Per duemila anni cristiani ed ebrei hanno dimenticato che Gesù non era soltanto di discendenza ebraica, ma a tutti gli effetti un buon ebreo in senso religioso. Un oblio che ha creato da entrambe le parti una polarizzazione tra "noi" e il "Cattivo-Altro", ma soprattutto ha avuto per conseguenza secoli di antiebraismo e la terribile frattura di Auschwitz. In un mondo sempre più globale, per Ágnes Heller è necessario «detotalizzare» il concetto di Verità: la "resurrezione" del Gesù ebreo, infatti, rende possibile l'ecumenismo, che «non solo tollera l'altra religione, ma cerca anche ciò che unisce una religione all'altra». "Gesù l'ebreo" è un testo «denso di speranza» che parla al nostro tempo polverizzato in posizioni inconciliabili, ed è capace di mettere in discussione ogni forma assoluta di pensiero e fondamentalismo. Prefazione di Vittoria Franco.
Ci sono più italiani nel mondo che stranieri in Italia. Gli italiani all'estero hanno sempre avuto al loro fianco una Chiesa dall'idioma familiare. Attraverso una trentina di interviste radiofoniche raccolte per lo più in Europa, il libro racconta la vita di alcune missioni cattoliche italiane che coinvolgono preti, catechisti, diplomatici, giornalisti...
Il movimento indipendentista irlandese che ha portato alla nascita dell'Éire ha promosso un'identità nazionale fortemente contraddistinta dall'appartenenza religiosa, più che da altri elementi identitari culturali o politici. In questo volume Tiziano Rimoldi ricostruisce un secolo di rapporti tra Stato e Chiesa in Irlanda, a partire dalla Home Rule del 1914. Una storia indagata a partire dagli snodi politici e giuridici in cui questa caratterizzazione identitaria ha fatto sentire in maniera significativa la sua influenza: la Costituzione dell'Irish Free State del 1922 e il governo del moderato Cosgrave, la Costituzione del 1937, voluta dal repubblicano de Valera, la proclamazione della Repubblica nel 1948, le vicende del secondo dopoguerra, con i referendum che negli ultimi lustri hanno cambiato il volto dell'Irlanda. Il tutto alla luce della legislazione, della giurisprudenza e della prassi di governo nelle materie «miste» (matrimonio, divorzio, istruzione ecc.) e in quelle moralmente «sensibili» (contraccezione, aborto ecc.).
I cattolici tendono a far derivare il rinnovamento della Chiesa dalla sua forza vitale, che erompe da un nucleo divino, e a contestare l'influenza che ebbe lo scisma avvenuto nel XVI secolo in questo processo. Considerano la "Riforma cattolica" come la vera "Riforma" e si oppongono al concetto di "Controriforma", perché pensano possa nascondere l'idea che la rigenerazione della Chiesa sia solo un movimento reazionario. I non cattolici considerano la Riforma protestante come il vero rinnovamento della Chiesa tendente al cristianesimo originario e vedono nella Controriforma la vittoria del papato, politicamente in auge, sul luteranesimo apolitico e sul calvinismo politicamente isolato. Partendo da fatti storici universalmente riconosciuti e al di là delle interpretazioni, Jedin cerca di indicare un punto di incontro sul significato di questi concetti e di eliminare i malintesi per quanto concerne l'uso storico della lingua, utilizzando poi i risultati ottenuti per l'inserimento del Concilio di Trento nella storia della Chiesa. «Questo libretto merita d'essere indicato agli studiosi ed esaminato da vicino, perché, nella sua brevità è, come si diceva una volta, succosissimo, o per dirla con modi popolareschi, pieno come un uovo, come un uovo, tutto buono» (Delio Cantimori).
Scopo del lavoro è evidenziare la fede, la spiritualità e l'umanità del metropolita Andrea Szeptyckyj (1865- 1944) nel suo lungo ministero episcopale, come guida incrollabile per la Chiesa greco-cattolica e il suo popolo in un contesto socio-politico difficile; al contempo, evidenziare l'attualità della sua testimonianza per il popolo ucraino tuttora alla ricerca e all'affermazione della propria identità nazionale e ecclesiale nel seno della Comunità Europea. Con la sua l'esperienza di fede, con la sua saggezza e lungimiranza pastorale il metropolita, spendendosi generosamente senza risparmio, con la semplicità e la sapienza evangelica di cui era rivestito come pastore premuroso seppe vigilare e nutrire il suo gregge per farlo crescere nell'amore di Dio e del prossimo, preparandolo a resistere agli attacchi e alle persecuzioni che lo avrebbero colpito. Dalle lettere pastorali e dal suo magistero, dalle testimonianze della Positio promana la fede viva e salda del metropolita: è un legame intimo con Dio che lo chiamava alla santità e lo disponeva anche al martirio perché la Chiesa ucraina rimanesse unita alla Chiesa universale.
