Che puoi fare quando la tua migliore amica si mette in testa un'idea assurda? Nient'altro che assecondarla. È esattamente quello che accade a Mia, quattordici anni e il sogno di diventare scrittrice, quando l'amica Jenny decide di voler girare un film. Ma non un film da niente. Una vera e propria produzione con tanto di regista, fonico, costumista, casting per gli attori. E una star come protagonista: Gabriele, il protagonista della serie tv "Un avvocato in famiglia". Sì, perché Jenny si è innamorata di lui ed è disposta a tutto pur di farsi notare. L'impresa sembra davvero folle, ma pian piano Mia si lascia contagiare dall'entusiasmo di Jenny e della troupe. Si propone quindi come sceneggiatrice e si butta a capofitto nell'avventura. Un'avventura piena di imprevisti e contrattempi, ma a dir poco straordinaria. Età di lettura: da 12 anni.
“Ho cercato di fare i conti con il mio linguaggio. Non mi sono messo a scimmiottare eufemismi o parole mediate da gerghi particolari, ma ho cercato di trovare un modo di parlare che fosse comprensibile e che però non andasse a discapito del rigore analitico.
Non sono stato il primo a fare uno sforzo del genere: ho imparato moltissimo leggendo il libri di storia dell’arte di Ernst Gombrich che sono scritti con un linguaggio molto piano eppure allo stesso tempo molto seri e approfonditi. Il linguaggio è la cosa fondamentale, l’ho sperimentato proprio con il Dizionario che continua a vendere nonostante sia un mattone gigantesco!”
Paolo Mereghetti
I contenuti
oltre 6000 pagine
oltre 30.000 schede
oltre 60 percorsi tematici
indice di titoli originali per 20.000 voci
indice degli attori per 48.000 voci
indice dei registi per 9500 voci
Lo stile
Nelle recensioni del Mereghetti il racconto della trama si fonde spesso con l’opinione dell’autore, al punto da rendere in molti casi difficile separare nettamente le due parti. Lo stile della scrittura – brillante, ironico, autorevole e diretto – pone sempre in primo piano la personalità dell’autore.
Le valutazioni dei film
Il Mereghetti esprime con il voto in stellette «un sintetico giudizio», senza articolare su quali criteri o dati si basi la formulazione della valutazione, che appare quindi come il suo giudizio personale.
Oltre 20 anni di esplorazioni nelle parti meno note del mondo raccontate da Alberto Moravia con le immagini di Andrea Andermann. Un volume di grande formato, illustrato a colori, l'esperienza di due artisti e viaggiatori attraverso le zone più remote di Mongolia, Yemen, Africa. Alberto Moravia e Andrea Andermann per oltre 20 anni sono stati compagni di viaggio, viaggi soprattutto in Africa, in Mongolia e lo Yemen. Da queste loro esplorazioni in parti meno note del mondo, lo scrittore ha riportato le sue variazioni su tanti temi nate dalle profonde esperienze vissute in questi luoghi lontani ed il regista le sue impressioni fotografiche che vanno a ricomporsi in un insolito ed unitario racconto, in cinquecento pagine suddivise fra intense immagini e narrazioni emozionate.
I film raccontano sempre due epoche. Una è quella in cui sono ambientati, il contesto storico in cui si dipana la trama. L'altra è quella in cui vengono realizzati. In 1860 Blasetti descrive il Risorgimento come impresa 'dal basso' per creare una continuità con il fascismo, che vedeva come fenomeno rurale e popolare. Cosa che a Mussolini, da un certo punto in poi, non piacque più. Nei libri di Guareschi, Don Camillo è incredibilmente più violento e sanguigno mentre nei film lui e Peppone vengono ammorbiditi e resi simpatici. Perché? È un caso che Tutti a casa di Comencini, film sulla nascita goffa e incompiuta della nostra democrazia, esca nel 1960, l'anno di Tambroni e dei morti di Reggio Emilia? Questo libro parla del fascismo utilizzando Amarcord di Fellini, del '68 con Sandokan di Sollima, degli anni 70 con Salò di Pasolini, passando per la caduta del muro con Palombella rossa di Moretti, fino all'attualità politica sconfortante della serie tv Gomorra. II viaggio sarà lineare e cronologico per quanto concerne gli eventi storici, mentre compirà un continuo andirivieni nella storia del cinema: incontreremo fenomeni come colonialismo, fascismo, Resistenza, dopoguerra in film di epoche disparate, diversissimi fra loro.
Fellini diceva che la grande capacità di Rossellini era quella di riuscire con la macchina da presa a catturare momenti di realtà e, al tempo stesso, a trasfigurarla magicamente in qualcosa che diventava quasi visionario e onirico. Fellini già coglieva in Rossellini la grandezza, vale a dire la capacità - tipica poi di ogni forma d'arte - di interpretare la realtà e trasportarla in un'altra dimensione. Prefazione di Giulio Troli.
Una delle coppie più acclamate del cinema italiano si rivela per la prima volta al noto critico cinematografico Italo Moscati: dai percorsi di vita di entrambi al primo incontro amoroso e alla vita assieme, impastata di cinema, figli, televisione, arte. Virzì racconta il passaggio dall'Università di Pisa al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, il lavoro da sceneggiatore con Furio Scarpelli, i suoi film Ovosodo, Caterina va in città, Tutta la vita davanti, il successo e i David di Donatello. Micaela Ramazzotti si intreccia al discorso narrando i suoi esordi nei fotoromanzi e poi l'ingresso nel cinema, l'incontro con il marito, il matrimonio, la famiglia. Fra drammi, sorrisi e tanta passione per la bellezza si snoda una avvincente storia di cinema e amore.
