«Ho cominciato a vedere quello che mi stava attorno e che non avevo mai guardato con attenzione: non era solamente la campagna. Erano i campi e quello che nei campi succedeva. Era la complicata faccenda, quanto mai antica e tuttavia sempre piena di novità e di imprevisti, del coltivare la terra.»
Un ... lungo viaggio, al passo con le stagioni: dal fondo della Calabria al triangolo del riso tra Po, Ticino e Sesia, dal distretto della fragola di Policoro alle serre di Albenga. E poi i frutti di bosco che dalle Alpi scendono alle metropoli, la sfida di un profeta con l’aratro nel cuore dell’Appennino, l’avventura del radicchio di Chioggia, il mais ottofile di Roccacontrada e le ciliegie pugliesi, rossi gioielli nel bouquet di un’agricoltura che in vent’anni ha cambiato volto. Dulcis in fundo l’uva da tavola che dialoga con gli internauti e un’irresistibile pomodorina partita da Melfi per conquistare Londra.
Con lo sguardo spiazzante di chi, digiuno di ogni sapere specialistico, è curioso di tutto, Giorgio Boatti racconta storie di persone che hanno scelto di ridare vita a cascine e masserie, di mettersi insieme per creare aziende radicate nella tradizione ma capaci di sfide innovative. Un affresco controcorrente in un paese dove, per abitudine, bisogna dire che tutto va male. Un percorso interiore in cui il disegno del paesaggio e della vita si confondono. Rivelano un’Italia con i piedi ben piantati per terra dove è all’opera un futuro che riguarda ognuno di noi.
Mentre abbiamo negli occhi le immagini dello sterminio dei cristiani assiri, o della distruzione dei templi di Palmira, Russell ci racconta di un altro Medio Oriente, una terra di straordinaria diversità religiosa e di scambi fecondi tra culture, e di un altro islam, una civiltà che in passato ... ha saputo esprimere grande tolleranza verso i culti religiosi pagani - assai più dell'Europa cristiana. Russell ci introduce infatti a fedi orgogliose e millenarie - progressivamente stritolate dai blocchi contrapposti delle "grandi religioni mondiali" -, a fedi esotiche e talvolta esoteriche le cui radici affondano nella remota antichità mesopotamica della regione e le cui storie si intrecciano con l'Egitto dei faraoni e con il tempio di Gerusalemme, con i magi persiani e con le falangi macedoni. E ci porta a scoprire l'adorazione dei pavoni e il culto dei filosofi greci, la fede nella reincarnazione e la credenza negli influssi planetari, pratiche stregonesche e attese messianiche. Ma dei gruppi religiosi qui descritti - yazidi e mandei, drusi e zoroastriani, copti e samaritani e altri ancora - non si parla solo al passato: cacciati dalle proprie case, in fuga da guerre e persecuzioni, nei paesi ospitanti si trovano ad affrontare sfide e ostacoli inediti per salvare dall'oblio le tradizioni ancestrali di cui sono gli ultimi eredi.
"Il Milione" è la cronaca, tra fantasia e realtà, del grande viaggio compiuto da Marco Polo nella Cina di Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, nel XIII secolo. Il racconto fu scritto da Rustichello da Pisa al quale Marco Polo raccontò la sua esperienza durante la prigionia nelle carceri genovesi. ... Ha un grande valore storico in quanto è stato il primo libro a narrare di un mondo pressoché sconociuto: dalla leggendaria Via della Seta - migliaia di chilometri tra l'impero romano e quello cinese attraverso l'Armenia, la Persia, l'Afghanistan, la valle del Palmir, il deserto dei Gobi - fino alla Cina con le sue grandiose città e le immense terre abitate da popolazioni che stupivano per le loro usanze e i loro costumi. Oltre che una relazione di viaggio, "Il Milione" è anche un compendio che mette in luce la mentalità mercantile italiana della fine del '200 e l'attenzione agli aspetti economici e sociali propri di un esperto mercante.
