Il volume si propone di introdurre il lettore al tema meraviglioso e difficile dell'interpretazione del testo sacro di ebrei e cristiani, la Bibbia, per quanto riguarda l'amore (eros), sotto il profilo della simbolica della parola e della parola come simbolo dei fondamenti. L'ermeneutica è un'arte antica, quasi come la scrittura. Se ne può trattare da diverse angolature: in questo caso il tentativo è quello di una comparazione tramite accostamento che scavalca oltre un millennio e mezzo, per cercare di trovare - se vi sono - dei minimi comuni denominatori nell'ars interpretandi di autori assai distanti nel tempo e nello spazio: Origene, l'esegeta alessandrino vissuto a cavallo fra il II il III secolo, e il nostro contemporaneo Paul Ricoeur, senza trascurare qualche accenno ai primordi dell'ermeneutica greca classica e alcuni dei maggiori rappresentanti della corrente omonima della filosofia moderna e contemporanea. Un "avvicinamento", una sorta di parziale "lettura in sinossi" di impostazioni distanti fra loro circa diciassette secoli, e, sotto certi profili, così reciprocamente capaci quasi di echeggiarsi, evocarsi. La grande lezione origeniana ci ha condotto, e ci conduce ancora, sulle piste insospettabili, per alcuni, di una sostanziale unità della dimensione erotica nell'umano, capace di rendere plausibile una sorta di Teologia dell'Eros, senz'altro insolita come fecalizzazione, e forse per taluni perfino scandalosa, ma certamente utile in questi tempi disarmonici e tristi, a recuperare qualche barbaglio di bellezza. La scomposizione del tema erotico nei mille rivoli della sua complessità e contraddizioni, ci ha forse permesso di trovarne l'intrinseca formidabile e possente unitarietà alla luce delle scritture antiche.
Religioso francescano cappuccino, docente emerito di esegesi del Nuovo Testamento, autore notissimo, conduttore a Radio Maria, direttore spirituale e predicatore per numerosi istituti religiosi femminili, in questo ultimo libro P. Ubaldo coglie la centralità del messaggio cristiano nella vita del credente: la semplicità della fede, una vita autentica. È il ritorno al semplice, tanto auspicato anche da papa Francesco. Un testo profondo e molto scorrevole, dalla penna brillante di P. Ubaldo un libro davvero per tutti coloro che vogliono camminare verso Gesù con lo sguardo di bambini.
Ormai quasi al termine del suo ministero apostolico, Paolo si trova a Roma, la sua vita sembra giungere alla fine ed è convinto di non aver ancora raggiunto la perfezione verso la quale è proteso come un atleta. La mèta finale della sua esistenza, e di quella dei credenti, si trova lassù, nei cieli, dove e quando tutto sarà «trasformato». Per questo motivo l'Apostolo può essere considerato un «atleta incatenato» che lotta con e per il Vangelo, al fine di diventare un «campione celeste» e ottenere il «premio celeste». Il linguaggio agonistico sportivo e quello escatologico mostrano come nell'orizzonte del pensiero escatologico paolino l'intreccio delle varie dimensioni (temporale/spaziale, individuale/collettiva e statica/dinamica) faccia affiorare un quadro del tutto particolare nella corrispondenza con i Filippesi. Il linguaggio dell'Apostolo in rapporto all'escatologia risulta ricco, complesso e variato e come tale non presenta un'unica prospettiva o dimensione escatologica, ma cerca sempre il modo migliore per esprimere ai suoi destinatari il mistero della vita in Cristo. I cambiamenti linguistici fanno percepire un'evoluzione nella comprensione di Paolo in relazione a ciò che riguarda le cose ultime. In altre parole, l'orizzonte escatologico della Lettera ai Filippesi non esprime tanto una concezione nuova degli «éschata» (presenti altrove nell'epistolario paolino), quanto il modo nuovo con cui l'Apostolo riesce a parlare in forma «dicibile» delle cose «indicibili».
I seguaci di Gesù Cristo devono essere diversi, afferma John Stott; lo devono essere nei confronti di coloro che portano solamente il nome di cristiani (cristiani nominali); lo devono essere nei confronti del mondo secolare. I cristiani devono distinguersi dalla gente semplicemente religiosa e da chi è contro la religione.
Il Sermone sul monte è la delineazione più completa che troviamo nel Nuovo Testamento di una vera e propria contro cultura cristiana che dovrebbe contraddistinguere i discepoli di Gesù Cristo.
