Il volume prende in considerazione i principali testi agostiniani sullo Spirito Santo, al fine di evidenziarne il mistero e l'origine divina, il ruolo e l'azione nell'economia salvifica e nella vita dei credenti, e la sua costante ed efficace presenza nella Chiesa, chiamata a trasmettere agli uomini la luce della Verità e a rinnovarsi costantemente come corpo mistico di Cristo, perseverando nella fedeltà all'unico Maestro e nella comunione mediante la carità.
Benedetto XVI ci ha invitato ad un «Anno della fede», usando l’immagine della porta. I Padri della Chiesa si sono misurati con la fede cristiana, soprattutto come «porta d’entrata» in una visione nuova del mondo e della vita, nel contesto del paganesimo e del pluralismo religioso dell’impero romano: essi hanno fortemente sottolineato
il ruolo di una fede professata in un «simbolo», un testo che sigillasse l’unità del corpo ecclesiale, e quello di una fede celebrata, in particolare nell’itinerario pasquale del catecumenato.
Ma la fede aveva una grande importanza anche quale «porta d’uscita» in una testimonianza quotidiana, coerente con la fede professata e celebrata: pensiamo in particolare al martirio patito e offerto quale atto estremo di fedeltà.
I Padri della Chiesa ci parlano della fede personale, certo quale dono divino che trascende la natura umana, ma insieme come fondato sull’esperienza dell’umana fiducia. La lettura di alcuni testi patristici sulla fede diviene, quindi, saporoso itinerario che la motiva e la rafforza.
Il curatore
Agostino Clerici, nato a Rovellasca (Como) nel 1959, dottore in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sacerdote dal 1991, direttore de Il Settimanale della diocesi di Como (dal 1999 al 2011), è parroco di Ponzate (dal 2003) e cura il blog L’essenziale è visibile (www. agostinoclerici.it). Ha all’attivo numerose pubblicazioni nel campo della patristica e della spiritualità. Con le Paoline ha pubblicato: Il Padre nostro commentato dai Padri della Chiesa (1994), Il tesoro nel campo (2007), Lettera di Gesù Bambino (2007), L’essenziale è visibile (2008), Incontrare il Risorto (2010), Che cosa cercate? Avvento e Natale nel cuore dell’Anno liturgico (2012).
L'autore ricostruisce, da relazioni da lui presentate in occasione di Convegni e Seminari, un quadro concettuale su temi filosofico-teologici, particolarmente significativi del pensiero di S. Agostino, evidenziandone l'articolata problematicità e la profonda spiritualità. Tali ricerche possono accendere l'interesse per ulteriori ipotesi ermeneutiche dei testi agostiniani, in particolare circa alcune questioni del "De immortalitate animae", del "De Magistro" e del "De civitate Dei".
Contenuto
Agostino di Ippona (354-430) è una figura che non smette mai di affascinare. Instancabile e inquieto ricercatore della verità, ragionatore lucido e «spietato» attira quanti non si accontentano di dogmatismi astratti ma cercano con la ragione il senso della vita, intrecciando esistenza e pensiero. Convertito dall'incontro con Cristo, diventa un credente appassionato e profondo. Il popolo di Dio lo investe prepotentemente del ministero prima di presbitero, poi di vescovo. L'epilogo della sua avventura terrena arriva in uno dei momenti più drammatici della storia: la caduta dell'impero romano. Il libretto traccia un'essenziale biografia di questo uomo così «moderno» nella sensibilità per poi offrire un'antologia commentata di brani semplici e accattivanti che, da un lato, servono a dare una conoscenza di base di questo grande personaggio, dall'altro, toccano argomenti di vita e di fede vicini all'esperienza del lettore del nostro tempo.
Destinatari
Per tutti.
Autore
Adolfo Scandurra, religioso carmelitano scalzo e sacerdote, è laureato in filosofia all'Università cattolica di Milano.
