In questo volume sono raccolti gli aforismi di tre delle opere più significative del filosofo francese Gustave Thibon: L'échelle de Jacob del 1942, L'ignorance étoilée del 1974 e Le voile et le masque del 1985. L'essenzialità e la pregnanza dell'aforisma danno perfetta forma alla profonda riflessione di Thibon sullo smarrimento spirituale e morale dell'uomo contemporaneo che, affrancatosi da Dio, è divenuto prigioniero dei falsi idoli e miti del progresso che si è costruito. L'unica nobiltà e l'unica via di salvezza dell'uomo consistono per Thibon nel riscatto del tempo attraverso la bellezza, la preghiera e l'amore, impronte terrene dell'Eterno. Perché «tutto ciò che non appartiene all'eternità ritrovata appartiene al tempo perduto».
Che cosa è il mondo? Che cosa significa il mondo? Che senso ha il mondo? Il tentativo di comprendere l’universo è stato una costante in ogni epoca e in ogni società, e ha caratterizzato lo strutturarsi delle varie culture al procedere della storia, per dare un significato globale e ultimo all’esistenza. Questo interrogarsi sull’intero del reale e sul senso di ogni cosa, in cui interagivano elementi scientifici, filosofici e religiosi, aveva (e ha) delle implicanze anche in campo sociale, politico ed economico. Nell’attuale crisi antropologica ed ecologica tali domande sono ancora attuali. Perciò intorno ad esse lo studio articola una riflessione biblica e teologica sul reale-creato non umano, cercando di cogliere il suo valore intrinseco e il suo senso. Sottratto dall’essere un semplice oggetto di esperienza o semplice res extensa, il reale è colto nella sua intrinseca capacità di significazione, in grado altresì di dischiudere all’uomo un diverso senso di vivere e di abitare il mondo.
La carità della Chiesa ci impegna a sviluppare - sul piano dottrinale e pastorale - la nostra capacità di leggere e interpretare, per il nostro tempo, la verità e la bellezza del disegno creatore di Dio. L'irradiazione di questo progetto divino, nella complessità della condizione odierna, chiede una speciale intelligenza d'amore» (Francesco, "Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II", 27-X-2016). Le parole di Papa Francesco invitano a scorgere il significato del disegno divino quale via per l'evangelizzazione. L'amore vero rende insostenibile un concetto di legge esteriore all'uomo e una considerazione del caso morale al di fuori della comunicazione oggettiva dei beni morali. Il chiarimento del valore conoscitivo dell'amore vero e la sua capacità integrativa di tutti i dinamismi umani è un apporto prezioso per istruire una morale evangelica, capace di rispondere alle grandi sfide attuali.
Proponiamo un manuale di Logica formale concepito all’interno del più ampio progetto di Filosofia formale. Ciò significa non solo attenzione alla disciplina della logica, sviluppatasi in senso rigoroso (formalizzato) a partire dalla fine del XIX secolo, ma alla lunga tradizione speculativa occidentale sia continentale che analitica la quale, nel XXI sec. può convergere “costruttivamente”, rispetto a questi due rami, in un percorso unitario che abbiamo appena cominciato a scrivere. Seguendo una terminologia che ormai è diffusa nel mondo accademico internazionale, chiamiamo Filosofia Formale (Ontologia Formale, Epistemologia Formale, Etica Formale) questo programma di ricerca in campo speculativo.
GIANFRANCO BASTI (1954)
È professore ordinario di Filosofia della natura e della scienza presso la Pontificia Università Lateranense. È membro associato della Pontifica Accademia di S. Tommaso, membro della APA-American Philosophical Association, dello IEEE-Institute for Electric and Electronic Engineering, Computer and Neural Network Society, e della AAAS-American Society for the Advancement of Science, Editrice della prestigiosa rivista Science. Dal 1997 è direttore e co-fondatore del progetto IRAFS-International Research Area on Foundations of the Sciences e dal 2003 coordinatore del progetto STOQ-Science, Theology and the Ontological Quest presso la PUL. È autore di oltre 120 pubblicazioni in campo filosofico e scientifico.
