Tutto ciò che ci fa bene e ci dona nuova energia. Questo nuovo libro del monaco tedesco Anselm Grün, è davvero unico. Si tratta di un coaching sui problemi che assillano la vita quotidiana di ognuno di noi, corredato da esercizi pratici e rituali che ci aiuteranno a evitare e risolvere ogni tipo di stress piccolo o grande che sia. Spesso a provocare stress sono eventi apparentemente inevitabili. Tuttavia possiamo imparare a contrastare questo stress. Quando arriviamo alla fine dei miei corsi - scrive Padre Anselm - spesso i partecipanti mi chiedono: "È stato tutto molto bello. Ma come posso riportare nella mia vita di tutti i giorni, quello che ho vissuto qui?" In questo libro ho cercato di offrire risposte concrete a questa domanda.
Questo volume lancia una sfida - e gli autori la vogliono rilanciare a genitori e figli adolescenti, ma non solo: più le scelte di vita sono sane, maggiore è la soddisfazione circa la propria vita e minore è il disagio psicologico sperimentato. Se è vero che l'adolescenza, in particolare, è un periodo in cui si impiantano abitudini che tenderanno a permanere o a riaffiorare per il resto della vita - e con cattive abitudini intendiamo azioni che contribuiscono a una precoce mortalità adolescenziale, a disabilità da incidente, a suicidi, violenze, depressione, uso di alcool e altre sostanze psicoattive, malattie sessualmente trasmissibili, e a un'ampia gamma di fattori che minacciano la salute per tutto il corso della vita -, il lavoro di costruzione di buone abitudini è estremamente importante, seppur particolarmente delicato e complesso, dai 13 anni di età. Agli adulti il compito di favorire questo processo di sensibilizzazione degli adolescenti. Il tipo di comunicazione che il genitore o l'educatore ha con l'adolescente, per essere efficace, deve essere sostanzialmente "informativo" e a questo serve il presente volume, elaborato a partire da una ricchissima e aggiornata bibliografia scientifica.
Dopo aver scritto il libro Il Dio morente, pubblicato in piena prima ondata della pandemia, lo psicologo e psicoterapeuta Pasquale Ionata ci presenta, all'uscita dalla pandemia, Il Dio vivente, conclusione necessaria del suo dittico dedicato agli aspetti "psicologici" del nostro rapporto con Dio. Nella sua visione profondamente ottimistica della vita, Ionata offre al lettore una via per affrontare i grandi temi della vita e della morte - erotismo, nevrosi, ego, rinascita... ? con lo spirito di un terapeuta profondamente ancorato alla tradizione cristiana, ma nell'apertura alle grandi tradizioni di pensiero del mondo intero.
La complessità della vita richiede uno sguardo capace di riconoscere la bellezza nelle persone e nelle cose. Tuttavia, le situazioni contingenti rischiano di fagocitare questo sguardo per farci vivere con ansia, angoscia e preoccupazioni. Mantenere vivo questo sguardo aiuta ad illuminare quello che stiamo vivendo e, pur non eliminando il dolore e la sofferenza, lascia spazio alla speranza e alla gioia. Per riuscirci è necessaria una pedagogia, ovvero, occorre educare il nostro cuore alla bellezza e il nostro sguardo alla compassione e alla cura.
Possiamo perdonare un genitore che non ci ha amati? E il partner che ci ha traditi? E cosa dire di noi stessi? Torti, ingiustizie, abbandoni, tradimenti, come un coltello affilato, possono creare ferite profonde e difficili da sanare che spesso ci portiamo addosso per tutta la vita. Esiste però un «balsamo miracoloso» per la loro cura che il mondo scientifico ha riscoperto solo negli ultimi trent'anni: il perdono. Pratica antichissima e universalmente diffusa, il perdono ha il potere non solo di sanare le ferite emotive, ma anche di migliorare notevolmente la salute fisica e il benessere psicologico. Purtroppo, però, la via verso il perdono è irta di ostacoli e richiede di disporre di strategie efficaci per superarli, come quelli messi a punto nell'ambito della Psicoterapia Breve Strategica.
