"L'11 settembre ha cambiato la storia. Con quel tragico e spettacolare attentato, in cui hanno perso la vita circa tremila persone innocenti, gran parte delle certezze occidentali sono andate in frantumi. Ne è seguita un'offensiva che ha già prodotto due guerre e ha modificato non solo la geopolitica di intere aree del pianeta, ma tutti i rapporti di forza consolidati nei decenni precedenti. I responsabili dell'attacco sono stati additati al mondo con singolare rapidità, e un solo, presunto responsabile è stato giudicato da un regolare tribunale e condannato all'ergastolo. Ma un'analisi attenta evidenzia che la versione ufficiale non è solo lacunosa in decine di punti essenziali, ma in altre decine di punti dimostrabilmente falsa. È stato scritto autorevolmente che la verità sull'11 settembre non la saprà questa generazione. Noi non possiamo pretendere di sostituirci agli investigatori che hanno svolto la loro opera a partire dai dati primari raccolti sui luoghi. Ma i materiali che hanno prodotto rivelano falsità ed errori che possono essere dimostrati. Per questo abbiamo raccolto un'enorme mole di dati, fatti, analisi, immagini e li abbiamo posti sotto il vaglio rigoroso di verifiche che hanno coinvolto un gran numero di specialisti di provata competenza nei diversi campi dell'indagine. Per avvicinarci alla verità, siamo ripartiti da zero."
Questo saggio, che si rivolge a tutti i lettori di romanzi, specialisti e non, si interroga sul fatto che questi oggetti di carta stampata e di "sostanza immateriale" abbiano il potere di isolare per ore intere dalla vita reale persone d'ogni età e cultura con la sola forza delle parole. Perché, osserva l'autore, un romanzo non è altro che un movimento di parole. Il lettore scoprirà, nel corso dei capitoli, come dal movimento di parole si generi il senso della profondità temporale e la visibilità romanzesca, tanto esterna o spaziale quanto interiore o psicologica; come si costruiscano le personalità dei personaggi e le loro voci nei dialoghi; come nasca e che cosa sia l'emozione letteraria; se e come sia possibile tradurre il movimento verbale romanzesco da una lingua all'altra; e infine se il romanziere abbia una moralità sua propria.
Marco Palmisano è dirigente Mediaset. E' giovane, ha un fisico prestante, un'intelligenza vivace e un buon gusto innato che gli garantiscono fascino e successo sul lavoro come nei rapporti personaliPoi, un giorno, del tutto inaspettata, la svolta che si traduce nel drammaUn problema agli occhi, un'operazione andata male e una seconda e poi ancora un'altra andate peggio lo inchiodano negli spazi angusti di un piccolo appartamento, al riparo della luce del sole, vittima di dolori lancinanti che presto coinvolgono il sistema nervoso. Tale penosa situazione lo «costringe» a lasciare ogni attività professionale e sociale.
Passano gli anni, anni di sofferenza, e la vita a Marco sembrerebbe aver perso senso, poi, di nuovo, inaspettata, una seconda svoltaLa scoperta di una fede più profonda, la fiducia riposta ancora una volta in Dio porta un frutto meraviglioso nella persona di Giovanna, un medico contattato per caso via Internet attraverso un sito di amicizie. Giovanna scopre come intervenire nel modo giusto sugli occhi dilaniati di Marco e lo porta piano piano con una nuova terapia a stare meglio; Giovanna, poi, ed è ancor più importante, sa anche intervenire sul suo cuore al punto da diventare sua moglie (pp. 152).
Vademecum è la storia semplice e vera di una riconversione alla vita. Vademecum sono, come recita il sottotitolo, «dieci appunti utili per la vita», e cioè l'amore, il lavoro, l'amicizia, la comunicazionei fondamenti per un'esistenza felice che si è imparata a vivere con spirito positivo e fiducia in Dio e nel prossimo.
In Italia si assiste a un incremento degli omicidi in famiglia. È il sintomo di un disagio profondo che non riguarda più solo soggetti emarginati o affetti da patologie, ma uomini e donne che gli psichiatri non esitano a definire "normali". L'autrice propone un'indagine serrata sui misteri dell'anima, sull'infelicità delle relazioni umane, sulla perdita di certezze nei rapporti d'amore primari, come quello tra genitori e figli.
