«La bellezza è discesa dal cielo per salvarci» aveva scritto Platone. «La bellezza salverà il mondo» confermano Dostoevskij, Solov'ev ed Evdokimov. Tutti sono d'accordo, anche oggi, sull'importanza della bellezza. In questo libro, lo stesso Evdokimov intraprende un lungo viaggio attraverso le avventure dell'arte moderna, fino a scoprire che la radice dell'esistenza umana è abitata dal desiderio di trascendere ogni limite: ebbene, la bellezza e le sue rappresentazioni sono i fragili custodi di questo insopprimibile anelito. La domanda di fondo, però, rimane: chi libererà la bellezza da coloro che vogliono impadronirsene a scopo di potere, di ricchezza, di dominio sull'altro? Solo l'esperienza della bellezza nella sua forma assoluta - è la risposta del grande pensatore russo - ossia solo l'esperienza indicibile (e irrappresentabile) di Dio può restituire alla bellezza il suo splendore originario e l'anelito che da essa viene. Il detto e il non detto, il mostrato e l'inseguito, la forma e il simbolo aprono e apriranno sempre gli spazi per la ricerca della verità da parte dell'umano. L'icona della tradizione ortodossa, con la sua arte, si presenta come la perfetta realizzazione di questo tentativo di "liberazione della bellezza". Un testo classico per riscoprire lo splendore del vero e la bontà del bello.
I miti greci della metamorfosi sono stati uno dei temi più affascinanti e generativi di pensiero della storia, a partire dalla materia dell’opera ovidiana e fino alle più contemporanee interpretazioni della psicologia.
Non solo le scienze umane e la letteratura, ma anche e soprattutto l’arte – dall’antico al contemporaneo – ha subìto il fascino di Dafne, Narciso, Eco, Ermafrodito e ne ha dato rappresentazioni che sono entrate nell’immaginario collettivo.
La mostra esplora il tema proponendo le storie dei miti e le differenti tipologie di trasformazione, esplorando la tensione tra alterità ed identità. Un percorso nel mito greco e nella sua fortuna attraverso storie con ingredienti narrativi comuni: se da un lato la mostra utilizza ampiamente l’opera ovidiana, il tema è trattato in una prospettiva assai più ampia, prendendo le mosse, piuttosto, dalla tradizione iconografica e dalle immagini di metamorfosi a Pompei.
La ricca selezione di oggetti comprende, oltre a numerose pitture parietali di soggetto mitologico, pannelli a mosaico, arredi in marmo e in bronzo, gemme e oggetti d’oreficeria, utensili in bronzo ed altri metalli. Per ciascun mito inoltre viene proposta una selezione di opere di periodi più recenti (dalla prima età moderna alla contemporaneità), in grado di illuminare tappe fondamentali nella ricezione dei miti greci di trasformazione.
Il più grande "cantiere moderno dell'antichità". L'area in cui sorgevano i Fori Imperiali, cuore antico della città di Roma e complesso architettonico unico al mondo per vastità e continuità urbanistica, è stata oggetto di un'attività di scavo, studio e ricerca straordinariamente intensa nel corso del tempo. In particolare, gli scavi archeologici realizzati negli ultimi venticinque anni hanno portato alla luce un tesoro prezioso. Il rinvenimento di un'eccezionale varietà di reperti, in alcuni casi unici, ha permesso, infatti, di ampliare le conoscenze sulle vicende del sito nel periodo medievale e moderno. Un contesto storico sicuramente meno noto (e meno rappresentato) al grande pubblico rispetto a quello classico, ma altamente esemplare della continuità insediativa urbana. Un'interessante e quanto mai diversificata selezione di reperti - tra cui ceramiche, sculture, monete, oggetti devozionali e di uso quotidiano -, tra le migliaia recuperati e per la maggior parte esposti per la prima volta, raccontano questi significativi periodi storici. Come in un viaggio a ritroso nel tempo, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce ricchi depositi stratigrafici che si sono accumulati nel corso dei secoli al di sopra dei maestosi resti dei Fori. Qui, già prima del fatidico Anno Mille, erano sorti diversi nuclei di abitato e alcune piccole chiese. Il paesaggio urbano cambia nuovamente alla fine del XVI secolo, quando nella zona vengono avviate operazioni di bonifica dei terreni seguite dalla nascita di un tessuto urbano ordinato: il Quartiere Alessandrino, chiamato così dal soprannome del cardinal Michele Bonelli, che ne promosse la realizzazione. Negli Anni Trenta del secolo scorso il Quartiere, con le sue abitazioni e le sue chiese, viene raso al suolo per l'apertura di via dei Fori Imperiali e la "liberazione" delle strutture di epoca classica. Vengono così cancellati, d'un colpo, secoli di storia, di vita, di arte. La vita quotidiana, insieme alle vicende dei luoghi e delle persone - anche illustri -, è ricostruita attraverso 310 reperti archeologici, costituiti da oggetti appartenuti agli abitanti o prodotti nelle botteghe dell'area.