Paolo Rumiz ha percorso a piedi, con un manipolo di amici, la prima grande via europea, l'Appia, e ce ne riconsegna l'itinerario perduto, da Roma fino a Brindisi, "più per dovere civile che per letteratura". Lo ha fatto spesso cavando dal silenzio della Storia segmenti cancellati, ascoltando ... le voci del passato e destando la fantasia degli increduli incontrati durante il viaggio. Da Orazio ad Antonio Cederna (appassionato difensore dell'Appia dalle speculazioni edilizie), da Spartaco a Federico II, prende corpo una galleria di personaggi memorabili e si incontrano le tracce di Arabi e Normanni. Intanto le donne vestite di nero, i muretti a secco, la musicalità della lingua anticipano l'ingresso nell'Oriente. Per conquistarsi le meraviglie di un'Italia autentica e segreta è necessario però sobbarcarsi anche del lavoro sporco - svincoli da aggirare, guardrail, sentieri invasi dai canneti, cementificazioni, talvolta montagne intere svendute alle multinazionali dell'acqua e del vento - e affrontare la verità dei luoghi pestando la terra col "piede libero". Al racconto fanno da contrappunto le mappe disegnate da Riccardo Carnovalini, che ha trovato il percorso sulle carte, nelle foto aeree e sul terreno, e che ha descritto l'itinerario nel libro: un contributo prezioso e uno strumento utile - considerata l'assenza di segnaletica - per chi volesse seguire le orme di questa marcia d'avanscoperta.
Londra-Parigi, Venezia-Atene, Cagliari-Olbia, Porto-Lisbona, Bergen-Oslo, Nizza-Marsiglia... Attraverso il Brennero e sull'orlo dell'Oceano. Città, mondi e vite che si incontrano sul filo di una ferrovia. Federico Pace riunisce in ciascun capitolo viaggi in treno che si assomigliano, come possono ... assomigliarsi i fratelli e le sorelle di una stessa famiglia. Qualcosa li tiene insieme, qualcosa di essenziale, eppure sono diversissimi tra loro. Per le geometrie con cui procedono, per le persone che incontrano e quelle che ti fanno incontrare, per i luoghi in cui ti portano e per i pensieri che ti fanno venire in testa. Racconti per tirare il filo di tante storie e riscoprire il viaggio nella sua forma più sublime, antica e modernissima. Perché quando si parte in treno, si parte davvero.
Dalla leggendaria lotta di Guglielmo Tell, un filo sottile lega le terre alte alla tentazione della ribellione. In oltre settecento anni di storia, le 'Alpi libere' hanno avuto seguaci autorevoli e interpreti esemplari. Dagli artigiani eretici che si sacrificarono con Fra Dolcino ai piedi del ... Monte Rosa, ai partigiani che fermarono i nazifascisti sulle montagne di Cuneo e Belluno, fino ai movimenti contemporanei contro il treno ad alta velocità in Valle di Susa. Questo libro raccoglie le storie dei montanari e degli alpinisti che seppero disubbidire agli ordini, costruendo sulle montagne rifugi di resistenza, avamposti di autonomia e laboratori di innovazione sociale. Come una risorgiva carsica che emerge dalle profondità del tempo, la montagna si ricorda di essere diversa e fa sentire la sua voce fuori dal coro. Una vecchia idea, forse un'utopia, che non ha ceduto al consumismo delle pianure e rinasce di tanto in tanto in forme nuove e dirompenti. In mezzo al conformismo della maggioranza valligiana, si alza il grido di chi rivendica una diversità geografica e culturale, compiacendosi dell'antico vizio montanaro di sentirsi speciali e ospitare i diversi, i ribelli, i resistenti, gli eretici.
