"Non al denaro non all'amore né al cielo" è sicuramente uno dei dischi più rappresentativi della carriera di Fabrizio De Andrè, oltre a essere stato un pilastro culturale per un'intera generazione, quella nata dai moti studenteschi del '68, e un valido riferimento a quella letteratura americana che in Italia era arrivata tardi a causa del proibizionismo fascista. Fabrizio De Andrè, infatti, creò uno dei migliori album degli anni Settanta proprio musicando alcune poesie di Edgar Lee Masters. In questo libro, con un'analisi compiuta brano per brano, l'autore cerca di sottolineare similitudini e divergenze tra le due opere.
C'è chi prende tutto sul serio, anche le cose comiche. C'è chi si domanda chi è e dove va. C'è chi suona, chi canta e chi si distrugge di alcol e sostanze varie. C'è chi si ritiene vecchio a 30 anni e chi rinasce a 75. Sono le rockstar: guadagnano miliardi, vengono adorate da ragazzi di ogni estrazione sociale e spesso finiscono con il non sapere più chi sono e cosa stanno facendo. Circa trent'anni di interviste, recensioni, concerti, festival, incontri e reportage dal mondo del rock, e poi ancora rap e blues, country: è il contenuto di questo libro scritto da un cronista che nel corso della sua professione ha incontrato, e raccontato, alcuni abitanti del pianeta musicale, fra i quali Pink Floyd e Francesco Guccini, Eric Clapton e Giovanni Lindo Ferretti, Eagles e Giorgio Gaber, Metallica e Antonello Venditti, Vasco Rossi e Bob Dylan, e molti altri. Walter Gatti non si limita però a comporre una rassegna (per altro ricca di informazioni e curiosità inedite) di personaggi e storie, piuttosto descrive l'evoluzione culturale del fenomeno "rock" e ne propone un'interpretazione cristiana che sorprenderà parecchi lettori. In questo genere musicale, infatti, le pulsioni autodistruttive di tanti suoi protagonisti e i meccanismi alienanti del mercato e del business si intrecciano spesso con una aspirazione spirituale, che ha portato moltissimi musicisti a dichiarare che è Gesù il loro più autentico punto di riferimento. Prefazione di Andrea Monda. Postfazione di Giuseppe Frangi.
Marco Spaggiari è il cantante - chitarrista della band Controtempo, per la quale è anche autore dei testi e compositore dei brani. La svolta professionale avviene nel 2009, quando gli attori Terence Hill e Bud Spencer abbracciano il progetto del gruppo per la profonda condivisione dei valori umani e artistici che ne stanno alla base. Da allora la band, oltre che a lavorare nei canali convenzionali di concerti, radio e tv, è impegnata anche ad incontrare i giovani nelle scuole, negli oratori, nei centri di aggregazione, attraverso dibattiti e concerti.
Parole per crederci. Le canzoni e un approfondimento - guida offrono un percorso di ricerca sul senso della vita, spunti di formazione per migliorare la fiducia in se stessi e prendere sul serio i propri sogni e desideri.
Pubblicato per la prima volta nel 1984 e rivisto per i cinquant'anni della fondazione dei Rolling Stones questo è un libro-guida, un libro-culto non meno delle gesta dei suoi protagonisti. Stanley Booth agita fantasmi, strappa silenzi, si lascia coinvolgere e guadagna distanza critica, e così facendo evoca un'epoca rapida come un'alba tropicale, risveglia l'epica della gioventù, della ribellione, dell'anticonformismo, chiede all'ideale vinile di queste "vere avventure" il suono che è arrivato sino a ora intatto. Ma Booth ci racconta anche di qualcosa che intatto non è, che si è anzi rotto subito nella stagione in cui tutto sembrava chiedere ed essere futuro. Non è un caso che questo libro fa perno intorno a due anni crucialissimi, il 1968 e il 1969, che si concludono con la morte di Brian Jones in una piscina e il tragico concerto di Altamont Speedway in California dove gli Hell's Angels, chiamati a svolgere il servizio di sicurezza, finirono con lo scatenare l'inferno. Attraverso il taglio prospettico di quei due anni, Stanley Booth riesce a raccontare la vera storia dei Rolling Stones e a catturare lo spirito dei Sessanta, lasciandocene toccare con mano l'eccesso, la violenza e l'idealismo. Dice Booth: "Volevo scrivere un libro in cui i lettori potessero muoversi agilmente e sapere com'era vivere a Londra nel 1968 o in America nel 1969. Volevo trattare persone famose e non famose allo stesso modo - altrimenti avrei scritto pubblicità". E così ha fatto. Introduzione di Greil Markus.
Ne ho visti di ulivi strani in vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l'istantanea di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.
Paolo Fresu ha compiuto cinquant'anni nel 2011. C'era una festa da organizzare e tanti amici da invitare: musicisti, scrittori, uomini di teatro, ma anche amici, concittadini, conterranei. Evidentemente, un solo party non bastava. Forse per questo è nato l'incredibile progetto dei "!50 anni suonati": cinquanta concerti in cinquanta diversi luoghi della Sardegna in cinquanta giorni consecutivi coinvolgendo negli spettacoli amici e artisti da tutto il mondo, da Stefano Bollani a Ornella Vanoni, da Uri Caine a Omar Sosa, da Ludovico Einaudi a Sheila Jordan. In quasi due mesi di musica, spostamenti, sorprese, emozioni, Paolo Fresu è andato alla riscoperta della sua amatissima isola, della sua gente, delle sue bellezze, degli angoli nascosti e di quelli celeberrimi. Ha suonato in piazze di paese, miniere abbandonate, spiagge incantevoli, siti archeologici, centrali eoliche, teatri, stazioni ferroviarie. E ha tenuto degli appunti di viaggio, scrivendo di notte dopo i concerti o durante gli spostamenti tra una tappa e l'altra. Il risultato è questo libro, il racconto di un tour eccezionale, ma anche una grandiosa guida della Sardegna in cinquanta concerti e innumerevoli storie. Un itinerario completo di suggerimenti per mangiare e bere bene, indicazioni di luoghi poco o per niente battuti, approfondimenti sulla storia e le tradizioni di una terra straordinaria, e le testimonianze di alcuni compagni di viaggio (come Lella Costa, Paola Turci, Ascanio Celestini, Flavio Soriga).
