Ambrogio (ca. 340-397) nasce a Treviri da una ricca famiglia senatoria cristiana. Si dedicò al diritto romano, fino a diventare consularis di una vasta regione con capitale Milano. Grazie alla sua fama di amministratore retto e giusto, nel 374 venne chiamato a ricoprire la carica di vescovo, nonostante non fosse ancora battezzato. Nel momento di massima crisi politica e religiosa dell'Impero romano, Ambrogio intuì che la Chiesa doveva svolgere alcuni compiti in funzione vicaria dello Stato, fornendo un modello di amministrazione che è giunto fino ai nostri giorni.
Edith Stein, studiosa e assistente universitaria ebrea convertita al cattolicesimo, filosofa e religiosa carmelitana martirizzata ad Auschwitz, è stata una donna straordinaria, saggia e forte, che cercando la verità ha trovato Cristo. Dal suo carattere ricco di sfaccettature, l'uomo di oggi viene accompagnato e introdotto nel vivo della filosofia e della teologia contemporanea. In questo libro si vuole mettere in luce il suo pensiero, ripercorrendo alcune tappe significative della sua vita e della sua formazione filosofica e religiosa. Tanti sono gli aspetti della sua personalità e della sua storia che la rendono vicina a noi, nostra contemporanea: l'incontro e lo scontro di culture e di fedi religiose, il desiderio di autonomia e la volontà di raggiungere sempre nuovi traguardi e nuove mete, l'esperienza dell'incredulità e la conversione alla fede in Dio rivelato per mezzo del Figlio, la passione morale e la ricerca dell'autenticità, l'esperienza dell'angoscia e la ricerca appassionata di un senso dell'esistenza, infine l'esperienza mistica e la consapevolezza di camminare mano nella mano con il Signore. I pensieri della compatrona d'Europa ci accompagnino ogni giorno per diventare anche noi come lei adoratori di Dio «in spirito e verità» (Gv 4,23).
Un tuffo in un remoto convento francese del 1600: una piccola suora carmelitana dialoga con Gesù Bambino e apprende, forse per prima, ciò che oggi conosciamo come la via cristiana dell'infanzia spirituale. Margherita è il suo nome e Beaune la nuova Betlemme. Un legame unico quello tra il Bambino Gesù e il Carmelo, i cui frutti non finiamo di cogliere... "Non tutti i cristiani sono chiamati ad ascendere i sentieri accidentati del Calvario o a salire sul Tabor con Mosè ed Elia, ma tutti sono chiamati a praticare quotidianamente le virtù semplici e più comuni della casa di Nazareth". Ecco uno degli insegnamenti basilari che possiamo trovare in questo prezioso manoscritto francese del 1862, oggi disponibile in italiano. Il linguaggio non sempre ci apparirà scorrevole, ma le perle che vi troveremo hanno un valore inestimabile.
Il tema mariano in santa Teresina ha un posto alle radici stesse della sua conversione. D'altronde, Teresa vive la propria vocazione monastica in quel "Carmelo" che fin dalle origini ha una tradizione legata a Maria. Venerata come Regina del Monte Carmelo, la Vergine è la patrona dei carmelitani e di coloro che ne indossano lo scapolare. Non poteva, santa Teresina, che nutrire per Lei un culto particolare, di cui cercheremo nelle pagine seguenti di indagare le origini e la profondità.
Nel suo sermone più profondo, che spiega la prima delle Beatitudini, Beati i poveri nello spirito (Mt 5, 7), Meister Eckhart descrive la vera povertà evangelica, che non consiste nella privazione dei beni materiali, ma nel niente volere, avere, sapere, essere. In questo radicale distacco ci si libera da tutti i legami, compresi quelli religiosi (di qui la celebre espressione: «Prego Dio che mi liberi da Dio») ovvero da ogni forma appropriativa dell'egoità psichica, e, al di sopra dello spazio e del tempo, si scopre lo spirito, nostra realtà essenziale e realtà stessa di Dio, con la sua beatitudine. Mentre dal confronto con la cultura contemporanea appare evidente come da un lato la religione positiva sia naufragata nel mare della demitizzazione e, dall'altro, filosofia e psicologia siano impotenti a rispondere alla prima e fondamentale esigenza, quella della conoscenza di noi stessi, l'insegnamento del magister medievale, riemerso dopo secoli di oblio, si mostra ai nostri giorni in tutta la sua verità.