Sant’Agostino è figura umana e spirituale sempre più apprezzata, anche dai giovani. Lo testimonia la buona accoglienza dei nostri volumi a cura di Gabriele Ferlisi, ma anche le parole di Benedetto XVI in occasione della sua recente visita a Pavia: la Chiesa è chiamata a modellare il suo ruolo nella società sul modello di quanto fece Agostino. Questo saggio propone una lettura attualizzante dell’evento centrale della vicenda umana e spirituale di Agostino: la “conversione”, al termine di una travagliata ricerca spirituale. L’analisi dei testi delle Confessioni e dei Dialoghi aiuta il lettore di oggi a conoscere le tappe e le difficoltà di un cammino di conversione che oggi si apre all’interno stesso del cristianesimo.
Le Confessioni di Agostino, pagine gocciolanti lacrime, sue e della madre Monica, ripercorse in maniera lieve e delicata alla ricerca di motivazioni non solo psicologiche di queste parole del silenzio. Che cosa rivelano o nascondono le lacrime di Agostino? L'impossibilità del pensiero a diventare parola? I suoi amori giovanili, l'uragano della pubertà? L'abbandono e rinuncia alla donna che gli ha dato la gioia della paternità? Una fragilità emotiva incombente? Un rapporto malato tra madre e figlio? Pagine appassionanti ed emotivamente cariche.
Il libro fa parte della serie Scrittori di Dio. Una grande impresa editoriale nel contesto del Progetto Culturale della Chiesa Italiana. Chi varcherà la soglia del nuovo millennio avrà il desiderio di portare con sé l'eredità dei suoi padri. Un patrimonio enorme e straordinario è racchiuso nelle parole degli autori che hanno fatto la storia del pensiero cristiano e della nostra cultura. Suddivisa in quattro sezioni - Patristica, Medioevo, Moderni e Contemporanei - Scrittori di Dio rende finalmente accessibile a tutti i loro scritti più belli. Una splendida serie di volumi da collezionare. L'incontro con ogni singolo autore è guidato da uno specialista attraverso una vera e propria Guida alla lettura. Il contenuto di ogni volume è così strutturato: 1. Breve biografia. 2. Gli scritti più belli scelti da uno specialista. 3. Le frasi celebri. 4. Bibliografia.
L'autore
REMO PICCOLOMINI, frate agostiniano è nato a Montorio Romano (RI). Ha insegnato per 25 anni filosofia e storia. Dopo la morte di p. Agostino Trapè, ha assunto la direzione della Nuova Biblioteca Agostiniana, l’edizione bilingue dell’Opera Omnia di S. Agostino, ormai giunta al termine delle pubblicazioni.
ANNA RITA MAZZOCCO è nata a Foligno (PG). E’ specializzata nella elaborazione di progetti educativi, formativi e vocazionali. Vive e lavora a Urbino (PU).
Il libro
<< La singolare storia, narrata ne Le Confessioni è lo specchio della nostra storia personale dove delusioni, scoraggiamento, dubbi, errori s’intrecciano con le speranze, con atti di coraggio, con qualche certezza e un grande anelito per la verità…
Chiunque abbia letto Le Confessioni e ne abbia compreso lo spirito, sia pure a livelli diversi di profondità, non può non aver colto il cuore dell’opera di Agostino, nella quale raccontando se stesso racconta la sofferenza dell’Uomo in cerca della verità e del senso della propria vita, la sua percezione di una fame e sete interiori che nulla riesce ad estinguere, la consapevolezza del limite connaturale alla specie umana, l’ansia di raggiungere una meta che Qualcuno continuamente sposta in avanti e vela di mistero.
E’ questo l’assillo che tormentava l’uomo Agostino sedici secoli fa, che tormenta l’uomo Tommaso oggi: l’uno e l’altro emblema della creatura che viene al mondo recando dentro di sé - stimmate e gloria - l’immagine del Creatore e la straziante nostalgia di Lui.
Due millenni non hanno un granché mutato la storia dell’umanità perché non hanno granché mutato il clima interiore dell’Uomo, clima determinato da situazioni sociali culturali e morali ciclicamente ricorrenti, le quali a loro volta hanno portato, allora, al disfacimento dell’Impero Romano e alle invasioni barbariche, ora, alla decadenza di un disilluso “Occidente” lentamente strangolato dall’opulenza, incapace di ideali>>.