L'opera e il pensiero di Fabrizio De André sono ininterrottamente e spontaneamente richiamati in incontri, convegni e dibattiti tesi non solo ad analizzare la sua poetica ma anche ad approfondire le tematiche trattate nelle sue canzoni. "Ai bordi dell'infinito", titolo che si riferisce a un verso del brano cantico dei drogati, riprende il percorso antologico cominciato da Fondazione Fabrizio De André Onlus con il volume "Volammo davvero" proponendo a cinque anni di distanza una nuova raccolta di scritti nati da interventi di artisti letterati, appassionati della sua opera, ma non solo, che in varie occasioni si sono confrontati con il pensiero di De André, spesso servendosene come lente attraverso la quale leggere problematiche ancora attuali e che riguardano gli ultimi, i più deboli, gli emarginati. Un coro di più toni e linguaggi, siano essi letterari o della testimonianza, che guarda a quell'"ansia di giustizia sociale" , per usare le sue parole, principale binario su cui ha camminato il lavoro di De André. Una raccolta di scritti inediti, anche di autori inaspettati, che aiuta ad approfondire la molteplicità dello sguardo di uno degli artisti italiani più spesso richiamato per l'intelligente ironia, la profondità delle idee e l'autentica coerenza.
Nella vita può succedere di tutto. Può succedere di incontrare una mattina qualunque, all'alba, in piazza Farnese, Lucio Dalla che dorme in una macchina. Può succedere, quando si è piccoli, di essere ripresi con severità dai genitori per aver chiesto a uno zio milanese che cosa significhi quella parola cantata da Jannacci, che cosa voglia dire quel "trasù" del verso "la gh'eva un vestidin color del trasù". Può succedere l'impensabile. Può succedere persino di ritrovarsi, venticinque anni dopo, a scoprire - com'è capitato a Luigi Manconi - di essere stato il "portatore sano" nientemeno che di uno dei versi più conosciuti della musica italiana: "Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall'Azione Cattolica". "La musica è leggera" è una storia con una colonna sonora infinita: da Fabrizio De André a Giuni Russo a Adriano Celentano, da Fiorella Mannoia ai Virginiana Miller, da Bindi a Gino Paoli, da Francesco De Gregori a Davide Van De Sfroos a Fabri Fibra, da Giorgio Gaber a Franco Battiato a Ivan Della Mea, da Francesco Guccini ai Baustelle a Flavio Giurato, agli Area, a Giovanna Marini, dalla PFM a Elio e le Storie Tese, alle Luci della centrale elettrica e agli Offlaga Disco Pax. Li abbiamo sentiti cantare nei dischi e alla radio, in tv e nei concerti. Luigi Manconi, mentre per l'intera sua vita si occupava d'altro, di tutt'altro, li ha conosciuti per caso e per scelta, per coincidenze singolari e complicate, per passione e per politica, li ha incontrati in aereo...
Il volume nasce dal convegno di studi che nell'ottobre 2008 ebbe luogo alla Casa della Musica di Parma, frutto delle acquisizioni e dello stimolo di due iniziative di ricerca e documentazione dedicate alla critica e alla stampa periodica musicale: la "Banca dati della critica musicale italiana" (BaDaCriM) e la "Base dati dei periodici musicali italiani". I diciannove contributi, frutto dell'impegno profuso sia da alcuni dei partecipanti ai summenzionati progetti di ricerca sia da studiosi appositamente cooptati per l'occasione e artefici d'indagini ad hoc in ambiti diversi, toccano argomenti vari con approcci diversificati, data anche la provenienza da distinti ambiti formativi e di studio: oltre alla musicologia, l'etnomusicologia, l'organologia, l'archivistica, la critica musicale, la storia letteraria ecc. Un filo rosso, tuttavia, è dato rintracciare in un numero preponderante degli scritti. Un filo, o forse due: la decisa vena nazionalistica che informa di sé la riflessione critica sulla musica nell'Italia da non molto unita e, con l'inizio del nuovo secolo, l'impetuosa ventata dell'idealismo in tutte le sue accezioni.
Tagliare il traguardo di 150 anni di fondazione è motivo d'orgoglio per il Corpo Musicale "Alessandro Manzoni", la banda della città di Lecco. Si è deciso con questo volume di raccogliere documenti e testimonianze di questo lungo cammino: si ripercorrono così i grandi temi storici, sociali e politici dell'età contemporanea, letti da una prospettiva del tutto originale, che è quella di una banda cittadina, irrimediabilmente connessa alle dinamiche della vita pubblica. Storie dei musicanti di ieri e di oggi, di presidenti e maestri, mentre sullo sfondo scorrono i grandi avvenimenti: l'Italia post-unitaria, la grande Guerra, il fascismo, il secondo conflitto mondiale, il boom economico, i rivolgimenti culturali e musicali, fino ad arrivare ai giorni nostri.