Quali sono le mosse migliori quando ci si trova in vantaggio sui concorrenti? E cosa conviene fare per difendersi dagli avversari o in situazioni confuse o disperate? "I 36 stratagemmi" è un antico testo cinese della fine della dinastia Ming, considerato il seguito pratico dell'"Arte della guerra" di Sun Tzu, che raccoglie le tattiche e le manovre per raggiungere i propri obiettivi in politica, in guerra e nelle diverse situazioni della vita. Questa lettura del testo antico - con le spiegazioni dei concetti originali, esempi di attualità e consigli per l'uso - è dedicata a manager e uomini d'impresa impegnati nella battaglia del mercato, che vogliano aumentare il proprio arsenale di strumenti per attaccare, difendersi e intrappolare l'avversario. Senza dimenticare che nell'aggressivo mondo dei 36 stratagemmi si vince o si perde, non si resta amici.
Si è tornato a parlare di loro. La crisi, la ricerca delle cause del terremoto che ha fatto cadere in recessione l'Europa, hanno riportato sotto i riflettori le politiche liberiste di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Dieci anni sono trascorsi dalla scomparsa del Presidente degli Stati Uniti arrivato da Hollywood, un anno da quella del primo premier donna del Regno Unito, che hanno condiviso l'intensa epoca dell'ultimo tratto del secolo scorso, con la caduta del muro di Berlino, la sconfitta del socialismo reale e l'affermazione del capitalismo liberista. "Siamo due anime gemelle", scherzava Reagan. '"Ci paragonano ad Astaire e Rogers", rifletteva lei. Ma al di là di tali battute e delle ricostruzioni un po' retoriche, le differenze sono state più d'una e meritano di essere messe in evidenza per un'analisi storica della loro eredità, tuttora viva e oggetto di contrastanti giudizi: per alcuni i campioni del liberismo da imitare anche oggi, per altri la causa prima alle origini della crisi finanziaria. Per dare a chi legge la possibilità di comprendere meglio i due personaggi e tirare le conclusioni sugli interrogativi ancora aperti sul loro lascito storico, questo libro raccoglie e accosta alcuni dei passi più significativi dei loro interventi discorsi, interviste. Due icone, tra le ligure più rilevanti del XX secolo, in un ritratto vivido e senza filtri, che rifugge da interpretazioni di comodo e falsi moralismi.
Non abbiamo bisogno di manovre o aggiustamenti, quello che ci serve è un cambio di orizzonte mentale, un nuovo paradigma economico, sociale e politico che rompa con gli schemi del passato: analizzando le numerose occasioni perse dal nostro bipolarismo imperfetto negli ultimi vent'anni, Yoram Gutgeld dimostra in questa sua appassionata analisi che il declino del nostro Paese non è un processo irreversibile e che possiamo ancora tornare competitivi. Ma per ripartire dobbiamo subito accantonare una serie di luoghi comuni e alibi che non solo hanno impoverito il nostro dibattito politico, ma hanno oscurato i veri problemi che attanagliano il Paese. Dagli sprechi della pubblica amministrazione alle inefficienze della sanità, dalle occasioni mancate nel settore turistico alle buste paga dei lavoratori che devono assolutamente ricominciare a crescere, l'autore osserva le singole realtà italiane avanzando ogni volta proposte concrete, e spesso a costo zero, che permettano di superare le criticità. "Più uguali, più ricchi" racconta un Paese in cui la prima battaglia da vincere è proprio quella contro le iniquità che non sono solo all'origine dell'ingiustizia sociale, ma rappresentano anche un freno allo sviluppo economico. Portare l'equità al centro del dibattito politico non significa creare un Paese di uguali, ma uno in cui le imprese riescono a operare al meglio e le persone vengono premiate secondo le proprie capacità.
