I "Padri del mondo" sono tutti i maestri protagonisti della Mishnà, espressamente menzionati nel trattato che si intitola appunto Avot, i "Padri". Si presenta qui la prima traduzione in italiano della versione tradizionale della raccolta dei detti attribuita a Rabbi Natan, maestro babilonese del II-II secolo, che amplifica detti dei Padri e si può considerare come un loro commento. Questo trattato extratalmudico offre al lettore un vero e proprio compendio. della sapienza rabbinica e della sua trasmissione di generazioni in generazione.
Un testo impregnato dell'amore per la Torà, scritta e orale, che è in grado di orientare ancora oggi la nostra vita, perché " su tre cose il mondo sta: sulla Torà, sul culto e sulle opere di misericordia".
Un missionario gesuita, raffinato studioso della civiltà cinese e divulgatore della cultura occidentale: questo fu Matteo Ricci, nato a Macerata e morto a Pechino nel 1610, costruttore di ponti tra mondi lontani, protagonista di una fortunata opera di apostolato e di evangelizzazione. Ma, per giungere a un tale obiettivo, per arrivare persino alla corte dell'imperatore cinese, Matteo Ricci dovette dimostrare sincero rispetto per la cultura locale, adattando il Vangelo alla sensibilità, al pensiero, al vocabolario e alla tradizione del popolo che, lentamente, iniziò a convertire. Ed ecco la domanda che vibra lungo tutta la sua eccezionale avventura: quel gesuita, pur di portare il Vangelo ai cinesi, lo arrangiò al punto da tradirlo? Matteo Ricci fu un eccezionale missionario o un grande traditore del messaggio cristiano?
Scito die VIII mensis Aprilis anno MMXVI magistros discipulosque Facultatis Litterarum Christianarum et Classicarum (cui alterum est nomen Pontificium Institutum Altioris Latinitatis) in Pontificiam Studiorum Universitatem Salesianam in Urbe una cum nonnullis sodalibus societatis c.n. Centrum Latinitatis Europae sedulo convenisse ubi conventus habitus est, inter quem eruditi et viri et mulieres luculentissimas habentes orationes de hominibus Graecis et Romanis itinera multas propter causas agentibus disputarunt. Ideoque Acta collecta illius conventus laetissime referimus utpote cum argumentum tractatum nec levis nec mediocris ponderis esse videatur (Roberto Spataro, curatore del volume).
Il volume parla di vari aspetti di migrazione. Anche noi siamo “migrantes” e “pellegrini”. Essere “in migratione” è un impegno verso noi stessi e verso il prossimo, per arrivare alla fine a una “tranquillitas” che già gli antichi hanno visto come una particolare qualità della vita (Rainer Weissengruber, Presidente del Centrum Latinitatis Europae).
Prima edizione a livello mondiale con testo critico latino e traduzione a fronte. "Il cielo e il mondo" è un'opera cosmologica di Aristotele. Tommaso redige il suo Commento nel 1272-1273. Chissà come cadeva il mondo negli occhi di Aristotele? La domanda potrebbe risultare una curiosità oziosa. Ma, in realtà, chiedersi come appare il mondo agli occhi di una intelligenza raffinatissima, che tuttavia non ha strumenti raffinatissimi come il telescopio, il microscopio, il sonar ecc., non è del tutto inutile. L'uomo comune, come ciascuno di noi, non possiede altro che i propri sensi e la propria intelligenza per conoscere ciò che accade in natura: come si fa a districarsi tra i fenomeni, per così dire, "a mani nude"? Certo, il più delle volete, le "ipotesi" che Aristotele formula sono per noi delle fantasie. Ma anche il "Big Bang" è una fantasia... chi l'ha mai visto? Lo si ipotizza e lo si richiama con un nome di fantasia. Quello che cambia è la possibilità di controllo delle ipotesi. Per questo occorre mettersi alla scuola di un grande commentatore di Aristotele, come Tommaso d'Aquino. Anche Tommaso non aveva certo gli strumenti più adatti, ma sapeva come affrontare con il rigore dovuto il caso considerato. «Non è necessario che siano vere quelle ipotesi che hanno elaborato [gli antichi astronomi]: infatti benché fatte queste supposizioni si salvino i fenomeni che appaiono, tuttavia non bisogna dire che tali supposizioni siano vere, perché forse con un altro sistema non ancora intuito dagli uomini, si salva ciò che appare riguardo alle stelle». Insomma, la lettura del Commento di Tommaso al "De Caelo et mundo" non è per imparare come va il mondo, ma per imparare a considerare il nostro modo di considerare. Il testo critico latino è della Commissione Leonina. quello consolidato dalla tradizione manoscritta. Introduzione di Alberto Strumia.
Per Eucherio, vissuto tra il IV e il V secolo, il deserto e il luogo della philosophia e della libertas, dell'incontro con Dio e dell'inizio della beatitudine.
