Ultimo sognatore, ossessionato alchimista, paranoico pensatore intollerante alle critiche, profondo filosofo della Natura per il quale la verità era figlia del silenzio e della meditazione. Nessuna di queste definizioni riesce però, da sola, a dare l'idea della sua prodigiosa e multiforme attività. Chi fu, veramente, Isaac Newton? Piergiorgio Odifreddi risponde alla domanda con questo libro strutturato in due parti: la prima dedicata all'uomo, con le sue asperità di carattere, dove non mancano i riferimenti alla vasta aneddotica fiorita intorno alla sua figura; la seconda allo scienziato e all'impressionante lavoro da lui compiuto, quasi sempre in perfetta solitudine (era restio a comunicare i suoi risultati, non di rado resi pubblici dopo decenni), nei più svariati campi del sapere. L'autore ce lo presenta quasi calandosi nei panni di un segreto compagno di viaggio, che osservi la sua mente al lavoro da un angolo della stanza al Trinity College, dove Newton visse gran parte della vita. Lo fa sembrare quasi un nostro contemporaneo, con le ossessioni e il metodo implacabile di un genio assoluto, probabilmente il più grande di ogni tempo. E così, anche le più ardue equazioni riguardanti le leggi del moto, la gravitazione universale, le orbite dei pianeti e il calcolo infinitesimale (per l'invenzione del quale ebbe una lunga e accanita disputa con Leibniz) parranno al lettore meno impervie.
Dopo aver imparato che le certezze della fisica newtoniana sono illusorie e dipendono da semplificazioni artificiose della realtà, l'universo non ci appare più come un meccanismo perfetto e il mondo si è rivelato per quello che è: fluttuante, rumoroso e caotico. Ilya Prigogine è stato il primo a formulare una nuova scienza che propone di affrontare lo studio del mondo reale in tutta la sua complessità, oltre la meccanica classica e quantistica: una nuova scienza che si fonda su concetti nuovi come quelli di strutture dissipative, di instabilità dei sistemi dinamici, di sensibilità alle condizioni iniziali, di distribuzioni di probabilità, nel tentativo di restituire al tempo tutta la sua sostanza. Quella che Prigogine ci indica in questo libro è una stretta via tra un mondo deterministico governato da leggi ferree e un mondo assurdo in preda all'arbitrio del caso: le leggi della fisica assumono un senso nuovo, esprimendo ormai solo delle probabilità.
Psicologi e linguisti, neuroscienziati e filosofi hanno sondato la natura della vita mentale. È mancata, tuttavia, una prospettiva interdisciplinare che riuscisse a fornire risposte soddisfacenti a questi interrogativi fondamentali o che, se non altro, portasse a formulare una definizione di "mente". Daniel J. Siegel realizza qui un collegamento tra i differenti domini della conoscenza, creando un testo che, fin dal modo in cui è organizzato, mostra come funziona la mente. La struttura del volume, che si può leggere per "mappe" o "percorsi guidati", rispecchia infatti la naturale modalità di apprendimento del cervello. Aprendo il libro a una pagina qualsiasi, troverete un "punto d'ingresso" che vi guiderà, in un modo che voi stessi potrete scegliere, alla scoperta della rete integrata di conoscenze. Accompagnandoci tra le multiformi fondamenta della neurobiologia interpersonale, l'autore ci spiega come le conoscenze derivanti da questo nuovo approccio possano essere applicate, nella vita personale e in diversi ambiti professionali, per favorire lo sviluppo di una mente sana, di un cervello integrato e di relazioni empatiche.
Il nostro cervello è una macchina meravigliosa e conoscerla meglio ci può aiutare a usarla al massimo delle sue potenzialità, dai primi anni di vita fino all'età più avanzata. È da questo spettacolare groviglio fatto di miliardi di cellule nervose e delle loro diramazioni che nasce tutto: la nostra capacità di vedere e di immaginare, di soffrire e di gioire, di ricordare e di creare, di odiare e di innamorarsi. Ma come avviene tutto ciò? Come si formano per esempio le immagini che noi vediamo nel nostro "teatrino mentale"? In base a quali meccanismi prendiamo una decisione e non un'altra? Siamo davvero liberi? Da dove nasce l'amore? C'è nel cervello un punto del piacere? Come spieghiamo i déjà-vu? Questo libro, sotto forma di dialogo con un ipotetico lettore curioso, racconta con parole semplici quello che oggi si è capito del nostro cervello e le frontiere di quello che ancora resta da conoscere. Una seconda parte del libro è poi dedicata alle pratiche per tenere il cervello attivo e brillante lungo tutto il corso della vita. Verranno presentati gli studi più recenti sull'allattamento, l'esercizio fisico, l'alimentazione, l'allenamento mentale, il sesso, lo shock della pensione, l'invecchiamento cerebrale, l'Alzheimer, il cervello dei centenari... Molte ricerche dimostrerebbero infatti che è possibile non solo tenere in buona forma i nostri neuroni ma anche prevenire, almeno in parte, quelli che paiono essere gli inevitabili danni del tempo e dell'età.
