Gianfranco Spagnesi svolge una sintesi critica emozionante del percorso dell'architettura dall'umanesimo sino al XX secolo. Solo uno studioso abituato a concepire l'architettura nel suo contesto storico poteva tentare una sintesi di tal genere. Oggetto di questa riflessione è l'area culturale dell'occidente, per conoscere le radici della sua attuale contemporaneità, ricostruendone l'identità in vista dell'inevitabile confronto con le importanti culture delle altre aree geografiche. Le singole architetture e le diverse intenzionalità figurative del loro progetto vengono presentate all'interno del proprio momento storico complessivo, rifiutando sempre le classificazioni stilistiche e le interpretazioni psico-sociologiche. Una storia intesa come la più possibile e completa ricostruzione degli avvenimenti che hanno concorso alla formazione e alla realizzazione, o trasformazione nel tempo, dei diversi organismi architettonici.
Nelle culture occidentali la città è stata a lungo immaginata come spazio dell'Integrazione sociale e culturale. Luogo sicuro, protetto dalla violenza della natura e degli uomini, produttore di nuove identità, sede privilegiata di ogni innovazione tecnica e scientifica, culturale e istituzionale. Nella città occidentale ricchi e poveri si sono da sempre incontrati e continuano a incontrarsi, ma sono anche sempre più resi visibilmente distanti. Oggi più che in passato, nelle grandi aree metropolitane, le disuguaglianze saltano agli occhi e strategie di distinzione ed esclusione sono state spesso favorite dallo stesso progetto urbanistico. Bisogna tornare a riflettere sulla struttura spaziale della città, riconoscere l'importanza che nel costruirla ha la forma del territorio. Tornare a conferire agli spazi urbani una maggiore e più diffusa porosità, permeabilità e accessibilità; disegnarli con ambizione, tenendo conto della qualità delle città che ci hanno preceduto e ragionare di nuovo sulle dimensioni del collettivo.
Sul tema della città dell'avvenire, Wright ha lavorato per un quarto di secolo, nel modo che gli era tipico e che accentuava quando gli argomenti gli stavano particolarmente a cuore: un modo soggettivo, partigiano, intriso di egotismo. E, per questo, ancora più affascinante, perché mescola all'utopia una buona dose di pragmatismo, alla fantasia progettuale una ricca e meditata capacità di riflessione. Se è vero, come il grande architetto ritiene, che il disordine sociale ed economico del nostro tempo sia conseguenza inevitabile dell'eccessivo accentramento, si tratterà di valorizzare in concreto l'indipendenza e il rispetto individuali, la coscienza della natura e del suo utilizzo, insieme a una più intensa percezione della bellezza. A lungo sentito come un "manifesto" per la libertà e la dignità dell'uomo, e considerato, come avviene per ogni bandiera, anche come utopistico, il messaggio di Wright si è dimostrato estremamente concreto e puntuale per chi si sia posto il problema dell'urbanistica contemporanea in termini non astratti. I piani di Wright per la "Città vivente", qui dettagliati con una sorprendente varietà di fotografie, disegni originali, schizzi e planimetrie, includono ogni attività (scuola e teatro, arterie stradali, stadi sportivi, edifici agricoli). Prefazione di Jean-Louis Cohen. Con un saggio di Bruno Zevi.
Un volume dedicato al complesso conventuale domenicano noto come Insula Sapientiae che grazie a una campagna fotografica eseguita appositamente da Massimo Listri svela gli ambienti diversamente inaccessibili, dove si svolsero fra l'altro i conclavi di papa Eugenio IV e Niccolò V e dove ebbe luogo l'abiura di Galileo Galilei. Nell'VIII secolo esisteva un oratorio dedicato alla Vergine con il toponimo di Minervum che nel 1275 entrò a far parte di un complesso conventuale domenicano noto come Insula Sapientiae. Oggi l'area è occupata dalla biblioteca della Camera dei deputati, dalla biblioteca del Senato e da una comunità di frati domenicani, che hanno riottenuto una parte degli ambienti cenobitici.