La crisi mondiale apertasi negli anni 2007-2009 e non ancora conclusa ha rivelato agli occhi di tutti le responsabilità e le terribili conseguenze della globalizzazione e della speculazione finanziaria. Eppure nulla sembra essere cambiato. Perché una simile inerzia pericolosa del mondo politico ed economico? Georges Corm esplora in questo volume le ragioni e i meccanismi attraverso i quali la cosiddetta "civiltà degli affari" continua a riprodurre se stessa nonostante il fallimento dei suoi modelli e la crisi in cui ha precipitato non solo il mondo dei mercati, ma la vita delle persone. Forte della sua competenza in campo economico ma anche, e soprattutto, della sua pratica di analisi storica degli avvenimenti politici e sociali della nostra epoca, Corm inizia mettendo a fuoco le fonti ideologiche che stanno alla base del potere globale e lo cristallizzano in un ostinato immobilismo. Si tratta, egli dice, di vecchie dispute filosofiche che hanno lacerato la storia dell'Europa e che oggi si incarnano sostanzialmente in un neoliberismo alimentato da un idealismo semplicistico, da un misticismo pervicace che ricorda lo spirito dottrinario del socialismo "scientifico". Questa dogmatica neoliberista è poi confermata dall'odierno insegnamento dell'economia, che sforna un vero e proprio esercito di diplomati e laureati destinati a formare l'armatura burocratica del sistema economico mondializzato, impedendone una riforma di ampia portata.
"Il libro di Médaille che ora viene portato all'attenzione del lettore arricchisce la nostra comprensione degli attuali sistemi economici e ci offre una chiave di lettura del funzionamento del mercato capitalistico in alternativa a quella del mainstream. La prospettiva distributista che l'autore avanza e sviluppa fa comprendere il duplice senso in cui la scienza economica è una struttura aperta di pensiero. Per un verso, perché il suo fondamento non le appartiene, dal momento che i suoi presupposti non sono scientificamente giustificabili. Invero, non si può giustificare nulla senza presupporre già qualcosa, il che significa che l'economia è costretta a riferirsi a un fondamento che le è esterno. Per l'altro verso, l'economia è una scienza aperta perché essa non offre una conoscenza esaustiva della realtà. È per questo che l'economia deve intrattenere stretti rapporti di vicinanza con l'etica, la storia, la politica, la filosofia. A partire da una critica radicale dell'economia moderna, Médaille mostra che al fondo del distributismo sta una idea guida ben precisa: non è accettabile che il momento della produzione della ricchezza (o del reddito) venga separato dal momento della sua distribuzione. Questo significa che efficienza e giustizia distributiva devono avanzare insieme, proprio come la celebre metafora dei due cavalli di Platone (Fedro) insegna da tempo." (Stefano Zamagni). Prefazione di Bruno Amoroso
Un consiglio al giorno, per un anno, su tutti i temi caldi dell'impresa: l'innovazione, le persone, il cambiamento, la gerarchia, le decisioni e molto altro. A quasi dieci anni dalla scomparsa, le idee di Peter Drucker sono ancora attuali ed efficaci. Comprese le sfide della Rete e del mondo digitale che Drucker è stato in grado di cogliere sin dall'inizio. Il libro raccoglie in 366 letture - una per ogni giorno dell'anno - i temi chiave del suo pensiero e li completa con indicazioni per passare dalla teoria alla pratica.
Nato in Valtellina in una famiglia di origini meridionali, Pasquale Saraceno (1903-1991) è stato un tecnico prestato alla politica. Laureatosi in economia presso la Bocconi, dove insegnò per poi passare all'Università Cattolica e, infine, alla Ca' Foscari, fu portato da Donato Menichella all'IRI, divenendo uno dei massimi dirigenti dell'Istituto. Superando semplificazioni ancora correnti, in particolare l'immagine stereotipata di economista "statalista", il volume ricostruisce il percorso che dagli anni della sua formazione, a contatto con l'intellighenzia dell'IRI e con i giovani cattolici del Movimento Laureati, è giunto alla maturazione del progetto storico da lui tenacemente perseguito per tutta la vita: il completamento del processo risorgimentale, attraverso l'unificazione economica della nazione. Soluzione degli squilibri territoriali e piena maturazione civile del paese erano possibili attraverso un modello di economia mista, in grado di regolare il mercato in funzione degli obiettivi sociali. Tale progetto trovò la sua sintesi ideale nel Codice di Camaldoli, di cui Saraceno fu il principale redattore assieme a Sergio Paronetto. Il suo impegno meridionalista fu sempre declinato in una prospettiva nazionale, rappresentando il filo conduttore della sua azione nel secondo dopoguerra: i piani ricostruttivi, l'intervento straordinario, lo Schema Schema Vanoni, il centro-sinistra, la programmazione economica. In questi passaggi il suo apporto fu determinante.
