"Qui sei benvenuta. Qui sarai protetta. Qui troverai molto più di ciò che cercavi". È il coraggio a spingere la giovane Blanche a voltare le spalle a una vita di agi per lanciarsi nella più logorante delle battaglie: quella contro la povertà, la fame e l'umiliazione. A sette anni dalla fine della Grande Guerra, Parigi è ancora in ginocchio. Eppure Blanche si rende conto che alla metà dei bisognosi è negato ogni aiuto: tutti gli sforzi, infatti, sono rivolti agli uomini; nessuno tende la mano alle donne che ogni giorno mendicano agli angoli delle strade, si privano del cibo per sfamare i propri bambini e dormono all'addiaccio per sfuggire ai mariti violenti. Per Blanche, quella è un'ingiustizia intollerabile. E, quando viene a sapere che in rue de Charonne è in vendita un intero palazzo, combatterà fino all'ultimo per regalare un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà... È la disperazione a portare Solène al Palazzo delle Donne. Avvocato di successo, Solène è crollata il giorno in cui un suo cliente si è gettato dalla finestra del tribunale. Come parte della terapia, lo psicologo le ha suggerito il volontariato, così lei ha scelto di aiutare le donne che hanno trovato rifugio tra le mura di quel grande edificio in rue de Charonne. Qui, entra in contatto con un mondo lontanissimo da lei, fatto di miseria, di sfruttamento, di perdita. Ma anche di condivisione, di resilienza e di riscatto. A poco a poco, Solène capisce di non essere tanto diversa dalle ospiti del Palazzo: come lei, pure loro sono state sconfitte dalla vita. Però non si arrendono e continuano a lottare per un futuro migliore, traendo forza l'una dall'altra, come legate da un filo invisibile di solidarietà e comprensione. E sarà proprio quel filo ad avvolgere anche il cuore di Solène e a cambiare per sempre la sua esistenza.
I cristiani nei secoli hanno conservato memoria viva delle parole e degli avvenimenti degli ultimi giorni di Gesù, rivivendoli prima in pellegrinaggi ai luoghi santi, poi nel rito della Via Crucis. Questa Via Crucis si snoda tra tradizione e novità. La tradizione la si trova nella presenza delle 14 stazioni, ancora oggi preferita alle riduzioni o agli adattamenti. Ma anche nella scelta dei testi della Sacra Scrittura. La novità la si riscontra nelle riflessioni e nelle meditazioni, tratte da testi importanti della letteratura cristiana. Santi e autori descrivono con grande sensibilità e realismo la loro partecipazione alle sofferenze di Cristo nella sua Passione. Particolarmente adatta per la celebrazione in parrocchia. Riflessioni, meditazioni e dialoghi favoriscono una partecipazione intensa al momento più alto vissuto dal Figlio di Dio per nostro amore.
Con rigore scientifico l’autore analizza la questione delle fotografie delle missioni Apollo e della loro autenticità, da anni oggetto di un acceso dibattito.
È possibile che, pur di vincere la corsa alla Luna, si sia deciso di girare l’allunaggio in un set cinematografico? O che le missioni siano davvero avvenute, ma che il materiale fotografico sia in gran parte frutto di ricostruzione in studio per occultare qualcosa?
Queste sono alcune delle domande che accompagneranno il lettore nel corso di quest’opera, sempre in un’ottica di attenta analisi fattuale, lontano da qualsiasi posizione preconcetta.
Con rigore scientifico l’autore analizza la questione delle fotografie delle missioni Apollo e della loro autenticità, da anni oggetto di un acceso dibattito.
È possibile che, pur di vincere la corsa alla Luna, si sia deciso di girare l’allunaggio in un set cinematografico? O che le missioni siano davvero avvenute, ma che il materiale fotografico sia in gran parte frutto di ricostruzione in studio per occultare qualcosa?
Queste sono alcune delle domande che accompagneranno il lettore nel corso di quest’opera, sempre in un’ottica di attenta analisi fattuale, lontano da qualsiasi posizione preconcetta.
Una piazza vuota. Un funerale senza corpo. Prendendo le mosse da piazza San Giovanni e dai funerali di Aldo Moro, Damilano ricostruisce gli ultimi decenni di vita del nostro Paese. Quel funerale segna infatti uno spartiacque che chiude gli anni delle piazze, della contestazione studentesca, delle mobilitazioni delle donne, delle lotte operaie e apre una nuova era. Appare Berlusconi, nasce Canale 5, perde sostanza l'impegno nella dimensione pubblica, ci si rifugia nel privato. Il Palazzo, che fino a quel 1978 era rappresentativo del Paese, non è più antenna sensibile degli umori del popolo. Arrivano il 1993 e Mani Pulite, e la Piazza diventa televisiva, tra Michele Santoro e Gianfranco Funari. La rappresentazione prende il posto della rappresentanza. E poi: Genova 2001, la manifestazione CGIL del marzo 2002, l'intervento americano in Iraq, i girotondi per la pace, la rottamazione di Renzi, il primo "Vaffa Day" di Beppe Grillo, la nascita del Movimento 5 Stelle. Fino ai giorni nostri, senza più né Piazza né Palazzo. Solo navi, con i loro corpi che si vorrebbero dimenticare. Un vuoto che ha anticipato i mesi di isolamento del Covid.
Nella storia dell'Italia cattolica del Novecento, Evasio Colli - per una breve stagione vescovo di Acireale e dal 1932, per oltre un quarantennio, vescovo di Parma - è stato una delle più autorevoli figure dell'episcopato italiano preconciliare, qui per la prima volta oggetto di una compiuta biografia. Grazie a un'ampia bibliografia, frutto di un attento scavo di fonti archivistiche e memoralistiche, emerge un ritratto a tutto tondo, con le sue luci e le sue ombre, tratteggiato con la libertà di espressione consentita dai cinquant'anni e oltre che ci separano dalla morte del presule.
