"Non può sorprendere che, per una vicenda tormentosa e sciagurata come quella del Caravaggio, gli storiografi del Seicento più romanzevole e del più romantico Ottocento si industriassero a trasformarne ogni passo, fin dai princìpi, ad uso di un ritratto spiccatamente popolare (ciò che per essi suonava 'plebeo') e cioè adatto a spiegare la spregiudicata e, si diceva, 'indecorosa' naturalezza dell'artista. Fu così che il Caravaggio, già da ragazzo, in Lombardia, si tramutò in figlio di muratore, in rimestatore di calcine e preparatore di colle per gli imbianchini milanesi. Il resto della sua vita, soprattutto negli anni di Roma, Napoli e Malta, non aveva certo bisogno di esser rinforzato nelle tinte, ma pure non si mancò di farlo e persin la sua morte, per ragioni di corrispondenza simbolica, si amò fissare un anno prima del vero."
Qual è il senso dell'arte, il suo scopo? Il testo intende rispondere in maniera chiara ed esaustiva a questa domanda mettendo a nudo la radice teologica di tutta l'arte, l'unica chiave di lettura capace di dare ragione di tutte le sue espressioni dagli albori dell'umanità alla rivoluzione delle avanguardie. In questo affascinante e documentato percorso emergono il cuore della condizione umana e l'enigma della posizione moderna - l'enigma che solo l'arte poteva svelare.
Uscito per la prima volta nel 1990, il libro di Jonathan Crary analizza la "genealogia" dell'osservatore moderno riconducendoci ai primi decenni dell'Ottocento, un'epoca rivoluzionaria per la visione e per i diversi apparati scientifici ad essa collegati. Si tratta di un periodo, precedente all'avvento della fotografia, nel quale, attraverso i nuovi "dispositivi dell'osservare" - come il fenachistoscopio e lo stereoscopio, indissolubilmente legati ai coevi interessi della fisiologia ottica -, si afferma il progressivo abbandono della discontinuità interno/esterno presupposta dall'esperienza visiva della camera oscura. Fra teoria della percezione, storia dell'arte e filosofia estetica, passando per capisaldi come Goethe e Schopenhauer, pittori come Vermeer e Turner, Crary evidenzia infatti come l'opacità corporea della visione subentri alla trasparenza dell'occhio cartesiano e come il soggetto osservatore divenga il luogo della produzione delle immagini dando vita a nuove sperimentazioni artistiche. Ma se da una parte questi mutamenti rappresentano una "liberazione della visione", l'autore ci svela anche l'altra faccia della medaglia, il processo di normalizzazione a cui tale visione e le sue rispettive pratiche sono sottoposte. Crary ci invita allora a rileggere alcuni fenomeni di rottura sia nella storia dell'arte che in quella più generale della visione, facendo del suo approccio interdisciplinare una guida metodologica allo studio della modernità.
Perché Joseph Beuys si è rinchiuso per tre giorni in una galleria in compagnia di un coyote? Perché Chris Burden si è fatto sparare a un braccio? Perché Alberto Burri dipingeva con la fiamma ossidrica? Perché Mona Hatoum ha proiettato la sua gastroscopia? Perché Marina Abramovic ha trascorso un'intera Biennale di Venezia a scalcare ossi di manzo? Tuo marito sta indugiando perplesso, non capisce per quale ragione dovrebbe seguirti a un temibile vernissage, lui che non distingue un acquerello da un olio. Eppure un modo per fargli cambiare idea c'è. Basta sfogliare queste pagine e lasciare che Mauro Covacich, con allegra semplicità, venga a darti una mano e vi conduca insieme nel mondo dell'arte contemporanea.