Rivista dell'associazione biblica italiana.
Anno LXIV
Nn. 3-4
Sacrifici umani e divinità: un tema presente nella letteratura del vicino Oriente antico, ma rifiutato dalla Bibbia. Eppure c'è il caso unico della figlia di Iefte offerta al Signore in cambio della vittoria del padre sugli Ammoniti. Possibile che il Signore accetti un così cruento atto oltretutto richiesto da parte di chi vuole ottenere un successo personale? L'episodio ha quindi dell'assurdo e Iefte risulta essere un "mostro". L'autrice ha studiato a fondo il "voto di Iefte" (Gdc 11,29-40) e, attraverso l'uso del metodo storico critico, l'analisi esegetica, l'esame della casistica del lessico e il confronto con i commentatori giudei e cristiani delle varie epoche, ha ricavato una lettura originale di questa che fino ad ora è stata considerata una delle pagine oscure della Bibbia. La figlia di Iefte infatti non è stata sacrificata secondo la prassi delle popolazioni coeve a Israele, ma è stata offerta al Signore. Anzi, lei stessa è protagonista attiva di questa offerta perché, dopo la struggente esitazione del padre, è proprio lei a voler espletare il voto fatto al Signore. La sua vita è stata dunque una "consumazione" davanti al Signore perché Iefte aveva specificato nel suo voto che la vittima sarebbe stata per il Signore (sarà per il Signore). Si deduce allora che la figlia di Iefte è una sorta di patrona di tanti uomini e donne che fanno della loro vita un'offerta che si consuma davanti agli altri e al Signore.
Si vuole individuare nella Bibbia la portata del valore del nome, cioè che cosa implica nel testo sacro il significato e la portata della denominazione data alle realtà umane, da parte dall'uomo, e, in qualche modo, da dio stesso.
Paura e consolazione sono i poli emotivi più caratteristici dell'intera letteratura apocalittica. Non a caso il genere nasce nei momenti storici di maggiore smarrimento, come la persecuzione con la quale il potente di turno cerca di negare l'identità religiosa, culturale ed etnica di una comunità attraverso il terrore e la paura. Al tempo stesso, l'Apocalisse è parola di speranza: svelamento e rivelazione di un esito positivo, che Dio garantisce alla comunità credente dopo la tribolazione. Ed è rivelazione di un futuro garantito da Dio, oltre gli uomini, visione di cieli aperti nei quali l'attesa umana diventa nuova creazione. Nella sua decennale collaborazione al periodico Parola Spirito e Vita, il biblista Giancarlo Biguzzi ha fatto emergere i sentimenti che operano all'interno del testo o rimbalzano come reazione nel lettore, offrendo un'originale chiave interpretativa a uno dei testi più enigmatici del Nuovo Testamento.
Dopo il fortunato volume Non rimanere caduti, in cui aveva riflettuto sulle quindici malattie elencate da papa Francesco alla Curia Romana in occasione degli auguri natalizi del dicembre 2014, l'autore offre la sua riflessione su quelli che il Santo Padre ha indicato come «antibiotici» della vita cristiana. Sono dodici coppie di virtù che egli stesso ha consegnato ai suoi collaboratori della Curia Romana, sempre per la medesima circostanza, ma che diventano un vero e proprio cammino per ogni persona che è alla ricerca del volto bello dell'amore cristiano. Queste dodici indicazioni stradali, descritte nelle coppie di virtù qui proposte, ci presentano in modo concreto l'identikit del «volto bello» del servizio sul quale modellare e costruire il cammino nella Chiesa di Dio. In questo percorso a guidare è la parola di Dio: i brani biblici sono proposti nel loro significato primo e successivamente attualizzati, in quanto la Scrittura è Parola viva che ispira azioni e scelte concrete per la nostra vita.
