Contrabbando, edizioni pirata, concorrenza sleale, perenni difficoltà finanziarie, censura, interferenze del governo... per le case editrici e per i librai la fine dell'Ancien Régime fu un periodo burrascoso e rappresentò il tramonto di un mondo ricco e spietato, che l'autore ricostruisce attraverso il giro d'affari di un commesso viaggiatore per la Francia e la corrispondenza dei suoi clienti con la casa editrice svizzera STN, i cui preziosi archivi sono miracolosamente sopravvissuti fino ai giorni nostri.
Il martirio di un sacerdote nella Polonia comunista. A 35 anni dalla morte, non è stata ancora fatta chiarezza sull'omicidio del sacerdote polacco Jerzy Popie?uszko. La sua vicenda scosse l'opinione pubblica mondiale e costrinse la Polonia comunista a istituire il primo e unico processo contro uomini dei servizi segreti nei Paesi del Patto di Varsavia. Secondo alcuni analisti il suo omicidio fu un colpo decisivo al successivo sgretolamento della cortina di ferro. Questo libro racconta la vita di Popie?uszko e fa uso di materiale inedito come i documenti della Stasi, l'archivio personale di Giulio Andreotti, la Positio per la causa di beatificazione, l'Archivio segreto vaticano, e l'archivio del Partito comunista italiano.
La vicenda della divisione «Acqui» a Cefalonia dopo 1'8 settembre 1943 è uno degli episodi della nostra guerra che ancora continua a suscitare interrogativi e discussioni. Perché, a differenza della quasi totalità delle forze italiane dislocate nei Balcani, la «Acqui» resistette ai tedeschi e combatté, venendo sopraffatta e in parte significativa sterminata? L'intenso e drammatico diario del capitano Ermanno Bronzini racconta l'intera vicenda della «Acqui» dall'8 al 24 settembre, ossia dalla notizia dell'armistizio alle trattative con i tedeschi, allo scontro armato, alla sconfitta finale con la fucilazione di massa degli ufficiali di cui l'autore è uno dei 37 superstiti: una testimonianza preziosa dal punto di vista storico ma anche umanissima nel registrare i sentimenti di uomini chiamati a scelte difficili e ad affrontarne le conseguenze, fino a quella estrema della morte.
Pur dominando un territorio limitato e periferico, i Gonzaga sono stati una delle famiglie più importanti d'Europa, protagonisti per secoli della storia italiana. Signori di Mantova, poi marchesi e duchi, si imparentarono con gli Asburgo e annoverarono inoltre nei loro ranghi due imperatrici e una regina di Polonia. La costante promozione delle arti trasformò Mantova in una delle capitali della cultura del Rinascimento. Ai capolavori di Pisanello e Mantegna si aggiunsero nei secoli le meraviglie della Celeste Galleria e i prodigi della musica e del teatro. La cerchia letteraria poté contare su nomi come quelli di Boiardo, Ariosto e Baldassarre Castiglione. Ma come è stato possibile per questa casata ritagliarsi una simile posizione nel mondo e conservarla per quasi quattro secoli? Che origini ha avuto? E a cosa fu dovuto tanto successo? Un affresco ricco di sorprese, una storia di guerre e di congiure, una lotta per la sopravvivenza prima e per la supremazia poi, attraverso cui si dipana, come in un racconto, la vicenda dell'Italia dal medioevo delle grandi abbazie sino all'età comunale e ai principati.