Riflettere in maniera corretta e con eleganza su questioni difficili" è l'obiettivo di Daniel Dennett nel presentare qui una selezione di strumenti per pensare. Ma non è questa la vocazione di chiunque eserciti l'onesto mestiere del filosofo? Dennett ha con la filosofia una relazione privilegiata: non si tratta soltanto di rendere trasparente "l'atmosfera linguistica" in cui vengono posti i grandi problemi della tradizione, ma anche di attingere a quanto ci offrono discipline come la biologia evoluzionistica, la neurofisiologia, la logica matematica e le varie teorie della cosiddetta intelligenza artificiale. Ne emerge una inedita concezione dell'essere umano, destinata a mutare i presupposti delle più disparate "scienze morali", dall'antropologia alla storia, dal diritto all'etica. E tutto questo "gonfiando o sgonfiando" le varie pompe dell'intuizione a cui i filosofi ricorrono nel sostenere opposte tesi su questioni come la natura del significato, le funzioni della mente e il libero arbitrio. Il volume di Dennett sfida lettori intrepidi di qualsiasi estrazione a esplorare le proprie idee predilette con nuove capacità e, se è il caso, a cambiarle.
Harold J. Morowitz, uno fra i più importanti scienziati che si dedicano allo studio della complessità, ci guida in un affascinante tour in 28 tappe (ognuna delle quali corrisponde a un'emergenza fondamentale) della genesi dell'universo: dalla nascita delle stelle a quella degli elementi, alla formazione del sistema solare e dei pianeti, dal primo apparire della vita fino all'emergere del linguaggio, all'invenzione dell'agricoltura, alla nascita delle città. Nella storia dell'universo Morowitz ricerca però anche le tracce di Dio, di quel Dio non personale postulato da Spinoza, Giordano Bruno ed Einstein, che secondo lui è possibile riconoscere attraverso lo studio delle leggi della natura. La nascita di ogni cosa propone un punto di vista nuovo e affascinante sul nostro passato remoto e offre un contributo importante al dialogo fra scienza e religione.
Benoît Mandelbrot è stato uno dei più grandi matematici del Novecento: il suo approccio visionario e assolutamente originale alla geometria ha aperto la strada a un intero nuovo filone di ricerca noto come teoria dei frattali. Incurante delle iniziali diffidenze della comunità scientifica, ha dato forma a qualcosa in bilico tra il bidimensionale e il tridimensionale, colpendo l'immaginazione anche dei non matematici. Sempre fedele alla sua natura di spirito libero e anticonformista, ha inseguito per tutta la vita il "sogno kepleriano" di unire conoscenze in campi diversi per arrivare a una svolta epocale nelle scienze, realizzando quello che per secoli è stato un sogno vano: misurare l'irregolarità della natura. Questo suo ultimo libro è la riflessione finale, sincera e definitiva su un percorso intellettuale per molte ragioni straordinario, ed è però soprattutto il messaggio di indipendenza e di libertà intellettuale di un "ribelle" che ha proceduto caparbiamente in una direzione diversa da quella degli altri per tutta la vita.
Al centro di questo libro vi è un cerchio di un metro di diametro. Meno di un metro quadrato di foresta del Tennessee, che grazie all'abilità di David Haskell diventa una piccola finestra spalancata sul vasto mondo della natura: il biologo americano è infatti "convinto che le storie ecologiche della foresta siano tutte rappresentate in un'area grande quanto un mandala, e addirittura che la verità della foresta possa essere rivelata in modo più intenso e chiaro dalla contemplazione di una piccola superficie che non indossando gli stivali delle sette leghe per coprire lunghe distanze in un intero continente senza però scoprire quasi nulla". Per un anno Haskell è andato quasi ogni giorno nel luogo prescelto e il suo resoconto è un ritratto vivido della foresta e dei suoi abitanti colti nel mutare delle stagioni. Ogni breve capitolo inizia con una semplice osservazione: una salamandra che guizza da sotto le foglie, l'effimera fioritura dei fiori selvatici primaverili, il dinamico germogliare delle felci, due chiocciole fuse in un groviglio amoroso... A partire da minimi accadimenti e accurati dettagli l'autore intreccia biologia e processi ecologici, mettendo in relazione la flora e la fauna con i fenomeni naturali, descrivendo gli ecosistemi che si sono succeduti per migliaia, a volte milioni, di anni. Ogni sua visita alla foresta diventa cosi una storia naturale in miniatura, nella quale vengono sbrogliate le intricate connessioni tra le creature e le piante che dimorano nei boschi.
