Nell'estremo sud-est della Sicilia, in una Scicli cosmopolita, teatro di note serie tv e film internazionali, accadono delitti veri. A occuparsene, tra il maschilismo dilagante e la fatica di districarsi tra le troupe che assediano la città, è la commissaria Maria Gelata, donna di grande intuito, una vita privata fallimentare, un segreto ben celato nel curriculum e una passione sconfinata per la mitologia greca, che per lei è in grado di risolvere qualunque crimine. Il nuovo caso che si trova di fronte è più complicato di altri: il morto è un noto psicoterapeuta newyorkese tornato alle origini sciclitane, Salvo Diodato, deceduto in circostanze poco chiare. A piangerlo, o a provare sollievo, le sue pazienti: una pubblicitaria americana teorica degli amori infelici, una docente di lingua inglese che colleziona farabutti, una cuoca immolata sull'altare della figlia adolescente, una manager coach divisa tra Hong Kong e Marzarellì. E, naturalmente, tutti gli sciclitani, tra cui Guglielmo, chef del ristorante più in voga del momento, Ignazio, meccanico con salotto, e Nino, pescatore innamorato. Sarà un'indagine dai continui colpi di scena, ree confesse e falsi indizi che porterà la commissaria Gelata a capire che a volte la verità è meglio che resti sepolta.
Cosa succede quando l'irruzione di un imprevisto spezza una simbiosi durata sessant'anni? Quando, senza avvertire, una notizia rompe il legame quasi simbiotico che aveva tenuto due fratelli uniti sin dai loro primi giorni su questa Terra? È quello che racconta Enrico Vanzina che, in "Mio fratello Carlo", ripercorre la storia del loro rapporto, fino alla scoperta della malattia che ha colpito Carlo, portando, nel giro di un anno, alla sua scomparsa.Mio fratello Carlo è, al tempo stesso, il racconto particolare e privato del legame fra due fratelli che, uno sceneggiatore e scrittore, l'altro regista, hanno attraversato e segnato il mondo culturale italiano come pochi altri artisti nel XX secolo, la storia universale dello spaesamento, della rabbia, dell'essere umano di fronte al dolore profondo, e l'atto di amore di un fratello.
Ferruccio Ulivi regala in queste pagine uno sguardo su una vita interiore, quella di Francesco d'Assisi, consumata dapprima in un mediocre ambiente domestico, poi rivoluzionata da una sconvolgente vocazione, nell'ansia di un ideale perseguito come ricerca eroica. Intorno al protagonista si muovono le figure dei discepoli, ora ferventi, ora tormentati; di Chiara, enigmaticamente appassionata; dei familiari, considerati nella sofferente pochezza; dei rappresentanti della Chiesa del tempo; del sultano d'Egitto. Quel che emerge, sullo sfondo dell'antico paese italiano o dell'oltremare, è un grande quadro di cui si ravvisano le affinità con ogni epoca di crisi, minata nelle esigenze fondamentali dell'uomo.
Si va in montagna da soli per starsene da minuscoli dentro le immensità di natura. Molte le variabili in salita, dall'incontro con una cerva all'attraversamento di una foresta sradicata dal vento. Unico il caso di due che si ritrovano in un passaggio esposto a decenni di lontananza dalla fine della loro amicizia. Qui c'è il verbale del loro avvenimento. Il loro impossibile non avviene come fulmine a cielo sgombro, ma come crollo di valanga per lento accumulo di tempo sopra un pendio. Se ne occupa un magistrato che deve ricostruire, insieme al presente, anche un passato sconosciuto.
Una spettacolare rapina in via Montenapoleone - il salotto buono della città - dà il via a una nuova indagine che porterà il giornalista hacker Enrico Radeschi e il vicequestore Loris Sebastiani a scoprire un nesso con un'altra rapina milionaria svoltasi quindici anni prima nel Diamond Center di Anversa, i cui colpevoli non sono mai stati arrestati. Uno dei banditi implicati in quel colpo memorabile era stato ucciso dai compagni, e oggi le sue impronte vengono ritrovate all'interno della gioielleria che ha appena subito la rapina nel centro di Milano. Com'è possibile? Nel tentativo di catturare i colpevoli e di far luce sul mistero di quelle impronte, il capo della polizia di Anversa invia in Italia Julie De Vos, una conturbante poliziotta dell'Interpol che instaurerà un rapporto speciale con Sebastiani, mettendosi a disposizione per aiutarlo a risolvere il caso. Nel frattempo, Radeschi si farà coinvolgere dal Danese - il suo amico greco dall'animo da bandito - in uno strano sequestro di persona maturato negli ambienti della mafia russa...
