Il ministero del diaconato nella Chiesa è documentato fin dai tempi apostolici ed è stato tenuto sempre in grande considerazione. Per vivere la spiritualità del servizio, oggi più di ieri, il diacono ha bisogno di modelli da imitare, come santo Stefano o san Lorenzo. Ma ce n'è uno particolarmente vicino e quanto mai attuale: Francesco d'Assisi. Si parla poco di san Francesco come "diacono" ed è raro trovare studi appropriati sull'argomento. Queste pagine lo presentano come un punto di riferimento di straordinaria attualità, capace di illuminare il senso del diaconato permanente anche nella Chiesa di oggi.
I Padri della Chiesa e san Francesco, nel corso della loro esperienza di vita, hanno provato in prima persona, come chiunque, le passioni più profonde e voraci dell'essere. L'autrice invita a seguire il cammino da loro tracciato, una via per osare la libertà dell'anima, un percorso a portata di tutti, a patto di essere onesti con se stessi. Solo allora le passioni non appaiono barriere insormontabili, bensì semplici "malattie spirituali" dalle quali è possibile guarire. Nel corso del suo faticoso cammino di santità, Francesco d'Assisi ha riconosciuto nella semplicità del vivere quotidiano la sua fragilità e quella altrui come via verso Dio. Un libro che ci guida nel profondo, ove giace il desiderio più intimo e recondito di pace.
Se dico 'Francesco d'Assisi' cosa ti viene in mente? Un frate. Un monaco? Un cavaliere. Un mistico? Un santo. Da quando Francesco ha vestito il saio, sembra abbia indossato una coperta ambita, è corta, e tutti lo strattonano, chi da una parte e chi dall'altra, ciascuno verso di sé. Ne hanno fatto ciò che hanno voluto. C'è chi ha fatto diventare pacifista il cavaliere, chi altruista e filantropo il santo, chi eretico il cattolico. Chi è veramente Francesco? Non ti piacerebbe seguire il frate come una storia? Vedrai l'iniziale indifferenza alla preghiera, il gesto spavaldo e arrogante davanti al padre, la paura e la fuga nel piviale del vescovo, l'incertezza della vita spogliata, i tentativi di rimediare ad una scelta avventata; sentirai lo schifo che lo ritrae e la voce interiore che lo vince davanti alle mani lebbrose, il ribrezzo quando tocca la povertà, il pensiero di ritornare tra le stoffe e il desiderio di sceglierla comunque; vedrai la superbia di umiliare e subito dopo il pentimento, le scuse, il cambio d'idea; vedrai la rabbia in pubblico e l'ansia in privato, il desiderio di stare solo con Cristo, di ascoltare la messa, di confessarsi spesso. Cristo: gli viene voglia di farsi vedere da Lui, di incontrarlo, di voler sapere cosa pensa di sé, cosa vuole che faccia. Un uomo che fa fatica immane a lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, eppure d'accordo con Lui. Come è diventato santo? Come Cristo è riuscito a renderlo santo? Una vita diventata diversa.
Il volume presentato è un fedele resoconto delle fasi di restauro, ad opera dei monaci di Praglia, di tredici codici della tradizione francescana, custoditi nel Sacro Convento di Assisi. La notizia potrebbe passare inosservata se non si trattasse di un restauro di codici di importanza eccezionale per la conservazione di testi che si collegano, nel tempo, ai primi discepoli di s. Francesco. Basti pensare alla versione più antica del Cantico delle Creature, prima testimonianza scritta in volgare; i fondamenti più antichi e veri del francescanesimo come la Legenda maior e la minor di Bonaventura di Bagnoregio; il frammento della Vita prima di Tommaso da Celano, per citarne alcuni. Il volume ne dà puntuale cronaca illustrando le varie fasi di restauro. Si è venuto così realizzando un testo che ci fa conoscere l'attraente mondo dei restauratori di libri antichi, che riportano a vita nuova, per le generazioni future, valori che sono vivi e perenni.