In un tempo così complesso la Chiesa è chiamata a una particolare premura nei confronti di chi ha vissuto lo sgretolarsi dei propri sogni sulla vita coniugale.
Il presente volume è uno strumento utile a riflettere sul contenuto del «Motu proprio» Mitis Iudex Dominus Iesus emanato da Papa Francesco nel 2015 con un particolare riferimento alla parte centrale in cui è presente il discorso ai Vescovi sulla costruzione di un ponte giuridico-pastorale secondo la riforma del processo ordinario e del processo breve.
I Vangeli ci offrono esempi straordinari di preghiera di intercessione. Questi episodi ci insegnano che l'intercessione non è solo un atto di fede, ma anche un gesto d'amore capace di trasformare le vite. Attraverso questo libro, il lettore è guidato in un percorso di guarigione interiore che abbraccia ogni aspetto della vita: il rapporto con Dio, con gli altri e con sé stesso. Superare le relazioni conflittuali, imparare l'arte dell'autoperdono, vincere la bassa autostima e la mancanza di umiltà sono passi fondamentali per una crescita spirituale autentica. Il testo propone cinque condizioni essenziali per costruire una relazione profonda con Dio e offre preziose preghiere per liberarsi dal male, guarire il proprio passato, vivere con serenità il presente e affrontare il futuro con fiducia.
Ansia, stress, paura e panico spesso affliggono l'anima e il corpo, ma la preghiera è un potente strumento di guarigione. Il libro si conclude con una raccolta di preghiere specifiche per la guarigione interiore e psicologica, offrendo un auto concreto per chi desidera ritrovare equilibrio, pace, speranza.
Spesso, senza rendercene conto, le relazioni che viviamo in famiglia, con gli amici, con i colleghi e nella comunità cristiana sono condizionate da meccanismi subdoli che affondano le loro radici in situazioni del passato e che, se rimosse o non elaborate, rischiano di bloccarci su schemi che impediscono alle relazioni stesse di funzionare. In questo libro, il noto monaco tedesco Anselm Grün e l'economista Hsin-Ju Wu, aiutano i lettori ad analizzare tali meccanismi e a muovere i primi passi di una consapevolezza liberante sui sentieri terapeutici che la scienza psicologica e l'incontro con la parola biblica offrono all'uomo e alla donna di oggi.
Come dice il poeta Charles Bukowski: «Non sono le grandi cose a farci impazzire, ma il laccio della scarpa che si rompe proprio quando non abbiamo tempo». Accade spesso di avere un programma e che qualcosa di inaspettato lo faccia saltare, come se una realtà contraria e opposta stesse in agguato. È come assistere a uno scontro fra opposti in cui una realtà viene percepita positivamente, mentre l’altra realtà viene vissuta con reattività; dal punto di vista psicologico, la prima è causa di uno stato d’animo “up” (“stare su”), la seconda di uno stato d’animo “down” (“stare giù”). L’Autore aiutare a capire come creare le condizioni psicologiche affinché si riesca ad accogliere positivamente ciò che sta avvenendo, essendone testimone con piena accettazione e senza modalità di giudizio.
Ci sono parole che feriscono e parole che guariscono. È la tesi della psicoterapia che riconosce alla parola un potere terapeutico importante. Prendere consapevolezza di questa verità è fondamentale per riuscire a conquistare maggiore consapevolezza di sè e delle possibilità di superare con leproprie forze piccole e grandi difficoltà della vita quotidiana. È l’argomento al centro del saggio di Pasquale Ionata: Diventa ciò che sei, il potere curativo delle parole di prossima uscita per i tipi di Città Nuova.
Anticipiamo la presentazione che ne fa l’autore nella introduzione.