La mattina del 5 gennaio 1895, nella piazza d'armi dell'École Militaire, il capitano Alfred Dreyfus venne degradato perché ritenuto colpevole di tradimento. La spada spezzata sul ginocchio e le spalline strappate dalla divisa cancellarono di colpo non solo una carriera militare, ma anche un sogno: quello di poter servire lealmente un Paese al quale sentiva di appartenere senza riserve. Il sogno, cioè, dell'assimilazione. Lo stesso che molti ebrei d'Europa avevano coltivato fin dall'alba dell'età moderna. Perché in Russia come in Spagna, a Praga come a Berlino, assimilazione voleva dire emancipazione e integrazione, pace e sicurezza, dopo infinite persecuzioni. E pazienza se significava anche rinunciare alla propria identità: gli ebrei lo sapevano, da sempre ai privilegi accordati avevano fatto seguito i decreti di espulsione, alle patenti di tolleranza le calunnie del sangue, all'allentamento dei divieti i pogrom. Nulla li avrebbe messi al riparo dal capriccio dei potenti o dall'odio della marmaglia, ci sarebbero stati ancora i ghetti, le caricature oscene, i pamphlet antisemiti. E poco importava che ad attaccarli fossero l'apostolo della tolleranza Voltaire, Karl Marx o Richard Wagner, o che entro la fine dell'Ottocento, molto prima del "Mein Kampf", la parola "annientamento" facesse la sua comparsa nel vocabolario dell'antisemitismo. Era sempre successo e sarebbe successo di nuovo. A meno che non si fosse trovato un posto dove stare, l'Ha-Makom, il Luogo dove sentirsi al sicuro, la patria cui appartenere. Che fosse Odessa, la città cosmopolita, o il West americano, la frontiera delle infinite opportunità, o Poh-Lin, la terra degli "shtetl", della miseria e degli "schnorrer". O piuttosto la Palestina, dove Theodor Herzl sognava di edificare lo Stato ebraico, l'unica vera salvezza per gli ebrei, il solo modo per sottrarsi al «suicidio di massa» e alle promesse, illusorie, dell'assimilazione. In questo secondo volume della sua "Storia degli ebrei", Simon Schama ci accompagna ancora una volta in un mondo di avventurieri visionari e falsi Messia, di marrani e "conversos", di donne coraggiose, mercanti e straccivendoli, di celebri compositori, pugili e banchieri cosmopoliti.
Il marchio del demonio, il sabba, il volo in sella a un ramo o a un animale. E poi le maledizioni che colpiscono bambini, la grandine che distrugge i raccolti e altri eventi devastanti per i quali serve un colpevole. Ecco come si sviluppò in Europa, anche in seno alla Chiesa, una vera e propria demonofobia. In tre secoli a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, l'Inquisizione torturò e bruciò sul rogo migliaia persone innocenti accusate di stregoneria e di eresia contro i dogmi religiosi. In grandissima parte, donne. L'intento era quello di stroncare un supposto "complotto satanico", il risultato fu un bagno di sangue. Chi erano le vittime di questa mattanza? Dalle leggende ai documenti ufficiali, come il Malleus maleficarum, pubblicato nel 1486 da due domenicani e destinato a diventare la guida per i cacciatori di streghe, Valentina Ferri ripercorre una stagione di sanguinosa follia per comprendere come sia stato possibile scrivere una delle pagine più nere della storia della Chiesa.
Tra il XII e il XIII secolo, nel cuore dell'Europa, si sviluppò in seno al cristianesimo uno dei movimenti eretici più radicali della storia, tanto pericoloso da essere represso nel sangue da una vera crociata. Sarebbe facile descrivere idealmente la vicenda degli eretici di Albi, Béziers, Avignonet, Montségur, Montaillou nella forma del patimento di anime innocenti quali essi si percepivano, ma sarebbe anche un'apologia senza alcun fondamento affermare che le crociate contro i catari siano state un'invenzione della critica laica contro la Chiesa. Le violenze e gli abusi vi furono, senza alcun dubbio. E l'innocenza degli eretici fu, come spesso accade a chi vive nel mondo, più pretesa che reale. Dopo secoli, la vicenda dei catari rimane centrale e drammatica: ecco perché è necessario tornare oggi a ripercorrerla con onestà e rigore.
Nel 1300 gli scozzesi cercavano (e ottenevano) l’indipendenza dall’Inghilterra con la spada in sanguinose ed eroiche battaglie iscritte nell’epopea nazionale, come si vede nel kolossal cinematografico Braveheart. Nel 1707, attraverso l'Atto di Unione approvato dai Parlamenti inglese e scozzese, la Scozia cessava di essere una nazione libera ed indipendente, ricadendo sotto il governo di Londra. Non è però stato possibile mettere da parte le spinte indipendentiste della regione, basate su una forte e persistente identità culturale e religiosa. Questo libro ripercorre le fasi salienti della storia scozzese, dalla cristianizzazione ai nostri giorni, passando per l’organizzazione dei clan, le guerre contro i re inglesi, il genocidio culturale causato dal protestantesimo, le rivolte giacobite, la pulizia etnica settecentesca, fino alla devolutiondel 1997, il referendum per l’autonomia del 2014 e i possibili scenari causati dalla Brexit.
