"Cos'è il numero, che l'uomo lo può capire? E cos'è l'uomo, che può capire il numero?" A porsi queste domande fu nel 1960 il neurofisiologo Warren McCulloch, evidentemente insoddisfatto delle molte rigide e vuote definizioni che erano state sciorinate fino ad allora dai filosofi. In questo libro Piergiorgio Odifreddi affronta le due domande con un approccio più fluido e pratico: invece di provare inutilmente a dirci cos'è il numero in astratto, ci mostra utilmente una serie di numeri in concreto. Ne ha scelti una cinquantina tra quelli che meglio si prestano a essere raccontati, e ce li illustra come se fosse la guida di un museo, mostrandoci di ciascuno la struttura globale e i particolari locali. Passeggiando tra i quadri di questa esposizione, il lettore troverà i piccoli grandi numeri da 0 a 9, accorgendosi di non conoscerli così bene come pensava. Scoprirà il fascino di numeri che credeva senza interesse, come 42 o 1729. Proverà a immaginare numeri tanto grandi da essere quasi inafferrabili e inconcepibili E arriverà infine a intuire perché i matematici pensano che i numeri siano la cosa più vicina al divino che l'uomo possa percepire: perché lo sono.
Una serie di scorribande nel mondo della scienza ma anche dell'arte e dell'etica: fra intrecci di esistenze talvolta straordinarie e scontri di idee che hanno mutato la concezione stessa della realtà, questo libro prospetta in modo inedito l'avventura della conoscenza. Fra i protagonisti spiccano i matematici, che spesso trovano cose che non stanno cercando semplicemente perché queste non esistono da sempre, ma prendono forma nel percorso dell'intelligenza. I matematici ignorano i confini sia nella politica sia nel sapere. Ma se i pedanti si arroccano nel loro specialismo, Claudio Bartocci, matematico e filosofo, fa suo il detto di Popper: "Siamo studiosi di problemi, e non di discipline ". La matematica si permette il lusso di "inventare il mondo" e può costruire il nuovo perché sa distruggere i vecchi pregiudizi. E quando un problema sfida il senso comune, l'intuizione creativa rovescia il motto di Sherlock Holmes: non bisogna più abbandonare l'impossibile per l'improbabile, ma dimostrare proprio quello che non pare possibile a coloro che si sentono "padroni del pensiero".
Che cos'è il tempo? Questa domanda solo apparentemente semplice è il problema di per sé più importante che la scienza fronteggia nella sua esplorazione dei fondamenti dell'universo. Tutti i misteri affrontati dai fisici e dai cosmologi - dal Big Bang al futuro dell'universo, dagli enigmi della fisica quantistica all'unificazione delle forze e delle particelle - si riducono essenzialmente al problema della natura del tempo. La realtà del tempo può sembrare ovvia. Facciamo esperienza ogni giorno del passare del tempo osservando gli orologi che ticchettano, i bambini che crescono o aspettando un treno in ritardo. Ma la maggior parte dei fisici, da Newton a Einstein e ai teorici quantistici di oggi, ha sempre considerato la questione in modo diverso, costringendo il tempo in una dimensione astratta, illusoria. Ma se le stesse leggi della fisica non fossero atemporali? E se potessero evolvere? Lee Smolin sostiene che è arrivato il momento di una rivoluzione del pensiero scientifico, è necessario adottare la concezione per cui il tempo è reale. Anzi, la realtà del tempo potrebbe essere la chiave del prossimo grande progresso della fisica teorica. "La rinascita del tempo" presenta un approccio radicalmente nuovo alla cosmologia, che accetta la realtà del tempo e dischiude tutto un nuovo universo di possibilità. Un libro che spiega con una prosa chiara e vivace gli effetti sul nostro mondo della vera natura del tempo.
Se vediamo uno stormo di uccelli "per un secondo o forse meno" - come nel famoso apologo di Borges nell'"Artefice" -, non siamo in grado di stabilire il numero esatto di volatili: possiamo però stimarne approssimativamente l'ampiezza, giudicare se lo stormo è più grande o più piccolo rispetto a un altro. Muovendo da questo elegante esempio letterario, Giorgio Valortigara e Nicla Panciera ci introducono alla scoperta che la successione dei numeri interi, la cosa più intuitivamente discreta, è rappresentata nel cervello da quantità continue, affette da caratteristico "rumore". Queste due modalità, discreta e continua, sono riconducibili a una "qualità sensoriale primaria" che risponde al numero come agli altri stimoli visivi o acustici. In altre parole, ci sono nel cervello neuroni selettivamente sensibili alla numerosità degli oggetti a prescindere dalla loro grandezza, forma o posizione, e responsabili di un "senso del numero" analogo a quello dello spazio e del tempo. Dispiegando varie prove sperimentali che vanno dall'analisi del comportamento fino a quella dell'attività dei singoli neuroni, gli autori da un lato mostrano l'esistenza di innate capacità matematiche in un ventaglio sorprendentemente ampio di specie, e dall'altro, sul versante specificamente umano, ricostruiscono il passaggio storico-culturale che ha portato Homo sapiens all'elaborazione dei numeri astratti in parallelo a quella delle lettere dell'alfabeto.