«La psicoterapia è l’argomento principale di questo libro, un libro alla portata di chiunque, all’insegna della semplicità ma anche della profondità, in apparenza leggero ma non privo di saggezza, che tende a esaltare il buon senso. In estrema sintesi, lo scopo del libro è quello di accompagnare il lettore a focalizzare meglio, attraverso l’uso delle parole, alcuni aspetti esistenziali che dopo anni di pratica psicoterapeutica ho sperimentato essere molto importanti nella nostra quotidianità: capire il senso e il significato della vita nei suoi aspetti più diversi; cogliere la molteplicità esistenziale della dimensione dell’amore; acquisire una capacità di immaginazione improntata all’ottimismo; sottolineare l’importanza igienico-mentale del rapporto con gli altri. Tali aspetti esistenziali saranno trattati nei quattro capitoli, dedicati rispettivamente alla vita, all’amore, all’immaginazione e agli altri.
Nello sviluppo del libro si è scelto di presentare numerose metafore terapeutiche, con l’intenzione di suscitare nel lettore un momento di riflessione, un’occasione per sviluppare un atteggiamento positivo e ottimistico nei confronti di sé, degli altri e del mondo. Le metafore sono l’essenza del pensare: possiamo pensare alla vita come a un “giardino di rose”, al lavoro come a una “guerra”, al nostro tempo libero come a una “tavola riccamente imbandita”; uno dei miei pazienti, parlando di sé, disse di sentirsi “tra l’incudine e il martello”. Quale che sia la metafora, essa emerge nelle parole e nelle espressioni che usiamo e influenza la nostra e l’altrui esperienza. Le metafore pervadono la nostra vita. Sono il simbolo di ciò che pensa la nostra mente inconscia. Quando non prestiamo ascolto, il nostro inconscio aumenta l’intensità dei segnali fino al punto di far materializzare il messaggio sotto forma di sintomi fisici o malattie.
I nostri sogni sono metafore, uno dei mezzi di cui dispone l’inconscio per comunicare con noi. Le nostre parole sono metafore: talvolta racchiudono il messaggio che volevamo trasmettere, altre volte comunicano ciò che davvero pensiamo e che avremmo preferito non comunicare. Più sapremo dare ascolto alle metafore che pervadono la nostra vita, più potremo attingere al potere della mente inconscia. Tra le diverse metafore terapeutiche provenienti dalle più varie culture, in queste pagine saranno citate soprattutto quelle di un maestro sufi: il mullah turco Nasreddin, molto famoso nel mondo musulmano e non solo.
Nasreddin visse nel XIII secolo a Konja, in Turchia, e le storielle che lo vedono protagonista si diffusero rapidamente in tutta Europa e in Medioriente. Sono storielle piene di arguzie e facezie, oltre che impregnate di quel sano stile autoironico tanto necessario in un contesto particolare come quello della psicoterapia. Per me, sono l’occasione di rendere un doveroso omaggio alla cultura islamica, perché, come ricorda lo psicoterapeuta iraniano naturalizzato tedesco Nossrat Peseschkian, è ormai storicamente accertato che si deve ad un medico persiano sciita di nome Rhazi (850-953 d.C.) il primo uso documentato del termine El Ilaj Ennafsani, che significa appunto “psicoterapia”.
Viveva a Bukhara un emiro che non si muoveva più dalla sua sedia, bloccato a causa di una misteriosa malattia articolare che nessun medico riusciva a guarire. All’inizio anche Rhazi fallì, poi, un bel giorno, condusse l’emiro in un luogo sicuro. Qui, dopo aver preparato un cavallo e un mulo per la fuga, minacciò con un coltello l’emiro, insultandolo sempre più pesantemente. A un certo punto, l’uomo cercò di aggredirlo, accecato dall’ira, e si alzò dalla sedia… Rhazi a questo punto fuggì e si allontanò dal regno dell’emiro. Saputo l’accadimento, in città si gridava al miracolo. Ma non era così. Rhazi aveva semplicemente capito che l’emiro non era affetto da malattie organiche che potessero impedirgli di camminare, e facendogli provare un’emozione intensa riuscì a ottenere l’effetto desiderato. […]
La psicoterapia intesa come cura attraverso le parole affonda le sue radici nella notte dei tempi: gli sciamani del neolitico, i sacerdoti-astronomi sumeri, i sacerdoti-maghi egizi che curavano scacciando malocchi e fatture con gli incantesimi e i sortilegi, gli ispirati profeti del popolo d’Israele, i talmudisti, i cabalisti, gli indovini oracolari greci, gli asceti eremiti Padri del deserto… tutti avevano colto il potere trasformante della parola. Anche Platone esalta l’efficacia terapeutica della parola nei suoi Dialoghi. Gorgia dice: «La parola è un potente sovrano, perché con un corpo piccolissimo conduce a opere profondamente divine, infatti essa ha la capacità di cancellare la paura, di infondere la gioia e di intensificare la compassione».
