Il crollo del Muro di Berlino nel novembre del 1989 fu al tempo percepito da alcuni come tragica fine di un'illusione, da altri come avvio di un processo di liberazione dei paesi dell'Est dal comunismo, che si sarebbe concluso nel dicembre 1991 con la dissoluzione dell'Unione Sovietica. A distanza di trent'anni è giunto il tempo di guardare a quanto accadde nell'89 nell'Europa dell'Est, considerandolo non come un evento epocale conchiuso ma come un processo, i cui antecedenti rimontano al 1956 polacco e ungherese e le cui conseguenze si prolungano fino a oggi negli equilibri politici di quei paesi e non solo. Il crollo del Muro ha assunto negli anni molteplici valenze simboliche: rivoluzione anti-utopica, emblema di una transizione non violenta alla democrazia, ma anche momento fondativo del mondo globalizzato. Jacques Rupnik esplora queste possibili letture e solleva la domanda sugli esiti di quel processo, che sembrava aprire a un mondo democratico senza confini, incarnato dall'Europa unita, e invece ha avuto quale esito nuovi confini, nuovi muri e diffuse chiusure nazionalistiche. Dai saggi raccolti in questo volume emerge la parabola dei tre processi che da quel fatidico '89 si sono innescati: dalla transizione democratica a sintomi evidenti di «stanchezza» della democrazia, con classi dirigenti logorate e cittadini disillusi; dalla trasformazione economica alla crisi del modello del libero mercato; dall'idea di una «democratizzazione attraverso l'europeizzazione» alla scoperta drammatica dei limiti geopolitici del potenziale di trasformazione della governance europea. L'Europa dell'Est, dopo l'89, imitò un modello entrato poi in una profonda crisi. E ora, come il resto del mondo, è anch'essa alle prese con la ricerca di un nuovo paradigma democratico. Ricordare il crollo del Muro a distanza di trent'anni impone di fare i conti con le difficoltà e il futuro dell'Europa.
Carlo d’Asburgo, l’ultimo erede del Sacro Romano Impero, è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004. Una beatificazione sofferta e difficile a causa di varie “leggende nere” e maldicenze che hanno tentato di offuscarne la vita privata e quella pubblica. Nella “positio”, il dossier vaticano utilizzato per il processo canonico, storici, medici, cardinali ed insigni teologi fanno piena luce su questo pio imperatore smascherando complotti, intrighi ed infamie che lo hanno travolto facendolo morire in esilio, abbandonato da tutti, lontano dal suo Paese e senza un soldo. Una religiosa orsolina, quando Carlo era ancora fanciullo, aveva profetizzato che sarebbe diventato imperatore ma che avrebbe anche dovuto soffrire molto e sarebbe stato al centro degli attacchi del male. Ma chi furono gli artefici di questa congiura e di questa gigantesca macchinazione? E soprattutto perché? Con testimonianze, prove, documenti segreti e miracoli, gli studiosi della Santa Sede non hanno più dubbi sul ruolo avuto dalla Massoneria e dai vari “confratelli” sparsi in tutta Europa che avevano come obiettivo quello di annientare, per poi dividersi, l’Impero austro-ungarico, ultimo baluardo del cristianesimo. La Santa Sede, inoltre, ha deciso di beatificare l’ultimo sovrano cristiano proprio nel momento in cui l’Unione Europea non ha voluto il riferimento alle radici cristiane nella propria Costituzione, per continuare a lanciare il suo messaggio di speranza e di unità.
Note sull'autore
David Murgia, 47 anni, giornalista professionista, lavora a Tv2000 dove è autore e conduttore di Vade Retro e Indagine ai Confini del Sacro. È stato vaticanista de Il Tempo. Collabora con la Rai. È autore di “Suor Faustina e il mistero del dipinto più venerato al mondo” (Ares, 2018), “Vade Retro” (Oscar Mondadori, 2017) e coautore di “Satana in tribunale” (San Paolo, 2004).
Le strategie, le armi e i protagonisti del conflitto che ha cambiato l'assetto del mondo. La seconda guerra mondiale rappresenta senza ombra di dubbio lo spartiacque della storia del Novecento, un evento unico per la ferocia dei combattimenti e il numero di persone coinvolte. Il crudele bilancio finale parlerà di sessanta milioni di morti in uno scontro che, sui diversi fronti, non è stato solo una contrapposizione di eserciti, ma una lotta per la supremazia economica e militare, una sfida tra i totalitarismi e i nazionalismi da una parte e il mondo democratico dall'altra. Questo libro vuole ripercorrere le battaglie che ne hanno determinato l'esito, dal primo scontro in Polonia fino al suo epilogo a Berlino, in un'innovativa prospettiva comparativa. I teatri operativi qui descritti sono molteplici: si va dalla Guerra-lampo al Fronte orientale, dalla Campagna d'Africa al Fronte italiano, da quello occidentale al Pacifico, oltre alle battaglie che videro protagonisti in prima persona gli italiani e alla caduta finale del Reich. Un lavoro esauriente, indispensabile per chi vuole disporre di un compendio completo, ma anche un testo stimolante per chi si avvicina per la prima volta alla storia del nostro recente passato.