Klaus Rosen mette al centro di questa biografia - l'ultimo grande libro della storiografia tedesca su Agostino e il suo tempo - gli avvenimenti storici e gli influssi culturali che plasmarono l'uomo Agostino, la sua vita privata e il suo profilo pubblico. Rosen traccia un ritratto affascinante: dal giovane retore di provincia divenuto comunicatore di talento, fino al maturo pastore che lotta instancabilmente per le sue convinzioni. Anche perché le fratture della sua biografia, la sua ricerca della verità e il desiderio di pace in un'epoca segnata da catastrofi mondiali lo avvicinano straordinariamente all'uomo moderno. «Definirei questo lavoro una biografia storica, per indicare il procedimento cronologico e i fulcri di carattere storico che ho inteso seguire. Se di solito si rivolge l'attenzione principale alla filosofia o alla teologia di Agostino (la sua biografia è una chiave formidabile per capire la sua teologia), io ho cercato sempre di far parlare lo stesso Agostino».
II edizione ampliata. Agostino d'Ippona, campione nella fede, è guida sicura che ci prende per mano tra la boscaglia sempre più fitta della vita indicandoci la strada che ci conduce verso Dio.
L’Autore ripercorre l’esperienza e l’insegnamento sulla fede di Agostino, prima prete e poi vescovo d’Ippona, tutto proteso alla crescita della vita cristiana nelle comunità d’Africa. I testi che vengono presi in considerazione, sui quali l’A. riflette e fa riflettere, toccano gli aspetti nevralgici della fede cristiana: il rapporto tra fede e ragione, i contenuti della fede espressi dal Simbolo, la centralità del mistero pasquale, la suprema testimonianza di fede nel martirio.
Attraverso gli scritti esaminati traspare il genio del più grande teologo, catechista e predicatore dell’Occidente cristiano. Colpisce la semplicità e l’immediatezza con cui il Vescovo d’Ippona è in grado di mettere i fedeli a contatto vivo con le verità più ardite e profonde della fede.
Questo libro è stato scritto con il desiderio e l’intento di offrire la testimonianza e l’insegnamento di Agostino non come un pezzo di storia gloriosa della fede cristiana appartenente al passato ma come un modello che è più che mai attuale e uno stimolo per noi ad essere generatori e narratori di fede nell’oggi.
Rimettersi in gioco con la bellezza. In cammino con sant’Agostino al tempo del covid-19
introduzione: padre Andrea Dall’Asta s.j
presentazione: Dalla fine di febbraio 2020, con la diffusione del “corona virus”, l’occidente è entrato in un vortice di sofferenza e paura che, in poche settimane, ha fatto crollare le granitiche certezze antropologiche e gnoseologiche. I segni, che questa pandemia ha lasciato, resteranno scolpiti per molto tempo nella memoria delle persone. Fronteggiare la crisi antropologica causata dal covid-19 non sarà semplice, ma occorre iniziare a rimettersi in gioco. La ripartenza potrebbe venire da una riscoperta dell’essenziale. Questo significa andare incontro alla realtà, scorgendo nuovamente la bellezza del dono della vita e della creazione. Lo stop forzato alle nostre vite di questi mesi ci ha fermato dalle nostre corse frenetiche. Questa può essere l’occasione per frenare e imparare a guardare per contemplare, attraverso il pensiero, quella bellezza autentica che, nel colmare di senso l’esistenza, non smette di stupire e meravigliare il cuore di ogni uomo. Sant’Agostino, un gigante del pensiero occidentale, può fornire alla contemporaneità un itinerario integralmente umano, per ritrovare nella bellezza la chiave per rileggere la nostra vita interiore ed il nostro rapporto con il cosmo.