FRANCESCO PANIZZOLI (1982)
È assistente del professor G. Basti presso la cattedra di Filosofia della natura e della scienza della Pontificia Università Lateranense. Ha pubblicato il libro Ontologia della partecipazione. Verso una formalizzazione della metafisica di Tommaso d’Aquino (2014) e diversi articoli di filosofia della scienza e ontologia formale.
Filosofia e teologia hanno qualcosa da dirsi? Klaus Hemmerle ne è profondamente convinto, sì da condurre un dialogo appassionato e illuminante tra le due discipline. Negli scritti qui proposti se ne rintracciano le orme in una ricerca che ci conduce dal dialogo tra sacro e pensiero, a quello tra verità e testimonianza, alla questione del tempo e della Trinità, del rapporto tra verità e amore, fino alla domanda del pensare e del suo relazionarsi con l'evento della Rivelazione e con la fede. Salvaguardando la necessaria autonomia di filosofia e teologia, Hemmerle ne esalta insieme la complementarietà e attraverso un atteggiamento di pensiero che cura il dettaglio e guarda tutta la realtà circostante senza prendere nulla per già noto e conosciuto ci offre uno strumento che può ridare slancio sia alla filosofia che alla teologia, affinché si rimettano in gioco per offrire risposte alla cultura odierna. Il volume, che accanto alla selezione dei testi ne vuole offrire anche una lettura organica, è una novità nelle ricerche hemmerliane in ambito italiano. Per tale ragione esso si pone all'interno della collana "Per-corsi di Sophia" quale strumento di riflessione e approfondimento di alcune linee di ricerca dell'Istituto.
“Unde nihil”? Riallacciandosi alla “magna quaestio” che scuote e anima il filosofare, il volume raccoglie quattro studi che indagano il rapporto tra l'onnipotenza divina e la filosofia del linguaggio, nell'alveo della riflessione medievale. Il primo è dedicato alla riproposizione dell'aporetica del nulla da parte di Fredegiso di Tours e all'analisi del tentativo anselmiano di recuperare l'argomentazione di Agostino. Il secondo intende mostrare come il realismo linguistico di Fredegiso di Tours offra la più salda fondazione alla trattazione dell'onnipotenza divina esposta da Pier Damiani. Il terzo e il quarto approfondiscono gli stessi temi nella filosofia di Guglielmo da Ockham e di Nicola di Autrecourt, nelle cui speculazioni si affaccia con sempre maggior vigore una gnoseologia scettica: un'epistemologia che vede nel linguaggio non più il mezzo privilegiato di accesso alla conoscenza di Dio, bensì una trappola insidiosa per i vaniloqui di quelli che Vico definirà, causticamente, i “dotti boriosi”.
Il Medioevo fu realmente un’epoca buia, barbara e priva di vitalità culturale, come spesso è stato descritto e considerato? Si tratta di un pregiudizio che, fin dal Rinascimento, ha bollato con un marchio quasi indelebile il periodo che va dalla dissoluzione dell’Impero Romano alla fine del XV secolo. La realtà storica è invece ben diversa e proprio la filosofia, in particolare quella cristiana, è in grado di illuminare questi secoli e svelarne tutta la ricchezza culturale. Alla sapienza dei medievali questo agile volume affida dunque un compito importante: far camminare il lettore contemporaneo al fianco di giganti del pensiero e della fede, come san Paolo, sant’Agostino e san Tommaso. I loro ragionamenti cristallini, la loro sincera ricerca della Verità e l’appassionata contemplazione della Somma Bellezza condurranno a dissolvere le tenebre di un’epoca considerata “oscura” e restituiranno al Medioevo la dignità e il rispetto che merita.
C’è chi guardando un piatto vede solo un piatto. C’è chi guardando un piatto vede il piatto e vede, di riflesso nel piatto, anche se stesso, le altre cose e persino quelle che gli stanno in quel momento dietro le spalle. Mica male. La prima è una conoscenza “piatta”, la seconda è una conoscenza “profonda”, perché riflessiva. Eppure si sta guardano la stessa cosa: un piatto. La conoscenza profonda è quella filosofica ed è quella appunto riflessiva, perché fa riflettere sia chi la possiede che le cose che cadono nello sguardo di chi la possiede. E così, anche ciò che apparentemente è piatto, non lo è più, ma si mostra profondo.
