Il commento alla Lettera ai Colossesi vuole essere un tentativo di lettura pastorale della Parola, accostata nella linea di alcuni grandi esegeti che hanno studiato il testo paolino; essi lo hanno ricondotto ad alcune delle risonanze che ha suscitato nei Padri della Chiesa, citati con abbondanza, sia nell'esame del testo, sia nel messaggio. Il volume richiama a un'ermeneutica di cui i Padri della Chiesa sono stati maestri, affermando la centralità assoluta della Parola di Dio. È un ritorno alle fonti di un'esegesi che è sempre attenta a leggere Cristo in ogni espressione della Parola e a ritenere tutta la Scrittura rivolta all'uomo, nella sua realtà puntuale, storica, esistenziale, inserita nel progetto di salvezza. La traduzione offerta dall'autrice, quasi sempre una semplice trasposizione verbale, mira a far avvicinare il più possibile all'originale; la struttura, indicata da pochi rilievi operati nel testo, vuole lasciare ogni iniziativa al lettore, che può far parlare la Parola in tante possibili voci.
Uno studio sulle redazioni evangeliche e sulla loro struttura letteraria: è questa la fisionomia del volume. L'autore si propone di identificare l'origine e il significato del termine "vangelo" indagando il genere letterario corrispondente. In un secondo momento presenta le metodologie messe in opera dalla scienza esegetica attuale per esaminare la composizione letteraria, l'ambientazione ecclesiale e culturale, la prospettiva teologica degli scritti neotestamentari.
Il volume è uno studio esegetico-teologico sul senso della paternità dell'apostolo Paolo nei confronti delle comunità da lui stesso fondate. A partire dalla teologia della Croce Paolo scopre che tra evangelizzatore e evangelizzati esiste una relazione nuova e la esprime in termini assolutamente originali: la paternità apostolica.