Luca Raspi, docente di IRC in un liceo Scientifico e di Legislazione Scolastica presso l’ISSR ligure, nasce a Genova nel 1980. È laureato in Filosofia e Psicologia e ha ottenuto il Magistero in Scienze Religiose. Collabora con l’Ufficio Diocesano Educazione e Scuola di Genova ed è “formatore dei formatori”. Autore di diversi saggi, in ambito filosofico (Rileggersi e narrarsi. L’esperienza nelle Confessioni di Sant’Agostino, Erga, Genova 2017), in ambito psicologico (Che Dio mi aiuti. Superare lo stress nell’insegnamento della religione, Elledici, Torino 2019) e di legislazione scolastica (Legislazione scolastica e Insegnamento della Religione, Glossa, Milano 2020). Ha pubblicato in equipe con altri due autori due Manuali di IRC per la Secondaria di Secondo Grado, (Impronte, La Spiga 2017 e Provocazioni, San Paolo – La Spiga 2020).
ANDREA DALL'ASTA, gesuita, dopo aver terminato gli studi di architettura a Firenze, entra nella Compagnia di Gesù nel 1988. Si laurea in filosofia a Padova, in teologia a Parigi e, sempre a Parigi, consegue il dottorato in filosofia estetica, dopo un anno di preparazione alla Columbia University di New York. È direttore della Galleria San Fedele di Milano dal 2002 e della Raccolta Lercaro di Bologna dal 2008 al 2019. Ha fondato a Milano nel 2014 il Museo San Fedele. Itinerari di arte e fede.
La sua attenzione è rivolta sia al rapporto tra arte, liturgia e architettura. È stato docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e insegna attualmente alla Sant’Anselmo di Roma. Scrive su Civiltà Cattolica e su alcuni quotidiani come Avvenire. Ha partecipato a importanti progetti come l’adeguamento liturgico della cattedrale di Reggio Emilia, la basilica di Santa Maria Assunta di Gallarate e la realizzazione dell’Evangeliario Ambrosiano. Ha fatto parte del comitato scientifico del Padiglione del Vaticano per la Biennale di Venezia (2013) ed è stato co-curatore della sezione Disegnare il sacro, alla Biennale di Architettura di Venezia (2014).
Tra i suoi ultimi testi ricordiamo:
- La mano dell’angelo. La Vergine delle Rocce di Leonardo. Il segreto svelato, Ancora, Milano 2019;
- Dio chiama con arte. Itinerari vocazionali, Ancora, Milano 2018;
- La luce, splendore del Vero, Percorsi tra arte, architettura e teologia dall’età paleocristiana al barocco, Ancora, Milano 2018
Dall'introduzione
Che cosa è la bellezza? Che cosa intendiamo per bello? Di certo, il «bello» è un concetto che oggi rimanda alla sfera della soggettività, per cui sembra difficilmente universalizzabile. Quante volte abbiamo sperimentato la difficoltà di condividere con gli altri il nostro giudizio su un oggetto, per noi bello, ritenuto invece dagli altri insignificante, se non brutto? O viceversa? Non solo, il suo significato è variato nel corso del tempo, accogliendo una sedimentazione di stratificazioni, d’influssi, provenienti da diverse culture, da differenti orientamenti filosofici.
Di fatto, dal punto di vista dell’estetica, la cultura occidentale è profondamente segnata dalla filosofia greca. Il bello, che sorge come da un caos abissale, si presenta come armonia, ordine, proporzione, simmetria.
Per Pitagora, attraverso un sistema di numeri, la bellezza si rivela nella perfetta articolazione delle parti, secondo un modello che imita l’ordine cosmologico dei cieli. È un bello oggettivo che si fonda sulla triade dei trascendentali del bello, vero, buono. Il bello si manifesta come luminosità, folgorazione, è splendido a vedersi, fa uscire da se stessi ed è guidato dall’eros, da un desiderio che ci guida dalla bellezza sensibile al mondo intellegibile, fino a condurci alla visione della bellezza assoluta, momento definitivo e conclusivo dell’on autentico, accadimento improvviso, rivelazione gratuita, contemplazione dell’unità del reale, visione immediata del pensiero.