Morin riflette qui sul rapporto del cinema con il reale e l'immaginario, e ne evidenzia le relazioni con i processi profondi della psiche e della conoscenza. Il cinema implica una percezione realizzata in stato di doppia coscienza: l'illusione di realtà è inseparabile dalla coscienza che si tratta effettivamente di un'illusione. In questo modo il cinema mette in gioco qualcosa di magico che ci permette di entrare in un universo nuovo senza sentirci spaesati: una trasfigurazione estetica che ci fa anche scoprire il mondo. L'intensità emotiva dello spettatore è l'elemento che innesca una metamorfosi cognitiva, ma è anche il fondamento dello spettacolo, e questo chiama in causa le implicazioni economiche, sociali, antropologiche e politiche di un fenomeno complesso come il cinema nel quadro della cultura globale dei media.
"Questa lunga esplorazione, questa lunga riflessione, a questo punto della mia vita è stata importante e persino necessaria. Entrare in contatto con i ricordi non significa solamente malinconia di qualcosa che sfugge via come il tempo, ma anche guardare avanti, capire che ci sono ancora, e chissà quanto ancora può succedere." Questo libro è il risultato di anni di incontri fra Ennio Morricone e il giovane compositore Alessandro De Rosa. E un dialogo denso e profondo, e allo stesso tempo chiaro ed esatto, che parla di vita, di musica e dei modi meravigliosi e imprevedibili in cui vita e musica entrano in contatto e si influenzano a vicenda. Morricone racconta con ricchezza di particolari il suo percorso: gli anni di studio al Conservatorio, gli esordi professionali per la Rai e la Rca dove scrive e arrangia numerose canzoni di successo - sua, tra le tante, Se telefonando, interpretata da Mina -, le collaborazioni con i più importanti registi italiani e stranieri, da Leone a Pasolini, a Bertolucci e Tornatore, da De Palma a Almodovar, fino a Tarantino e all'ultimo premio Oscar. In pagine che danno vertigine a chiunque ami la musica e l'arte, il maestro apre per la prima volta le porte del suo laboratorio creativo, introducendo il lettore alle idee che stanno al cuore del suo pensiero musicale e fanno di lui uno dei più geniali compositori del nostro tempo.
Il monaco Roberto Salus è invitato a un summit di ministri dell'Economia del G8. L'insolita scelta si deve al potente Daniel Roché, direttore del Fondo Monetario Internazionale, che in una notte drammatica gli chiede di essere confessato. Il destino di Roché e la figura di Salus si intrecciano nel segno del mistero, alla vigilia di una decisione gravida di conseguenze per le popolazioni più povere del pianeta. Con un cast di star internazionali (Toni Servillo, Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Lambert Wilson), il film "veicola lo spettatore in un mondo ombroso, che vive nel segreto e che dal segreto della confessione viene minacciato".
Tra cinema e psicoanalisi esiste un rapporto articolato e profondo e nei film, forse più che in altre opere d'arte, tale legame risulta spesso fondamentale per una migliore comprensione del testo. In questo libro, vero e proprio breve compendio metodologico, a un'introduzione teorica sulle implicazioni tra psicoanalisi e cinema, segue una serie di chiavi interpretative di film scelti come esempi emblematici. Emergono così insieme a una figuratività stilistica molto vicina al linguaggio dell'inconscio, alcuni meccanismi preminenti nel rapporto tra schermo e spettatore: l'immaginario e l'onirismo, l'identificazione speculare e l'erotismo...
"Sono nato a Sora, il 7 luglio 1901, dunque sono ciociaro, anzi cafone." Così si presentava Vittorio De Sica, padre del neorealismo e tra i più celebrati registi e interpreti cinematografici in Italia e nel mondo. Dalla giovinezza trascorsa in "una tragica e aristocratica povertà" alla gavetta nei teatri di prosa e all'approdo al mondo del cinema, queste pagine ricche di aneddoti e gustosi retroscena ripercorrono la vita e la carriera di un personaggio straordinario i cui film hanno segnato un'epoca. Figura geniale e contraddittoria, dedita ai vizi quanto agli affetti familiari, la storia di De Sica si intreccia con icone del calibro di Luchino Visconti, Totò, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Alberto Sordi. Ma è dal sodalizio con Cesare Zavattini che nel dopoguerra nascono i capolavori che lo consacrano nel pantheon dei grandi registi: "Sciuscià", "Ladri di biciclette", "Miracolo a Milano", "Umberto D.", raccontano magistralmente gli albori dell'Italia democratica dal punto di vista dei deboli, di coloro che sono tagliati fuori dal cosiddetto "miracolo economico". E, finita inesorabilmente la stagione del neorealisrno, sa reinventarsi mettendo la sua sensibilità artistica al servizio di grandi interpreti e di produzioni come "La ciociara, ieri, oggi, domani" e "Matrimonio all'italiana". Dando vita a personaggi che hanno saputo raccontare un'Italia tragica e intensa, costantemente sospesa tra la goliardia e l'amarezza.
Alejandro Gonzalez Inarritu si è imposto all'attenzione mondiale fin dal suo esordio: "Amores perso", la sua opera prima, riceve subito la nomination agli Oscar come Miglior Film Straniero. Poi "21 grammi", "Babel", "Biutiful", "Birdman", "Revenant": i suoi film hanno sempre ottenuto candidature e premi a livello internazionale. Il suo è un cinema intenso fatto di personaggi tormentati, storie difficili narrate in modo complesso. Racconta la solitudine, il dolore, il decadimento interiore, la violenza, la vendetta, il senso di colpa, l'espiazione, la redenzione. Inarritu ci mostra come gli individui si comportano quando sono spinti al limite, come affrontano la paura, la tragedia, la morte. Un'indagine profonda dell'essere umano, un viaggio ai confini dell'esistenza.