Le riflessioni, qui contenute, propongono un'originale "teologia della vita cristiana" come un'esistenza da vivere totalmente nell'ordine dell'amore. L'esistenza cristiana scorre tra grazia ed esigenza. Poiché all'origine, e come forza che comprende in sé tutta la realtà, sta l'amore libero e gratuito di Dio, la morale cristiana è definita da Colui che amiamo perché Egli ci ama, si è fatto prossimo a noi, ci abita. Accogliere e vivere nella fede il dono del suo amore è la sorgente profonda della gioia di chi è alla sequela di Gesù. Le sette parti del volume evidenziano il percorso della riflessione: amo perché amato; corro per la via dell'amore; amo Dio l'unico Signore; amo e rispetto la creazione; mi prendo cura della persona; amo nella verità; per una vita buona in un mondo più bello.
"Oggi, se non si è mistici, non si può essere nemmeno cristiani". Le parole di Karl Rahner sono state ripetute all'infinito, forse nel tentativo ingenuo di leggervi una soluzione alla crisi di fede che affligge l'Occidente. Certamente la stagione presente è segnata da un crescente, ma anche sfuggente interesse per l'argomento. Un interesse motivato il più delle volte da una diffusa sensibilità "post-moderna" tesa a privilegiare, nel contatto con il divino, l'intuizione e l'esperienza personale a scapito della ragione o della verità, sino al rifiuto di ogni mediazione ecclesiale in favore di un incontro sentimentale e immediato con Dio. In positivo, è tuttavia possibile intuire dietro questi itinerari informi, l'attesa e il desiderio di un cammino verso l'Assoluto che non si proponga come percorso puramente intellettuale, ma esistenziale, cioè un "sapere dell'anima" che sappia intuire le ragioni del cuore e dare parola al sentire interiore. Da qui il fascino ambiguo della mistica, bisognoso di una accorta e critica indagine culturale, storica, biblica e teologica. Al tema è stato dedicato il XIII corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2014 a Marola, di cui il presente volume raccoglie gli Atti.
"Non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo "etsi deus non daretur". E appunto questo riconosciamo - davanti a Dio!" (Dietrich Bonhoeffer)Come si passa da una fede di seconda mano, a una fede personale? Come può una religiosità ereditata diventare una fede matura che trasforma la vita personale? - Il libro risponde a queste domande analizzando cinque dimensioni fondamentali della vita umana e spirituale che permettono il passaggio dal "sentito dire" all'esperienza sentita dell'essere cristiano.
1965-2015: cinquant'anni dall'approvazione del Decreto conciliare Perfectae Caritatis. È un momento che non può passare sottotono, e non solamente per la memoria storica di un Concilio che ha segnato una grande svolta anche riguardo alla Vita Consacrata, ma specialmente per fare un bilancio di questi anni, non sempre facili, spesso carichi di tensioni, di defezioni post-conciliari causate da errate interpretazioni del recente Magistero o dal desiderio smodato di porre in atto quei cambiamenti auspicati, ma senza la prudenza del discernimento, dell'attesa "sapienziale" che dovrebbe il patrimonio "genetico" di chi ha donato la sua vita a Cristo. La presenza dei religiosi al Concilio è stata indubbiamente forte e significativa anche se non si può parlare di "un Concilio di religiosi". E le religiose? Come mai il Concilio tratta della vita religiosa senza uno specifico contributo femminile? La struttura prettamente "maschile" della Chiesa, ovvero dell'elemento gerarchico, ha decisamente segnato il cammino per una interpretazione e uno svolgimento dei lavori conciliari sotto una prospettiva univoca ove è mancata l'apportazione piena del mondo femminile. Da qui la necessità - legittima - di indagare sul ruolo delle religiose uditrici. La vita religiosa, infatti, è anche femminile e per questo va considerata nelle due diverse prospettive umane e psicologiche.
Quando Dio chiama stabilisce un rapporto personale in vista di una missione specifica. Il chiamato è attirato dal Signore come Abramo, “l’amico di Dio”, o come Paolo di Tarso che si sente «afferrato da Cristo» (Fil 3,12). Gesù si manifesterà ai discepoli in un clima di grande amicizia: «Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Questo rapporto di amicizia produce una trasformazione permanente della vita e della missione.
La novità del volume sta nell’attenzione ai diversi livelli della vocazione biblica. Infatti, un asse verticale (la chiamata di Dio) si snoda in un asse orizzontale (i messaggi per il popolo, nelle varie circostanze) e percorre un asse esistenziale (la vocazione prende tutta l’esistenza del chiamato). Il volume presenta degli spunti sul lungo itinerario d’inculturazione della Parola in Israele e nella comunità cristiana; non offre, dunque, dei “sussidi” pronti per l’uso pastorale, ma piuttosto uno strumento per approfondire e aggiornare la “formazione permanente” nel campo biblico, attraverso questa grande finestra vocazionale. Alcune pagine richiederanno una lettura più attenta, “a piccoli sorsi”, necessaria per assimilare aspetti nuovi.
Attraverso l’ascolto, la meditazione e la pratica della Scrittura, nell’armonia corale della Tradizione, sono fiorite in Israele e nella Chiesa le più diverse vocazioni e missioni, dando frutti straordinari in ogni secolo, per il bene di tante persone. Il dono dello Spirito agisce efficacemente e, con l’adesione personale, conduce a una profonda trasformazione del cuore in un rinnovato itinerario personale.
