Il compositore Bartolomeo Cordans (Venezia, 1698 - Udine, 1757) fu senza dubbio la figura più significativa della musica friulana del Settecento e operò come maestro di cappella nel duomo udinese per oltre un ventennio, dal 1735 alla morte. Anni intensamente creativi durante i quali l'istituzione da lui diretta visse uno dei suoi periodi più ricchi e vitali. Il volume, oltre a puntualizzare numerosi aspetti biografici del musicista e a fornirne un approfondito inquadramento critico, illumina alcuni momenti in parte del tutto inediti, in parte fino ad ora scarsamente indagati della società friulana del tempo, che si mostra particolarmente vivace e aggiornata e capace di usufruire dei notevoli stimoli culturali e artistici provenienti dalla Dominante, senza peraltro dimenticare i possibili apporti delle vicine realtà oltralpine.
Dotato di una ricca formazione culturale e affascinato dalla musica polifonica rinascimentale, per tutta la vita l'autore ha esplorato nuove forme tecniche ed espressive (approdando anche all'elettronica) in cerca del veicolo idoneo a suscitare una riflessione sul tema della guerra, dello sfruttamento, della tirannide. Di Nono rimangono memorabili i concerti degli anni sessanta eseguiti nelle fabbriche e nei circoli studenteschi. Viaggiò e lavorò molto all'estero: in Germania, Francia, Unione Sovietica, Spagna, Cuba e America Latina. Nel 1967 fu arrestato ed espulso dal Perù per ragioni politiche. Gli scritti eterogenei di questo volume ne rispecchiano la riflessione artistica e la sensibilità ai problemi sociali.
Nella condizione dell'ascolto neomediatico della musica ogni suono non può che manifestarsi attraverso un processo di 'ri-mediazione'. Il prefisso 'ri' può essere compreso non solamente nei termini di ripetizione e di copia, ma anche nel senso della produzione di alterità. Questo libro affronta il problema della 'ri-mediazione' iscrivendo il prefisso 'ri' in una visione sistemica, ove conservazione, restauro, riedizione e fruizione dei documenti sonori sono analizzati per la loro complessità e in ambiti e prospettive diverse. Il testo è suddiviso in due sezioni. I saggi della prima parte sono frutto di una riflessione teorica che problematizza gli aspetti tecnologici e mediatici in rapporto ai documenti audio e alle forme della scrittura musicale. La seconda parte del volume raccoglie gli atti del III e IV Incontro Biennale Internazionale sul Restauro Audio e la sezione tecnica della seconda edizione del Workshop Internazionale dedicato alla preservazione, catalogazione e digitalizzazione dei 78 giri.
DESCRIZIONE: Se c'è un pianista, nel Novecento, al quale si possa applicare la categoria di «aura» questi è certamente Arturo Benedetti Michelangeli. Un suono, il suo, nel quale si univano unicità e trascendenza. Partendo da alcuni incontri, avvenuti tra il 1994 e il 1995, l’autore ritrae il maestro nel suo ritiro a Pura, vicino a Lugano. Emerge il profilo di un uomo dai tratti francescani: l’ascetismo s’era fatto forma di vita, in una circolarità tra arte ed esistenza. Come se l’interpretazione musicale facesse tutt’uno con un’etica di rara intransigenza. Sono pagine che non descrivono Michelangeli, ma con accenni - alcuni dialoghi, i gesti, i silenzi, le collere - cercano di trasmettere al lettore quell’indefinibile tonalità che l’ha reso un classico.
COMMENTO: Un ritratto a tutto tondo del celebre musicista, uno dei più grandi pianisti del '900, che ridà il senso della sua avventura intellettuale.
ARMANDO TORNO (Milano 1953) è editorialista del «Corriere della Sera». Tra i suoi scritti, pubblicati da Mondadori, ricordiamo: Quel che resta di Dio; Mozart a Milano; La moralità della violenza; Le virtù dell'ozio; La truffa del tempo.
Il libro di Middleton si propone di introdurre gli studenti alle teorie più importanti e stimolare gli studiosi e gli appassionati di musica a un'ulteriore ricerca. Il testo si concentra sulla musica inglese e americana degli ultimi due secoli, in particolare del Novecento. Il tema dominante è la qualità elusiva della "popolarità" che si riscontra in tanti stili musicali: dalla canzone folk alla canzone da music hall, dal blues al rock and roll, dal punk alla disco. Capire che cosa sia veramente questa "popolarità" e quale sia la "musicalità dei processi che conferiscono alla Popular Music questo effetto, richiede una teoria culturale della musica che, allo stesso tempo, possa porre le basi di una "musicologia della cultura".
Sebbene il concetto di espressione si sia affermato nel Settecento, l'area che esso dischiude traspare già nella concezione simbolica del Verbo del canto gregoriano e nella rappresentazione degli affetti dell'epoca di Monteverdi. La determinazione del contenuto dell'espressione (l'interiorità del compositore, l'esperienza vissuta, le idee sovratemporali, gli ineffabili moti dell'inconscio) scandisce le fasi della sua storia. In musica, il concetto di forma si riferisce prevalentemente a un fatto tecnico: l'organizzazione degli eventi sonori nel tempo. Dal Quattrocento all'epoca barocca il suo campo semantico si delinea con l'uso di concetti imparentati come quelli di ordine e regola. La sua storia culmina nell'Ottocento con l'affermarsi della "Formenlehre" come disciplina specifica. L'impiego del concetto di opera è direttamente collegato alla concezione moderna dell'arte. La convinzione che l'opera musicale sia una creazione unica e finita, prodotta da un soggetto determinato indipendentemente da finalità esterne e in vista di una fruizione contemplativa, ha cominciato a vacillare nel Novecento. La fase attuale si caratterizza nei termini di una rimodulazione del discorso.
"Nemico della patria!", "Ha nelle vene aborrito sangue!", "Su, straniero, ti sbianca la paura!", "Ciel più puro e déi migliori/t'offro in Roma ov'io mi reco", "La nemica del regno già muor!", "Quel selvaggio dalle gonfie labbra"... Sono queste solo alcune delle espressioni che troviamo usate nel melodramma italiano, dal periodo del suo massimo splendore popolare e "artigianale" di inizio Ottocento, fino al crepuscolo di inizio Novecento. Il pregiudizio verso lo straniero esiste da sempre e nella tv di allora, quale era l'opera, veniva trasmesso né più né meno di come viene trasmesso oggi dalla tv del Duemila.
Il libro racconta la vicenda del Corpo Musicale Civico di Carlentini di pari passo con gli eventi storici degli ultimi cento anni del paese, toccando trasversalmente anche la storia e le leggende di quel luogo tanto caro a Carlo V. Il vasto repertorio che va dalle arie d'opera al sacro, dalla musica popolare alle composizioni di tanti musicisti locali, per quasi un secolo accompagna e scandisce i momenti più importanti della vita sociale di Carlentini, insieme ad una carrellata di nomi, momenti e luoghi di un paese che con la musica ha provato a spezzare il silenzio di due conflitti mondiali.
Un pellegrinaggio cantato" lungo le strade della Parola di Dio. "