Il legame bello-vero-buono diventerà la fonte ispiratrice della cultura occidentale. L’ordine cosmico sarà alla base della rivelazione della bellezza in Occidente, praticamente sino al XX secolo. Dalle forme greche a quelle romane, da quelle rinascimentali a quelle neo-classiche, tranne forse la parentesi barocca alla ricerca di nuove e inedite forme armoniche, il punto di riferimento è stata la Grecia, interpretata da ogni epoca nel desiderio di rivivere nel presente quella mitica età dell’oro che il mondo classico aveva incarnato in tutto il suo fulgore.
In ogni caso, la bellezza è sempre stata concepita in relazione alla trascendenza. Che si tratti di un ordine cosmologico o teologico, il bello rinvia infatti a un assoluto originario, a un mondo trascendente, interpretato da Plotino come casa del Padre o da Agostino come patria celeste, ultima destinazione, meta finale dell’uomo. Di fatto, a partire dalla teologia agostiniana, il cristianesimo porrà come sorgente di questa armonia Dio stesso, fonte da cui scaturisce ogni bellezza. La bellezza è una porta che si apre al senso dell’esistenza e invita a superare quella soglia perché contempliamo l’Infinito.
In questo contesto, in cui il tema della bellezza tesse un filo rosso tra i diversi momenti della storia dell’Occidente, si inserisce il bel libro di Luca Raspi, soffermandosi su un momento centrale di questa avvincente storia della bellezza: le riflessioni di Agostino d’Ippona. In un lungo percorso, in una continua e stretta relazione tra cammino esistenziale dell’Ipponate e speculazioni filosofiche e teologiche, Luca Raspi indaga il concetto di pulchritudo, partendo da un interrogativo centrale: in che modo è possibile «fare emergere la riflessione metafisica sulla bellezza nella struttura del creato, dalle realtà sensibili a quelle intellegibili, da quelle temporali a quelle eterne?».
L’autore è ben consapevole che ogni ascesa estetica non può fare a meno di un viaggio dell’uomo verso se stesso, verso Cristo, e infine, verso la Trinità. Con grande passione e competenza, Luca Raspi intraprende questo difficile percorso, dalle cose create al creatore, dagli esseri del mondo all’Essere che li fonda, citando Agostino stesso: «La terra è di una bellezza straordinaria; ma ha il suo artefice. Meravigliosi prodigi sono quelli dei semi e delle piante che nascono, ma sono cose che hanno il loro creatore. Contemplo la grandezza del mare che mi sta intorno, mi stupisco, ammiro; cerco l’autore. Levo gli occhi al cielo e alla bellezza delle stelle; ammiro lo splendore del sole capace di illuminare il giorno, e la luna che dirada le tenebre notturne. Sono meravigliose queste cose, degne di lode, anzi di stupore […]».
Giustamente, in questa lettura della filosofia agostiniana, tiene fermo un punto centrale necessario per comprendere il significato più profondo della bellezza. Se infatti il pensiero moderno, per definire il concetto di estetica, si riferisce a quella disciplina che studia il bello determinandone i caratteri nella natura e nell’arte, per il mondo classico la bellezza è considerata come elemento costitutivo dell’essere, insieme al vero e al buono, facendo parte della metafisica.
In questo continuo soffermarsi sulla necessità di pensare alla bellezza non semplicemente come a un prodotto dell’arte, ma a un aspetto costitutivo dell’essere, il testo di Luca Raspi lancia a ciascuno di noi un invito, perché ci lasciamo mettere in gioco dal «bello», affinché guardiamo le cose con uno sguardo diverso, non in termini di «consumo», come oggi siamo soliti fare, ma perché facciamo emergere quel desiderio di Dio inscritto nel più profondo della nostra vita. Occorre quindi riscoprire quella «bellezza tanto antica e tanto nuova», come proposta coraggiosa per vivere nella bontà e nella verità. La bellezza di un’esistenza… vera.
Andrea Dall’Asta S.J.