Il volume prosegue gli studi raccolti nella precedente pubblicazione curata dai noti archeologi tedeschi Paul Zanker e Henner von Hesberg dedicata ai grandi monumenti dell'architettura romana. Il nuovo titolo documenta sviluppo, storia e trasformazione delle antiche città romane in Italia. La città di Roma e le colonie da essa fondate si distinguono notevolmente. A partire dal VII sec. a.C. un lungo processo aveva portato alla crescita di Roma, divenuta poi capitale di un Impero che si estendeva su tutto il Mediterraneo. Resti di strutture arcaiche restavano affiancati a strade pianificate con case a più piani, templi antichi più volte restaurati a impianti templari ellenistici e magnifici fori imperiali. Le città coloniali fondate da Roma avevano invece un aspetto totalmente diverso. Spesso si trovavano lungo o su importanti assi stradali che portavano direttamente al tempio principale, il Capitolium, e al Foro. Un sistema viario ortogonale strutturava l'intera area urbana. A partire dal tardo I sec. a.C. queste città si svilupparono oltre l'impianto originario per offrire spazio sufficiente ad ospitare edifici eccellenti come teatri, anfiteatri, nuove aree abitative e non da ultimo, edifici termali.
"In ogni cultura, per poter realizzare le proprie creazioni, gli architetti hanno dovuto stabilire un rapporto con i ricchi e i potenti. Nessun altro ha infatti le risorse per costruire. E il destino geneticamente predeterminato degli architetti è fare qualsiasi cosa pur di costruire, così come quello dei salmoni migratori è di compiere l'ultimo viaggio per deporre le uova prima di morire. Gli architetti non hanno altra alternativa che scendere a compromessi con il regime al potere, qualunque esso sia. Ma quando il calcolo politico si mescola alla psicopatologia, l'architettura non è più solo un problema di politica pratica, essa diventa un'illusione, e perfino una malattia che consuma le sue vittime. Esiste un parallelo psicologico fra il marcare un territorio per mezzo di un edificio e l'esercizio del potere politico. Entrambe le cose dipendono da un atto di volontà. Vedere affermata la propria visione del mondo in un modello architettonico esercita di per sé un certo fascino e ancora più attraente è la possibilità di imporre fisicamente il proprio volere a quella stessa città rimodellandola così come Haussmann fece a Parigi. L'architettura alimenta l'ego nei soggetti predisposti. Essi ne diventano sempre più dipendenti al punto che l'architettura si trasforma in un fine in sé che attrae i fanatici e li induce a costruire sempre di più su di una scala sempre più vasta." Deyan Sudjic
L'estetizzazione della merce, il rapporto del design con l'arte, l'industria e la tecnica, il design di massa: il libro introduce alle principali teorie estetiche del design, dai primi accenni ottocenteschi di Baudelaire e Marx alle prospettive contemporanee aperte da Adorno, Baudrillard e Flusser.
Il libro costituisce un vero e proprio percorso attraverso l'architettura della Roma contemporanea organizzato secondo un repertorio in cui si succedono più di 260 schede, disposte in rigoroso ordine cronologico, per classificare la complessità e l'eterogeneità dei fenomeni urbani. Le singole schede, rivedute e ampliate in questa quarta edizione, illustrano quanto concretamente è stato costruito o modificato a Roma dagli inizi del Novecento a oggi. Una struttura che, escludendo schemi interpretativi giustapposti, costituisce il vero punto di forza dell'opera perché riesce a collocare le singole architetture nel complesso e tormentato sviluppo della città. Questa nuova edizione fa seguito a quelle del 1984, del 1991 e del 2000 e si arricchisce della presenza di più di 50 nuove schede che riguardano edifici realizzati nell'ultimo decennio o che sono in via di realizzazione. Tra questi, l'auditorium Parco della Musica, la chiesa di Dio Padre Misericordioso, il Museo dell'Ara Pacis, la sala d'esposizione nel giardino romano dei Musei Capitolini, la biblioteca dell'università Lateranense, il MAXXI, l'ampliamento del MACRO e la nuova biblioteca Hertziana. Si tratta di progetti spesso firmati da architetti stranieri di fama internazionale che da alcuni anni sono sempre più coinvolti nella realizzazione di opere pubbliche di grande importanza per la città. Tra le schede spicca quella dedicata al nuovo Piano Regolatore di Roma approvato nel 2008.
