La controversia nella letteratura rabbinica, presenta la controversia (in ebraico: machloqet) tra scuole e tra maestri come aspetto caratteristico dell’ebraismo post-biblico, rabbinico in particolare. La controversia caratterizza la vita di una comunità centrata sulla Torah in quanto testo ricevuto e trasmesso, ma soprattutto in quanto testo da interpretare. La Torah esige l’interpretazione (in ebraico: ha-Torah nidreshet). Essa è il perno di una comunità nata dai piedi del Sinai e concepita come comunità ermeneutica.
Il pudore non può consistere nella mania di velare il corpo della "donna tentatrice". Si tratta invece di accettare che nessuno sia interamente visibile nella sua nudità: qualcosa sfugge sempre, l'altro non ha mai finito di "s-velarsi". Paradossalmente è proprio il discorso religioso, quando si basa su una lettura acritica del testo delle Scritture, a rischiare di essere quello più impudico. Perché il problema è l'uso che si fa di ciò che gli si è fatto dire, e nulla è più impudico che spogliare un testo dei significati che potrebbe ancora avere alla luce di nuovi contesti. Un invito a rivisitare la propria tradizione, indagandone le fenditure e ascoltandone le voci sovversive.
Nel Padre nostro scorre il sangue di Gesù, che gli ebrei possono riconoscere come loro fratello e i cristiani confessare come loro messia.
Il Padre nostro come preghiera dell’ebreo Gesù, che per i cristiani è sacra, può essere fatta propria anche dagli ebrei? E i cristiani possono recitarla assieme agli ebrei?
Il rabbino Moshe Navon e l’esegeta cattolico Thomas Söding, dialogando tra loro, sviluppano una lettura della “preghiera del Signore” che dà una risposta affermativa a queste domande. I due autori, ognuno a partire dalla propria competenza interpretativa, ricostruiscono il fondamento religioso e culturale originario del Padre nostro, ne illustrano le dense affermazioni, evidenziano la comune radice del testo.
Negli affreschi sistini numerose scene o figure della storia del popolo ebraico sono presentate come origine, o prefigurazione, della storia cristiana aperta dall'Incarnazione. Il ciclo degli Antenati di Cristo, dipinto sulle lunette e sulle vele della volta, svolge un ruolo essenziale nel connettere le due «età»: l'enumerazione dei patriarchi e dei re della stirpe di Abramo si conclude, in accordo con la genealogia proposta nel Vangelo di Matteo, col nome di Giuseppe, marito di Maria e padre di Gesù. La tradizione iconografica presentava solitamente questi patriarchi come venerabili figure maschili accompagnate dai loro discendenti; Michelangelo stravolge radicalmente le consuetudini figurative accostando, nelle lunette della Sistina, ai nomi degli antenati una straordinaria serie di famiglie immerse nella vita quotidiana: donne che accudiscono i loro bambini o intente ai lavori domestici, vecchi padri pensierosi o addormentati, personaggi erranti, uomini e donne in attesa.
Attraverso una lettura per esplosioni, metodo ermeneutico di M.A. Ouaknin, lettrici e lettori sono condotti ad una stupefacente interpretazione del Decalogo inteso come legge di libertà, di responsabilità e di amore. Il metodo interpretativo di Ouaknin è costruito su metodi qabbalistici di lettura, fatti di gioco sulle parole, sulle lettere, sulla loro permutazione che affascina anche chi non conosce l'ebraico. La Scrittura cresce con chi la legge: questa affermazione di S. Gregorio Magno è vicinissima alle affermazioni di Ouaknin e allo spirito della sua ermeneutica, che può considerarsi un ponte lanciato verso altri territori di analisi e di studio, per superare steccati e incontrare frammenti di verità disseminati ovunque.