Alcuni pensano che il nostro cervello sia fermo all'età della pietra, come se la selezione naturale ci avesse plasmato nel Pleistocene e poi abbandonato al nostro destino. Sui mass media spopolano i riferimenti all'evoluzione biologica dei comportamenti umani, soprattutto politici e sessuali. Dire che l'evoluzione ci ha programmati fin dal Paleolitico per avere un determinato impulso innato è una tentazione irresistibile, che ci fa raccontare un sacco di storie fantasiose e zeppe di stereotipi. Ma è corretto richiamarsi a Darwin per difendere queste tesi? Ci voleva un evoluzionista e darwiniano al di sopra di ogni sospetto come Telmo Pievani, però, per cimentarsi in una critica ironica di questa bizzarra ma persuasiva "psicologia evoluzionistica pop". Con uno stile narrativo e avvalendosi di gustosi esempi tratti dalla letteratura scientifica e parascientifica, "Evoluti e abbandonati" getta le basi per un approccio che non consideri la mente umana come una "macchina di istinti" ossessionata soltanto da sesso, geni e competizione, ma come un "bricoleur" che, da sempre, si adatta all'imperfezione e all'imprevedibilità della nostra storia naturale e culturale. L'evoluzione continua, con i buoni vecchi mezzi di una volta, e con qualcuno nuovo.
L'uso parsimonioso degli aggettivi "strano", "bizzarro" e "misterioso" è indubbiamente una buona regola. Quindi, per mettere bene in chiaro che l'argomento del suo nuovo libro è davvero molto strano, bizzarro e misterioso, Jim Al-Khalili lo dice subito, e si capisce perché lo fa. Il tema del suo libro è infatti il mondo del molto-molto piccolo, quello dei quanti, dove le regole del "nostro" mondo non valgono o, in molti casi, sono completamente rovesciate. Dopo più di un secolo, la fisica si è ormai abituata a scendere a patti con le implicazioni della meccanica quantistica, perché questa teoria controintuitiva si è dimostrata solidissima e perfettamente adeguata a descrivere i fenomeni della materia. Ma chi non ha avuto in sorte l'occasione di studiare fisica è piuttosto perplesso, e fa bene ad esserlo. In che senso una particella può passare da due parti contemporaneamente? Cosa vuol dire esattamente che un corpo si comporta simultaneamente come un'onda del mare e come un granello di materia? Ma davvero il gatto nella scatola è allo stesso tempo vivo-e-morto finché non lo guardiamo? E come è possibile che agendo su una particella qui sulla Terra si ottenga un effetto simultaneo sulla sua gemella, che ormai naviga oltre Plutone, verso il vuoto interstellare. Dopo "La fisica del diavolo", il grande fisico inglese si cimenta ancora una volta paradossi della fisica, facendosi accompagnare, con brevi saggi illuminanti, da invitati d'eccezione, come Anton Zeilinger, Frank Close e Paul Davies.
Le piante, gli animali, l'uomo possono continuare a esistere grazie alla frazione di energia solare che viene assorbita dalla Terra. L'illuminazione solare è tale da permettere alla superficie terrestre di mantenere una temperatura confortevole, agli oceani di rimanere in forma liquida e alla crosta terrestre di non liquefarsi. Inoltre il sole controlla il clima, guida i venti e crea le condizioni ambientali in cui viviamo. Dal campo magnetico, che è alla base di fenomeni che condizionano l'atmosfera, all'attività esplosiva e ai nuovi filoni di meteorologia e climatologia spaziale: tutti i segreti di questo grande reattore nucleare.
Tutti i grandi protagonisti della storia della scienza hanno gualcosa in comune: un'ingenua, entusiastica curiosità, l'abitudine di osservare, la consapevolezza di non possedere a priori la verità. È l'atteggiamento dei "cercatori di meraviglia" che da sempre anima chi tenta di capire il mondo interrogando direttamente la natura (con risultati migliori dopo Galileo, grazie all'uso sistematico del metodo sperimentale). Per mostrare guesto approccio in azione, Amedeo Balbi, astrofisico e divulgatore, ha individuato sei grandi domande che potrebbe porre anche un bambino (La Terra si muove o sta ferma? Perché le cose cadono verso il basso? Cos'è l'elettricità? Cos'è il calore? A che velocità viaggia la luce? Di cosa è fatta la materia?) e racconta come nei secoli gli scienziati si siano cimentati a rispondere. Arriva così a intessere storie affascinanti come quelle di Faraday, il libraio che inventò la dinamo, o di Becquerel, scopritore della radioattività, o di Cavendish che "pesò la Terra", solo per citarne alcune. E, in tutto questo, ci dimostra che la scienza non è una materia fredda e asettica, ma un percorso appassionante fatto da persone in carne e ossa, innamorate dell'universo e con l'ossessione di capirlo.