Ogni Natale, dal 1983 al 1994, padre Lanfranco Serrini, in qualità di Ministro generale dei Frati Minori Conventuali, ha scritto una lunga lettera ai suoi fratelli. Dalle pagine emerge tutta la profonda umiltà e l'intensa spiritualità di questo grande uomo, che ha saputo fare del proprio ministero un dono perfetto per Dio e per i fratelli. Le lettere sono indirizzate ai frati, ma il loro messaggio è così attuale e universale che chiunque potrà leggerle, meditarle nel proprio cuore e metterle in pratica nella propria vita. Il ministero di padre Lanfranco aveva queste caratteristiche: insegnava a tutta la fraternità, guardava al cammino salvifico e missionario di tutto l'Ordine, in comunione e in ascolto filiale della Chiesa, ma questa visione globale non distraeva il suo cuore e il suo sguardo dal fratello, dal singolo fratello; padre Lanfranco era attento alla fatica quotidiana di tutti, di fronte alla quale sapeva dire a ciascuno, con la forza dello Spirito: "Coraggio!". E con questo invito donava carità fraterna, comprensione, accoglienza, insegnamento, sostegno, luce e vita. Comunione, fraternità, accoglienza e spirito di servizio sono solo alcuni dei temi su cui padre Lanfranco riflette e porta a riflettere in queste lettere. Facciamo tesoro delle sue parole.
La cultura originaria dei cappuccini non si desume dai libri. Né quelli letti né quelli scritti. I frati li conservavano in locali dignitosi, ma spogli, selezionandoli con il ferreo criterio della coerenza a un progetto di vita o tollerandoli perché utili a incoraggiare la pietà. Solidali con coloro che non hanno nome, convinti di non lasciare nulla dietro di sé, se non qualche gesto o parola, i fratelli che nel Cinquecento progettano di tornare all'originario spirito francescano ricercano la più disadorna precarietà. Non possiedono nulla, i loro mezzi di sussistenza sono ridotti all'indispensabile, abitano in penuria e devozione, il loro lessico è specifico e disciplinato, le loro architetture sono essenziali e minimaliste. Un tale progetto si presenta alternativo non solo alla cultura dominante, ma anche a quella specifica di marca francescana e porta inevitabilmente a una diversa interpretazione dei documenti fondatori - la regola e il testamento di Francesco - e della relativa tradizione storica e agiografica. Una rilettura che conduce all'ascetismo estremo e che si traduce, in prima istanza, in una dottrina e in un'arte del levare.
Tra la letteratura francescana a lungo sono stati preferiti i Fioretti, che in modo ingenuo e delicato raccontano le gesta del giullare di Dio. Oggi però sempre più spesso i lettori vogliono conoscerlo sulla base dei suoi scritti. Alcuni di essi, come il Cantico delle creature e il Testamento, sono entrati a far parte della letteratura mondiale, mentre altri, pur se meno noti, hanno fatto tanta parte della storia e della santità della Chiesa dal Medioevo in poi. Con questa pubblicazione degli scritti di san Francesco si vuole offrire una traduzione fedele e scorrevole, "semplicemente e senza glossa", come il santo voleva fossero intesi. Essi ci mostrano al vivo come pensava, pregava e viveva un cristiano autentico diventato padre di una moltitudine di frati, suore e terziari nel mondo, e guida spirituale per tanta parte dell'umanità.
Dal suo primo incontro con il Crocifisso in una grotta di Assisi fino al prodigio delle stimmate, vari fenomeni d'ordine carismatico accompagnano, secondo le fonti antiche, l'esperienza mistica di Francesco: apparizioni, rivelazioni private, levitazioni, bilocazioni, scienza infusa, discernimento delle coscienze. Questa profonda dimensione spirituale si associa, nella vita del santo, all'impresa di dare una forma al suo ordine attraverso l'ampia e severa Regola non bollata, presto sostituita con la Regola bollata, scritta con uno stile un po' più curiale, ma pienamente conforme alle aspirazioni del Poverello. Il suo testo più noto resta tuttavia il Cantico delle creature, unica sua opera in volgare, che inaugura l'era dei grandi poeti mistici come Giovanni della Croce, Teresa d'Avila e Pietro d'Alcantara.