LETTERA A PROBA
La preghiera di Agostino d’Ippona
Introduzione,traduzione e note a cura di Antonio Cacciari Perché,come e quando si debba pregare:questo l’interrogativo rivolto dalla nobildonna Proba ad Agostino.Ad esso egli tenta di rispondere nelle pagine di uno scritto che è dunque occasionale,ma che resta l’unico,nella mole imponente delle sue opere,espressamente dedicato a tale argomento. In questo breve testo, chi ha già qualche familiarità con gli scritti di Agostino ravvisa i tratti caratteristici del suo argomentare,i punti nodali del suo pensiero,il suo «punto di vista» teologico,che fu personalissimo e,nel contempo,profondamente influente nella storia della cultura (non solo cristiana). Chi ancora non conosce Agostino può a sua volta,per questi stessi motivi,penetrare non superficialmente nella vastità delle sue concezioni.
AUTORE
Aurelio Agostino nasce a Tagaste, in Numidia (attuale Algeria), nel 354. Compiuti i primi studi a Madaura, li termina a Cartagine, capitale dell’Africa romana. Affascinato dal manicheismo, si aggrega a questa setta. Nel 383 passa per Roma e raggiunge Milano,dove ottiene una cattedra di retorica.Qui attraversa una profondissima crisi mistica, che si conclude con il battesimo, ricevuto dalle mani di sant’Ambrogio. È l’inizio di un cammino cristiano che continuerà poi nella sua Africa, dove ritorna dopo la morte della madre Monica. Ritiratosi a vita monastica, viene consacrato sacerdote dal vescovo d’Ippona, al quale succede nel ministero episcopale.Muore a Ippona nel 430.
Tra il 1895 e il 1897, nella Francia della Belle époque e del crescente entusiasmo per i sempre più spettacolari progressi della scienza e della tecnica, una giovane carmelitana poco più che ventenne ricevette dalla sua Priora, nel convento di Lisieux, l'ordine di stendere un testo autobiografico, nel quale testimoniare, a futura memoria, il suo specialissimo itinerario spirituale. La giovane seppe tracciare, in tre successivi manoscritti, un vero e proprio trattato sulla fede e sulla speranza cristiana, nella forma di un vivace racconto in prima persona. Storia di un'anima è il titolo con cui sono stati pubblicati questi celebri manoscritti. Qui vengono riproposti in una nuova traduzione basata sulle più recenti edizioni critiche pubblicate in Francia in occasione del Centenario della morte di Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa dal 1997.
Come è stato interpretato e utilizzato il grido d'abbandono del Crocifisso che si legge in Mc 15,34/Mt 27,46 da parte dei Padri della Chiesa? L'autore offre un percorso da Giustino fino ai Padri del V secolo inclusi. In concreto essi si riferiscono sempre a Mt 27,46, ciò che conferma il poco interesse al vangelo secondo Marco. A questo grido è legato anche la sentenza di Dt 21,23 "maledetto di Dio l'appeso al legno", di cui bisogna tenere conto. La ricerca termina con un bilancio che sintetizza l'insieme, presentando un quadro della ricerca esegetica attuale sull'argomento.