"Finalmente vedo Lenin, prima di profilo, poi di fronte, poi di nuovo di profilo. È tutto vestito di nero, e il corpo è appiattito. Ha la giubba chiusa dei primi bolscevichi. La testa la fisso a lungo, per decidere se è una statua o un uomo vero: può sembrare assurdo, ma la cosa non appare affatto ... chiara. E non tanto perché il volto di Lenin, come le sue mani, sembra di cera, ma perché la domanda che mi sta più pressando dentro è questa: cosa aggiunge alla verità che è per noi Lenin vederne così il corpo? Lenin è somigliantissimo a quello che si vede nelle fotografie: la fissità e la mancanza di espressione hanno rinsecchito l'aspetto puramente morfologico, che è così molto vicino al vero, ma come in una copia mummificata. Una fotografia ha gli occhi vivi; qui c'è il corpo vero, ma gli occhi sono chiusi. Cosa vale di più?" È il 31 agosto del 1963. Claudio Pavone sale sul treno che lo porterà oltre la cortina di ferro. L'occasione del viaggio è un programma di scambio italo-sovietico per raccogliere informazioni sui documenti italiani presenti nei diversi archivi sovietici e, prima, la III Conferenza internazionale della Resistenza che si tiene a Karlovy Vary in Cecoslovacchia. Da Praga un treno lo condurrà attraverso la Polonia, le pianure ucraine, fino a Mosca e poi a Leningrado e Kiev. Di questo viaggio Claudio Pavone tiene un diario in cui annota impressioni, incontri, discussioni, immagini restituendo intatto quel mondo sovietico non più staliniano, ma non ancora attraversato dal disgelo.
Imprenditrice partenopea giramondo che conobbe per la prima volta l'Asia da giovanissima, Stefania Tucci riavvolge la pellicola di un quarto di secolo di viaggi in alcuni dei luoghi più affascinanti della terra. Il suo taccuino tiene meticolosamente traccia dei profondi cambiamenti che hanno ... attraversato e continuano tuttora a sollecitare questo continente carico di enigmi, dove milioni di individui si sono riscattati dalla condizione di povertà assoluta inseguendo il mito del benessere dischiuso dal capitalismo occidentale. L'occhio dell'autrice indaga curioso l'umanità varia e assortita che incrocia: dall'imprenditore all'autista, dall'artista al bagnino, fino a espatriati europei in cerca di un nuovo Eldorado, sono tutti fili che si intrecciano nella trama sapiente di questo libro.
Un viaggio in Italia, nella sua grande bellezza sconosciuta, attraverso luoghi che custodiscono un patrimonio culturale di grandissimo valore di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza, nonostante sia sotto gli occhi di tutti. Città, villaggi, chiese, abbazie, affreschi, mosaici e tutte le opere ... d'arte "nascoste" nella grande provincia italiana che parlano di noi, della nostra storia e di ciò che siamo.
Un viaggio per tappe della mente e del cuore nell'Italia del boom economico, del sogno, della decadenza. Di pieni fattisi d'improvviso vuoti. Di momenti di caduta e stordimento, ma anche di grande condivisione e cambiamento.
«Nel corso di questo lungo viaggio erratico tra le pieghe ... di un Paese sospeso, ho incontrato un'infinità di tracce di metamorfosi istantanea. Di futuri fattisi istantaneamente anteriori. Di promesse appena immaginate e già mancate. Di progetti iniziati e non terminati. E i segni di mappe che non valgono piú. Ma non riesco a considerarli simboli di un paradiso perduto».