La metafisica, inaugurata da Platone, secondo Martin Heidegger ha messo in circolazione un'unica forma di pensiero: il pensiero calcolante, che ha trovato nell'economia e nella tecnica l'espressione più alta e organizzata. "Tutto funziona", scrive Heidegger, e "questo è appunto l'inquietante". La tecnica è infatti la realizzazione compiuta dell'intenzione segreta della metafisica, la più idonea a garantire non solo la disponibilità di tutte le cose, ma anche la loro riproducibilità. Eppure, la razionalità imposta dalla tecnica, che esige di raggiungere il massimo degli scopi con l'impiego minimo dei mezzi, finisce per mettere fuori gioco la condizione umana. Ciò che fuoriesce da questa razionalità, per la tecnica è solo un elemento di disturbo e dunque deve essere eliminato. Accade però che l'uomo non sia solo razionalità, ma anche irrazionalità. Infatti irrazionale è la fantasia, l'immaginazione, l'ideazione, il desiderio, il sogno. E se questi aspetti vengono ridotti o soppressi, abbiamo ancora a che fare con l'uomo? Umberto Galimberti ci conduce nella riscoperta del pensiero di Heidegger e fa un fondamentale passo in avanti. Al tempo di Heidegger la tecnica poteva ancora essere considerata uno strumento nelle mani dell'uomo. Oggi non lo è più: è diventata l'ambiente in cui l'uomo vive, e l'uomo stesso è diventato un funzionario della tecnica. "Questo libro", scrive Galimberti, "è una guida alla lettura di Heidegger e, come ogni guida, conduce da un 'primo inizio' a un 'altro inizio', come lo chiama Heidegger, per giungere al quale occorre attraversare l'intero pensiero occidentale, che è stato governato dalla metafisica inaugurata da Platone".
La scrittura in versi di Umberto Piersanti è poesia civile, confessione dell'anima e pensiero critico sull'oggi. Nei "campi d'ostinato amore" che le sue parole attraversano, il dolore della storia e quello quotidiano si intrecciano, mentre lo sguardo del poeta si posa sulla grazia che, inaspettatamente, deposita il suo germe. Alla vitalità della natura, nello scorrere dei suoi colori e delle sue stagioni, affidano le proprie speranze tanto il soldato in guerra quanto il genitore che ascolta i silenzi del figlio. L'amato altopiano delle Cesane, luogo dell'anima e motivo ricorrente della poetica di Piersanti, diventa una terra leggendaria, trasfigurata fino a "sconfinare con la Galassia", rifugio sicuro in cui perdersi per ritrovare se stessi. Umberto Piersanti, tra i più celebrati poeti italiani contemporanei, torna, a cinque anni dalla raccolta Nel folto dei sentieri, con versi luminosi che celebrano la vita e l'umanità, una scrittura dell'attenzione che emoziona e suggerisce sentieri "che non sai dove conducono".
Dal 1977 il Centro siciliano di documentazione, intitolato a Giuseppe Impastato nel 1980, quando era considerato da molti un terrorista e un suicida, conduce un intenso lavoro di analisi, ricerca e intervento nelle scuole e sul territorio. Una presenza feconda di risultati, dalla verità finalmente raggiunta per il delitto Impastato e per il depistaggio delle indagini, alle analisi che si sono dimostate tra le più adeguate a rappresentare la complessità delle mafie, al recupero della memoria di lotte e figure ignorate e dimenticate, al progetto del No Mafia Memorial che nel 2019 ha avviato la sua attività. Un bilancio positivo, nonostante le difficoltà quotidiane, particolarmente pesanti in un contesto come quello siciliano.
Enrico ha tagliato la gola a un pescatore per un commento fuori luogo; Mario ha sparato al vicino perché gli rubava la terra. Claudia doveva porre fine alle sofferenze di Lucia; Luisa aveva tutte le ragioni per brindare con la madre, alla morte del padre. Un tempo si chiamavano manicomi criminali, ora sono centri di recupero: ci arrivano persone che non hanno ucciso per interesse o per calcolo, ma in preda alla follia. Da dove vengono, cos'è scattato nella loro testa, e cosa pensano ora, come vivono, al riparo dal mondo? Con delicatezza e immaginazione poetica, senza facili morali e senza mai giudicare, Umberto Piersanti ha condensato in queste pagine le loro storie.
"Una delle disgrazie del nostro paese, negli ultimi sessant'anni, è stata proprio di non avere avuto veri nemici. Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell'affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo." La situazione mondiale del nostro tempo, segnata dall'aumento di forme di razzismo e da una feroce contrapposizione politica, rivela quanto sia opportuno, e inevitabile, conoscere i meccanismi che portano gli uomini a individuare sempre nuovi avversari. Umberto Eco, in questo intervento civile di straordinaria attualità, riflette sul nostro bisogno di avere, sempre e comunque, un nemico da attaccare: dalle invettive degli oratori antichi al culto medievale per l'integritas, una brillante divagazione letteraria che attraversa l'Iliade e i romanzi di James Bond, la caccia alle streghe, la propaganda bellica del passato e i populismi del presente.
"Ecco, ora si rompono gli indugi e questo lettore, sempre accanto, sempre addosso, sempre alle calcagna del testo, lo si colloca nel testo. Un modo di dargli credito ma, al tempo stesso, di limitarlo e di controllarlo. Ma si trattava di fare una scelta: o parlare del piacere che dà il testo o del perché il testo può dare piacere. E si è scelta la seconda strada." (Dall'introduzione di Umberto Eco).