Mentre nell'intero pianeta le opere d'arte sono ormai definitivamente riconosciute come beni di investimento, alla pari dei titoli e degli immobili, in Italia, per molti, il mercato dell'arte è ancora un oggetto misterioso. Una questione per super ricchi e addetti ai lavori? Con la crisi che ha abbattuto le sicurezze degli investimenti tradizionali e con l'avvento di internet non è più così. Claudio Borghi Aquilini intende dimostrare che oggi un quadro può essere meglio dell'oro e del mattone, e che è possibile fare acquisti soddisfacenti e redditizi anche solo con qualche migliaio di euro. Il settore è in forte crescita e registra un aumento costante degli appassionati: fiere, cataloghi online, aste televisive e sul web, forum specializzati, gallerie sono sempre più frequentati, e chi investe ha anche interessanti vantaggi fiscali. Basta saper scegliere. L'autore, oltre a inquadrare le particolarità e le regole del mercato, fornisce esempi e suggerimenti per orientarsi nell'acquisto e per cominciare una collezione. Prefazione di Francesco Micheli.
Il volume propone la vita di Francesco attraverso le ventotto Storie francescane della Basilica superiore ed è arricchito da immagini della Basilica inferiore e della cappella Bardi in Santa Croce a Firenze dove Giotto dipinse sette "Storie di san Francesco". Un prezioso strumento per guardare gli affreschi di Giotto mettendosi in ascolto delle parole care a Francesco. La Basilica di Assisi ci fa vedere la vita di san Francesco per destare il fascino della santità attraverso la via della bellezza. L'autore ci guida nella lettura della ricca iconografia della Basilica e in particolare degli affreschi di Giotto ad Assisi e nella cappella Bardi in Santa Croce a Firenze.
"... Qui dunque pare svelarsi l'inclinazione fondamentale di Piero, quella di vedere e rappresentare il mondo come eterno e spiegato spettacolo. In confronto alla condensazione drammatica del mondo di Masaccio dove un manipolo serrato di uomini colmi di energia sembra intavolare le battute essenziali di una vita attiva sopra un palcoscenico serrato fra lume ed ombra, il mondo di Piero si svolge lucido come un drappo colorato che si avvolga di una fatalità più calma, indifferente: l'ora del mattino, il meriggio, la luna piena. Sotto questa perenne protezione ogni fatto si espone con naturale solennità nel vario teatro di architettura, di figure, di monti, di nuvole, di imprese, in una placata evidenza di forme gravi, ma sempre vestite di colore."
"Abbiamo ipotizzato un museo diverso, luogo della fantasia e dell'immaginazione, in un'ipotetica città d'Europa che da qui vuole ripartire per il riordino urbanistico del suo centro utilizzando la vecchia stazione ferroviaria ormai dismessa." In questo libro Philippe Daverio ci accompagna alla scoperta dell'età moderna, ovvero del Secolo Lungo che parte dalla Rivoluzione francese e finisce nella catastrofe della Prima guerra mondiale. Questo volume affronta i temi più importanti della modernità attraverso oltre seicento opere d'arte raccolte tematicamente per vettori storici: quello politico, da Delacroix e Géròme al Quarto stato di Pellizza da Volpedo; quello della macchina e del lavoro, da Turner a Courbet e a Boccioni; quello della fuga dalla realtà nella dolce vita della Belle Epoque, nell'esotismo e nel sogno - da Tissot a Manet, da Dante Gabriel Rossetti a Fortuny, Gauguin e Van Gogh -, fino al Simbolismo e all'Art Nouveau. Fra i padiglioni e le sale del museo sono previste anche soste in locali e ristoranti a tema, dove si immagina di sorseggiare un caffè o gustare un pranzo circondati dalle opere dei Macchiaioli al Caffè Michelangelo, e degli Impressionisti alla Closerie des Lilas. Un gioco serio, che scardina il nostro abituale punto di vista e ci fa ritrovare il gusto di guardare la pittura e leggere il nostro passato guidati dalla penna più impertinente d'Italia.