Il volume, rivolto a coloro che desiderano approfondire la propria conoscenza dell'arte greca e, in particolare, agli studenti universitari, affronta il problema della cultura formale del mondo greco. Gli argomenti sono esposti con un linguaggio piano e accessibile, e in questo senso deve essere interpretata anche l'abbondanza del materiale illustrativo. Un punto di riferimento importante per gli approfondimenti del lettore è costituito dall'articolatissima bibliografia.
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci è uno dei vertici della pittura di tutti i tempi. Il maestro del Rinascimento italiano lo dipinse negli ultimi anni del Quattrocento, nel refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano. E fu una vera rivoluzione. Nonostante il rapido e irreversibile degrado, infatti, nulla è riuscito a distruggere il fascino di quest’opera unica e straordinaria: Rubens, quasi a nome di tutti gli artisti “moderni”, sentenziò che essa aveva raggiunto «un tale grado di perfezione» che gli sembrava impossibile parlarne in termini adeguati, «e tantomeno imitarla». Ma questa Ultima cena è innanzitutto una vibrante icona spirituale, scaturita dalla sensibilità di un talento profondamente religioso, che mettendo in scena il drammatico istante dell’annuncio del tradimento, porta lo spettatore al cuore del mistero eucaristico, e quindi della fede cristiana.
Di fronte ad un'arte che spesso non sa più parlare a Dio e di Dio, per la prima volta viene proposto un Simposio fra intellettuali ed artisti, capace di rispondere a queste sensibili domande: l'arte contemporanea è ancora in grado di dare Gloria a Dio? È capace di avvicinare i fedeli in maniera adeguata al Cristianesimo? Conta o non conta la bellezza nell'arte sacra e nei riti liturgici? Che cosa comunicano di sacro le chiese moderne? Esiste ancora una pedagogia catechetica nei nuovi edifici di culto? Bambini e adulti, entrando nelle chiese odierne, trovano ambienti adeguati per il raccoglimento, la preghiera, l'elevazione dell'anima? Com'è possibile che la committenza ecclesiastica chiami ad operare architetti o artisti distanti dai concetti di bellezza e sacralità?
«Senza movente, senza indiziati, senza una logica apparente». Questo commento dell’ispettrice Petra Delicado, nel racconto di Alicia Giménez-Bartlett, potrebbe funzionare da presentazione generale di questa antologia.
Il delitto di viaggio è un classico della letteratura poliziesca, che ha sempre sfidato l’inventiva degli scrittori. Senza un luogo stabile e ripetute abitudini, fuori da strade e case conosciute, lontano da vicini invadenti, l’investigatore deve sfoderare tutta la sua astratta capacità razionale e la più pura intuizione per trovare il filo della matassa.
Però, la novità è che oggi viaggiano tutti, il viaggio è di massa e quotidiano, non ci sono solo Orient Express e giri alle Piramidi in cui annidare degli eleganti misteri. Gli enigmi dell’indagine sono complicati, movimentati, resi anche più ironici, dall’estrema varietà capricciosa delle nostre offerte turistiche. E questa raccolta ne copre le più diverse tipologie.