Dieci storie di donne anticonformiste, scomode, spesso antipatiche, rivoluzionarie. Nel ciclo arturiano Morgana è la sorella potente e pericolosa del ben più rassicurante re della spada magica. Ed è la madrina ideale delle donne scelte in questo libro: da Vivienne Westwood, stilista che ha rivoluzionato il mondo della moda, all'ex pattinatrice Tonya Harding, da Shirley Temple alle sorelle Brontë, a Marina Abramovic, Santa Caterina, Moana Pozzi, Moira Orfei, Grace Jones e Zara Hadid. Nessuna di queste è una donna esemplare, nessuna incarna la natura gentile e sacrificale del femminile. Sono anzi streghe per le donne stesse, irriducibili anche agli schemi della donna emancipata e femminista di oggi. Il nemico simbolico di questa antologia è l'idea - sottilmente misogina - che le donne siano migliori in quanto tali. In una narrazione simile non c'è posto per la dimensione oscura, aggressiva, vendicativa, caotica ed egoistica che invece appartiene alle donne tanto quanto agli uomini. Nelle pagine di questo libro è nascosta silenziosamente una speranza: che ogni volta che la società ridefinisce i termini della libertà femminile, arrivi una Morgana a spostarli ancora e ancora, finché il confine e l'orizzonte non saranno diventate la stessa cosa.
Anno Domini 832, inverno. Una delegazione dell'imperatore Ludovico il Pio trova riparo da una bufera di neve presso l'abbazia benedettina di Fulda, nel cuore dell'Assia, e lì è costretta a sostare per due settimane, approfittando dell'ospitalità dell'abate Rabano. Tutt'intorno, le vie che collegano Magonza a Erfurt sono impraticabili, le selve infestate dai lupi. Ma è proprio tra le mura del cenobio che iniziano a trovarsi le prime vittime straziate dai morsi di una grossa fiera. Tra i benedettini di Fulda si diffonde immediatamente il panico. Inizia a circolare voce che dentro l'abbazia si nasconda un lupo assassino o addirittura un licantropo. Toccherà al giovane monaco Adamantius, fra i maggiori miniaturisti della cristianità, indagare sulla vicenda. Prima per soddisfare la propria curiosità, poi per salvarsi la vita.
Prima erano inseparabili: Pietro figlio dei servi, Paolo dei padroni, un'adolescenza trascorsa in comunione con la natura, nel cuore vivo di una Sardegna selvaggia. I giochi, le parole pronunciate per conoscersi o per ferire, poi Lucia, «una giovane acacia selvatica»: sono tante le vie per scoprire chi sei, chi vuoi diventare, qual è la misura esatta del tuo potere. Quando Paolo viene chiamato alle armi, per una promessa che assomiglia a un patto di sangue si arruola anche Pietro, da volontario. Il suo compito è guardare a vista l'amico fragile, sorvegliarlo, proteggerlo. Le disparità nel loro rapporto ora non è più possibile ignorarle, s'impongono come le regole di grammatica che Paolo un tempo spiegava a Pietro: ci sono dei verbi, gli ausiliari, che permettono a tutti gli altri di spostarsi nello spazio e nel tempo. «Non lasciarmi» chiede Paolo, e Pietro forse lo tradirà o forse rispetterà la promessa, ma da quei giorni di bombe e combattimenti le loro vite, e quelle delle loro famiglie in Sardegna, cambieranno per sempre. Sino a quel mattino di gennaio in cui, ormai uomini fatti, si troveranno di nuovo uno di fronte all'altro. In una resa dei conti dove tradirsi o salvarsi può essere paradossalmente lo stesso gesto.