Esistono tre linee interpretative del processo di evangelizzazione cattolica dell'America spagnola: la leggenda rosa, che canta le glorie della Spagna che ha saputo civilizzare e catechizzare popoli barbari e arretrati; la leggenda nera, che sottolinea gli abusi commessi nei confronti degli indios; e la linea più difficile, che cerca di comprendere processi complessi e difficilmente interpretabili. Infatti, gli evangelizzatori hanno dovuto predicare l'unico Vangelo di Gesù Cristo a culture totalmente estranee alla civiltà cristiana europea. Questo libro offre alcune chiavi di lettura che cercano di illuminare il processo di cristianizzazione nel suo aspetto di dialogo culturale.
La Rivoluzione francese lascia nel mondo cattolico una profonda impressione. Una tradizione millenaria, caratterizzata da una società che si richiamava in tutte le sue articolazioni ai valori cristiani, viene bruscamente interrotta e il periodo del Terrore giacobino produce uno choc difficilmente riassorbibile. Si fa ricorso alla violenza per costringere i sacerdoti ad abbandonare lo stato clericale, si impediscono ai fedeli le pratiche religiose, si cancella la presenza cristiana dallo spazio urbano riorganizzando la scansione del tempo (calendario rivoluzionario), trasformando la sonorità pubblica (sostituzione del tamburo alle campane) e rifondando la ritualità civile.
Il tentativo di scristianizzazione si accompagna a un altro fenomeno che aumenta le preoccupazioni degli ambienti cattolici: la nascita di nuove religioni che pretendono di sostituirsi al cristianesimo. I culti rivoluzionari manifestano, infatti, la tendenza a sviluppare religioni secolari che, sacralizzando forme della politica, prendono il posto della religione cristiana come via per fornire una legittimazione ultima, assoluta e intangibile agli assetti del consorzio umano.
Sommario
Introduzione. I. Alla ricerca di una risposta allo «choc» della Rivoluzione (1815-1849). 1. La cultura cattolica nell’età della Restaurazione. 2. Gli orientamenti di Roma. II. L’egemonia dell’intransigentismo (1850-1925). 3. La Chiesa contro il mondo moderno. 4. Le modernizzazioni di Leone XIII. 5. Pio X e la condanna del modernismo. 6. Il problema della pace nell’epoca della guerra totale. III. Il confronto con le modernità politiche (1926-1958). 7. Alla ricerca di un nuovo braccio secolare. 8. Il governo della Chiesa universale. 9. Una Chiesa totalitaria per affrontare il totalitarismo? 10. Pio XII. IV. La crisi della cultura intransigente (1958-2013). 11. L’aggiornamento ecclesiale (1958-1968). 12. Le difficoltà del «balzo in avanti» (1968-1978). 13. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI (1978-2013). Fonti in rete: la storia della Chiesa contemporanea.
Note sull'autore
Daniele Menozzi insegna Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra i suoi libri recenti: I papi e il moderno. Una lettura del cattolicesimo contemporaneo (1903-2016) (Morcelliana 2016) e Costituzione italiana: articolo 7 (Carocci 2017).
Il 1622 è l'anno di fondazione della congregazione De Propaganda Fide, incaricata dal papa di dirigere le iniziative che miravano a diffondere le idee e la dottrina dei cattolici tra chi professava fedi differenti, dentro e fuori d'Europa. La storia dell'idea e della prassi di missione precede però quella data e si sviluppa in seguito grazie anche al contributo di tutte le confessioni cristiane. Claudio Ferlan dispiega davanti agli occhi di chi legge una storia globale della diffusione della cristianità che, complici le scoperte geografiche e il conseguente allargamento dei confini del possibile, attraversa le Americhe, l'Asia, l'Oceania, l'Africa. La decolonizzazione decretò la fine della missione? Non lo fece, ma stabilì un cambio di paradigma, il cui termine di compimento possiamo verosimilmente fissare negli anni del Concilio Vaticano II (1962-1965) e dell'emergere di un più diffuso sentimento ecumenico.