Dopo "Fisica quantistica per poeti", Christopher Hill e Leon Lederman - il premio Nobel che ha coniato l'espressione "particella di Dio" - tornano in libreria con questo nuovo libro per spiegarci, con la loro usuale chiarezza cristallina, cosa dobbiamo aspettarci dalla fisica dei prossimi anni. Come ormai tutti sanno, nel luglio 2012 il Large Hadron Collider (LHC) di Ginevra, il più potente acceleratore di particelle del mondo, ha finalmente svelato l'esistenza della più elusiva delle particelle subatomiche, il bosone di Higgs. L'impresa, davvero titanica, svolta dall'intera comunità scientifica europea presso il CERN (in cui l'Italia ha avuto un ruolo da protagonista assoluta) ha ottenuto enorme risonanza nei media, ben oltre l'ambito scientifico di riferimento. Il motivo di tanto interesse sta nel fatto che il bosone di Higgs, la particella che per tanto tempo era sfuggita ai nostri strumenti, determina un campo che permea l'intero Universo, creando con esso la massa delle particelle elementari, che a loro volta creano tutto ciò che esiste al mondo. Senza il bosone di Higgs non esisterebbe nulla. La sua scoperta ha dunque fornito molte risposte in un colpo solo, ma come spesso accade nella scienza ha anche portato un'infinità di nuove domande, alle quali i laboratori di tutto il mondo stanno ora cercando di dare nuove soluzioni.
Sono passati alcuni anni da quando questo libro è uscito nelle librerie. In questo tempo, l'autore ha continuato a lavorare sui temi che troverete in queste pagine, rielaborando e aggiornando il materiale a sua disposizione. Visto il grande successo della sua originale tecnica espositiva, John Medina ha infine deciso di dare alle stampe questa seconda edizione, riveduta in ogni sua parte e dotata di un capitolo completamente nuovo, dedicato alla musica e alle sue enormi potenzialità cognitive. Un regalo gradito, che aggiunge ulteriore fascino a una narrazione accattivante, informativa e incredibilmente coinvolgente. Un cervello voluminoso come il nostro è un organo molto esigente: pur costituendo appena il 2 per cento della massa corporea, divora il 20 per cento dell'energia disponibile. Sappiamo molte cose, sul nostro cervello, ma è ancora troppo poco. Come funziona? Di che cosa ha bisogno per funzionare al meglio? Perché è in grado di imparare così bene? Perché è così incline a dimenticare selettivamente? John Medina per anni ha svolto ricerche sulle misteriose connessioni tra geni e comportamento. La ricerca in questo campo - dentro il più sofisticato sistema di trasferimento di informazioni a noi noto (cioè il nostro cervello) - corrisponde all'attraversamento di uno dei più affascinanti territori intellettuali che si conoscano.
"Se il futuro è legato alle energie rinnovabili, è in questa direzione che deve puntare la ricerca. Purtroppo quello che manca è un Piano di ricerca nazionale, mentre i quattro decenni trascorsi hanno messo in evidenza una carenza fondamentale del nostro Paese: un distacco abissale fra le tecnologie energetiche da installare nei territori e la popolazione che le deve accettare. Questa situazione ha riguardato ogni tipo di impianti e qualsiasi tipo di intervento, dal ponte di Messina ai trafori alpini. Si tratta del famoso 'effetto NIMBY', acronimo inglese di 'Not in My Back Yard', letteralmente 'non nel mio cortile', che indica un atteggiamento di protesta e di rifiuto contro le opere di interesse pubblico che si teme abbiano un impatto negativo sull'ambiente. Ma per evitare o ridimensionare simili rischi che impediscono la realizzazione di ogni tipo di opera, l'unica terapia possibile è l'informazione adeguata, costante e approfondita. La paura dei cittadini può essere trasformata in coscienza civica capace di accettare gli interventi soltanto avviando un rapporto diretto con la popolazione fondato sulla correttezza dei problemi e delle soluzioni adottate per il benessere comune della nazione. Solo la conoscenza può abbattere il muro NIMBY". (Giovanni Caprara)
Questo lavoro, presentato per il conseguimento del Dottorato in Filosofia, comincia con l'analisi dell'accidente quantità, nella ricerca dei suoi aspetti essenziali ed accidentali, e si conclude con una lettura metafisica del campo potenziale gravitazionale presente nella Relatività Generale di Einstein.
