La riflessione offerta da san Giovanni Paolo II nell'enciclica "Laborem Exercens", di cui ricorre il 40° anniversario della pubblicazione (1981-2021), rappresenta un contributo prezioso in un momento di crisi del lavoro, con le sue gravi conseguenze sulla vita personale, sociale ed economica. La diffusa domanda di sviluppo sostenibile in funzione della casa comune richiede una rinnovata consapevolezza del fatto che «il lavoro costituisce una dimensione fondamentale dell'esistenza». Plasmato dalla mano di Dio, all'uomo è stato affidato il compito di plasmare la terra per l'«incremento del bene comune», e del «patrimonio di tutta la famiglia umana». Attraverso il lavoro, la persona scopre ed esprime se stessa contribuendo al sostentamento della famiglia e del popolo al quale appartiene; per questo la disoccupazione costituisce una ferita profonda e interpella tutta la società. Nell'attuale «tempo di scelta», per tanti versi drammatico, la ripresa della "Laborem Exercens" potrà alimentare negli uomini del lavoro, come quarant'anni fa, nuove forme di responsabilità e di solidarietà.
L’Esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco rappresenta una svolta nel magistero papale: i suoi contenuti – la famiglia, l’amore e il futuro della Chiesa in una società complessa – sono stati elaborati attraverso un cammino sinodale, che il papa “venuto dalla fine del mondo” ha voluto, ispirato e guidato. Al centro c’è il bisogno di aprire nuovi orizzonti su temi quanto mai dibattuti, nella fedeltà creativa alla tradizione cattolica. Perché a vincere non sia la “globalizzazione dell’indifferenza”, ma “il primato della carità”. Questo libro è la guida per leggere e interpretare un testo destinato a segnare la vita e la dottrina della Chiesa.
Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, è membro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e di quello per la Nuova Evangelizzazione ed è stato a lungo titolare della cattedra di Teologia dogmatica nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Tra le sue pubblicazioni: il libro intervista Una teologia per la vita, a cura di Marco Roncalli (ELS La Scuola 2011) e, per Morcelliana, Fede e psicologia (2014); Il libro del viandante e dell’amore divino (2016); La porta della bellezza. Per un’estetica teologica (2017); Il giovane Lutero e la grazia della giustificazione (2017); La Bibbia dei filosofi. Il Grande Codice e il pensiero dell’Occidente (2019); La patria europea (2019); La liturgia. Dove l’esodo incontra l’Avvento (2020) e, con Massimo Cacciari, Dio nei doppi pensieri. Attualità di Italo Mancini (2017).
Accogliendo con entusiasmo l'esortazione apostolica di papa Francesco - Querida Amazonia - in questo libro si vuole proporre la possibilità di una nuova civiltà e di una città futura, nella consapevolezza che "l'uomo non può sopravvivere se non amando la sua specie, tutti gli esseri viventi e soprattutto l'ambienterei quale ha ancora la grazia di poter vivere e morire".
Stiamo perdendo il senso più profondo delle parole col rischio di diventare anime afone. Per imparare a conoscere meglio noi stessi, dobbiamo allora provare ad ascoltare davvero la nostra voce, a leggere con attenzione il modo con cui entriamo in relazione con gli altri: il «cuore della vita». Ed è quello che fa Nunzio Galantino in questo viaggio intorno all'uomo che spazia tra pensiero laico e religioso, tra letteratura, sacre scritture e cultura popolare. Possiamo vivere in pace o rivalità, con ragione e rispetto, con odio o equilibrio ma dovremmo farlo con maggiore consapevolezza della realtà, indagando l'autentico significato delle parole e dei sentimenti, dei pensieri e delle azioni. Perché solo avvicinandoci al senso e alla forza della parola possiamo provare a comprendere il mistero dell'uomo e scoprire la vera ricchezza che è dentro ognuno di noi, contribuendo tutti insieme a prenderci cura del mondo in cui viviamo.
