra ubbidienza.
12 studi biblici individuali o di gruppo con i suggerimenti per i moderatori.
La narrazione è alla base dell’esistenza di ciascuno: il racconto è ciò che dà forma al nostro passato, forza al nostro presente, vie al nostro futuro. La narrazione è elemento centrale anche dell’esperienza di fede nel Dio di Gesù Cristo rivelato nelle Scritture: la Bibbia dice Dio narrando una molteplicità di storie. Così è per gli stessi Vangeli, che chiedono di essere letti anzitutto come un racconto e in questo modo liberano il loro messaggio di speranza. Gesù di Nazaret, maestro nell’arte del racconto in parabole intessuto di quotidianità, diventa dunque il narratore per eccellenza del volto del Padre e al tempo stesso è «narratore narrato» nei Vangeli.
Autore
LUCIANO MANICARDI, monaco della Comunità monastica di Bose (BI) dove attualmente è maestro dei novizi e vice priore, è membro della redazione della rivista «Parola, Spirito e Vita». Per l’EMP ha pubblicato «Raccontami una storia» (2012).
Molti dicono: "Ho provato a leggere la Bibbia, ma dopo pochi capitoli ho abbandonato, perché non ci ho capito niente"; in effetti la Bibbia è un libro estremamente complesso, ma scoraggiarsi alle prime battute significa privare la propria vita spirituale, umana e culturale di quella chiave di lettura che nessun altro libro al mondo ha saputo offrire all'uomo.
Non tutti i nostri sogni hanno dei contenuti intensamente spirituali e profetici come quelli riportati nella Bibbia, la maggior parte è costituita da visioni, senza alcun nesso logico. Spesso, però, capita di fare dei sogni premonitori di qualche evento prossimo a verificarsi. In ogni caso sognare è un elemento importantissimo della nostra vita, e il sogno si è sempre rivelato un canale privilegiato di comunicazione che Dio usa verso le sue creature. Anche nell'Antico Testamento troviamo il sogno, in diverse forme, quale strumento di rivelazione divina. Nel Nuovo Testamento il sogno è sempre il veicolo della volontà del Signore, lo vediamo in modo ripetuto nei confronti di san Giuseppe. Anche nelle vite di molti santi il sogno è portatore di messaggi e delle rivelazioni che il Signore rivolge loro per indurli a compiere la sua volontà. L'autore ci presenta molti esempi di santi la cui vita è stata fortemente influenzata da un particolare rapporto mistico con il Signore che è passato attraverso i sogni. Non mancano nel libro alcuni riferimenti letterari e di testi poetici che valorizzano l'importanza dei sogni con grande influenza sulla vita concreta.
Questo libro si propone di esplorare la patria teologica dei primi cristiani, o, se preferite, il mondo delle loro convinzioni... La ricerca biblica è maggiormente consapevole rispetto al passato della diversità dei primi cristiani. La linguistica, la poetica, la narratologia, la retorica, la sociologia, l'antropologia culturale hanno finito per integrare il quadro degli strumenti più classici dell'esegesi volti ad auscultare il paesaggio molteplice delle loro convinzioni.