Ci sono crociere a prezzo stracciato, come quella in cui sono implicati i vecchietti del BarLume di Marco Malvaldi. Pullman di studenti pendolari in cui ritrovare cadaveri a pezzi, com’è il caso raccontato da Alicia Giménez-Bartlett. Gite in una Brianza sorprendentemente appartata, dove si avventurano i detective per caso di Alessandro Robecchi. Per seguire l’ultimo mistero della Casa di Ringhiera, Francesco Recami destina il piccolo Enrico al più avventuroso dei viaggi. Gaetano Savatteri trasferisce il suo «disoccupato di successo» da San Vito Lo Capo alla Praga d’oro, dentro un intrigo internazionale post Cary Grant. L’inspiegabile rapina da camera chiusa nel Frecciarossa su cui sale il Rocco Schiavone di Antonio Manzini, forse è quello che più si avvicina al classico.
Così il viaggio, in questa nuova antologia di racconti, non è più la cornice che adorna di esotismo gli intrecci ma diventa la nuova situazione, quotidiana e caotica, in cui impegnare i detective contemporanei creati da alcune delle più originali e apprezzate penne del poliziesco.
Nella torrida estate del 1890, a Auvers-sur-Oise, un uomo si presenta a casa del dottor Gachet: dall'aspetto, Marguerite, figlia del medico, lo scambia per uno dei tanti braccianti agricoli che lavorano nella zona. L'uomo è Vincent van Gogh, e per Marguerite, che ama dipingere ma si dibatte tra l'insoddisfazione di non riuscire a creare nulla di apprezzabile e una condizione di figlia predestinata a un matrimonio borghese, egli assume, giorno dopo giorno, le fattezze del maestro, del genio, dell'amore. Guardandolo dipingere, la giovane vede ora i paesaggi in cui è cresciuta - le case dai tetti di paglia, le acque del fiume, i fiori, gli alberi, il cielo - con nuovi occhi: la potenza della vera arte si dispiega davanti a lei, mentre la relazione con Vincent si fa sempre più stretta, più pericolosa e infine fatale. Quando assistiamo insieme a Marguerite alla nascita dei capolavori di van Gogh, Guenassia fa rivivere l'epoca d'oro degli impressionisti e getta una nuova luce sulla tragica fine dell'artista e sui misteri che circondano alcune delle sue opere.
Caravaggio, o più precisamente Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610), è sempre stato un nome con cui fare i conti. Celebre enfant terrible della pittura italiana, è stato un artista al contempo apprezzato e controverso: di temperamento violento, di grande precisione tecnica, un maestro di creatività e un uomo sempre in fuga. Questo volume della collana Bibliotheca Universalis offre un'ampia analisi dell'intera opera di Caravaggio con un catalogo ragionato delle sue opere. Ogni dipinto è riprodotto in grande formato, con recenti fotografie di estrema precisione che offrono suggestivi close-up dei geniali dettagli di gesti e sguardi, realizzati da Caravaggio. Cinque capitoli introduttivi analizzano la carriera artistica di Caravaggio dai suoi primi tentativi di guadagnarsi da vivere ai suoi primi incarichi pubblici a Roma e alla sua fama crescente. Affrontano la sua crescente audacia nel riprodurre l'illuminazione e nel mettere in atto un realismo rivoluzionario che permetteva di mostrare agli occhi dell'osservatore anche gli eventi biblici con un'immediatezza senza precedenti. Una cronologia della vita dell'artista ne segue le tumultuose vicende personali.