Dal mattino del 6 agosto 1945 il mondo sa che una guerra nucleare è possibile. Chiunque è in grado di immaginare come verrebbe combattuta, e anche con quale verosimile esito. Ma dopo gli eventi del 1989, e più ancora del 2001, al terrore di bombardieri strategici e missili intercontinentali se ne è sostituito un altro, più paralizzante ancora: l'idea che qualcuno, in un posto e in un momento qualsiasi, possa fare qualcosa. A capire chi sia davvero in condizione di fare che cosa è dedicata questa indagine di Langewiesche, che parte dal cuore incandescente dell'esplosione su Hiroshima, attraversa le città segrete dell'ex Unione Sovietica, dove sono tuttora custodite (non sempre il verbo è appropriato) migliaia di testate e tonnellate di uranio, esplora le strade del contrabbando anche nucleare che segnano le montagne del Caucaso, per approdare a due luoghi diversi, ma ugualmente inquietanti: il lago proibito che fornisce di acqua potabile Rawalpindi, dove negli anni Settanta A.Q. Khan - lo scienziato che trafugò i segreti nucleari dell'Occidente, consentendo al Pakistan, alla Corea del Nord e all'Iran di armarsi - era libero di andare in barca a vela, e lo studio di Francoforte dove un oscuro ricercatore americano, Mark Hibbs, elabora tutte le informazioni sul nucleare disponibili, per poi riversarle in articoli riservati a pochissimi specialisti e ai servizi di informazione di ogni paese.
David Remnick è affascinato da quei personaggi ossessionati dall'idea di fare la storia di questa era e offre ai lettori imprevedibili sguardi della loro sfera intima, come quando ritrae Al Gore all'indomani della sua sconfitta alle elezioni presidenziali o Tony Blair nel pieno della crisi irachena. Remnick ritorna inoltre a due aree geopolitiche che ben conosce: Israele (con un'analisi accurata di Hamas e dello scenario politico dopo la morte di Arafat) e la Russia postcomunista (con un ritratto della figura di Vladimir Putin). Ma anche alcuni tra i maggiori scrittori della letteratura degli ultimi anni non sfuggono al suo sguardo acuto: Philip Roth, Don De Lillo, Amos Oz per non parlare di una sua vecchia passione, il pugilato, che già l'aveva fatto conoscere anche dal pubblico italiano. Il Mike Tyson da lui disegnato è un cammeo di rara bellezza. Una raccolta dei reportage e dei ritratti più memorabili del direttore del "The New Yorker". Ciò che li contraddistingue è la capacità di andare oltre l'immagine pubblica dei protagonisti che modellano la nostra contemporaneità, restituendo la sfera intima delle loro emozioni.
Recenti studi scientifici dimostrano che nella comunicazione il linguaggio verbale interviene solo per il 7 per cento, mentre il tono della voce e la gestualità contano rispettivamente per il 38 e il 55 per cento ai fini della trasmissione del messaggio.
Ecco una preziosa guida illustrata per conoscere e utilizzare il linguaggio del corpo, per decifrare e interpretare:
• i movimenti automatici: i tic, i gesti simbolici, i segnali che denunciano ipocrisia e falsità;
• le attitudini caratteristiche: la postura, i movimenti delle mani e delle gambe, il modo di camminare e di sedersi, di usare gli oggetti più comuni;
• i gesti che rivelano le emozioni e i sentimenti più profondi.
Il libro si propone di mostrare come i simboli e le credenze del passato influiscano profondamente e a distanza di tempo sul nostro modo di rappresentare i rapporti umani e in particolare i rapporti uomo-donna. Buñuel e Bergman sono assunti come esempi di due contesti sociali diversi: uno cattolico, l'altro protestante; uno che mette al centro della società il celibato casto e l'altro il matrimonio. I due registi affrontano il rapporto con le donne da questi due diversi scenari di provenienza e ci fanno vedere quali difficoltà specifiche i due contesti fabbricano per uomini e donne. È un libro di storia della cultura, esamina in qual modo la società influenza la sfera psichica degli individui, forzando gli affetti dentro percorsi preordinati.