Il tema del Concilio Vaticano II assomiglia a un fiume carsico. Anche se per lungo tempo non emerge alla superficie, sappiamo che è lì e segna in profondità la nostra appartenenza alla Chiesa. Poi, quando di nuovo torna a manifestarsi, com’è successo con il dibattito innescato da monsignor Carlo Maria Viganò, puntualmente il tema appassiona e divide. Perché è un tema che non è aggirabile. Per molti della mia generazione (sono nato nel 1958) il Concilio per decenni non è stato un problema: è stato semplicemente un fatto. Nato e cresciuto nella Chiesa del post-Concilio, per lungo tempo ho visto nel Concilio qualcosa di ineluttabile: era necessario che a un certo punto la Chiesa facesse certe scelte. In seguito, quando ho incominciato a studiare la Chiesa del pre-Concilio e a rendermi conto del confronto e delle ferite che segnarono l’assise conciliare, ho oscillato tra due tendenze: da un lato una sorta di rimpianto per non aver potuto vivere un periodo che deve essere stato difficile ma anche entusiasmante, dall’altro il desiderio di capire meglio il punto di vista di coloro che, in controtendenza rispetto allo spirito del tempo, misero in guardia dall’esito del Concilio e dall’uso che ne sarebbe stato fatto in futuro. Aldo Maria Valli
Lettera apostolica di papa Francesco sulla figura di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale da 150 anni. Dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021, il papa indice l’anno di san Giuseppe, nel quale ogni fedele sul suo esempio può rafforzare quotidianamente la propria vita di fede. Il libretto presenta il testo integrale della Lettera apostolica Patris Corde e del Decreto della Penitenzieria Apostolica che, in conformità al volere del Santo Padre, durante l’anno elargisce il dono dell’Indulgenza plenaria stabilendo le modalità per ottenerla. La pubblicazione è corredata da una preziosa raccolta di preghiere a san Giuseppe, tra le più belle e significative della tradizione ecclesiale, utili per il conseguimento dell’Indulgenza.
«Tra i principali doveri dei vescovi eccelle la predicazione del Vangelo. I vescovi, infatti, sono gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo». Così la Lumen Gentium descrive un dovere, quello del magistero, che è funzione profetica. In un tempo in cui il fare catechesi conosce una profonda crisi, l’itinerario proposto da Maurizio Gervasoni si presenta in chiave profetica come un’ampia rilettura della realtà alla luce della Parola di Dio, del magistero della Chiesa e delle istanze della cultura. Non una comunicazione denotativa e immediata dei contenuti della fede, come lascerebbe intendere un’accezione “tradizionale” del termine catechesi, ma una serie di provocazioni che coinvolgono il vissuto di ogni giorno, invitando il lettore ad accogliere le domande di senso che l’autore lascia volutamente aperte, talora quasi insolute, come insoluta è spesso la quotidianità nella quale spendiamo la nostra esistenza.
Maurizio Gervasoni, ordinato sacerdote nella Diocesi di Bergamo l’11 giugno 1977, ha completato gli studi a Roma, presso il Pontificio Seminario Lombardo, conseguendo il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana nel 1982, con una tesi sulla “poetica” nell’ermeneutica teologica di Paul Ricœur. Docente di Antropologia teologica nel Seminario Giovanni XXIII di Bergamo dal 1982 al 2012, ha insegnato anche Spiritualità del clero diocesano e Antropologia delle religioni e, all’Università degli Studi di Bergamo, Storia delle religioni. Dal 2013 è vescovo di Vigevano, delegato per la Pastorale giovanile e gli oratori, per la Pastorale del lavoro e per la Pastorale sociale e la formazione socio-politica presso la Conferenza episcopale lombarda.