Queste pagine si propongono come continuazione dell'ampia trattazione di N. Cipriani, La retorica negli scrittori cristiani antichi: inuentio e dispositio (Roma 2013). Non sono un trattato teorico, bensì una guida per collegare fondo e forma nella loro vera natura: l'una richiama sempre l'altra, specialmente negli scritti dei Padri della Chiesa. La finalità che si persegue, quindi, è l'analisi del testo antico nella sua integralità. Abbiamo diviso il volume in due parti: L'Elocutio, con speciale attenzione ai Tropi e alle figure, ed abbiamo aggiunto alcuni testi per l'esercitazione; e le Clausole metriche, con un'introduzione alla prosodia e un prospetto storico del suo impiego. Si noterà subito la disomogeneità tra le due, ma questo era necessario perché esistono molti studi validi di retorica su cui approfondire l'argomento, mentre mancava una trattazione unita sulle clausole metriche. Si tratta di riprodurre la finalità che gli antichi diedero a questo aspetto: collegare la fine della frase con lo stile dell'autore. Il ricorso ai classici, specialmente Quintiliano e Cicerone, ci è sembrato molto utile per tentare di capire quale teorizzazione della retorica hanno appreso i Padri della Chiesa. Si impiegano, per tanto, le due vie della dottrina retorica: gli antichi, che dedicano spazio ai principi retorici, e i moderni, che possiedono più strumenti per approfondire questa teorizzazione. Gli esempi che costellano il libro sono tratti da Tertulliano, Cipriano e Agostino, ma anche da altri autori cristiani antichi, nonché alcuni presi dalla Bibbia: il testo della Vulgata può servire anche come modello per i Padri. Il volume termina con un'analisi stilistica del De testimonio animae di Tertulliano. Prendere in esame un'opera breve, come questa, nella sua integralità ci è sembrato il miglior modo di mettere in pratica quanto esposto precedentemente.
Opere complete di santa Elisabetta della Trinità è una traduzione migliore e più fedele al testo originale rispetto alle versioni precedenti. Il prodotto è frutto del lavoro e della collaborazione di diverse persone con ambiti distinti di competenza nella conoscenza della lingua francese, della mistica carmelitana e dei criteri ermeneutici. Prezioso anche il contributo fornito dall'apparato critico. La trasposizione fedele delle introduzioni e delle note dall'originale francese delle edizioni Du Cerf è di una ricchezza ineguagliabile. Non c'è trattato spirituale, diario, lettera, preghiera o poesia che non trovi la sua spiegazione e la sua collocazione. Questa ricchezza si deve al lavoro paziente, sapiente e meticoloso di padre Conrad De Meester, ocd, che ha dedicato la sua vita a studiare, catalogare e a sottoporre a un esame di critica testuale, di esegesi e di ermeneutica tutto il materiale d'archivio, i manoscritti riguardanti il testo e la vita delle due "sorelle nello spirito", Teresa di Lisieux ed Elisabetta di Digione. Arricchiscono la presente edizione gli indici e le appendici poste in fondo al volume. Rispetto alla precedente edizione degli Scritti, si ha il vantaggio di avere a disposizione le Opere complete. Il lettore può accedere così a tutti i testi di Elisabetta conosciuti. Dalle molteplici fonti e numerose citazioni o allusioni presenti nel testo, si potrebbe ricavare l'impressione di una mancanza di originalità nel pensiero della Santa. In realtà, sono queste stesse dipendenze a esaltarne la spiritualità e l'equilibrio. Elisabetta sa cogliere e sperimentare l'essenziale di ogni autore con cui entra in contatto. La Carmelitana di Digione si inserisce in una scia di testimoni che, partendo dalla rivelazione biblica, attraversa la storia della mistica cristiana.
Con gli Stromati Clemente affronta diversi temi teologici. Questa sua opera è una miniera per conoscere il pensiero corrente dei primi secoli della nostra era. Il Libro V tratta della fede e in particolare della necessità di un accostamento alla fede che sia familiare a chi cerca la sapienza: di qui l'importanza dell'uso dell'allegoria, già utilizzata dai Pagani. I Libri VI e VII riguardano la figura dello gnostikòs, il 'consapevole'. È colui che mira a conoscere. Perciò si occupa di ogni disciplina che serva alla conoscenza della verità. Egli è l'unico vero pio: culto di Dio è per lui la continua cura dell'anima e il servizio verso gli uomini. Tre sono gli esiti della capacità consapevole, anzitutto la conoscenza, poi compiere le parole del Verbo, e infine trasmettere in modo degno di Dio i segreti della verità. Il frammento rimasto del Libro VIII riguarda le diverse modalità di conoscenza e comunicazione.
Studio concepito nel periodo di pandemia sulla figura di Cipriano (III secolo). L'esperienza della peste, vissuta e testimoniata dal Vescovo cartaginese è occasione e termine di confronto per la nostra epoca (XXI secolo).