Per quattro secoli ha goduto il privilegio di essere lui il "vero" Matteo. Da quando Giovan Pietro Bellori, il biografo di Caravaggio, ne aveva accreditato l'identità, nessuno più ne aveva messo in dubbio le credenziali. Poi, a metà degli anni Ottanta del Novecento, alcuni storici manifestarono un dubbio amletico: chi è il "vero" Matteo che Caravaggio ha raffigurato nella Vocazione di San Luigi dei Francesi? Sarà l'uomo dall'aspetto ben curato, la folta barba, sontuosamente vestito, che sembra indicare se stesso rispondendo alla chiamata di Cristo; oppure è il giovane senza barba, la testa fìssa sul tavolo a contare i soldi, che sembra non accorgersi nemmeno dell'entrata di Gesù in scena? Questa seconda ipotesi è stata recentemente riproposta, e nonostante il dibattito svoltosi a metà degli anni Ottanta sia caduto ben presto nel dimenticatoio, l'idea che il "vero" Matteo sia il personaggio a capotavola, rimane suggestiva, ricca di spunti interpretativi e tutt'altro che peregrina. Si tratta di un caso di dissimulazione, non insolito per l'epoca di Caravaggio, oppure di un abbaglio critico? Questo libro raccoglie i testi principali del dibattito svoltosi negli ultimi trent'anni su questo caso, per lo più inediti in Italia. Presentazione di Maurizio Cecchetti.
Che cosa lega i diavoli mostruosi del Medioevo - figure ibride che mescolano i "portenti" esotici, gli esseri fantastici dell'antichità e la Bestia cristiana che incarna il Male - alle "Teste grottesche" di Leonardo da Vinci e alla fisiognomica dei criminali classificati da Cesare Lombroso? Come si passa dall'iconografia ingenua delle "Artes moriendi" del '400 ai diavoli umanizzati di Signorelli, al Minosse di Michelangelo nella Cappella Sistina o agli studi sulle deformazioni delle proporzioni umane di Dürer? Attraverso le metamorfosi di un tema artistico diffusissimo, Daniel Arasse ci introduce nel cuore del rapporto tra simbolo e realtà che percorre l'immaginario visivo. E ci illustra la trasformazione del Diavolo da icona dell'Altro assoluto - il Disumano - a ritratto del lato oscuro, difforme, perturbante dell'uomo stesso, che l'attività artistica interiorizza nella figura di un "Diavolo dal volto umano".
"È certamente indicativo che la più grande rivoluzione compiuta nella storia dell'uomo sia legata al nome di un Figlio. Rivoluzione che trova fondamento e certezza nella Resurrezione. Le rivoluzioni non le fanno i padri. Le fanno i figli. Dio ha creato il mondo, ma suo Figlio lo ha salvato. Nel nome del Padre noi riconosciamo l'autorità, ma nel nome del figlio noi affrontiamo la realtà. I più grandi capolavori nella storia dell'arte hanno protagonista il Cristo, mentre il Padre si affaccia dall'alto benedicente, quando si manifesta. Pensiamo al 'Giudizio universale' di Michelangelo con il Cristo giudicante che alza la mano per indicare il destino dei buoni e dei cattivi. Pensiamo al 'Battesimo di Cristo' di Giovanni Bellini nella chiesa di Santa Corona a Vicenza: il Figlio è protagonista e, in alto, il Padre osserva. Pensiamo al 'Giudizio universale' di Pietro Cavallini nella chiesa di Santa Cecilia a Roma con l'umanissimo Cristo che ci osserva garantendoci speranza e salvezza. Così come i Cristi pantocratori di Monreale e di Cefalo. Il Padre eterno è rappresentato e irrappresentabile. È. Non fa. E questo ne limita la rappresentazione. Appare essenzialmente nel momento della creazione di Adamo e di Eva, a partire dai bassorilievi di Wiligelmo. Poi si vede poco, occhieggia qua e là; ma il Cristo domina. Ed è il Figlio cui il Padre ha delegato il destino dell'uomo. Nel nome del Figlio si cambia il mondo." (Vittorio Sgarbi)
Il testo di Nordenfalk - apparso piú di mezzo secolo fa in tedesco, francese e inglese - è un classico della storia dell'arte; la sua traduzione colma una lacuna nel panorama editoriale italiano, offrendo una sintesi rigorosa e accessibile della storia della miniatura occidentale corredata da una ricca galleria di illustrazioni a colori. Dalla tarda antichità, attraverso l'alto Medioevo, fino alla diffusione dello stile romanico e agli inizi dello stile gotico, la storia della miniatura è magistralmente presentata nelle sue linee di sviluppo.