Rafael Vicent è nato a Burriana (Castellón – Spagna). Dopo la Licenza in Teologia a Salamanca, ha insegnato nel Centro Teologico Salesiano “Martí-Codolar” (Barcellona). Ha conseguito il Dottorato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma nel 1992. Attualmente è docente di Antico Testamento e Lingua Ebraica nella Facoltà di Teologia e cura il settore biblico dell’Istituto di Teologia Spirituale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.
L'esperienza di due sorelle nello Spirito che hanno portato Dio come Padre alle persone più sfruttate e martoriate della società. Prefazione di p. Andrea D'Ascanio. Tre anni e mezzo nelle periferie degradate del Nord Italia, in mezzo a prostitute, travestiti e transessuali: questa la missione compiuta da Marta e Maria, due sorelle nello Spirito che hanno portato l'amore di Dio alle persone più sfruttate e martoriate della società, come rivelato da 'Il Padre parla ai suoi figli', l'unica rivelazione privata di Dio Padre riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa. Questo libro è il racconto della loro esperienza e di come tutti quelli che hanno accolto questa parola di salvezza, riconoscendosi figli bisognosi dell'amore del Padre, hanno imparato a chiamare Dio papà". "
Raccolta inedita, adatta anche ai non specialisti, dello studioso che ha innovato la teologia contemporanea con il concetto di stile.
E' il primo commento teologico-spirituale al Diario di Eugenia von der Leyen (1867-1929), dove la principessa tedesca riferisce delle visioni da lei avute in un periodo di circa otto anni (1921-1929). Presentazione di Antonio Livi.
Il mistero della Grazia e il mistero della nostra umanità si intrecciano nella "chiamata" di ogni uomo. L'autore offre un contributo analizzandone i diversi aspetti.
La santità proviene dall'amore redentivo di Cristo, da quel suo desiderio di portare tutti al Padre. In tutta la sua vita Guglielmo Giaquinta ha avvertito l'urgenza di annunciare al mondo che l'amore di Dio sana e salva. Un amore totale, oblativo che guarisce le ferite dell'anima, ridona la gioia del vivere ed apre le porte all'unione eterna con Lui: non c'è un amore più grande di questo, "dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Il vivere nella gioia di Cristo comporta un corrispondere al suo amore nelle scelte quotidiane che interpellano il credente. Proprio l'amore redentivo postula la santità di vita, un rinnovamento del cuore, fatto grazie all'azione dello Spirito che tutto riporta alla bellezza dell'origine. Non si può scindere l'amore redentivo dalla santità di vita. L'uno è dato per la salvezza dell'universo; l'altra è vissuta perché tutto ritorni alla Trinità Santa.
Di Leopoldina Naudet (Firenze 1773 - Verona 1834), fondatrice delle Sorelle della Sacra Famiglia, poco sappiamo degli anni precedenti la sua venuta a Verona. Per questo motivo, la pubblicazione di alcune sue Conferenze, tenute alle Dilette tra il 1800 e il 1806, risultano particolarmente significative, perché offrono indicazioni preziose in un periodo delicato per la comunità religiosa che si stava definendo. Le Conferenze, qui edite per la prima volta, mettono in evidenza una Naudet amabile e sensibile oratrice, che svolge un importante ruolo di direzione spirituale per esortare, correggere e animare le sorelle della comunità, facendole camminare nelle vie della virtù. Nelle parole di Leopoldina confluiscono la spiritualità carmelitana di Teresa d'Avila, che educa nella disciplina dell'orazione, la teologia della soavità, espressa da Francesco di Sales e da Giovanna Francesca de Chantal, che conduce per le vie della carità accogliente, la corrente francescana, che indirizza verso la sequela Christi all'insegna della semplicità e il modello ignaziano, che apre le porte dell'apostolato. Ma in queste Conferenze emergono anche elementi nuovi che anticipano le delicate caratteristiche della spiritualità delle Sorelle della Sacra Famiglia, che sono chiamate a seguire con semplicità Gesù, maestro misericordioso di umiltà e di pazienza, vivendo nella trasparenza di vita che, sostenuta dalla preghiera e dall'amore dei gesti quotidiani, si oppone all'ambiguità delle parole, all'ipocrisia...
La Via crucis, i nove primi Venerdì e i cinque primi Sabati, l'adorazione eucaristica, la Divina Misericordia, la medaglia miracolosa di Rue du Bac, le orazioni all'Angelo Custode, le invocazioni ai santi e i Requiem per le anime del purgatorio, lo scapolare del Carmelo, i pellegrinaggi e tutte le pie devozioni consuete nel popolo cristiano che incarnano la fede. Come si può vivere l'esistenza cristiana in pienezza, in unità con Dio e in sintonia con quanto ci hanno insegnato la tradizione e il magistero della Chiesa? La risposta la troviamo nella "vita devota", secondo la nota espressione di san Francesco di Sales, che questi dialoghi tra padre Livio e Saverio Gaeta ci rendono comprensibile in tutte le sue sfumature. Per incarnare pienamente la nostra devozione occorre infatti interiorizzare il significato delle pie pratiche che alimentano la fede cattolica, ne manifestano la vitalità rendendola concreta. Esse infatti esprimono l'atteggiamento interiore dell'uomo che apre il cuore alla grazia divina e comunica adorazione e richiesta di intercessione alimentando così il rapporto con Dio, che nel cristianesimo è realmente il rapporto dei figli con il Padre.