Il tema dei rapporti tra spiritualità cristiana ed economia, apparentemente inconsueto per la teologia, è meritevole di considerazione riflessa non solo a motivo degli indubbi elementi di indagine sulla storia della spiritualità che se ne possono ricavare, ma perché il paradosso evangelico possa ancora introdurre il suo fermento critico nella rielaborazione di molti luoghi comuni, che permangono dominanti nella comprensione della razionalità economica. Oggi il discorso economico si gioca essenzialmente negli spazi di un mercato che pensa solo a produrre, scambiare e vendere, e funziona sulla base delle categorie di efficienza, utilità e crescita. Si tratta invece di pensare l'economia (e il denaro) in termini diversi ed entro una prospettiva più ampia, perché l'homo oeconomicus non venga privato delle relazioni di reciprocità e di gratuità che caratterizzano l'autentico vivere umano. A questo tema il Centro Studi di Spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2013 e ne pubblica ora gli Atti che indagano gli aspetti biblici, spirituali, economici e teologici della questione.
La crisi attanaglia il Paese e ancora oggi, a cinque anni dal fallimento della Lehman Brothers, fatichiamo a intravedere una via d'uscita. Mentre i governi e gli economisti dibattono su quali misure adottare, le aziende chiudono, la disoccupazione cresce, i consumi crollano. Siamo entrati in una fase recessiva e la colpa è stata, di volta in volta, attribuita al mercato dei mutui statunitensi - i celeberrimi subprime - alla deregulation finanziaria, all'enorme peso del debito pubblico. Se in molti si sono chiesti cosa ha causato la crisi, in pochi si sono domandati chi l'ha causata. "I banchieri" sostiene Rampini "sono i grandi banditi del nostro tempo". La crisi è diretta conseguenza dei loro comportamenti perversi, dei rischi altissimi che si sono assunti, della certezza dell'impunità. La collettività sta pagando per i loro errori, per una speculazione che ha portato allo sfascio l'economia reale, e che tuttavia resta impunita. In questo libro Federico Rampini racconta chi sono i banchieri di oggi, cosa hanno fatto e come sono riusciti a sfuggire a ogni castigo, a qualsivoglia condanna, per il loro agire dissennato.
Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa - Numero 3 anno IX, incentrato sul tema del fisco.
Come è fatto, come funziona, dove va, quali sono i valori che lo fondano, i processi che lo reggono, i soggetti che lo animano: tutto quanto occorre sapere sul mondo della produzione in un arco di tempo che va dalla rivoluzione industriale alle imponenti trasformazioni dei nostri giorni.
Un miliardo di persone che muore di fame contro un miliardo di obesi. La guerra per il cibo è fatta di numeri vertiginosi. Come se non bastasse, la speculazione della finanza si è buttata sui titoli agroalimentari e, insieme all'attuale modello agricolo, è responsabile di una bolla dei prezzi che ha fatto impazzire l'intero sistema economico di riferimento dei mercati locali contro quelli globali. La produzione e la distribuzione del cibo è dominata da poche multinazionali che impongono i loro prezzi e i loro prodotti sfruttando la connivenza dei governi per stabilire la loro egemonia nelle aree geografiche in crescita e le tecniche della pubblicità per conquistare le masse degli ex poveri ai gusti e alle abitudini alimentari occidentali. E nel 2050 la popolazione mondiale aumenterà di più di un terzo: supereremo i 9 miliardi, dicono le statistiche. Come sfameremo tanta gente? Giancarlo Elia Valori analizza in questo libro gli effetti economici, sociali e ambientali necessari per avviare una rivoluzionaria alimentazione sostenibile. Si tratta in primo luogo di contenere i costi "neri" nei Paesi terzi e ridurre i costi indiretti sui prodotti nei Paesi del Primo mondo. Solo attraverso un cambiamento radicale dei modelli di produzione sarà possibile impostare una nuova logica produttiva efficiente per l'intero Pianeta.