Il volume della Fondazione Lazzati è frutto di un lavoro di incontri di studio, approfondimento e confronto realizzati con un gruppo di giovani, per rileggere l'insegnamento di Giuseppe Lazzati e riflettere su come il messaggio del professore fosse ancora attuale. In particolare, ci si è interrogati sul senso dell'impegno socio-politico, per non lasciare che tale ricchezza andasse perduta, provando a ragionare in modo comunitario su come potrebbe essere una formazione socio-politica. Pensare insieme comporta la fatica dell'ascolto, l'umiltà di confrontarsi e perfezionare il proprio ragionamento, la pazienza per i tempi che si allungano. Ma questa modalità produce contributi ben radicati nel terreno, non costruiti sulla sabbia dell'emozione del momento, in grado di affrontare la temperie della discussione e di concorrere stabilmente all'edificazione della città dell'uomo. «La formazione all'impegno socio-politico non è nella top ten del gradimento dei giovani o tra le priorità del mondo cattolico. Ma se si riveste della capacità profetica richiamata da papa Francesco in Laudato si' e Fratelli Tutti essa appare un modo per abitare il mondo. Impegnarsi è mettersi in gioco perché le scelte quotidiane si trasformino in responsabilità per i fratelli e per le creature dono di Dio creatore. Un giovane ha bisogno di scoprire non solo chi è, ma "per chi è". Nello spendersi trova risposte agli interrogativi profondi della sua vita. Allora si capisce che la sfida da giocare è a livello intergenerazionale. Un investimento sui giovani è un segno che il vento dello Spirito sta soffiando sulla Chiesa e sul mondo».
L'origine umana del riscaldamento globale non è attendibile. L'emissione di anidride carbonica ha conseguenze minime sul riscaldamento. L'ecologismo oggi dilagante ha origini eugenetiche. La green economy non è meno speculativa dell'economia di sempre. Nel New deal dell'Unione europea per l'ambiente c'è poca scienza, molta ideologia ed eccessivo centralismo. Le preoccupazioni sulla fine delle risorse naturali non hanno fondamento. I dati sull'ambiente sono pilotati. L'IPCC dell'Onu non è un organo scientifico ma governativo. Il nuovo ecologismo cattolico non ha niente a che fare con la corretta teologia della creazione. La Cina è il massimo inquinatore ma si presenta alla scena internazionale come la soluzione. Il sottosviluppo inquina più dello sviluppo. Paesi europei come l'Olanda o la Francia sono vittime dell'ideologia politica ambientalista che provoca distruzione. Ecco alcuni spunti di contro-riflessione contenuti in questo Dodicesimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo. Uno strumento indispensabile per diradare le nebbie e illuminare le menti e le strade da percorrere. Il Rapporto è redatto dall'Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, in collaborazione con i seguenti Centri di ricerca: Centro Studi Rosario Livatino, Roma; CIES-Fundación Aletheia, Buenos Aires; Fondazione Magna Carta, Roma; Fondazione Osservatorio sociale, Wroclaw; Fundación Pablo VI, Madrid; Centro de Pensamiento Social Católico dell'Universidad San Pablo, Arequipa.
La Lettera apostolica “Patris Corde” (“Con cuore di Padre”) di Papa Francesco offre l’occasione di volgere lo sguardo a San Giuseppe, colui che i Vangeli presentano come il padre di Gesù, colui che lo ha custodito, amato, educato, protetto e, insieme alla madre Maria, lo ha avviato a compiere l’opera salvifica di Dio Padre. Il documento ci offre di San Giuseppe una lettura e una descrizione tenera e toccante che lo rendono attraente. Egli è uomo e padre amato, tenero, obbediente, accogliente, coraggiosamente creativo, lavoratore, umile perché capace di stare nell’ombra. Papa Francesco rimette al centro l’esercizio e il compito della paternità: la figura del “padre” è indispensabile nella crescita armonica e nell’educazione dei figli.
La speranza è che questa Lettera rafforzi la nostra fede, accresca l’amore verso questo grande Santo, ci spinga a implorare la sua intercessione, per imitare le sue virtù e il suo slancio.
La dichiarazione della Congregazione dottrina della Fede sviluppa il tema della pienezza e definitività della rivelazione di Gesù Cristo e dell'unicità e universalità del suo ministero salvifico. Successivamente riflette sull'unicità e unità della Chiesa, come regno di Dio e regno di Cristo. Alla fine presenta alcuni spunti per l'approfondimento del rapporto della Chiesa e delle religioni con la salvezza.
Il testo del Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della celebrazione della 54ª Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2021).