Cosa succede quando la vita che hai sempre sognato svanisce l'attimo prima di diventare realtà? Lorenzo è cresciuto a Messina, sotto il tavolo di legno del ristorante dei genitori. Desiderava una carriera da chef ma, all'improvviso, tutto è cambiato. Impantanato, sospeso e ancora immaturo, Lorenzo inizia a lavorare in un'agenzia di viaggi. Nel frattempo, mentre la neve scende sull'Etna, lui si rifugia in un cibo insipido e immagina le vite degli altri. Toccherà a sua sorella Elena stanarlo e praticare un kintsugi degli affetti, rimettendo insieme i cocci della sua esistenza. Il timore di dimenticare chi abbiamo amato non dev'essere una scusa per rinunciare a guardare l'orizzonte. Sperando che al momento giusto, al bivio cruciale, i leoni nel cuore ricomincino a ruggire. Francesco Musolino, attraverso i colori e i sapori della Sicilia, indaga con una prosa intima l'educazione all'età adulta. Quando restiamo immobili, indecisi se combattere, solo grazie a un autentico atto d'amore possiamo trovare il coraggio di crescere.
Un misterioso manoscritto contiene la chiave per decifrare i geroglifici. Chi riuscirà ad accedere alla sapienza degli antichi egizi?
Roma 1634. Il pontefice Urbano VIII riceve una lettera misteriosa: l'autore sostiene di volergli rivelare la chiave per decifrare i geroglifici e, forse, accedere così al sapere originario che Adamo avrebbe tramandato ai suoi discendenti. Il segreto sarebbe custodito nella trascrizione di un'antica stele perduta. Per evitare che cada nelle mani sbagliate, l'uomo ha smembrato il manoscritto e ne ha celato le varie parti dietro una serie di enigmi. Il papa si rivolge così al suo uomo più geniale, il gesuita Athanasius Kircher, inventore, illusionista e studioso, cui affida il difficile compito di decifrare il mistero. Ma anche il cardinale Richelieu è sulle tracce dell'antica conoscenza perduta, mentre la setta che nei secoli ha protetto il segreto fa di tutto per impedire che venga svelato... Padre Kircher, accompagnato da un improvvisato giovane assistente, parte per seguire le tracce che potrebbero aiutare a svelare l'enigma: da Roma all'Egitto, da Parigi a Vienna, da Costantinopoli di nuovo a Roma, gli agenti papali ingaggiano una sfida serrata e senza esclusione di colpi con i francesi, che li costringerà a scelte difficili e a una corsa contro il tempo.
Una nuova detective Mina Settembre. L'assistente sociale che indaga nei Quartieri Spagnoli di Napoli affronterà il misterioso Assassino delle Rose.
«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre».
Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia.
La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po’ buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall’ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia.
Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto.
Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l’altro, uno sconosciuto invia.
Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In Dodici rose a Settembre compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all’intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.
Un manoscritto creduto perduto e misteriosamente ritrovato, due storie legate tra loro. Salai, discepolo indisciplinato del maestro Leonardo, violento e ladro, si trova suo malgrado a investigare insieme a lui sul misterioso avvelenamento di Bianca Giovanna Sforza, presunta modella della famosa Gioconda. Circondati da situazioni oscure e magiche, la loro avventura si dipana in una Milano del 1496, descritta in modo accurato, con i suoi Sestieri e Contrade e in mezzo ai suoi meravigliosi Navigli. Leonardo e Salai scopriranno che dietro a tutto vi è lo zampino della Francia, con il preciso intento di spodestare il Moro e di entrare a Milano, cosa che avverrà nel 1499. A causa di ciò, Leonardo sarà costretto a fuggire e, dopo mille peripezie, dovrà rifugiarsi nella stessa Francia con il suo nuovo discepolo, Francesco Melzi. Qui la Gioconda, ovvero il dipinto di Bianca Giovanna Sforza, sarà la chiave di tutti i misteri, al centro dei quali vi sarà l’oscura presenza della della strega Arima, che continuerà a tormentare Leonardo fino alla mortale resa dei conti.