Il tema della regalità sociale di Cristo ha conosciuto profonde trasformazioni nel corso del Novecento: a partire dal primo riconoscimento della sua dimensione politica e sociale durante il pontificato di Leone XIII; con l'enciclica Quas primas di Pio XI che sviluppa la dottrina e inserisce nel 1925 la nuova solennità di Cristo Re nell'ufficiale liturgia latina; e - per tutto l'arco del secolo - in rapporto ai totalitarismi, nel dopoguerra e nei ripensamenti del Concilio Vaticano II.
Quel che risulta è un cambiamento di prospettiva della Chiesa cattolica: se con papa Ratti attribuiva all'autorità legale di Cristo quella della Chiesa stessa e del pontefice, chiamati a stabilire regole per una collettività, oggi interpreta tale regalità come il potere dell'amore di Dio, per il quale a pastori e credenti è chiesto di realizzare il regno di Cristo in tera accompagnando la promozione di processi di trasformazione sociale con la "medicina della misericordia". Un mutamento di atteggiamento che illumina le dinamiche del rapporto tra cattolicesimo e politica nel secolo scorso e il cammino verso una maggiore laicizzazione, avviato con la riforma della liturgia nel dopo Concilio.
DANIELE MENOZZI è professore emerito di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Per Morcelliana, tra i fondatori e coordinatori della "Rivista di storia del cristianesimo" e nella direzione di "Modernism", ha pubblicato "I papi e il moderno" (2016) e curato "La Chiesa italiana nella Grande Guerra" (2015).
La drammatica vicenda dei due immigrati e anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti - assassinati sulla sedia elettrica nell'agosto del 1927 a Charlestown - ricostruita da Lorenzo Tibaldo con l'ausilio di fonti inedite che, anche alla luce delle ricerche recenti, contribuiscono a delineare il quadro storico dell'America di quegli anni, il processo-farsa, la personalità dei due amici e il significato della loro tragedia nella memoria collettiva. La presente è la seconda edizione ampliata. Lorenzo Tibaldo affronta la tragica storia dei due anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti ripercorrendone gli aspetti chiave: la vita in Italia, l'approdo negli Stati Uniti, la formazione politica, l'adesione al movimento anarchico, l'impatto con l'America violenta dei primi de-cenni del Novecento, la macchinazione giudiziaria, la carcerazione, la mobilitazione internazionale, la posizione di Mussolini, il drammatico epilogo e il significato della loro vicenda nella memoria collettiva. Una ricostruzione - basata essenzialmente sulle lettere e gli scritti di Nick e Bart nonché su fonti di archivio - per un affresco storico, politico, giudiziario ed emotivo del dramma di due uomini determinati a difendere fino in fondo la propria innocenza e le proprie idee.
Il Regno delle Due Sicilie fu aggredito militarmente senza dichiarazione di guerra e conquistato e annientato altrettanto anarchisticamente. Era regno sin dal 1130... Il suo popolo era ingegnoso, pacifico, prospero; la sua industria dava lavoro a due milioni di persone, l’agricoltura era fiorentissima, la flotta contava 472 navi, seconda solo a quella inglese, le riserve auree erano attive e non vi era deficit pubblico; la disoccupazione era zero. Il piccolo Piemonte appena ingrandito ai danni del Papato e dei Ducati Istmici nello stesso 1859-60, con la Lombardia donatagli dal carbonaro Napoleone III, armato fino ai denti dalla Massoneria inglese, strumento e servo di Lord Palmerston, scatenò nel Sud sovrano della penisola una repressione feroce contro i contadini e contro il clero. Dal 1860 al 1871 il Meridione divenne un inferno, la “Gomorra masso-mafiosa” di savianiana memoria. Il terrore imperava, il genocidio di massa fu regola e legge. Si doveva distruggere un popolo la cui colpa era quella di essere cattolico e fedele al suo re, al papa e alla sua terra, che da sempre considerava suo stato nazionale.
Indice analitico dei nomi a Un deserto d'amore di Francesco Malerba realizzato da Antonio Tucci fu Agostino di Campobasso.
Indice razionato dei nomi a Un deserto d'amore di Francesco Malerba realizzato da don Giuliano Lilli da Forlì del Sannio in Molise, Diocesi di Isernia-Venafro, parroco in "Maria Ausiliatrice" a Roccaravindola.