La conoscenza di riflesso si mostra profonda perché trova tutto in tutto. Il che non è mai poco e non è da poco! Anche una meditazione semplice quale è quella del rosario nasconde di riflesso una profondità filosofica di valore assoluto: la sequenza dei misteri della vita di Gesù, nella scansione dialettica di gioia-dolore-gloria, è inaspettatamente la sequenza del percorso filosofico in ogni suo dettaglio, come metodo-logica-sapienza. Non c’è episodio della vita di Gesù che non rifletta in sé una mirabile struttura filosofica. Per questo la filosofia te la trovi anche dove non te l’aspetti. Per la sapienza il piatto è contento anche quando piange...
Che cosa rende ogni essere umano unico e irripetibile? Che cosa gli appartiene così intrinsecamente che niente e nessuno potrà mai strapparglielo? Che cos'è e come può essere definita la dignità di una persona? Esiste una morte "dignitosa"? Intorno a queste e ad altre domande sulla vita umana, la modernità appare lontana dalla religione, quando non in aperto dissidio con la sua morale. Eppure, scrive Spaemann, «la dignità non è una qualità biologica dell'uomo. La dignità è il fondamento dell'uomo, spiega l'esistenza di diritti e doveri, della libertà e della responsabilità. La dignità ha in sé qualcosa di trascendente, di sacro, di religioso, perché solo "rappresentando" l'Assoluto l'essere umano possiede ciò che chiamiamo "dignità"». Dal "diritto" di morire all'esistenza dell'anima, dal legame dell'amicizia alla dimensione della felicità, dall'amore alla sessualità, Spaemann sottopone la modernità a una critica paziente, stimolante, costruttiva, andando al fondo della ricerca di senso che tocca tutti noi, con un linguaggio di encomiabile limpidezza.
Sono rari i filosofi che si sono interessati alla chiesa in quanto idea. In queste pagine inedite, risultanti da un incontro teologico di più giorni, Paul Ricoeur sviluppa una riflessione del tutto originale che si può considerare, a un tempo, come militante testimonianza di un periodo di passaggio e come banco di prova, come laboratorio di temi filosofici sviluppati, altrove o in seguito, in modo indipendente. Viene alla luce un aspetto del pensiero di Ricoeur troppo spesso trascurato, in cui i lettori potranno cogliere un approccio filosofico nuovo, radicale, la cui ampiezza annuncia alcune delle sue opere ulteriori, la prova di uno sforzo intellettuale innovativo, anche per lui stesso, e dell'importante ruolo che il filosofo ricoprì nella vita intellettuale della Chiesa riformata di Francia». (Dalla prefazione di Olivier Abel)
La Chiesa ha sempre negato all'impresa filosofica di Hegel il riconoscimento dell'ortodossia, e ha tradizionalmente considerato il nucleo del suo pensiero incompatibile con l'integrità cristiana. Con questo libro Vito Mancuso si accosta invece alla filosofia hegeliana con lo scopo di mostrarne al contrario la sua profonda intenzionalità teologica, facendo giustizia di tante interpretazioni - sia filosofiche sia teologiche -che ignorano del tutto questo dato. E giunge anzi a mostrare come il cristianesimo viene assunto da Hegel come la verità del mondo, e che da esso il filosofo fa scaturire la sua visione della storia, del suo senso e della sua finalità.
Ritornato in Inghilterra da Dublino, dove aveva presieduto l'Università Cattolica di nuova fondazione, nel 1859 Newman riprende l'antico proposito di scrivere di fede e ragione, avviando un percorso che porterà al capolavoro della "Grammatica dell'assenso". In "Prova del teismo" egli replica a chi pensa che l'unica via per mantenere la fede sia oscurare la ragione, e lo fa con un argomento a sostegno dell'esistenza di Dio: non una formulazione meramente intellettuale, ma intimamente connessa alla pratica, una prova che passa attraverso il riconoscimento della consapevolezza della nostra esistenza e di una coscienza morale a essa associata. La sottile analisi fenomenologica che la sostiene rende manifesta la realtà trascendente di una Persona (Dio) dentro la persona che noi stessi siamo.