Un viaggio in Italia, da Torino a Lampedusa, sulle tracce di città e territori conosciuti, amati, e poi, a volte, perduti. Di luoghi dell'esperienza e della memoria che mutano nel tempo e nelle stagioni fino a «non riconoscerli piú», ma di cui non puoi, comunque, fare a meno. Di paesaggi familiari che giorno dopo giorno stupiscono, disorientano, promettono nuove frontiere. Cosí Torino, prima tappa del viaggio, è un luogo in cui può succedere di perdersi. Ci si può perdere non tanto nel centro, fissato dai recenti restauri in cartolina da consumare con i piedi e con lo sguardo piú che da abitare, ma già nella prima periferia dove i negozi chiudono e le vetrine cambiano volto: la gastronomia diventa un hard discount e la piccola gioielleria di quartiere inalbera la pacchiana bandiera del «compro oro». E ci si può perdere nella seconda periferia dove la scomparsa della grande fabbrica e la trasformazione della vecchia metropoli di produzione ha «sciolto» il paesaggio mutandone anima e corpo. Ma oggi Torino è anche Arduino: una «piattaforma hardware low cost programmabile» che sa innaffiare i fiori alle ore stabilite, guidare un drone in spazi chiusi, gestire un appartamento con il comando vocale. Una risorsa eccezionale open source messa a disposizione di tutti. Un simbolo del futuro. Il viaggio continua, attraversando la nostra penisola, percorrendo autostrade deserte o mescolandosi alla folla, incrociando le storie dei suoi abitanti e ascoltandone ricordi e sogni, accompagnati dal suono del vento negli ulivi o fra gli scogli di una piccola isola lontana. Cosí si scopre il paese abbandonato di Consonno, nel cuore della Brianza, certo il piú bizzarro ghost village italiano, una sorta di «Disneyland lombarda» o il quadrante orientale, il Nordest del grande balzo in avanti e del duro rinculo, o il distretto di Prato, alle porte di Lucca e Firenze, testimone di antichi saperi artigiani sfidati dall'Oriente. E le antiche cattedrali nel deserto del Sud: l'Ilva di Taranto, le industrie chimiche di Saline Joniche, il porto di Gioia Tauro, un bacino lunghissimo a forma di fagiolo protetto da enormi colonne di cemento, e una brughiera spoglia che ha sostituito piú di ottocentomila alberi: aranci, limoni, ulivi secolari. Fino a Lampedusa luogo di arrivo e di sbarco continuo di altre realtà. Porta di entrata e di uscita. Isola che nel suo perimetro breve contiene tutte le fini e tutte le speranze.
Questo libro raccoglie le esperienze di viaggio, gli appunti e le "letture indiane" che vanno dal 1987 ai giorni nostri di uno scrittore, Giorgio Montefoschi, che dall'India è stato folgorato fin dal primo istante in cui ci ha messo piede, e che in India non smette di voler ritornare. Perché ... trent'anni non sono pochi, ma neppure tanti per una realtà che, pur rimanendo fedele alla sua sapienza millenaria, è in continuo mutamento e non finisce mai di regalare emozioni e sorprese. La Delhi dei grandi viali alberati progettati dagli inglesi e quella del più tumultuoso mercato popolare del mondo; la Calcutta colta, antica e modernissima nella quale rifulge l'opera di Madre Teresa; le languide campagne del Bengala; gli oscuri templi del Tamil Nadu; e Benares, il luogo di ogni rinascita... ma anche le sante e gli asceti; la poesia e la natura; la musica e la danza; il fasto e la miseria; la sessualità e l'amore: non c'è pagina del libro che, insieme all'urgenza di vedere, conoscere e raccontare, non riveli la forza di una "necessità spirituale". Che è poi il vero bagaglio di ogni viaggiatore per vocazione, quello che parte alla scoperta del mondo e di sé.
"Questa non è una storia dell'India. Di quel paese, quando salpai alla sua volta, sapevo all'incirca quanto ricordavo dagli anni di scuola: che c'era stato un ammutinamento, per esempio, e che a vederlo sulla carta somigliava un po' a un Cervino capovolto; rosa, perché lo governavamo noi". Intorno ... alla metà degli anni Venti, senza alcuna preparazione e nemmeno una vaga idea di quello che lo aspetta - unico requisito richiesto, oltre alla cittadinanza inglese, era la somiglianza con il vichingo Olaf, personaggio leggendario di un romanzo di Rider Haggard -, il giovane Ackerley decide di partire per l'India, accettando di rivestire l'improbabile ruolo di segretario privato del Maharaja di Chhokrapur: invisibile staterello che oggi sarà vano cercare sulle carte, "posto che sia mai esistito". Infantile, lussurioso, ossessivo, smanioso di Assoluto e occidentalista all'estremo, Sua Altezza assillerà Ackerley con le domande più impensate e sulle questioni più insondabili, non ottenendo nient'altro che una serie di evasive risposte, ma trovando quello che forse, in fondo, cercava: un amico. Degli incontri giornalieri con il Maharaja e con gli altri non meno irresistibili personaggi che frequentano la sua corte è fatto questo libro: più che un diario di viaggio, un'esilarante e indimenticabile commedia di costume, e insieme una preziosa testimonianza involontaria sull'India al tramonto della colonizzazione.