Questa monografia sulla civiltà rinascimentale, studiata a partire da uno dei suoi maggiori protagonisti, è il frutto di una ventennale ricerca, dalla quale emerge l'immagine inusitata di Leonardo, come genio formatosi grazie agli ammanchi affettivi della sua infanzia, e del Rinascimento come epoca instabile e anticipate in cui l'uomo tardo-medievale scopre la sua individualità psichica e desiderativa, in precedenza incapsulata all'interno di mediazioni teologiche e magico-cosmiche. E, assieme a Leonardo, sono altri aspetti fondanti del paradigma moderno ad acquistare un'insolita perspicuità: l'elaborazione di un nuovo codice etico-sociale nell'ideale cortigiano di Bembo e Castiglione e, con Ariosto, la narrazione dell'individuo moderno alla scoperta di sé attraverso la simbologia dell'epos cavalleresco. Dalla ricerca di Fornari affiora non solo un ritratto inedito di un personaggio che tutti credono ormai di conoscere, ma anche un panorama culturale in grado di far scoprire all'uomo contemporaneo le sue radici dimenticate.
Giuseppe Fornari è docente di Storia della Filosofia all'Università di Bergamo, ha formulato la teoria della mediazione oggettuale, che studia i processi genetici della cultura e li applica come chiave interpretativa della storia del pensiero nei suoi aspetti non solo filosofici ma anche religiosi, artistici, politici. Tra i suoi libri: Il caso Nietzsche (con René Girard, 2002); La bellezza e il nulla (2005); Da Dioniso a Cristo (2006); L conoscenza tragica in Euripide e in Sofocle (2013); Storicità radicale (2013); Catastrofi della politica (2014); Mito, tragedia, filosofia (2017).
James Schwarzenbach, cugino della scrittrice Annemarie Schwarzenbach, è un editore colto e raffinato di Zurigo. La sua è una delle famiglie industriali più ricche della Svizzera. A metà degli anni Sessanta entra a sorpresa in Parlamento a Berna, unico deputato del partito di estrema destra Nationale Aktion. Come suo primo atto promuove un referendum per espellere dal Paese trecentomila stranieri, perlopiù italiani. È l'inizio di una campagna di odio contro i nostri emigrati che durerà anni, e che sfocerà nel voto del 7 giugno 1970, quando Schwarzenbach, solo contro tutti, perderà la sua sfida solitaria per un pelo. Com'è stato possibile? Cosa ci dice del presente questa storia dimenticata? E come si spiega il successo della propaganda xenofoba, posto che la Svizzera dal 1962 al 1974 ha un tasso di disoccupazione inesistente e sono proprio i nostri lavoratori, richiamati in massa dal boom economico, a proiettare il Paese in un benessere che non ha eguali nel mondo? Eppure Schwarzenbach, a capo del primo partito anti-stranieri d'Europa, con toni e parole d'ordine che sembrano usciti dall'odierna retorica populista, fa presa su vasti strati della popolazione spaesata dalla modernizzazione, dalle trasformazioni economiche e sociali e dal '68. Fiuta le insicurezze identitarie e le esaspera. "Svizzeri svegliatevi! Prima gli svizzeri!" sono i suoi slogan, mentre gli annunci immobiliari specificano: "Non si affitta a cani e italiani". In una serrata inchiesta fra racconto e giornalismo, Concetto Vecchio fa rivivere la stagione dell'emigrazione di massa, quando dalle campagne del Meridione e dalle montagne del Nord si andava in cerca di fortuna all'estero. E in un viaggio nella memoria collettiva del nostro Paese, nell'Italia povera del dopoguerra, raccoglie le voci degli emigrati di allora e sottrae all'oblio una storia di ordinario razzismo di cui i nostri connazionali furono vittime.
Nato da un’esperienza di dialogo con i ragazzi nella scuola e a essi principalmente rivolto, il libro costituisce anche per il lettore adulto una possibilità di approfondimento sulla nascita e lo sviluppo della civiltà europea. Lo smarrimento dell’identità causato dal nichilismo dominante può indurre alla paura e al risentimento. Invece, la scoperta dello straordinario patrimonio di umanità generato nei popoli che si sono lasciati investire dall’annuncio cristiano apre a una nuova concezione della persona e della storia. Lungo i secoli questa concezione, in cui sono confluiti l’apporto biblico, quello greco e quello romano, ha dato forma alla fisionomia dell’uomo europeo. Dopo i cenni sulla crisi della modernità, gli autori segnalano alcuni esempi delle moltissime realtà di vita buona oggi attive in Italia, in Europa e nel mondo. Realtà generate «dal basso», cioè non dalle istituzioni, ma dalla libera aggregazione delle persone. A riprova che le radici sono ancora vive e continuano a produrre.