Il De Civitate Dei, scritto dopo un evento catastrofico come il sacco di Roma, è di grandissimo aiuto nelle innumerevoli e devastanti crisi del presente, soprattutto per comprendere le dicotomie che il sociale ci presenta e che papa Francesco considera decisive per iniziare i processi necessari alla nuova umanità. Inoltre, il capolavoro di Agostino, arrivato a Bergoglio soprattutto tramite il pensiero di E. Przywara, contribuisce a delineare percorsi di discernimento sul ruolo della Chiesa nel XXI secolo, in anni in cui la religione è tornata a contare nella gestione del potere negli Stati e nella geopolitica internazionale. Questo volume presenta un lavoro sui testi di Agostino e contribuisce a rispondere all'appello della Veritatis gaudium per elaborare una teologia volta a individuare un nuovo sviluppo e un nuovo progresso per l'umanità. La postfazione di Fabrizio Mandreoli rilancia lo scritto nell'attuale dibattito teologico e multidisciplinare.
Le 41 lettere qui raccolte sono presentate in due grandi filoni. Il primo: le tematiche spirituali, monastiche, insieme ai rapporti familiari e di amicizia, rapporti con altri monaci; il secondo: persone e problemi particolari, dalla vicenda di Abelardo e Eloisa alla gestione economica, all’Oriente e la crociata, l’islam e infine i rapporti particolari tra Cluny e Cîteaux, e quindi tra Pietro e Bernardo.
Vi sono lettere come trattati (vedi la Lett. 20 sulla vita eremitica o la stessa Lett. 111 a Bernardo, un vero e proprio manifesto contro ogni forma di fondamentalismo); altre sono lettere brevi: un richiamo all’amicizia, la richiesta di aiuto per un bisogno di un amico. La vita spirituale con i temi della preghiera e della fede, la riforma della vita monastica si accompagnano alla saggezza di un uomo di governo che sa difendere i diritti della sua “chiesa di Cluny”.
La grande varietà dei destinatari, la diversità delle loro posizioni nella società civile e nel mondo ecclesiale, la complessità dei problemi affrontati di volta in volta permette di tracciare un affresco molto ricco sul panorama della prima metà del sec. XII.
La personalità di Pietro traspare particolarmente nelle lettere: una “retorica” non certo fredda e distaccata, e nei rapporti più personali un lessico affettivo molto intenso.
Punti forti
2010: undicesimo centenario della fondazione di Cluny (910). È il primo testo di Pietro ilVenerabile pubblicato in traduzione italiana.
Pietro il Venerabile è modello di straordinaria attualità: mediatore nato, figura di riconciliazione, cuore ecumenico come pochi.
Destinatari
Tutti i cultori dei classici della spiritualità. l Studiosi del medioevo (rapporti tra monasteri e ordini in un momento in cui essi erano un pilastro portante della società)
Autore
Pietro il Venerabile (1092/94-1156), è nato in una famiglia della piccola nobiltà dell’Alvernia, dove si respirava “aria monastica”. Fece la professione monastica a 17 anni e dopo essere st priore a Vézelay e a Domène, all’età di neanche 30 anni è eletto abate di Cluny, in un periodo di grande crisi dell’abbazia. Nonostante una forte opposizione, porta avanti importanti riforme relative alla liturgia, alle osservanze, all’economia dei monasteri (Cluny governava su più di mille fondazioni!). Pietro fu un grande personaggio pubblico non solo per i rappporti che aveva con i monasteri, ma anche con il Papa e regnanti. Scrisse alcune opere apologetiche, un libro Sui miracoli, ma soprattutto le sue 193 lettere. Difese Abelardo contro Bernardo e lo accolse a Cluny. Attento all’emergere in occidente dell’islam, fa tradurre il Corano. Muore nel Natale del 1156.
il curatore domenico pezzini ha insegnato all’Università Cattolica di Milano e all’Università statale di Verona. Presso le Paoline ha pubblicato molti testi di spiritualità. Riconosciuto studioso in ambito medievale, ha pubblicato in questa stessa collana le opere di Aelredo di Rievaulx: L’amicizia spirituale, Lo specchio della carità, Gesù dodicenne; di Tommaso Moro, Gesù al Getsemani e di Isacco della Stella, I Sermoni (2 voll.)
La Lettera alla sorella fiorentina -sulla verginita e la fuga dal mondo- l'unico scritto rimastoci di Leandro, e ritenuta un gioiello di letteratura ascetica.
Che accade quando moriamo? Le anime dei defunti conoscono ciò che accade sulla terra? Quali caratteristiche avranno i corpi resuscitati? Che cosa sappiamo del Purgatorio? Questi e altri temi escatologici hanno interessato i semplici fedeli fin dalle origini del Cristianesimo, come pure i teologi, fino ad oggi. Nella Spagna del VII secolo, Giuliano (642-690), Vescovo di Toledo, fu il primo teologo a scrivere un trattato sistematico, ma pratico, di Escatologia cristiana. In esso egli sintetizza i dati biblici e la sapienza teologica dei Padri della Chiesa, elaborando le sue tesi in modo logico, per trasmetterle in forma sistematica alle future generazioni. Per questa ragione il "Prognosticum" ebbe una vastissima diffusione nelle biblioteche della Cristianità medievale. L'autore, oltre ad un completo "commentario teologico" del "Prognosticum" e alla traduzione italiana del testo latino (riprodotto a fronte), fornisce al lettore una ricca "Introduzione", in quattro capitoli, dedicati all'ambiente socio-politico della Spagna del VII secolo e alla vita e alle opere di Giuliano, in particolare al "Prognosticum futuri saeculi".
Un testo sul concetto steiniano di Comunita'.