Dalla rinascenza carolingia alle grandi creazioni pre-romaniche e romaniche, dalle cattedrali gotiche al Quattrocento fiorentino. Le diverse opere - da quelle più note a quelle spesso ignorate - sono documentate da un ricco apparato illustrativo e analizzate sia sotto il profilo tecnico costruttivo sia in relazione ai contesti di cultura urbana.
Straordinari documenti di pietra della cristianità, le basiliche e le cattedrali hanno raccontato nel corso dei secoli la progressiva e inarrestabile affermazione della religione rivelata da Gesù Cristo, diventando così uno dei simboli più tangibili della civiltà occidentale. Molti tra questi luoghi sacri, realizzati dai primi anonimi costruttori paleocristiani piuttosto che dai più importanti architetti del Rinascimento e della nostra contemporaneità, sono stati dichiarati dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. In quest'opera di ampio respiro l'evoluzione dei tipi della basilica e della cattedrale è analizzata attraverso una selezione di trentasei edifici costruiti nell'arco di oltre quindici secoli, dal VI al XXI, in dodici Paesi di tre continenti: Europa, Asia e America. Il volume ripercorre la storia di questi celebri monumenti della fede, descrivendoli nella loro continua trasformazione dal punto di vista dei sistemi costruttivi, delle esigenze liturgiche, del linguaggio architettonico e degli apparati decorativi, per offrire ai lettori una suggestiva panoramica della cristianità
Il Barocco e il Rococò sono gli stili della meraviglia, dell'inaspettato, capaci di continue e sorprendenti novità costruttive. La necessità di affermare l'autorità politica e religiosa, minata dai drammatici contrasti che a partire dal Seicento attraversano l'Europa, si traduce in linguaggi architettonici fortemente rappresentativi, tesi ad allestire una rinnovata retorica del potere, perennemente sospesi fra modi classici e invenzione spregiudicata. Il volume racconta la nascita e la sorprendente diffusione dei due stili, e ne delinea gli elementi significativi. Avvalendosi inoltre di un cospicuo apparato di immagini, piante e disegni, descrive i momenti, i temi e i luoghi cruciali delle nuove architetture, di cui si propone come una solida, ineludibile guida: la Roma della Controriforma, la Torino dei Savoia, Napoli e il Meridione, la Francia assolutista, l'Impero russo, l'Inghilterra, il Portogallo e la Spagna, l'Impero asburgico e la Baviera.
Durante i primi quarant'anni del Novecento alcuni dei più dotati architetti di sempre hanno cominciato a muovere i primi passi: Auguste Perret, Adolf Loos, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Erich Mendelsohn, Richard Neutra, Alvar Aalto. Il volume racconta uno dei periodi artistici più fertili della storia dell'arte universale, attraverso l'opera delle figure di riferimento dell'architettura del XX secolo. Le nuove tendenze non hanno conosciuto confini e il germe della modernità si è diffuso ignorando ogni limite geografico e politico. La causa di questa rivoluzione è stata una generazione di architetti in perenne ricerca, viaggiatori in un mondo devastato da due conflitti mondiali. L'apparato fotografico, accompagnato da un repertorio di disegni, piante e progetti, sarà una guida per conoscere i nomi, i temi e i luoghi cruciali dell'architettura moderna.