Cento uomini che tutti ricordano grazie al coraggio o all'ambizione, alla determinazione o alla mancanza di scrupoli. Uomini che si mossero per conseguire obiettivi come la conquista o la salvezza di un impero, l'indipendenza del proprio Paese, o semplicemente la fama. Andrea Frediani passa in rassegna in modo esauriente e accurato cento personaggi, di ogni epoca e di ogni continente, in Oriente e in Occidente, che hanno fatto la storia dell'umanità con le loro gesta militari: dal primo conquistatore di cui si abbia notizia, Sargon di Akkad, ai grandi comandanti della seconda guerra mondiale, passando per faraoni, imperatori romani, condottieri medievali, capitani di ventura rinascimentali, samurai, nomadi delle steppe asiatiche, ammiragli, leader tribali, capi indiani, generali e sovrani dell'età moderna, con un'appendice sui condottieri contemporanei. Di ciascuno di essi, l'autore racconta la carriera e le campagne, aggiungendo una valutazione sulle capacità tattiche, strategiche, logistiche e di leadership, una descrizione della battaglia più celebre, una sintetica bibliografa e una cartina con lo scacchiere operativo.
Per l'Israele antico, il periodo compreso tra VI secolo a.C. e I d.C. - tra la distruzione del primo Tempio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor e quella del secondo, ricostruito, da parte di Tito - fu cruciale: la Bibbia assunse la forma che conosciamo e, nel giudaismo, vennero sviluppandosi rabbinismo e cristianesimo. A partire dagli scritti canonici, dagli apocrifi e dai testi qumranici, Paolo Sacchi ne propone una storia, a impianto soprattutto tematico, in cui la narrazione storico-politica si intreccia alle dimensioni religioso-culturali di volta in volta caratteristiche di un'epoca e gravide di conseguenze per le successive.
Se c'è una battaglia che ha compromesso in modo definitivo i sogni di dominio di Hitler, è senza dubbio quella di Stalingrado. Dal 23 agosto 1942 al 10 marzo 1943 la VI armata tedesca condotta da Paulus fu inchiodata dalla tenacia dei sovietici alla città che portava il nome del loro leader. Uno scontro senza esclusione di colpi, con due eserciti che si battevano senza alcun freno e senza alcuna regola con una sola direttiva: annientare il nemico. Vincitori in estate, i tedeschi si trasformarono in assediati durante l'inverno, costretti da Hitler a resistere fino alla morte: soffrirono la fame, le malattie, il freddo, consapevoli di non poter sperare in alcuna pietà da parte dei vincitori. E la guerra di conquista si trasformò gradualmente in una di sterminio. Mentre la produzione bellica tedesca arrancava, piegata dalla mancanza di materie prime e dai bombardamenti alleati, quella sovietica aumentava in continuazione, sfornando un numero crescente di carri armati, aerei, cannoni, e catapultando sempre più uomini al fronte. La Luftwaffe finì per perdere lo scontro per i rifornimenti della VI armata e già a Natale del 1942, a Berlino si parlava degli eroi di Paulus come se fossero già morti. Passo dopo passo, Andrea Marrone ripercorre una delle battaglie che più hanno cambiato il corso della storia.
Questo libro vuole essere un contributo alla conoscenza di Giorgio La Pira e di Giuseppe Dossetti nella loro multiforme relazione con i mondi che si affacciano su quel crocevia di storie e civiltà che è il mar Mediterraneo. Tale rilettura permette una maggiore consapevolezza storica insieme all'acquisizione di una serie di strumenti che possono aiutare nell'interpretazione - sociale, geografica, politica e spirituale - del nostro tempo, per individuare con maggiore lucidità e senso di responsabilità le sfide ed i drammi che lo spazio mediterraneo ci pone davanti.
Il 18 marzo 1314 l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari viene arso sul rogo. Questa fine così tragica coincide con l’inizio di una leggenda, quella dei Cavalieri del Tempio. A sette secoli dalla fine dell’Ordine, il mito dei Templari è ancora vivo, e come tutti i grandi racconti reca in sé verità storiche celate sotto strati di false notizie. Chi erano davvero i monaci guerrieri? Semplici cavalieri che proteggevano i pellegrini che andavano in Terrasanta? Oppure erano stati reclutati per cercare tesori nascosti a Gerusalemme? Gian Franco Freguglia si muove con sapienza tra realtà e finzione, per restituire una visione completa dell’affascinante e secolare mito dell’Ordine più discusso di ogni tempo.