Cosa sappiamo della Giudea della prima metà del I secolo? Sicuramente molto. I Vangeli e le opere di Flavio Giuseppe forniscono una mole di informazioni unica per la storia antica. Eppure l'importanza che questi anni hanno assunto per la storia successiva ha spesso spinto ad ingigantire gli avvenimenti accaduti in questo arco di tempo o a guardarli attraverso la lente deformante della storia degli effetti, o, peggio, ad isolarli rispetto al più ampio contesto imperiale romano. L'enorme visibilità che Gesù ha dato a quanti sono entrati con lui in contatto - farisei, scribi, sommi sacerdoti, Ponzio Pilato... - ha fatto perdere di vista la reale dimensione storica di queste figure, il loro effettivo ruolo politico-sociale e i poteri concreti di cui disponevano. E così, in modo quasi paradossale, il contesto politico e sociale con cui Gesù entra in contatto nella brevissima parentesi del suo operato pubblico è stato elevato a immagine dell'intero giudaismo del I secolo. L'intento di questo volume è quello di restituire alla dinamica della storia quel periodo fondamentale che va dal 4 a.C., anno in cui muore Erode, al 44 d.C., quando finisce la breve esperienza di Agrippa I, ultimo re nella storia di Israele: sono anni densi e complessi in cui Roma proverà, per scelta di Augusto, a rinunciare all'appoggio di un re-vassallo e a imporre, non senza esitazioni, errori e ripensamenti, il proprio controllo sulla regione.
Quello che qui viene tradotto è il testo quasi integrale del più antico e autorevole commento rabbinico all'Esodo, noto come Mekhilta, nella versione attribuita a Rabbi Shim'on bar Jochaj, il più radicale dei discepoli di Rabbi 'Aqiva e colui che diventerà il principale ispiratore della mistica ebraica, al punto da essere considerato l'autore anche dello Zohar. Sulla Mekhilta si è basata tutta la tradizione esegetica successiva, compresi i commentatori medievali. In quest'opera a più mani, frutto della discussione che ha occupato almeno quattro generazioni di rabbini, possiamo ritrovare i frutti di una ricerca appassionata del senso delle Scritture che non di rado raggiunge risultati di grande valore teologico e offre numerosi spunti per una lettura semplice e feconda del testo biblico.
Nella vita e nel pensiero di Jacob Taubes (1923-1g87) - rabbino di origine viennese, emigrato prima in Svizzera, poi a New York, Gerusalemme ed infine in Germania - si rifrangono alcune delle più significative esperienze culturali del Novecento. nelle sue, spesso contrastate, amicizie e frequentazioni con Gershom Scholem, Theodor W Adorno, Karl Lowith, Leo Strauss non solo possiamo trovare un punto di vista privilegiato da cui disegnare il ritratto intellettuale di un'intera generazione, ma soprattutto, nel suo confronto con Walter Benjamin e Carl Schmitt, è possibile sorprendere i nodi teologici e politici che più hanno segnato il secolo.
Cosa resta del messianismo tra crisi delle filosofie della storia e ritorno di attualità della teologia politica, nel mondo segnato dai totalitarismi? Come pensare la promessa di redenzione, propria dell'ebraismo, dopo l'età della cristianità e il suo apparente risolversi in compiuta secolarizzazione? E ancora possibile una storia? Domande che guidano l'autrice in questa prima biografia intellettuale di Taubes - un profilo che mostra come l'inattualità delle sue indagini sull'escatologia occidentale, Paolo, la teocrazia, legittimi la definizione, paradossale, di classico pensiero.
Secondo la letteratura del Vicino Oriente Antico, e nello specifico, per esempio, il Poema Enuma Elish, i racconti di creazione del mondo terminano con la costruzione di un tempio-santuario per i l dio demiurgo. Secondo Gen 1copn il racconto di creazione e Gen 3,24 con la collocazione dei due Cherubini all’ingresso del giardino, la realtà templare è prefigurata e anticipata. Il secondo libro delle Cronache esordisce con la costruzione del Tempio di Gerusalemme (2Cr 3-5) e termina con l’invito al popolo di salire verso di esso (2Cr 36,23c). Il lettore avrà modo di notare quanta parte della Bibbia è stata dedicata dagli autori biblici al Tempio e quanto esso sia stato centrale all’interno dell’ampio arco narrativo che va da Genesi all’ultimo libro della Biblia Hebraica, le Cronache, al punto che siamo persuasi che Sine Templo nulla Scriptura.