«Così, per i tuoi pochi anni, e per i miei che sono cento, cercherò di dirti la verità; non una verità tecnica, che annoierebbe te così come qualunque altro lettore, ma una verità un po' più ricca, la realtà dell'arte moderna nella vita del nostro tempo: la vita vera, intendo, bellezza e guano equamente miscelati come accade nella vita vera.» E con queste parole che Flavio Caroli apre "Storia di artisti e di bastardi", rivolgendosi alla sua giovane nipote, aspirante storica dell'arte: quasi un breve programma, una premessa che detta il tono, le intenzioni e il passo. Da qui il racconto si muoverà rapido, ripercorrendo gli anni sessanta, settanta e ottanta, in cui per un giovane e appassionato storico dell'arte non era sufficiente lo studio rigoroso e libero degli antichi maestri; bisognava partecipare, e attivamente, alla scena dell'arte contemporanea, quella brillante società mondana fatta di artisti e mecenati, geni e farabutti, attrici, stilisti, Biennali e viaggi. Di pagina in pagina, Caroli alterna ricordi personali e aneddoti, considerazioni sul nostro presente e piccole fulminanti lezioni di critica d'arte. Che ci parli del suo primo incontro con Michelangelo Antonioni, bello e lontano, sul set di Deserto rosso, o della sofferta, consapevole depressione di Van Gogh, che ci racconti i ritrovati e poi perduti dipinti del Guercino o i suoi incontri notturni con Lucio Dalla, che ci riveli le pulsioni di morte di un pasoliniano Andy Warhol o la furia di Marina Abramovic, la sua voce ci arriva sincera e palpitante, immersa nelle storie che narra con la naturalezza del grande storico e divulgatore. "Storia di artisti e di bastardi" si rivela così forse il suo libro più personale: una divertente controstoria dell'arte contemporanea, un album di ricordi e uno spregiudicato memoir epistolare, ma anche un testamento spirituale che contiene, condensata, l'eredità artistica di un'epoca intera, perché solo chi era presente e l'ha vissuta in prima persona può preservare il fuoco di quella esperienza e tramandarlo intatto e ardente alle nuove generazioni.
I capolavori di Hieronymus Bosch sono illustrati e commentati in ogni dettaglio, alla scoperta di una complessa simbologia, spesso enigmatica, che racconta per immagini la vita dell'uomo, le sue tragedie, le sue speranze, il suo destino ultimo. Scopriamo così come per la prima volta il fascino straordinario e modernissimo di dipinti in cui la Bibbia si incarna nel quotidiano, fra tradizioni popolari, mistica medievale, cultura umanistica, inquietudini di un mondo che cambia radicalmente. Perché Bosch è contemporaneo di Leonardo e Raffaello, di Michelangelo e Dürer, ma anche di Cristoforo Colombo e Machiavelli, di Copernico e Lutero, di Erasmo e Savonarola.
Il ferrarese Giovanni Boldini giunge a Parigi nel 1871 in un clima di energia creativa e fiducia ottimistica che rivoluzionano la storia europea tra Ottocento e Novecento. Celebrato come una star grazie a una pennellata inconfondibile che esprime bellezza e gioia di vivere, Boldini inventa meravigliosi ritratti delle personalità più in voga dell'epoca e trasforma le donne in "Divine", creature sublimi ed eleganti, consapevoli del loro fascino, che alimentano a lungo l'immaginario artistico fino a incidere profondamente anche sulle avanguardie novecentesche. I suoi modi aristocratici, la vocazione per la mondanità, il numero altissimo di liaisons galanti e la frequentazione dei migliori ambienti borghesi ne fanno una personalità magnetica e attraente, di grande modernità e talento geniale. Pubblicata in occasione della mostra romana, la monografia raccoglie quasi 160 opere di Boldini provenienti da circa 30 musei di tutto il mondo e dalle più importanti collezioni private nazionali e internazionali e costituisce un ulteriore arricchimento per la conoscenza del corpus pittorico del maestro ferrarese. L'opera critica presentata in catalogo, frutto di articolate ricerche storiche e di archivio, e le oltre venti lettere inedite di Boldini rappresentano inoltre un contributo fondamentale alla ricostruzione della sua biografia. Accanto ai saggi dei curatori Tiziano Panconi ("Le divine": l'universo femminile nella Parigi di Boldini fra carteggi noti e il ritrovamento di documenti e lettere inediti) e Sergio Gaddi (Boldini e il rinnovamento dei primi anni francesi), il volume presenta i contributi di Loredana Angiolino (Giovanni Boldini e l'Esposizione Universale del 1889. Un inedito carteggio), Leo Lecci (Un consulente da Parigi per la prima Biennale. Giovanni Boldini e l'esposizione internazionale di Venezia del 1895), Marina Mattei (Boldini e Verdi due grandi italiani), oltre al catalogo delle opere suddiviso in quattro sezioni (La luce nuova della macchia 1864-1870; La Maison Goupil fra "chic" e "impressione" 1871-1878; La ricerca dell'attimo fuggente 1879-1891; Il ritratto Belle époque 1892-1924), le schede (a cura di Loredana Angiolino), l'epistolario inedito e la cronologia biografica di Giovanni Boldini (a cura di Tiziano Panconi e Loredana Angiolino).