Nel 1940, Simone Weil scrive al fratello André, una delle menti più geniali della matematica novecentesca, per chiedergli di spiegarle l'argomento e l'importanza delle sue ricerche. André risponde in una lunga e densa lettera, qui per la prima volta in traduzione italiana, dove tenta di ricostruire in maniera accessibile la storia della matematica connessa al tema delle sue ricerche. Scrivendo da studioso, protagonista di primo piano di questa stessa storia, Weil non segue un ordine puramente cronologico, ma l'intreccio che lega in tempi diversi le più importanti svolte concettuali che hanno segnato l'evolversi delle conoscenze matematiche. Dalla lettura delle intense considerazioni di André, rivolte alla sorella amata per quanto incompresa, si osservano in controluce alcuni tratti essenziali del rapporto con Simone, che aiutano a capire meglio la genesi e il senso del percorso intellettuale ed esistenziale dei ' due fratelli. Nel secondo testo, che presenta la traduzione inedita di un testo del 1960, Weil riprende, sviluppandole ulteriormente, alcune riflessioni già presenti nella lettera, cercando di dare una risposta articolata, per quanto non definitiva, alla domanda sull'essenza della matematica.
Ettore Majorana è stato un fisico profetico per la sua epoca. Alcuni dei suoi lavori sulle particelle elementari, sulle forze nucleari e sull'antimateria sono stati compresi solo negli anni Sessanta. Altri restano ancora da decifrare. Un genio che aveva "doni che era il solo al mondo a possedere", secondo le parole di Fermi. Ma doni del genere - si sa - hanno i loro contrappesi: Majorana non sapeva vivere fra gli uomini e all'età di trentun anni decise di sparire. Una notte di marzo del 1938, s'imbarcò su un postale che collegava Napoli con Palermo e si volatilizzò. Il suo corpo non è stato mai ritrovato. Ammaliato da questa figura misteriosa, Etienne Klein si è messo sulle tracce del fisico siciliano e ce ne racconta la vicenda in questo libro intenso e personale, che si legge come un romanzo.
Scritto come un dialogo tra l'autore e un interlocutore immaginario, il libro di Laurent Cohen esamina con un linguaggio scorrevole e diretto alcune tra le tematiche più attuali nel campo delle neuroscienze. Articolato in sei parti suddivise in brevi capitoli, il testo non richiede una lettura consequenziale, ma lascia al lettore piena libertà di muoversi tra i molteplici argomenti affrontati. Il funzionamento della memoria e le sue disfunzioni, lo sviluppo cognitivo infantile, l'empatia, la percezione visiva e le illusioni ottiche, il multitasking e le patologie neurologiche sono i temi che permettono a Cohen di offrire un quadro complessivo della vita del cervello. Privo di tecnicismi e rivolto anche a un pubblico non specialista, il saggio è arricchito da numerosi riferimenti alla storia delle neuroscienze e agli esperimenti su cui si fondano le più recenti e affascinanti teorie neurologiche.
In una notte del 1996 Svante Pääbo riuscì a decifrare le prime sequenze di DNA provenienti dai frammenti d'osso di un uomo di Neanderthal. Lui e i suoi collaboratori quasi non ci credevano, erano diventati i protagonisti di un evento eccezionale: nessuno prima di loro aveva mai estratto e analizzato il DNA di una specie umana estinta. Gli sviluppi di quei primi sorprendenti risultati diedero il via a un percorso di ricerca che culminò nel 2010 con il sequenziamento del genoma dell'uomo di Neanderthal. In questo libro Pääbo racconta in prima persona gli eventi, le vicissitudini, i fallimenti e i trionfi di trent'anni di ricerca, e soprattutto la nascita di una nuova disciplina scientifica: la paleogenetica. Basandosi su indizi genetici e fossili, lo scienziato ricostruisce le origini degli esseri umani moderni e il loro rapporto con i cugini di Neanderthal. Descrive l'aspro dibattito intorno alla natura della relazione tra le due specie, chiarendo perché una di esse si estinse. Le sue scoperte non solo ridisegnano il nostro albero genealogico, ma rimodellano i fondamenti della storia umana, identificando le origini biologiche dell'antenato diretto di ognuno di noi. Una storia avvincente che ha per protagonista un esploratore straordinario, impegnato in una ricerca scientifica tra le più avanzate. Un libro che dà alcune risposte a una delle domande fondamentali della nostra esistenza: chi siamo?