Dai frammenti maya alle Centurie di Nostradamus, dalle profezie dell'Antichità alle predizioni New Age, la fine del mondo ossessiona le coscienze, abita la letteratura e pretende di anticipare la storia. Sono però il giudaismo e il cristianesimo la matrice dell'apocalittica. Ed è da lì che l'apocalisse riceve tutto il suo significato. Ecco allora che David Hamidovi? ci guida fra bestiari, esseri celesti, creature soprannaturali. Ci illustra giudizi universali, inferi spaventosi e paradisi sognati. Ci accompagna a interpretare gli universi futuri delineati dal libro di Daniele e da quello di Enoc, dai Giubilei e dall'Apocalisse di Giovanni. Ci mostra quanto le visioni sulla fine dei tempi dipendano ogni volta dal tempo in cui furono scritte. Rinnovando questo campo di ricerca - l'apocalittica -, lo storico francese esplora i diversi modi in cui muta la rappresentazione del divino, in cui viene rielaborata la sapienza tradizionale, in cui l'escatologia si produce in forme singolari. E illustra da quali ambienti sorgono questi fenomeni culturali e religiosi, in epoche di rivolgimenti. Questo studio, svelandoci come l'esaltazione dell'onnipotenza costituisca un antidoto per i tempi di crisi, mette in luce la parte di Dio e quella degli uomini. In una lezione che vale per ieri e, a maggior ragione, vale per oggi.
L'ebraismo ha mantenuto invariata la sua fortissima identità nonostante le innumerevoli forme e credenze che hanno costellato il suo corso millenario. Il libro di Martin Goodman offre la prima storia complessiva della sua nascita, della sua evoluzione e delle sue diverse correnti e tradizioni. Dalle origini della religione ebraica nel mondo politeistico del secondo e primo millennio al culto del tempio d'epoca cristiana, Storia dell'ebraismo racconta le vicende di rabbini, mistici e messia medievali e agli albori dell'età moderna, descrive le varietà religiose contemporanee dall'Europa alle Americhe, dall'Africa all'India e alla Cina, così come le istituzioni e le idee sulle quali si fonda ogni forma di ebraismo. Intrecciando i diversi fili del dibattito filosofico e dottrinario che attraversa tutta la sua storia, questo libro, autorevole e coinvolgente insieme, restituisce la cronaca di una tradizione fondamentale per l'eredità spirituale umana.
I rotoli del mar Morto, sin dal loro ritrovamento nel 1947, sono stati al centro di un tumultuoso susseguirsi di dispute e controversie (per qualcuno, vere e proprie cospirazioni), volte a ottenere la possibilità di accedere a questi documenti "arcani". Tutto questo ne ha fatto un'icona culturale che trascende la loro stessa natura di manoscritti di origine giudaica. E ha alimentato una letteratura inesauribile sui loro segreti - una produzione tanto scientifica quanto romanzesca -, dalle sorprendenti conseguenze. In questa eccellente introduzione, breve ma approfondita, uno studioso fra i più autorevoli e apprezzati, Timothy Lim, fa luce su tutta la vicenda: traccia le coordinate geografiche della scoperta e ripercorre le tappe dello studio del sito archeologico; ricostruisce l'identikit dei proprietari dei rotoli e le convinzioni teologiche delle loro comunità; analizza con competenza le composizioni letterarie (bibliche e settarie) gettando una luce sul loro contributo alle nostre conoscenze riguardanti il testo e il canone della sacra Scrittura... Insomma, Lim guida ai contenuti e al significato degli scritti di Qumran - antichi documenti di grande importanza in campo biblico e religioso -, nella forma di un affascinante racconto, da leggere tutto d'un fiato.