Editoriale (pag. 2)
Carlo Broccardo
I personaggi: Giovanni Battista
Giovanni Battista: Aspetti storici e letterari (pag. 4)
Benedetta Rossi
Un personaggio complesso: Giovanni nella tradizione evangelica (pag. 10)
Donatella Scaiola
Un grande tra i grandi: L’autorità del Battista tra gli uomini del suo tempo (pag. 17)
Sebastiano Pinto
Il percorso di fede di Giovanni: La relazione con Dio attraverso Gesù (pag. 24)
Giulio Michelini
Il “Gran Giovanni”: L’eredità del Battista nel mondo cristiano (e oltre) (pag. 31)
Guido Benzi
Un grande profeta e un amico autentico: Il personaggio di Giovanni Battista (pag. 37)
Annalisa Guida
Giovanni Battista testimone, profeta e amico. La chiesa, popolo profetico in dialogo con il mondo (pag. 42)
Valentino Bulgarelli
Rubriche Per saperne di più
Giovanni, il più grande di tutti i... monaci
I sermoni di Guerrico d’Igny (pag. 49)
Marcello Panzanini
Men at work
La figlia di Erodiade (pag. 51)
Valeria Poletti
Apostolato biblico
L’esperienza della diocesi di Massa Marittima – Piombino.
Tra luci ed ombre, punti di forza e inedaguatezze (pag. 53)
Anna Giorgi
La Bibbia nella riforma
La Bibbia di Giovanni Diodati (1576–1649) (pag. 54)
Valdo Bertalot
Vetrina biblica
Recensioni (pag. 55)
Arte
A chi parla di Giovanni davvero?
Giovanni Battista indica il salvatore ad Andrea e a Pietro, del Domenichino (pag. 59)
Marcello Panzanini
"Il 'beato' cristiano è colui che leva lo sguardo verso l'alto, verso l'eterno e l'infinito e ascolta un messaggio controcorrente, sconcertante e fin provocatorio. Poveri, sofferenti, miti, affamati e assetati, misericordiosi, puri, artefici di pace, perseguitati sono convocati da Cristo come suoi discepoli, chiamati a edificare quel Regno di Dio da cui sono esclusi coloro che conoscono solo la frenesia del piacere, del potere e del possesso." È questo il contenuto rivoluzionario delle Beatitudini, nucleo centrale della "buona novella", paradosso che sconvolge le fragili certezze del senso comune. Un affascinante "mondo alla rovescia" in cui si addentra il cardinale Gianfranco Ravasi, partendo da una rigorosa analisi del testo originale, nelle due diverse versioni di Matteo e di Luca. A chi sono destinate le Beatitudini? Come dobbiamo leggerle? In una prospettiva squisitamente religiosa o di emancipazione sociale? L'autore ricorda l'universalità dell'impegno di vita che le parole di Cristo propongono e sottolinea come le legittime istanze di giustizia terrena che evocano vadano ricondotte a una visione d'insieme trascendente. La dimensione antropologico-sociale non può prescindere, quindi, da quella teologico-spirituale. Seguendo queste coordinate, Ravasi esplora i più suggestivi sentieri dello spirito, cercando le tracce delle Beatitudini già tra le righe dell'Antico Testamento, e proponendo uno stimolante confronto con le Beatitudini ebraiche.
Come trasmettere la saggezza accumulata durante tutta una vita? Come assicurarsi che un'opera valida sia continuata e non tralasciata, poi abbandonata e consegnata all'oblio? Il problema di ciò che sopravvive alla nostra scomparsa e si trasmette da una generazione all'altra è ancora più acuto nel caso della successione di un fondatore. La posta in gioco è elevata poiché il futuro di tutta la catena dipende dalla solidità del primo anello. Przemyslaw Adam Wisniewski affronta il problema in un campo ben preciso della letteratura veterotestamentaria, il sacerdozio, un'istituzione che cresce d'importanza soprattutto quando scompare la monarchia e la speranza della sua restaurazione. Interrogarsi sulla successione di Aronne significa pertanto porre una domanda fondamentale a proposito del sacerdozio nell'Antico Testamento. Il libro si legge come un vero giallo. In effetti, tutto sembrava indicare che la successione di Aronne dovesse svolgersi secondo copione. Il racconto dell'Esodo lascia presagire che i successori di Aronne saranno i suoi figli, nell'ordine di nascita: il primogenito Nadab con il secondogenito Abiu. Accade, però, un evento inaspettato: la misteriosa sparizione dei due eredi predestinati alla successione. Muoiono entrambi, bruciati dal fuoco dell'altare mentre offrono incenso a Yhwh. È stato un semplice incidente? O il racconto prova a coprire, anzi, giustificare il loro allontanamento? Chi approfitta di questa scomparsa? E perché il successore di Aronne diventa il terzogenito Eleazaro? Dopo un'inchiesta minuziosa, Przemyslaw Adam Wisniewski riesce a dipanare la matassa di un caso intrigante.