La relazione e i legami sono la vita di ogni persona umana. Tuttavia, sperimentiamo sempre più, a livello globale e intersoggettivo, come essi siano fragili e costantemente da coltivare e custodire. Il libro nasce dalla contemplazione del desiderio eterno di Dio che tutti gli uomini e le donne vivano in fraternità e armonia, in dialogo e nella pace; tutti noi siamo stati pensati, desiderati e creati come la grande famiglia dei figli di Dio - nel Figlio Gesù - e siamo chiamati all'eschaton finale della ricapitolazione di tutta la creazione in Cristo. Queste pagine guardano alla vita e alla fede di Francesco d'Assisi, per coglierne la sua vocazione alla fraternità e la sua testimonianza di riconciliazione universale. Le relazioni - redente - vengono fortemente proposte all'antropologia attuale, quale fonte di realizzazione per ogni uomo e donna del nostro tempo; nel triangolo tra Dio, l'Io e il Tu, e nella generatività di legami contagiosi di bene.
"La Profezia di Malachia" è un testo sul destino dei papi e della Chiesa su cui sono state scritte innumerevoli pagine per avvalorarne o smentirne la credibilità. La prima pubblicazione conosciuta risale al 1595, a cura del benedettino fiammingo Arnold de Wion. San Malachia, arcivescovo di Armagh in Irlanda, morì nel 1148 in Francia a Clairvaux (Chiaravalle) con l'assistenza spirituale di san Bernardo, il quale successivamente ne scrisse la biografia. Secondo la leggenda, Malachia avrebbe ricevuto in visione un elenco di 111 motti relativi ai papi che sarebbero succeduti a Innocenzo II, a cominciare da Celestino II nel 1143. Riguardo ai motti dei papi della nostra epoca: Ignis ardens (Fuoco ardente) sarebbe Pio X per la sua carità; Religio depopulata (Religione spopolata), Benedetto XV per i massacri della Prima guerra mondiale; Fides intrepida (Fede intrepida), Pio XI per la condanna di Hitler e della sua politica; Pastor angelicus (Pastore angelico), Pio XII per il suo aspetto ieratico, che lo faceva apparire come sospeso fra Cielo e Terra. Secondo la profezia di san Malachia, in seguito non vi sarebbero stati che sei papi: in Pastor et nauta (Pastore e navigante) possiamo vedere Giovanni XXIII; in Flos florum (Fiore dei fiori) Paolo VI; in De medietate Lunae (Del medio periodo della luna) Giovanni Paolo I; in De labore Solis (Della fatica del sole) Giovanni Paolo II; in De gloria olivae (Gloria dell'olivo) Benedetto XVI e in Petrus Romanus l'ultimo papa. Con il secondo Pietro finisce la Chiesa, Roma viene distrutta, ed è la fine dei tempi per Malachia. L'anima religiosa scorge tuttavia, nello scenario della desolazione totale che inghiotte l'uomo insieme alla Terra che lo ha visto nascere, la venuta del Giudice che supera ogni volere come ogni velleità umana.
Una straordinaria rassegna di ritratti che Benedetto XVI ha dedicato a donne sante e beate vissute nel Medioevo, restituendo la luce al ruolo considerevole che esse ebbero nella edificazione del corpo della Chiesa nella storia: Ildegarda di Bingen, Chiara d'Assisi, Angela da Foligno, Giovanna d'Arco ed Elisabetta d'Ungheria sono solo alcune delle figure femminili che spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell'insegnamento. Prefazione di André Vauchez.
Attingendo a documenti degli archivi vaticani e in particolare ai fondi relativi al pontificato di Pio XII, resi recentemente disponibili presso l'Archivio Apostolico Vaticano, il volume ricostruisce i processi redazionali e le fasi di ricezione dei più importanti testi magisteriali promulgati da Pio XI e da Pio XII sui mezzi audiovisivi di massa. L'analisi dell'iter di realizzazione dei documenti e la loro diffusione planetaria fanno emergere l'evoluzione dell'atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media, ma anche il progressivo allargamento dello sguardo e delle prospettive: accanto a una politica di attenta vigilanza contro questi mezzi, potenti veicoli di una modernità in contrasto con i dettami del cattolicesimo, si fa sempre più manifesta una strategia positiva e propositiva verso i media tesa ad adeguare il messaggio della Chiesa per una società nel pieno di mutamenti epocali. I documenti considerati sono l'enciclica Vigilanti cura (1936) sul cinema, l'esortazione apostolica I rapidi progressi (1954) sulla televisione, i due Discorsi sul film ideale (1955) e l'enciclica Miranda prorsus (1957) dedicata a cinema, radio e televisione.