Il libro non rivoluziona la storiografia su Francesco d'Assisi, che è molto vasta e diversificata, né propone ribaltamenti interpretativi. Non è però conciliante con la tendenza di appiattire Francesco sulle posizioni del papato del suo tempo, né con una lettura delle fonti che - rifiutando un metodo critico elaborato in oltre un secolo - escluda una gerarchia fra di esse. Gli storici sono d'accordo che, per vagliare l'attendibilità dei biografi medievali di Francesco, i suoi scritti siano una "pietra di paragone"; tra questi il più utilizzato è il testamento, e lo è ampiamente anche in questo volume. Ma, accanto ad esso, sono presentate altre opere del frate di Assisi per evidenziarne la personalità e per verificare anche su di esse quanto scrissero gli agiografi.
A cura di Fabio Scarsato. Illustrazioni di Luca Salvagno. Rileggere oggi il «Cantico di Frate Sole» con le tavole di due artisti e le parole di scrittori, giornalisti, teologi, bambini, filosofi, persone comuni di fede cattolica, ebrea, musulmana, buddista è espressione di fratellanza. Oggi, le parole di san Francesco dicono ancora freschezza, verità incanto davanti al creato e all'umano. Contributi di: Roberto ADINOLFI, Vittorino ANDREOLI, Giovanni BACHELET, i BAMBINI del gruppo ACR di Roncadelle (BS), Leonardo BECCHETTI, Lorenzo BIAGI, Donatella BISUTTI, Elena BOSETTI, Aldo CAZZULLO, Chiara Giovanna CREMASCHI, Erri DE LUCA, Chiara FRUGONI, Paolo MARTINELLI, Ilaria e Carlo PAGAN, Mimmo PALADINO, Imam Yahya PALLAVICINI, Carlo PETRINI, Gianfranco RAVASI, Vittorio ROBIATI BENDAUD, Francesca SCARPA, Franz Seiun ZAMPIERO.
"Chi d'esso loco fa parole, / non dica Ascesi, che direbbe corto, / ma Oriente, se proprio dir vuole". I versi del "Paradiso" dantesco che nominano Assisi, in cui "nacque al mondo un sole" chiamato Francesco, suonano come un pronostico, se letti nel contesto del libretto amorosissimo di Cheng. Qui Oriente e Occidente, tradizione taoista e cristianità scoprono la loro comunione grazie all'universalità del santo più venerato. A testimoniarla, in una scrittura tersa che ha la chiarità delle estati umbre, è un migrante giunto in Francia dalla Cina. Adesso è una gloria letteraria nella terra che l'ha accolto, ma quando vide per la prima volta Assisi, nel 1961, non era che un giovane esule in preda allo spaesamento. Di quell'incontro inaspettatamente abbagliante con i luoghi francescani volle serbare per sempre memoria iscrivendolo nel suo stesso nome: all'atto della naturalizzazione francese, dieci anni dopo, scelse François al posto del cinese Chi-hsien, "celebrante la saggezza". Origini e approdi si pongono così per lui sotto il segno di una segreta alleanza, di cui Francesco diventa l'emblema. Se ne cercherebbe invano, in queste pagine, l'immagine agiografica tutta mansuetudine e candore. "Il Grande Vivente", lo chiama Cheng, e ne avverte la presenza di "eterno contemporaneo" soprattutto tra le rocce incorruttibili che gli fecero da giaciglio.
Gli studi francescani sono stati a lungo influenzati dal magistero storiografico di Paul Sabatier, che finì per gettare una pesante ombra sul ruolo della Chiesa Romana, rea di aver incatenato quella che era stata una vera effervescenza dello Spirito. I grandi progressi compiuti nello studio delle origini francescane negli ultimi cinquant'anni consentono ora un approccio più equilibrato. Di tutto ciò il libro si sforza di render conto, concentrandosi su alcuni "passaggi" esistenziali di Francesco e sul suo progressivo inserimento nella vita della Chiesa: dai rapporti con il vescovo di Assisi Guido I all'incontro con papa Innocenzo III; dalla vita solitaria dei primordi al costituirsi di un gruppo. La conferma della Regola da parte di Onorio III, nel novembre del 1223, non estinse le inquietudini all'interno della famiglia francescana, che perdureranno anche nei secoli futuri.