Nel contesto culturale occidentale, per la nascita (anche se non ufficiale) della psicoterapia moderna bisogna aspettare la seconda metà del Settecento, con le teatrali baquets parigine piene di magneti del medico viennese Franz Anton Mesmer (1734-1815) che credeva di guarire utilizzando un fantomatico “fluido vitale” che egli definiva «magnetismo animale», rivelatosi poi inesistente. Il termine stesso di “mito” deriva dal greco mythos, la cui radice my- si riallaccia al significato di “mormorare”, “emettere suoni con la bocca”, “parlare”: mythos in greco equivale, nello stadio più antico, a “discorso”, o meglio ad un “discorrere” con le parole.
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1): così si esprime il Vangelo di Giovanni, ma prima ancora, nell’Antico Testamento, Dio crea il cielo e la terra usando la “Parola”: «Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu» (Gen 1, 3). Ricordando un saggio proverbio, «Fa’ in modo che le tue parole siano dolci, nel caso tu dovessi mangiarle», vi auguro di saper cogliere in queste pagine tutte le parole che sentite dolci per potervene così alimentare».
Ansia, panico, paura di non farcela, palpitazioni, attacchi di panico. Chi non ne ha mai fatto esperienza, diretta o indiretta? Le fatiche della psiche sembrano diffondersi a macchia d'olio, ancor più dopo le restrizioni da pandemia, e anche fra i più giovani, nonostante si moltiplichino anche i rimedi per vincerle. Come mai? Forse per affrontarle non serve "liberarsi dello stress", o "dare libero sfogo alle nostre emozioni" o ancora "comportarci come ci sentiamo", forse la soluzione non è nella mindfulness, nel guru indiano o nello yoga. Marchesini ci propone di lasciarci guidare nientepopodimeno che da san Tommaso d'Aquino. Questo libro è un viaggio, una mappa per orientarci tra passioni e nevrosi, un manuale per poter tenere salde le redini della biga e camminare verso compimento della nostra vita. Affrontando gli ostacoli che ci sembrano insormontabili. Prefazione di Vincent Nagle.
Il manuale di psicologia di Silvestro Paluzzi ha il merito di presentare i principali temi della scienza psicologica, nella costante preoccupazione di evidenziare sia un corretto impianto epistemologico che un'interessante riflessione critica nell'ottica del paradigma della complessità, e apporta un contributo al dibattito scientifico in corso, senza tralasciare risvolti applicativi degli argomenti trattati. L'opera si sviluppa in due parti: nella prima parte, "generale" vengono illustrate sia le condizioni che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della psicologia scientifica moderna, sia le principali tematiche della scienza psicologica; nella seconda parte, "clinica", vengono passati in rassegna alcuni argomenti principali della psicologia clinica, quali il colloquio psicologico, la malattia mentale, i test come strumenti di valutazione della personalità. Infine si affronta il problema dell'evolversi dei rapporti tra scienza psicologica e Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi e tra lo psicologo fedele laico e la missione della Chiesa nel mondo culturale e scientifico. Il manuale mette in evidenza l'importanza che assume l'epistemologia, la concezione del mondo dei valori dello psicologo, inteso come soggetto della conoscenza, nel guidare l'osservazione e la ricerca, contribuendo egli stesso a costruire l'identità della scienza psicologica e, più in generale, la realtà dell'uomo che egli descrive.