Da Platone a Boccaccio, da Victor Hugo a D'Annunzio, da Gramsci a Virginia Woolf: una raccolta di pensieri sul tema della lettura. Questa antologia, necessariamente parziale, ha lo scopo di rendere espliciti alcuni punti di vista sulla lettura pronunciati nel corso dei secoli. È come guardare se stessi mentre si legge: una forma di spionaggio o se si vuole di introspezione. La penso anch'io così? La pensiamo ancora così oggi? La nostra epoca ha già nostalgia dei libri. Non li ha ancora eliminati, non è ancora riuscita a sostituirli con lo schermo dei computer. E se l'umanità che legge smettesse di leggere? Interromperemmo una catena virtuosa, che ci consente di collegarci, anche senza internet, con il mondo del passato e del presente lontano da noi. La lettura è esplorazione, esposizione di sé all'esperienza altrui. Poi, si sa, c'è anche l'arte, l'emozione di incontrare l'opera d'arte sotto forma di poesia, di romanzo o racconto. In breve, diventeremmo molto più poveri. Chi legge sa che, se smette, qualcosa finisce, un mondo scompare. Impossibile? È già accaduto un'infinità di volte. (Paolo Mauri)
Libri, cattedre universitarie, riviste, dibattiti accademici: tutto ciò che un tempo costituiva la fonte principale di informazione storica appare sovrastato da nuove forme di comunicazione. L'uso pubblico della storia si è oggi dilatato oltremisura, e se fino a qualche tempo fa erano gli storici a informare le opinioni comuni sul nostro passato, oggi sono i soggetti politici, i mass media, gli opinionisti della carta stampata a svolgere questo ruolo. Stefano Pivato si interroga su come stia cambiando, oggi, il mestiere di storico e quanto sia necessario che gli specialisti comincino a mettere la divulgazione al centro delle proprie riflessioni e dei propri dibattiti. La vera domanda non è infatti tanto a che serve la storia, quanto, piuttosto, a chi serve.
Anche viaggiando si può contribuire alla realizzazione di un mondo giusto, equo nella distribuzione delle risorse, solidale. È questo l'obiettivo del "turismo non per caso", responsabile, che si va diffondendo sempre di più, e che intende conoscere i popoli di altre terre sostenendoli e non sfruttandoli. Questa guida, oltre a raccontare che cosa significa fare del turismo responsabile, quali vantaggi derivano per il viaggiatore e per le comunità locali, attraversa i cinque continenti, visita sessanta paesi, alla ricerca delle più importanti strutture in cui vivere una vacanza sicuramente rilassante o avventurosa o culturale, ma sempre e comunque nel rispetto dell'"altro".
Per capire quanti anni ha una sequoia bisogna tagliare il tronco e contare gli anelli. Se la sequoia avesse un collo non ce ne sarebbe bisogno. Odio la gente che sostiene - protesta Nora Ephron - che invecchiare è bello, che si diventa saggi e si capisce quali sono le cose importanti. Ci si ribella, ci si deve ribellare all'immagine contraffatta di sé che appare nello specchio. Anche perché dal collo all'anima il passo è breve. Invecchiare non è roba da rammolliti, diceva Bette Davis, e Nora Ephron lo dimostra con un senso dell'umorismo impagabile e con l'aggiunta: "tanto più se sei una donna". Una donna alle prese con i problemi della "manutenzione" (fitness-tinte-massaggi), angustiate dall'ombrosa adolescenza dei figli, che poi se ne vanno lasciando un nido vuoto in cui gioie e problemi finiscono, ma la preoccupazione è per sempre, atterrite dalla scomparsa delle amiche più care, duro memento mori, in un universo che continua a considerarla solo una vaga eventualità. Parlare dell'età incerta compresa fra la maturità e la senilità, e farlo con tanta caustica sincerità e allo stesso tempo con la leggerezza dell'umorismo, non è impresa da poco.